Hor

Sicuramente, anche perché in più momenti avevo anche pensato di mollare per il troppo stress e perché non riuscivo a combinare nulla con la tesi, e allora non so cos'avrei fatto dopo (probabilmente il disoccupato a vita a casa dei miei).

Chamomile

Non mi sembra una gran compagnia...

Angus

Ah giusto, una persona che empatizza con noi, buuuu, che schifo

juan

Giorni fa avevo letto di una 91enne di Bari che si è iscritta all’università. A me piacerebbe, prima di morire, laurearmi, non per ambizioni lavorative ma come sfida personale. Se avrò una pensione decente potrò dedicare la vecchiaia allo studio. Già studio per conto mio, ma con una guida sarebbe meglio.


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Chamomile

Meglio soli che accompagnati da gente che ci sta vicino per pietà e dispiacere.

juan

Mi immagino già che arrivo in ateneo con il deambulatore.


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zoe666

mi è arrivata per email la pubblicità di vari corsi indetti da una associazione bolognese molto famosa nell'ambito della scrittura, evidentemente sono ancora nella loro mailing list in quanto avevo provato ad entrare al loro corso annuale - ambitissimo nel settore - ( scartata dalla lista finale per se non erro dieci posti su 100).
C'è un corso annuale, una volta al mese, con uno scrittore che ti aiuta a scrivere il tuo romanzo, una sorta di editing lavorato a più teste. Il prezzo è buono per la mole di ore di lezione ( molto ampia, ma adatta anche ai lavoratori ).
Potrei pensarci, ho il mio romanzo da sistemare da decenni ormai.

Angus

Certo, non sia mai, ricevere pietà è una cosa brutta, lo sanno tutti.

Darby Crash

Suscitare dispiacere non è esattamente quel che vorrei. Non mi mette in una posizione in cui mi piace stare. Ho come la sensazione che ne verrebbe fuori un rapporto non equilibrato in cui la persona si metterebbe a darmi consigli per provare a farmi stare meglio, mentre io non farei lo stesso perché l'altra persona avrebbe una vita già tutto sommato sistemata e senza grossi problemi.

Suscitare curiosità sarebbe già meglio. Non so però quale sia il grado di probabilità di poterla suscitare.

Comunque, anche ipotizzando che all'inizio di una conoscenza una persona non mi giudichi male se presento la mia situazione con sincerità, nel seguito ci sarebbero comunque dei problemi. Affinché il rapporto possa andare bene la persona dovrebbe capire a fondo che la mia situazione è pessima e non aspettarsi in alcun modo risposte che contengano positività a domande del tipo "come va?" o "cosa hai fatto ieri?". Una volta raggiunto questo punto, potremmo comunque divertirci insieme parlando di interessi in comune, andando a giro, bevendo una birra o contando le stelle. Il punto è che finché percepisco che una persona si aspetta da me risposte in linea con quelle di una persona normale (nel senso di risposte che vengono date solitamente) non mi sento a mio agio perché temo di poter fare brutte figure.

In passato è capitato che mi sia aperto con qualche persona del mondo reale. Ma, tranne che in un caso, non sono stato capito ed evidentemente hanno sottovalutato la mia condizione, quindi non mi sono sentito a mio agio nel proseguire questi rapporti. Ad esempio uno mi ha detto una cosa del tipo "che vuoi che sia, vieni con me alle riunioni buddiste e vedrai come ti senti meglio!"; oppure con un'altra quando ci uscivo scoprivo che assieme a lei c'era sempre varia altra gente nonostante le avessi detto che le situazioni di gruppo non facevano per me.

Trinacria

Magari aveva ragione e ti saresti sentito meglio, che ne sai. A questo punto io proverei tutto.

Darby Crash

beh, una riunione buddista l'ho provata per davvero ahah. Non più di una, però...

Chamomile

Magari a qualcuno farà anche piacere, c'è pure gente a cui piace farsi prendere a ceffoni se è per questo, qualcun altro magari si accontenta perché "meglio di nulla", in generale però non mi sembra sto gran successo trovare "amici" che ti stanno accanto per pietà.

cancellato21932

Devo riabituarmi ad iOS con la batteria che non dura un cazzo

Maffo

Che merda :/ quanto l'hai pagato?

Maffo

Di cosa si parla ad una riunione buddhista?

Darby Crash

ti posso dire com'è andata quella a cui sono stato io, sicuramente ce ne saranno altre diverse.
È stata divisa in due parti. La prima parte è stata dedicata alla recitazione collettiva del mantra. In un ambiente pervaso d'incenso, una lunga cantilena in cui si ripete Nam-Myoho-Renge-Kyo, che vuol dire qualcosa come "credo nella legge di causa ed effetto". Poi la cantilena ha compreso anche altre robe in cinese, probabilmente parti del Sutra del Loto.
Nella seconda parte i partecipanti si sono disposti in cerchio e, uno per volta, hanno raccontato agli altri quanto il mantra sia stato di beneficio per loro durante la settimana. Del tipo: "con impegno sono riuscito a raggiungere questo obiettivo a cui tenevo, senza recitare tante volte il mantra non ce l'avrei mai fatta".
Alla fine mi è sembrata una forma di autosuggestione poco convincente.

anahí

Io non capisco il senso di ripetere i mantra in generale, la trovo una cosa alienante e da pilota automatico

Eracle

Siiii ho finito di portare via la legna. Oggi lavoro extra perché ho anche pulito tutta la segatura che c'era sotto con scopa e badile.
Finalmente.

anahí

Queste cose a me ricordano la ripetitivita' tipica delle compulsioni e mi danno l'idea di alienazione. Almeno fatte in certi modi. altre pratiche di meditazione le sento molto più utili

pokorny

230000 sulla mia Toyota del 2003!