Stavo pensando al micidiale incontro tra persone inclini a prendere sul serio e alla lettera tutto quello che dicono gli altri (perché magari difettano sul piano dell'assertività e un "non ti credo" verrebbe fuori come spiacevole svalutazione) e persone inclini a pretendere cose come se fossero diritti assoluti, solo perché loro ne hanno bisogno (più o meno relativamente).
Prendiamo ad esempio il tema del lavoro non qualificato, che secondo alcuni scomparirà o si ridurrà moltissimo.
Chi propone ciò come inaccettabile o comunque di inaudita gravità, ha tutte le sue ragioni (buone o cattive non importa) per farlo. Quando incontra però una persona del primo tipo, genera in questa un'ansia strepitosa e un senso di destini generali catastrofici incombenti.
Non è assurdo (per quanto ingiusto in termini assoluti, ma i comportamenti umani hanno tristemente sempre molto di relativo) che reagisca male, lamentandosi dei "rompicoglioni", delle persone pesanti, dei vittimisti, delle persone negative e così via.
L'alternativa, a bocce ferme (senza fare passi avanti personali), è credere realmente alle affermazioni delle persone del secondo tipo, modellando tutta una serie di convinzioni sul mondo, gli altri, se stessi fondamentalmente errate e gravemente limitanti.
E' il binomio social justice warrior / "persona responsabile".
In sintesi, per rispettare chi dice "il lavoro finirà, moriremo tutti!!1!" o altre scemenze (oggettive) simili, senza però "sottomettersi" sposando ciecamente la visione del mondo che comunicano, sono necessarie qualità che forse hanno tutti o molti, ma che relativamente pochi sono liberi o capaci di esprimere apertamente.
Non c'è dunque da stupirsi che chi è incline al vittimismo lo nasconda nella vita "reale" e vada invece a sfogarlo su internet (nello specifico di questo forum, su di
noi).