Quote:
Originariamente inviata da Rainha
È interessante questa differenza di percezioni, da cui discende poi la differenza di reazioni...
Io non vedo differenza tra i miei vestiti e il marciapiede perché un "complimento" del genere non lo vivo nemmeno come indirizzato a me come persona.
Penso che chi è talmente egoriferito come i personaggi che ho in mente usi l'altro come semplice amplificatore del proprio egocentrismo, nulla più.
Non vede me, te, tizio o caio: vede solo il riflesso sull'altro della sua azione, che è ciò che gli interessa.
Quindi non la prendo sul personale e il mio è un fastidio di principio, sia verso chi agisce il potere che verso chi accetta di subirlo.
Non vedo differenza tra chi pensa "che figata, un bonazzo mi ha fatto un complimento" e chi dice "con un'auto così può permettersi di parcheggiare dove vuole, beato lui". Sempre supina accettazione di potere è.
Ma trovo interessante questa differenziazione e il sentirsi colpiti sul personale
|
È interessante la tua disamina
Che vi sia potere in gioco a me pare evidente, potere inteso come "io mi POSSO permettere di.. (voce del verbo potere)
Secondo me l'abbigliamento è un ponte per arrivare comunque alla persona (per quella che si vede e si conosce, praticamente zero, ma tanto basta)
In quwsto senso io la differenza la vedo
Se dico che" ti stanno molto bene quegli occhiali " alla fin fine degli occhiali mi importa nella misura in cui mi servono per arrivare a fare un complimento a te
Per quale scopo (fidelizzazione, cambio aria nelle fauci, interesse a attar bottone, folgorazione dell'abbigliamento) questo non si sa
Il marciapiede e il parcheggio pirata.. Non so.. Vedo inciviltà, sicuramente
Ma non sarebbe un gesto diretto a me
Posso sentirmi il" padrone del marciapiede " in una sorta di delirio di onnipotenza, e viverla in modo coinvolto (come osi TU parcheggiare sul MIO marciapiede?)
Trovo sinceramente un po' buffo chi vive così certe situazioni
Chiaro che l'atto incivile resta.