Buongiorno a tutti. Mi capita spesso di lasciar correre le cose. Mi spiego meglio. A volte può capitare che mentre sto facendo la fila aspettando che arrivi il mio turno mi passi avanti qualcuno. In quei momenti non riesco ad affrontare la situazione parlando ma, al limite, facendomi notare, non so, con un colpo di tosse, o accostandomi alla persona che mi è passata avanti. Non riesco a dire niente.Infatti inizio pensando che posso dire alla persona, che stavo prima io, poi, man mano che il tempo passa non dicendo niente, mi "arrabbio interamente" sempre di più. Il cuore mi batte forte, le gambe iniziano a tremare, la mia fronte inizia ad inumidirsi di sudore e questi sintomi aumentano sempre di più al solo pensiero di dover comunicare la mia precedenza nella fila. Preso da questi sintomi, allora, non riesco ad affrontare la situazione, così mi dico che è soltanto una la persona che mi è passata avanti e che, tanto, si sbrigherà presto, però non rimango mica tranquillo facendola passare avanti, anzi, casomai, cerco di capire dalla gente a me vicino , da qualche espressione, se si è accorta di ciò che è avvenuto oppure, dopo, comunico al commesso quello che è accaduto.
Non riesco, però, ad affrontare di petto queste situazioni.
Ieri ne è capitata un' altra. Alla posta mi passa avanti un ragazzo con un pacco dicendo all' impiegato postale (I due si conoscevano bene: si sono infatti chiamati per nome e salutati) che avrebbe solo voluto sapere il peso ed il prezzo per la spedizione di quel pacco, spedizione che sarebbe avvenuta l' indomani.
Mi dico : "Vabbè, si tratta solo di un' informazione". Gli prende il pacco, lo pesa, gli dice quanto sarebbe costato ed i due iniziano a parlare riguardo il tipo di spedizione. Erano passati, ormai quasi 5 minuti ed io, già dal primo, ero iinfastidito da come, con tutta tranquillità, l' impiegato avesse fatto passare avanti quel ragazzo, usando, poi, un tono di voce alto e sicuro.
Il mio cuore batteva, le mie gambe tremavano, la mia fronte era umida.
Mi dicevo :" Ora dico qualcosa all' impiegato" ed i sintomi aumentavano. Il mio cuore, al solo pensiero di parlare, batteva sempre più forte, avevo l' impressione che "potesse uscirmi dal petto". Ricordavo, però, tutte le volte che, in situazioni simili, ero rimasto in silenzio. Mi ritornava sensazioni di sconfitta e di rabbia che non volevo provare nuovamente. Così, dopo esseremi detto almeno dieci volte "Ora vado lì e parlo", questa volta ho deciso di affrontare la cosa (forse anche perchè al mio fianco c' era mio fratello e quindi mi sentivo più forte).
"Comunque, anche se si tratta di un' informazione avrebbe dovuto farlo passare dopo questo ragazzo" dico io.
E lui con un tono di chi crede assolutamente di aver ragione e di totale sufficienza: "stai tranquillo, ora ti servo, abbiamo finito, stai calmo, si tratta solo di un' informazione"
Io : "Un' informazione lunga però. Se il pacco lo aveste spedito avreste impiegato meno tempo"
Lui : "Si addirittura meno tempo. Aspetta che mo ti servo, stai calmo".
Quella sua sicurezza mi ha fatto dubitare che avessi ragione e così è diminuita la forza di continuare la discussione mentre aumentavano tutti i sintomi (Il fiato per riuscire a parlare era ormai pochissimo, il cuore penso si vedesse battere sotto la maglietta). Per tale motivo non sono riuscito a continuare la discussione e così ho indietreggiato dicendo con non poca stizza: "Vabbè, ha ragione lei".
E lui con aria di strafottenza, non guardandomi neanche: " Lo so che ho ragione io".
Mentre parlavo sentivo la mia voce diventare sempre più tremante. Man mano che andavo avanti sentivo il fiato diventare sempre di meno e la gola seccarsi sempre di più. Mio fratello mi ha detto che il mio tono di voce somigliava un po' a quello di una persona che piange. Il cuore, poi, era impazzito e le gambe non riuscivano quasi a sorreggermi.
Ma come mai mi succede questo? Forse, tra le tante cose che ho avuto dai miei genitori c' è anche un' educazione (secondo me sbagliata) con la quale mi hanno fatto capire che sarei dovuto andare d'accordo con tutti e che arrabbiarsi è da maleducati.Le poche volte che ho raccontato qualcosa della mia vita a mia madre, ha quasi sempre dato ragione agli altri. A volte appena iniziavo a raccontarle un episodio, mi interrompeva subito dicendo "Ma come ti è venuto in mente di rispondere così?".
Mi sono dilungato troppo ma ci terrei a dire che sono contento di ciò che è successo ieri e del fatto che sono riuscito a dire qualcosa all' impiegato perchè oggi, nonostante le mie paure, sento di aver fatto un passo avanti, anche se piccolo. E' come se avessi iniziato a rompere il muro dell' accondiscendenza presente in me. Vi ringrazio per l' attenzione.