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02-01-2022, 16:08
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#1
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Esperto
Qui dal: Oct 2013
Messaggi: 13,523
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Sto leggendo un libro che ha confermato alcune impressioni che mi ero fatto sul tema:
"Il mondo è davvero così ingiusto? Ho trascorso una vita intera a studiare la casualità, a metterla in pratica, a detestarla. Più il tempo passa e più mi sembra che le cose peggiorino. Sono sempre più spaventato e sempre più disgustato da Madre Natura. Più penso a questo argomento e più mi accorgo che il mondo che esiste nella nostra mente è diverso da quello che c’è lì fuori. Ogni mattina il mondo mi sembra più casuale di quanto non fosse il giorno prima, e gli esseri umani sembrano lasciarsi prendere in giro da questo mondo ogni giorno di più. Sta diventando insopportabile. Trovo doloroso scrivere queste righe; trovo il mondo ripugnante.
Due studiosi propongono alcuni modelli intuitivi per l’analisi di questa iniquità: il primo è un economista tradizionale, il secondo un sociologo. Entrambi semplificano un po’ troppo. Presenterò le loro idee perché sono facili da capire, non per la qualità scientifica delle loro intuizioni o per le conseguenze delle loro scoperte; poi mostrerò la storia dal punto di vista degli studiosi di scienze naturali.
Cominciamo con l’economista Sherwin Rosen. All’inizio degli anni ottanta Rosen scrisse alcuni saggi sull’«economia delle superstar»; in uno degli articoli traspariva tutto il suo sdegno per il fatto che un giocatore di pallacanestro potesse guadagnare 1,2 milioni di dollari all’anno, o che una celebrità della televisione potesse guadagnare due milioni. Per avere un’idea di come stia aumentando questa concentrazione e di come ci stiamo allontanando dal Mediocristan, considerate che oggi, a poco più di vent’anni di distanza, ai personaggi famosi della televisione e alle star del mondo dello sport (anche in Europa) vengono offerti contratti del valore di centinaia di milioni di dollari. L’estremo si è alzato (per ora) di circa venti volte rispetto a vent’anni fa.
Secondo Rosen, questa disparità deriva da un «effetto torneo»: chi è leggermente «migliore» può vincere l’intera posta in gioco, lasciando gli altri a mani vuote. Riprendendo il discorso del capitolo 3, la gente preferisce spendere 10,99 dollari per un cd con la registrazione di Horowitz che spenderne 9,99 per un pianista qualunque. Preferireste leggere Kundera per 13,99 dollari o un autore sconosciuto per un solo dollaro? Sembra proprio un torneo, quindi, in cui il vincitore prende tutto, e non deve vincere con un grande scarto.
Ma nella bella tesi di Rosen manca il ruolo della fortuna. Il problema è la nozione di «migliore», l’idea che siano le capacità a determinare il successo. Anche alcuni effetti casuali, o una situazione arbitraria, possono spiegare il successo e fornire la spinta iniziale che porta a un risultato in cui il vincitore prende tutto. Una persona può passare leggermente in vantaggio per ragioni del tutto casuali e, siccome ci piace imitarci l’uno con l’altro, tutti noi ci dirigeremo in branco verso di lei. Il mondo del contagio è molto sottovalutato!
Mentre scrivo queste righe sto usando un Macintosh, della Apple, dopo aver usato per anni prodotti Microsoft. La tecnologia Apple è di gran lunga migliore, eppure è stato il software meno buono a spuntarla. Come mai? Fortuna.
L’effetto Matthew
Più di dieci anni prima di Rosen, il sociologo Robert K. Merton presentò la sua idea del cosiddetto «effetto Matthew», secondo il quale la gente prende dai poveri per dare ai ricchi.[1] Osservando il percorso professionale degli scienziati, Merton dimostrò in che modo un vantaggio iniziale possa seguire qualcuno per tutta la vita. Consideriamo il seguente esempio.
Ammettiamo che qualcuno scriva una relazione accademica citando cinquanta persone che hanno lavorato allo stesso argomento, fornendogli materiale di supporto per il suo studio; supponiamo, per semplicità, che tutti e cinquanta abbiano gli stessi meriti. Un altro ricercatore che lavora al medesimo argomento cita a caso tre di quei cinquanta autori nella sua bibliografia. Merton dimostrò che molti studiosi citano pubblicazioni senza averle lette: leggono un articolo e pescano da lì i loro riferimenti. Quindi un terzo ricercatore che legge il secondo articolo seleziona tre autori citati in precedenza e li cita a sua volta. Questi tre autori riceveranno attenzioni crescenti in quanto i loro nomi saranno associati sempre più strettamente all’argomento in questione. La differenza fra i tre vincitori e gli altri membri della coorte iniziale è per lo più la fortuna: sono stati scelti non tanto per le loro capacità, quanto per il modo in cui i loro nomi comparivano nella bibliografia precedente. Grazie alla loro reputazione, questi studiosi di successo continueranno a scrivere articoli e i loro lavori saranno pubblicati più facilmente. Il successo accademico è in parte (ma in misura significativa) una lotteria.[2]
È facile testare gli effetti della reputazione. Per esempio, se cercassimo alcuni articoli scritti da scienziati famosi, ma inizialmente rifiutati perché le identità degli autori erano state cambiate per errore, scopriremmo che molti di questi lavori, una volta stabilita la vera identità degli autori, furono successivamente accettati. Anche gli studiosi vengono giudicati soprattutto in base al numero di volte che il loro lavoro viene citato in lavori altrui, ed è per questo che si formano cricche di persone che si citano a vicenda («Io cito te, tu citi me»).
Alla fine, gli autori che non vengono citati spesso abbandonano la partita andando, per esempio, a lavorare per il governo (se sono di natura gentile) o per la mafia, o per una società di Wall Street (se hanno un livello elevato di ormoni). Quelli che ricevono una buona spinta all’inizio della loro carriera accademica continueranno ad accumulare vantaggi per tutta la vita. È più facile che il ricco diventi sempre più ricco, che il famoso diventi sempre più famoso.
In sociologia l’effetto Matthew ha un nome molto meno letterario: si chiama «vantaggio cumulativo». Questa teoria si applica facilmente alle aziende, agli uomini d’affari, agli attori, agli scrittori, a chiunque possa trarre vantaggio da un successo passato. Se venite pubblicati sul New Yorker perché il colore della vostra carta intestata ha attirato l’attenzione dell’editore, che stava sognando a occhi aperti, la ricompensa che ne risulta potrebbe seguirvi per tutta la vita. Ma soprattutto seguirà gli altri per tutta la vita. Anche il fallimento è cumulativo: chi perde ha più probabilità di perdere in futuro, anche senza considerare il meccanismo della demoralizzazione che potrebbe aggravare la situazione e causare un fallimento aggiuntivo.
Si noti che l’arte, che dipende molto dal passaparola, è estremamente soggetta agli effetti del vantaggio cumulativo. Nel capitolo 1 ho parlato del raggruppamento e di come il giornalismo contribuisca a perpetuare questi gruppi. Le nostre opinioni sui meriti artistici sono il risultato di un contagio arbitrario, ancor più di quanto non lo siano le nostre idee politiche. Qualcuno scrive la recensione di un libro; qualcun altro la legge e scrive un commento usando le stesse argomentazioni. Ben presto circoleranno centinaia di recensioni che di fatto, nel contenuto, coincideranno e potranno essere ridotte a non più di due o tre. Per un esempio aneddotico, leggete Fire the Bastards!, il cui autore, Jack Green, esamina sistematicamente le recensioni del romanzo Le perizie di William Gaddis. Green mostra chiaramente come i critici si appoggino ad altre recensioni, influenzandosi pesantemente a vicenda anche nella scrittura. Questo fenomeno ricorda il gregarismo degli analisti finanziari di cui ho parlato nel capitolo 10.
L’avvento dei media moderni ha accelerato i vantaggi cumulativi. Il sociologo Pierre Bourdieu ha notato un legame fra la maggiore concentrazione di successo e la globalizzazione della cultura e della vita economica. Ma io non voglio fare il sociologo, voglio solo dimostrare che gli elementi imprevedibili possono avere un ruolo importante nei risultati sociali.
L’idea di Merton sul vantaggio cumulativo ha un precursore più generico, l’«attaccamento preferenziale» di cui, rovesciando la cronologia (ma non la logica), parlerò fra poco. Merton era interessato all’aspetto sociale della conoscenza, non alle dinamiche della casualità sociale, perciò i suoi studi derivano separatamente da ricerche sulle dinamiche del caso in scienze più matematiche.
Taleb, Il cigno nero.
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02-01-2022, 16:09
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#2
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Intermedio
Qui dal: Nov 2021
Messaggi: 142
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Mi sembra un lungo papiello pseudo intellettuale per dire cose spiegabili in cinque righe e senza riferimenti sociologici.
Purtroppo è la scoperta dell’acqua calda.
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02-01-2022, 16:19
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#3
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Esperto
Qui dal: Oct 2013
Messaggi: 13,523
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Quote:
Originariamente inviata da Mela~
Mi sembra un lungo papiello pseudo intellettuale per dire cose spiegabili in cinque righe e senza riferimenti sociologici.
Purtroppo è la scoperta dell’acqua calda.
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a saperlo te mandavo un pm e me lo facevo spiegare da te anziché leggermi un mattone di 400 pagine
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02-01-2022, 16:32
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#4
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Intermedio
Qui dal: Jun 2019
Ubicazione: Padova
Messaggi: 223
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Quindi, qual'é il concetto utile da sapere?
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02-01-2022, 16:38
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#5
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Esperto
Qui dal: Oct 2013
Messaggi: 13,523
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Quote:
Originariamente inviata da Fluxetina
Quindi, qual'é il concetto utile da sapere?
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che è normale stare nei bassifondi in un mondo dominato da diseguaglianze e forze che spingono agli estremi, e che non dipende da noi.
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02-01-2022, 17:27
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#6
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Esperto
Qui dal: Mar 2010
Messaggi: 12,727
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Risposta dell'individuo medio: "Gne gne gne, tutte scuse per desponsabilizzarti. Alza il culo e cerca di migliorarti senza piangerti addosso!"
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02-01-2022, 17:53
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#7
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,614
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Quote:
Originariamente inviata da Varano
che è normale stare nei bassifondi in un mondo dominato da diseguaglianze e forze che spingono agli estremi, e che non dipende da noi.
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Questo è il riassunto fondamentalmente?
Perché sono incuriosito ma per me quel posto è veramente troppo lungo e impegnativo per le mie capacità cognitive...
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02-01-2022, 17:54
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#8
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Trani
Messaggi: 9,521
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Diciamo che non ci siamo evoluti per vivere in questa società globalizzata, interconnessa e tecnologica. Si fa fatica a stare al passo.
Ricordiamoci che fino a pochi millenni fa vivevamo di caccia e pesc in piccole tribu di nomadi.
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03-01-2022, 21:06
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#9
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Ho sfogliato tempo fa in libreria "antifragile" ma quel poco che ho letto l'ho trovato troppo assurdo e ho rimesso a posto il libro dov'era.
Alla fine penso che se un avvenimento è davvero imprevedibile non si può adottare alcuna strategia preventiva per poter avere un qualche sistema che rafforzi invece di sfasciar tutto.
Non si sa chi sia davvero antifragile, è una cosa che si può verificare solo a posteriori e quindi il libro non può parlare di alcunché dato che non possiamo farci un'idea di cosa sia o possa essere davvero antifragile, lo possiamo scoprire solo poi.
Il concetto in linea di principio è formulabile ma in pratica risulta impossibile farsi un'idea di quali caratteristiche debba avere un organismo o un oggetto non fragile o antifragile, nel momento in cui uno vuol mettersi a dire che l'individuo con la mente che ha le caratteristiche x svilupperà questa fantomatica antifragilità bisognerà poi dimostrarlo che dovrà svilupparla in relazione all'imprevedibile che diventerebbe poi in buona misura prevedibile, dato che queste caratteristiche dovrebbero funzionare come sistemi che gestiscono questi avvenimenti, ma se un avvenimento è imprevedibile non si saprà mai su quali caratteristiche mentali puntare per farvi fronte ed avendo a che fare con una miriade di caratteristiche da poter sviluppare non si può fare granché. Magari uno pensa che a seguire quel che dice questo tale taleb significa sviluppare l'antifragilità e poi invece capita un avvenimento imprevedibile anche in relazione a quel che sostiene taleb stesso, e va a farsi benedire anche il sistema che suggerisce taleb per rafforzarsi e far fronte all'imprevedibile.
Se è imprevedibile risulterà imprevedibile anche per lui come o cosa sviluppare in termini mentali, fisici o di altro tipo per rafforzarsi. Se io costruisco una casa e avviene qualcosa di imprevedibile in termini sismici o di altra natura la casa crollerà, come posso sapere prima come costruire una casa in maniera tale che possa rafforzarsi casomai avvenga qualcosa di imprevedibile?
Se viene fuori il diavolo coi super poteri che spazza via tutto avrei dovuto esorcizzarla magari o usare un rito satanico per rafforzarla in relazione a questa eventualità, ma dovevo saperlo prima per poter fare qualcosa tra le infinite cose che avrei potuto fare e non esser colto completamente di sorpresa e poter far fronte e adattarmi e rafforzarmi in relazione a questo cambiamento diavoloso.
A posteriori non posso difendermi o rafforzarmi grazie ad un avvenimento imprevedibile che spazza via la struttura con cui ho costruito la casa.
La teoria dei rafforzamenti, dell'apertura mentale, e via dicendo, è un'altra cazzata per me visto che non si riesce mica a capire l'intelligenza come dovrebbe essere fatta a priori per salvarci dall'imprevedibile.
Uno pensa che un tizio sia cretino proprio perché ha già incasellato il mondo in certe categorie che lo rendono in qualche senso prevedibile, salta per aria la prevedibilità e chi credeva di essere intelligente crepa, mentre il presunto cretino prospera.
Può essere che saremo spazzati via da certe cose che nemmeno riusciamo ad immaginare che potrebbero capitare, come facciamo a difenderci e addirittura rafforzarci in base roba del genere?
Costruire una teoria per potersi rafforzare o difendere dall'ignoto lo trovo un po' assurdo a monte, è un argomento ozioso e a ben vedere incoerente, non so come abbia fatto a vendere tante copie questo tizio.
Al limite si può sostenere una sorta di anarchismo, o una diffusione di idee variegate e stili di pensiero assurdi, compresa la pazzia, i novax e compagnia bella, ma un tizio solo non potrà incarnare tutto, una cosa del genere al più può servire per salvare una specie, non certo aiutare a rafforzare il singolo, non potrà avere allo stesso tempo caratteristiche contraddittorie.
Chi sono i tizi antifragili lo si scoprirà poi a posteriori, prima non si possono formulare in modo sensato delle caratteristiche, compresa quella di elasticità mentale. Magari un tizio ottuso si rivelerà antifragile perché risulta imprevedibile che di punto in bianco il mondo diventerà ottuso come la testa del tizio in questione che prospererà e si rafforzerà spazzando via tutti i vari taleb che predicano l'elasticità mentale che ci sono in giro.
Se si comprende bene questa teoria, diventa non formulabile alcunché in relazione a quali caratteristiche dovrebbe avere un organismo o un essere umano antifragile. Se un imprevisto diventa prevedibile e gestibile con un sistema alla fine bisogna concludere che tanto imprevedibile non lo era affatto, dire a delle persone che possono sviluppare queste presunte qualità di antifragilità che resisterebbero e rafforzerebbero in relazione agli imprevisti significa vendere fuffa.
Appunto perché si è preda del caso non sappiamo e non possiamo sapere prima cosa fare, qualcuno farà le scelte giuste, altri quelle sbagliate in relazione al caso, ma nessuno potrà sapere prima quali sono quelle giuste, tra le scelte preventive ci sono anche queste che prendono in considerazione i presunti cigni neri, anche queste sono delle previsioni che attuano schemi di pensiero e comportamentali, anche se non le si vuol far passare come tali per far reggere tutto questo discorso che per me non regge affatto.
E' ovvio che se io scommetto su un avvenimento improbabile guadagnerò di pìù, ma quando e come scommettere come faccio a saperlo? Se mi metto a scommettere sempre perdo un sacco di soldi, se osservo un tizio che irrazionalmente ha avuto culo scommettendo sull'improbabile o un qualcosa che si è visto poche volte e ha fatto un mucchio di soldi, non posso replicare quel comportamento di antifragilità, appunto perché ha avuto culo.
La creatività non è replicabile e non si può apprendere ad essere creativi, nel momento in cui qualcuno dicesse "per essere davvero creativi bisogna fare questo e quest'altro" la incasellerebbe in un sistema, e una volta incasellata la cosa in regole non si potrebbe più saltar fuori da queste. La creatività è simile alla botta di culo che ha avuto quel tizio, le botte di culo non sono replicabili né c'è sistema per replicarle per definizione.
Insomma se non c'è metodo non c'è metodo, non è che uno può cavarsela dicendo "il metodo è quello di non avere metodi", è autocontraddittoria 'sta cosa. Chi scrive un libro per insegnare quel che per definizione non può essere insegnato vende fuffa per me, e infatti a questa fuffa già si sono agganciati tutti 'sti guru, mental coach e compagnia bella che ci sono in giro.
Prendiamo come esempio l'evoluzione, mica possiamo sapere ora tra migliaia e migliaia di anni se esisteranno ancora organismi e di preciso che caratteristiche avranno. Possiamo parlare di organismi antifragili riferendoci a quelli che prospereranno nel nostro mondo caotico, ma non possiamo conoscere ora quali saranno le caratteristiche mentali o fisiche vincenti in un mondo che può variare in modi abbastanza imprevedibili davvero.
La misura delle nostre capacità di poter generare strategie per rendere un organismo antifragile adesso è direttamente proporzionale alle nostre conoscenze di cosa accadrà e in che misura potrebbe accadere.
Anche l'antifragilità intesa in tal senso (nel senso che possiamo capire adesso che caratteristiche siano associate a questa proprietà) è strettamente legata al fatto che il mondo in cui viviamo sia abbastanza prevedibile e alle informazioni di cui disponiamo. L'antifragilità oggettiva in un mondo imprevedibile, caotico e completamente instabile può avere significato ma risulterà inconoscibile in particolare prima. Uno che scrive un libro e dice che viviamo in un mondo caotico ed imprevedibile e sostiene che sa occhio e croce cosa fare per prosperare in questo mondo afferma cazzate.
Se il mondo fosse imprevedibile e non possiamo avere mai alcuna informazione sicura non potremmo dire nulla riguardo alle caratteristiche che dovrebbe avere un oggetto o un organismo antifragile, possiamo solo aspettare e vedere poi chi sopravvive e si rafforza, se sopravvive qualcuno.
Tutta la tesi di fondo del libro la trovo formulata male, se sappiamo o possiamo sapere ora come prosperare lo possiamo sapere proprio perché supponiamo a monte che il mondo non sia cosí caotico e perché abbiamo molte informazioni che consideriamo acquisite.
Mi sembra una cosa talmente ovvia che non c'è bisogno di un matematico e ragionamenti astrusi per arrivarci.
Se si può conoscere oggi come prosperare domani dipende comunque dal fatto che il mondo in cui viviamo è fatto in certi modi e questi modi si suppone siano stabili e quindi si assume che il mondo non è cosí caotico.
Non si può sapere prima con una qualche forma di sicurezza cosa serve per prosperare nel caos. Se si sa qualcosa in tal senso lo si riesce a sapere proprio in relazione a quel che caotico non è. Si può prosperare inventandosi strategie che funzionano in certe forme di ordine, e a seconda della forma di ordine le strategie possono cambiare. La possibilità di trovare una strategia per prosperare nel caos (= assenza di ogni forma di ordine e stabilità) ossia in un mondo dove nessuna informazione o forma di stabilità è certa penso sia una cazzata stratosferica, ma non c'è bisogno di formule o essere laureati in matematica per arrivare a questa conclusione.
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Ultima modifica di XL; 06-01-2022 a 13:28.
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