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09-09-2008, 19:49
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#1
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Principiante
Qui dal: Jun 2008
Messaggi: 30
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Voi ne sapete qualcosa?
Anche se so che non ha molta attinenza con l'argomento principe del forum, vorrei raccontarvi quello che mi è successo oggi.
Niente di che, sia chiaro, mi sono semplicemente divertito a sostenere un esame pur sapendo di non essere assolutamente preparato, tanto per il gusto di farlo, senza una valida ragione. E tutto questo l'ho realizzato soltanto subito dopo essere uscito dall'aula.
Negli ultimi 20 giorni mi sono praticamente impedito di studiare, inventandomi di tutto allo scopo di evitarlo: estenuanti giri in bici, maratone cinematografiche, altre letture, cazzate varie. Qualche giorno prima dell'esame ho optato per una full immersion assolutamente tardiva e snervante, in una parola inutile. Infine mi sono buttato, pur sapendo, tanto chissene. Anzi tanto meglio.
Tutto ciò non mi è del tutto nuovo.
Da adolescente ho dato libero sfogo al kamikaze che è in me, forse per reagire ad una timidezza allora davvero paralizzante ed odiosa.
(Tanto più odiosa perchè io di indole sarei estroverso, e non fosse stato per un padre malefico lo sarei sempre stato. Oggi come oggi mi sembra di stare tornando ad esserlo, ma me ne vergogno molto, non preoccupatevi, eh? In particolare tu Calimero, ed il tuo fobic pride 8) ! )
A 14-15 anni mi divertivo a sgommare con la moto di un amico davanti alla sede della polzia stradale, hobby indubbiamente poco fobic (se penso a quanto ero deficiente in quel periodo divento rosso ). Il tutto, credo, nella speranza inconscia di essere beccato. Puntualmente esaudita.
A 17 anni mi ero iscritto ad un corso di kickboxing, tanto per prenderle un po'. Con annessi istruttore folle e compagni di corso cui i drughi di "Arancia meccanica"avrebbero fatto un baffo. Risultato: qualche punticino di sutura sopra il sopracciglio sinistro, un taglietto praticamente invisibile per (s)fortuna (dicono che piaccia ). Comunque ho smesso quasi subito, allo stesso tempo dispiaciuto e soddisfatto. E non ho manco fatto causa.
Negli ultimi anni mi era sembrato di avere definitivamente superato quelle che consideravo cretinate adolescenziali.
Anche se. Anche se rimaneva la tentazione del casinò 8O .
Anche qui, mi tocca ribadire, nulla di che. Ci sono stato soltanto due volte, la prima tanto per dare un'occhiata, la seconda mi è pure andata bene (o magari male, dipende dai punti di vista 8) ), comunque la pallina della roulette mi ipnotizzava, alla fine della serata ero molto tentato dall'idea di rigiocarmi tutto, ma per (s)fortuna c'è stato chi mi ha fermato.
La cosa divertente è che credo di avere la faccia più pulita di questo mondo, la faccia di uno totalmente alieno a questo genere di cose.
Scusate il "fuori tema", però avevo voglia di scrivere un po', qualche stupidaggine, s'intende (nessuna balla però), e di sentire qualche parere.
Inseritelo tra un po' tra nella sezione off-topic.
L'ho anche riletto, il topic: ammazza che palle.
Sapete che vi dico: castigo corpum meum 8) .
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09-09-2008, 20:44
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#2
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Esperto
Qui dal: May 2008
Ubicazione: Ortaggiolandia
Messaggi: 960
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Se posso farti una domanda (posso? ok, lo prenderò come un sì 8)), vorrei chiederti che tipo di pensieri hai dopo le tue performance da kamikaze.
Per esempio, come ti sei sentito (e ti senti adesso) dopo l'esame di oggi andato male? Che giudizio dai di te stesso? (A proposito, era già successo?)
Stessa domanda, ma stavolta riferita agli episodi del periodo adolescenziale.
(E va bene, potrebbe sembrare un po' di più di una sola domanda. Ma volendo è una sola, dai 8))
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10-09-2008, 16:05
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#3
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Esperto
Qui dal: Dec 2006
Messaggi: 1,697
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Quote:
Originariamente inviata da mondschein
Voi ne sapete qualcosa?
Anche se so che non ha molta attinenza con l'argomento principe del forum, vorrei raccontarvi quello che mi è successo oggi.
Niente di che, sia chiaro, mi sono semplicemente divertito a sostenere un esame pur sapendo di non essere assolutamente preparato, tanto per il gusto di farlo, senza una valida ragione. E tutto questo l'ho realizzato soltanto subito dopo essere uscito dall'aula.
Negli ultimi 20 giorni mi sono praticamente impedito di studiare, inventandomi di tutto allo scopo di evitarlo: estenuanti giri in bici, maratone cinematografiche, altre letture, cazzate varie. Qualche giorno prima dell'esame ho optato per una full immersion assolutamente tardiva e snervante, in una parola inutile. Infine mi sono buttato, pur sapendo, tanto chissene. Anzi tanto meglio.
Tutto ciò non mi è del tutto nuovo.
Da adolescente ho dato libero sfogo al kamikaze che è in me, forse per reagire ad una timidezza allora davvero paralizzante ed odiosa.
(Tanto più odiosa perchè io di indole sarei estroverso, e non fosse stato per un padre malefico lo sarei sempre stato. Oggi come oggi mi sembra di stare tornando ad esserlo, ma me ne vergogno molto, non preoccupatevi, eh? In particolare tu Calimero, ed il tuo fobic pride 8) ! )
A 14-15 anni mi divertivo a sgommare con la moto di un amico davanti alla sede della polzia stradale, hobby indubbiamente poco fobic (se penso a quanto ero deficiente in quel periodo divento rosso ). Il tutto, credo, nella speranza inconscia di essere beccato. Puntualmente esaudita.
A 17 anni mi ero iscritto ad un corso di kickboxing, tanto per prenderle un po'. Con annessi istruttore folle e compagni di corso cui i drughi di "Arancia meccanica"avrebbero fatto un baffo. Risultato: qualche punticino di sutura sopra il sopracciglio sinistro, un taglietto praticamente invisibile per (s)fortuna (dicono che piaccia ). Comunque ho smesso quasi subito, allo stesso tempo dispiaciuto e soddisfatto. E non ho manco fatto causa.
Negli ultimi anni mi era sembrato di avere definitivamente superato quelle che consideravo cretinate adolescenziali.
Anche se. Anche se rimaneva la tentazione del casinò 8O .
Anche qui, mi tocca ribadire, nulla di che. Ci sono stato soltanto due volte, la prima tanto per dare un'occhiata, la seconda mi è pure andata bene (o magari male, dipende dai punti di vista 8) ), comunque la pallina della roulette mi ipnotizzava, alla fine della serata ero molto tentato dall'idea di rigiocarmi tutto, ma per (s)fortuna c'è stato chi mi ha fermato.
La cosa divertente è che credo di avere la faccia più pulita di questo mondo, la faccia di uno totalmente alieno a questo genere di cose.
Scusate il "fuori tema", però avevo voglia di scrivere un po', qualche stupidaggine, s'intende (nessuna balla però), e di sentire qualche parere.
Inseritelo tra un po' tra nella sezione off-topic.
L'ho anche riletto, il topic: ammazza che palle.
Sapete che vi dico: castigo corpum meum 8) .
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sindrome del kamikaze e padre malefico...io associerei le 2 cose :roll:
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10-09-2008, 16:14
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#4
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Esperto
Qui dal: Apr 2007
Ubicazione: Roma
Messaggi: 1,091
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Quote:
Originariamente inviata da mondschein
Niente di che, sia chiaro, mi sono semplicemente divertito a sostenere un esame pur sapendo di non essere assolutamente preparato, tanto per il gusto di farlo, senza una valida ragione. E tutto questo l'ho realizzato soltanto subito dopo essere uscito dall'aula.
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Non ci hai detto come è andato l'esame però !
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10-09-2008, 19:49
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#5
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Intermedio
Qui dal: May 2008
Messaggi: 130
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pensa un po'.
l'essere kamikaze, come dici tu, era il compito che la psich mi aveva dato nel periodo in cui stavo finendo l'uni.
i troppo perfettini con un'azione del genere possono trovare beneficio.
ovvio che agire sempre così è sintomo di altro.
cque.
com'è andato l'esame?
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11-09-2008, 14:50
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#6
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Principiante
Qui dal: Jun 2008
Messaggi: 30
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Dopo circa 5 minuti mi sono alzato dicendo che non ero in giornata e che non avevo nessuna voglia di farmi cacciare o di rovinare la media. Gli assistenti, basiti, mi hanno lasciato fare.
Devo dire che subito dopo la performance me ne sono andato un poco amareggiato, perchè in fin dei conti era una cosa che avrei potuto tranquillamente risparmiarmi, ma allo stesso tempo ero quasi fiero della stupidata combinata, poichè avevo comunque avuto il coraggio di sedermi, in tutta tranquillità, senza patemi d'animo di sorta, davanti a quei professorini tutti belli azzimati, pur sapendo di non avere studiato un'emerita mazza. Quasi quasi m'è parso un successo, potrebbe anche rivelarsi utile come esperienza, anche perchè io perfettino lo sono, e non poco.
Di certo non mi sento sconfitto. Sono stato io a volerlo, se avessi studiato l'avrei passato.
Non so che dire, invece, a proposito di quello che provavo da ragazzino, sono cambiato tantissimo negli ultimi anni, è quasi come parlare di un estraneo. Sorry .
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11-09-2008, 15:10
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#7
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Esperto
Qui dal: May 2008
Ubicazione: Ortaggiolandia
Messaggi: 960
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Quote:
Originariamente inviata da mondschein
Di certo non mi sento sconfitto. Sono stato io a volerlo, se avessi studiato l'avrei passato.
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Probabilmente lo saprai già, ma questa è la tipica frase che si dice chi mette in atto delle strategie di evitamento. Le quali hanno sì il vantaggio di salvaguardare l'autostima, ma solo nel breve brevissimo periodo. A lungo andare si entra in un circolo vizioso che ti confina nell'immobilità, difficile da spezzare se non con molta fatica.
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11-09-2008, 15:53
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#8
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,411
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Quote:
Originariamente inviata da Tristan
Quote:
Originariamente inviata da mondschein
Di certo non mi sento sconfitto. Sono stato io a volerlo, se avessi studiato l'avrei passato.
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Probabilmente lo saprai già, ma questa è la tipica frase che si dice chi mette in atto delle strategie di evitamento. Le quali hanno sì il vantaggio di salvaguardare l'autostima, ma solo nel breve brevissimo periodo. A lungo andare si entra in un circolo vizioso che ti confina nell'immobilità, difficile da spezzare se non con molta fatica.
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Lo stadio successivo è evitare di testare questa certezza, per paura di vederla infrangersi, e con essa l'immagine perfetta che abbiamo di noi stessi.
Il perfezionismo deriva proprio dalla paura di vedere concretizzarsi la nostra paura inconscia di non essere perfetti e di correre il rischio non venire di conseguenza accettati. E' una compensazione maniacale messa in atto per ovviare ad un'aspettativa esagerata verso sé stessi.
In parole povere: si esce dal gioco, per paura di perdere la propria illusione di perfezione, della quale si ha bisogno.
Ma è appunto un'illusione, non c'è vera vittoria se si evita la prova.
"Se avessi deciso di agire, avrei superato la prova"...ma è il terrore di scoprire che potrebbe non essere così, che ci blocca.
Andare così allo sbaraglio però è stata una buona idea, aiuta a familiarizzare col ruolo di persone non perfette.
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11-09-2008, 16:11
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#9
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Esperto
Qui dal: Dec 2006
Messaggi: 1,697
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Quote:
Originariamente inviata da bardamu
Quote:
Originariamente inviata da Tristan
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Originariamente inviata da mondschein
Di certo non mi sento sconfitto. Sono stato io a volerlo, se avessi studiato l'avrei passato.
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Probabilmente lo saprai già, ma questa è la tipica frase che si dice chi mette in atto delle strategie di evitamento. Le quali hanno sì il vantaggio di salvaguardare l'autostima, ma solo nel breve brevissimo periodo. A lungo andare si entra in un circolo vizioso che ti confina nell'immobilità, difficile da spezzare se non con molta fatica.
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Lo stadio successivo è evitare di testare questa certezza, per paura di vederla infrangersi, e con essa l'immagine perfetta che abbiamo di noi stessi.
Il perfezionismo deriva proprio dalla paura di vedere concretizzarsi la nostra paura inconscia di non essere perfetti e di correre il rischio non venire di conseguenza accettati. E' una compensazione maniacale messa in atto per ovviare ad un'aspettativa esagerata verso sé stessi.
In parole povere: si esce dal gioco, per paura di perdere la propria illusione di perfezione, della quale si ha bisogno.
Ma è appunto un'illusione, non c'è vera vittoria se si evita la prova.
"Se avessi deciso di agire, avrei superato la prova"...ma è il terrore di scoprire che potrebbe non essere così, che ci blocca.
Andare così allo sbaraglio però è stata una buona idea, aiuta a familiarizzare col ruolo di persone non perfette.
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enciclopedico..
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16-09-2008, 12:00
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#10
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Esperto
Qui dal: May 2008
Ubicazione: Ortaggiolandia
Messaggi: 960
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Quote:
Originariamente inviata da icek
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Originariamente inviata da bardamu
Quote:
Originariamente inviata da Tristan
Quote:
Originariamente inviata da mondschein
Di certo non mi sento sconfitto. Sono stato io a volerlo, se avessi studiato l'avrei passato.
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Probabilmente lo saprai già, ma questa è la tipica frase che si dice chi mette in atto delle strategie di evitamento. Le quali hanno sì il vantaggio di salvaguardare l'autostima, ma solo nel breve brevissimo periodo. A lungo andare si entra in un circolo vizioso che ti confina nell'immobilità, difficile da spezzare se non con molta fatica.
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Lo stadio successivo è evitare di testare questa certezza, per paura di vederla infrangersi, e con essa l'immagine perfetta che abbiamo di noi stessi.
Il perfezionismo deriva proprio dalla paura di vedere concretizzarsi la nostra paura inconscia di non essere perfetti e di correre il rischio non venire di conseguenza accettati. E' una compensazione maniacale messa in atto per ovviare ad un'aspettativa esagerata verso sé stessi.
In parole povere: si esce dal gioco, per paura di perdere la propria illusione di perfezione, della quale si ha bisogno.
Ma è appunto un'illusione, non c'è vera vittoria se si evita la prova.
"Se avessi deciso di agire, avrei superato la prova"...ma è il terrore di scoprire che potrebbe non essere così, che ci blocca.
Andare così allo sbaraglio però è stata una buona idea, aiuta a familiarizzare col ruolo di persone non perfette.
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enciclopedico..
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Enciclopedica Appendice I:
Giovane autosabotante, prova a porti le seguenti domande (e se gliela fai, datti pure qualche risposta. Sensata, o giovin stolto e autosabotante):
RISCHI:
- Cos'è che mi sta frenando?
- Quali sono i rischi che correrei se "andassi fino in fondo"?
- Nella peggiore delle eventualità cosa potrebbe accadermi? (distingui bene il fatto che potrebbe accaderti dalla interpretazione che tu dai del fatto)
- Ci sono altre interpretazioni che potrei dare di questo fatto?
- Ci sono delle cose che potrei fare, o che potrei fare diversamente per limitare l'entità di tali rischi?
OPPORTUNITA':
- Quali sono le opportunità che mi sto perdendo rinunciando a dare il massimo di me stesso?
- Cosa riuscirei ad ottenere se tutto andasse per il "verso migliore"?
Infine prova a pensare se ci siano delle "strade alternative" che ti permetterebbero di sfruttare le opportunità, senza incorrere nei rischi che hai evidenziato sopra.
Note a margine:
(1): non se ne abbia a male il giouvin mondschein, non è a lui che mi rivolgo e sono sicuro che non se la prenderà per l'(ab)uso che faccio del suo topic.
(2): scopiazzamento ci fu. L'autore della suddetta appendice è rintracciabile facendo una ricerca con Gùgol (Internè l'abbia sempre in gloria), quindi non si inalberi più di tanto.
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16-09-2008, 12:42
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#11
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Principiante
Qui dal: Aug 2008
Messaggi: 44
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E' un giochetto abbastanza perverso, in cui cado spesso anche io. La speranza però è sempre quella di riuscire a sottrarvisi prima che il tempo stringa o, meglio ancora, di trasformarlo in un gran piangi e fotti.
E' una cosa da idioti, da malfidati autostimanti e, a dirla tutta, anche da chi ama il rischio. Le motivazioni reali possono essere svariate:
1) Paura di faticare troppo.
2) Paura di faticare troppo e poi naufragare.
3) Consapevolezza che se si naufraga almeno non ci si è sbattuti troppo
4) Consapevolezza che se si naufraga si potrà fare meglio come non si è fatto.
5) Consapevolezza che se si vince si è fregati la "Macchina" con molto meno sforzo di quanto fosse ritenuto necessario.
Insomma si ha a che fare con una vera e propria bilancia affollata di varie cose.
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16-09-2008, 13:48
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#12
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Avanzato
Qui dal: Jan 2008
Messaggi: 358
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RISCHI:
- Cos'è che mi sta frenando?
La paura di vedere la propria immagine di perfezione, di cui si ha assoluto bisogno, andare miseramente in pezzi.
- Quali sono i rischi che correrei se "andassi fino in fondo"?
Scoprire sé stessi e magari anche parti di sé o difetti difficili da accettare. Ma è un rischio necessario per non continuare a vivere nell'illusione.
- Nella peggiore delle eventualità cosa potrebbe accadermi? (distingui bene il fatto che potrebbe accaderti dalla interpretazione che tu dai del fatto)
Venire rigettati indietro dalla paura, se ci si forza troppo e ci si violenta in situazioni che non siamo pronti ad affrontare. Ripartire sarebbe poi ancora più difficile.
- Ci sono altre interpretazioni che potrei dare di questo fatto?
Riuscire a vedere chiaramente il meccanismo della paura, permette di dargli un significato diverso da quello che siamo solitamente portati a dare, in maniera istintiva. La paura sta nel modo in cui il fallimento colpirebbe la nostra immagine illusoria di perfezione, non in come colpirebbe realmente noi stessi. Un esame fallito o il giudizio negativo di qualcuno, sono dettagli su un piano oggettivo, ma sono colpi mortali per la perfezione di cui abbiamo bisogno. Anche un graffietto microscopico rende imperfetto il più liscio degli specchi.
- Ci sono delle cose che potrei fare, o che potrei fare diversamente per limitare l'entità di tali rischi?
Abbandonare la necessità di essere perfetti, che deriva dalla paura profonda di non venire accettati. Non saremo mai perfetti e il non riuscire ad accettarlo, paradossalmente, ci allontana ancora di più da questa sospirata perfezione. Ci avviciniamo di più alla perfezione quando non aspiriamo ad essa.
OPPORTUNITA':
- Quali sono le opportunità che mi sto perdendo rinunciando a dare il massimo di me stesso?
Soprattutto, essere sé stessi e la serenità che dona riuscire a fare ciò. Vivere con l'assillo di non non potersi permettere di sbagliare è una fatica immane. E' andare avanti col freno a mano tirato.
- Cosa riuscirei ad ottenere se tutto andasse per il "verso migliore"?
Conoscere davvero sé stessi, accettarsi, riuscire a spostare l'attenzione sul mondo circostante e sugli altri, di modo da poter entrare davvero in contatto con loro. Conoscere la propria parte emotiva, così soffocata da quella razionale.
Infine prova a pensare se ci siano delle "strade alternative" che ti permetterebbero di sfruttare le opportunità, senza incorrere nei rischi che hai evidenziato sopra.
Riuscire a vincere il proprio bisogno di perfezione, con tutte le illusioni e le paure che esso comporta, la vedo l'unica strada possibile. Ogni cosa che ci allontana da noi stessi ci riporta a questo circolo vizioso: viviamo per dare a noi stessi un'immagine di noi che non corrisponde al vero e il perseguimento di quest'immagine non ci permette di conoscere le parti di noi che ci servono per non avere paura.
Questo non vale per tutti, ovvio. Vale per me e per quelli come me che si ritrovano in questo circolo vizioso.
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16-09-2008, 13:48
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#13
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Esperto
Qui dal: May 2008
Ubicazione: Ortaggiolandia
Messaggi: 960
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Quote:
Originariamente inviata da Joker4
E' un giochetto abbastanza perverso, in cui cado spesso anche io. La speranza però è sempre quella di riuscire a sottrarvisi prima che il tempo stringa o, meglio ancora, di trasformarlo in un gran piangi e fotti.
E' una cosa da idioti, da malfidati autostimanti e, a dirla tutta, anche da chi ama il rischio. Le motivazioni reali possono essere svariate:
1) Paura di faticare troppo.
2) Paura di faticare troppo e poi naufragare.
3) Consapevolezza che se si naufraga almeno non ci si è sbattuti troppo
4) Consapevolezza che se si naufraga si potrà fare meglio come non si è fatto.
5) Consapevolezza che se si vince si è fregati la "Macchina" con molto meno sforzo di quanto fosse ritenuto necessario.
Insomma si ha a che fare con una vera e propria bilancia affollata di varie cose.
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Che vuol dire "piangi e fotti"?
Non è da idioti (ok, forse un po' ) e soprattuto tutto si può dire tranne che sia da amanti del rischio, se non forse per un osservatore esterno, ma in ogni caso come conseguenza di scelte sbagliate che portano poi (soltanto poi) a subire (allegramente!), di fatto, gli effetti di quei rischi che un momento prima non si erano valutati bene.
Le motivazioni reali dell'autosabotaggio non mi sembrano quelle che indichi tu, sinceramente.
Nelle prime due paure intravedo solo l'incapacità di valutare bene i propri tempi, e anche le proprie capacità; le quali, peraltro, se si è degli habitué di questi meccanismi non è che si siano messe tanto alla prova.
Quindi sono effetti, per individuare le cause bisogna trasformarle in domande e chiedersi: perché si ha paura di faticare troppo? Che cosa temiamo verrebbe messo irrimediabilmente in discussione? E perché non vorremmo che accadesse? Quale vantaggio traiamo nel mantenere intatte quelle condizioni che ci fanno rimanere nello stesso comodo pantano di sempre?
Dalla terza fino alla quinta, se non ne sto travisando il senso, non si può parlare propriamente di consapevolezza, ma ancora una volta di paure che casomai impediscono di averle, certe consapevolezze (reali o forse si può parlare solo di realistiche - in ogni caso sempre meglio che soltanto "virtuali") su di sé.
[...ma che ho detto? 8)]
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16-09-2008, 14:11
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#14
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Principiante
Qui dal: Aug 2008
Messaggi: 44
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Quote:
Originariamente inviata da Tristan
Che vuol dire "piangi e fotti"?
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...esattamente quello che vuol dire ^ ^. Prima piangere, poi...fottere. Ovverossia, cavarsela .
Quote:
Non è da idioti (ok, forse un po' ) e soprattuto tutto si può dire tranne che sia da amanti del rischio, se non forse per un osservatore esterno, ma in ogni caso come conseguenza di scelte sbagliate che portano poi (soltanto poi) a subire (allegramente!), di fatto, gli effetti di quei rischi che un momento prima non si erano valutati bene.
Le motivazioni reali dell'autosabotaggio non mi sembrano quelle che indichi tu, sinceramente.
Nelle prime due paure intravedo solo l'incapacità di valutare bene i propri tempi, e anche le proprie capacità; le quali, peraltro, se si è degli habitué di questi meccanismi non è che si siano messe tanto alla prova.
Quindi sono effetti, per individuare le cause bisogna trasformarle in domande e chiedersi: perché si ha paura di faticare troppo? Che cosa temiamo verrebbe messo irrimediabilmente in discussione? E perché non vorremmo che accadesse? Quale vantaggio traiamo nel mantenere intatte quelle condizioni che ci fanno rimanere nello stesso comodo pantano di sempre?
Dalla terza fino alla quinta, se non ne sto travisando il senso, non si può parlare propriamente di consapevolezza, ma ancora una volta di paure che casomai impediscono di averle, certe consapevolezze (reali o forse si può parlare solo di realistiche - in ogni caso sempre meglio che soltanto "virtuali") su di sé.
[...ma che ho detto? 8)]
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Il mio punto di vista è che questo comportamento possa essere accettato consapevolmente, e magari controllato, senza considerarlo tanto un problema quanto un inclinazione...certo, abbastanza limitante, ma neanche eccezionalmente grave.
La gravità di un problema è sempre determinante. Se è gestibile, non c'è sempre bisogno di scavare, analizzare, controllare, sondare.
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16-09-2008, 14:20
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#15
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Esperto
Qui dal: May 2008
Ubicazione: Ortaggiolandia
Messaggi: 960
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Quote:
Originariamente inviata da Joker4
Il mio punto di vista è che questo comportamento possa essere accettato consapevolmente, e magari controllato, senza considerarlo tanto un problema quanto un inclinazione...certo, abbastanza limitante, ma neanche eccezionalmente grave.
La gravità di un problema è sempre determinante. Se è gestibile, non c'è sempre bisogno di scavare, analizzare, controllare, sondare.
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Sono in parte d'accordo, specie sull'attribuire il giusto peso al problema o inclinazione - sì però verso il basso - (perché se non altro si sa cosa affrontare); ma la gravità è sempre relativa all'ampiezza del proprio pantano (e ognuno conosce il suo) e il bisogno di scavare, analizzare, controllare e sondare diventa necessità se nel pantano ci stai comodo da troppo tempo e se ormai ha la meglio su di te sempre e soltanto il pilota automatico.
PS: Barda il tuo post l'ho stampato e ora me lo faccio tatuare sulla fronte. 8)
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