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Vecchio 14-06-2014, 17:38   #1
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Ciao. Voglio proporvi una mia riflessione riguardo al senso della vita, che scaturisce dal raffronto fra i miei stati d'animo durante il mio anno Erasmus in Inghilerra, quelli provati a casa mia in Toscana e quelli all'università di Roma.

Fino dal 13 settembre 2013 all'8 giugno 2014, con qualche interruzione, sono stato in Inghilterra.
Dopo i primi mesi di novità, durante i quali mi sono trovato sostanzialmente piuttosto bene ed ho interagito con successo con la variopinta realtà anglosassone, la quale è un vero melting pot di culture sia in università sia fuori, la vita intera ha cominciato a perdere il suo senso.
Sì, perché una volta seguiti i corsi in inglese ed aver visto come era strutturata la società locale non mi rimaneva più nulla da fare.
Ero bloccato lì.
Inizialmente ho compensato questo vuoto interiore studiando le lingue. Durante ottobre, novembre e inizio dicembre ho accumulato varie conoscenze di francese, dando un esame l'8. Dopodiché ho iniziato a fare tedesco, che ho cessato verso fine gennaio per l'avvicinarsi degli esami e la necessità di dedicare più tempo allo studio.
Poi mi sono dato alla ricerca genealogica, che mi sono reso conto di non poter completare perché lontano da casa mia (dove c'è un archivio diocesano con documenti demografici che toccano il 1574). Da quel momento è iniziata un'intensa nostalgia.
Mi sono piano piano reso conto che a Londra non avevo nulla. Tutto era vuoto di intenzione e di desiderio.
Le persone che avevo conosciuto lì di lì a poco le avrei abbandonate per sempre e non avrebbero mai fatto parte della mia vita.
Di trovare una ragazza lì non se ne poteva proprio parlare, avrei dovuto concludere il rapporto prima del mio congedo ad inizio giugno.
Quindi ho iniziato a trascorrere i giorni non facendo nulla, se non studiare per gli esami (puntualmente il giorno prima della prova, con risultati alla fine buoni). Guardavo l'orologio, vedevo il tempo trascorrere, il sole sorgere e tramontare. Niente aveva più un senso.
Le giornate passavano e non producevano niente.
Non volevo uscire perché non capivo a cosa potesse servire. Perché avrei dovuto esplorare Londra? Cosa era Londra? Cosa rappresentava nella mia esistenza? Quindi non mi muovevo di casa, anzi, di camera mia.

Poi sono tornato a casa.
Inizialmente, come era sempre successo dopo un viaggio anche lungo, non provai assolutamente niente. La casa mi sembrava il solito ambiente familiare.
Poi capii.
Capii che la vita può avere un senso. Tuttavia non può averlo ovunque: soltanto a casa può averne.
Perché?
Perché la nostra storia è a casa. La mia casa, per me, è una vasta area che va dal Monte Amiata alla costa maremmana.
Esiste una fitta rete di corrispondenze e di simbologie che affolla ogni angolo della casa. A casa è tutto sensato, desiderabile e meraviglioso.
A casa ogni dettaglio, anche un crepaccio sul muro, una fogliolina secca trovata per terra o il breccino delle strade sterrate è familiare e rievoca divine sensazioni che appartengono a un passato grande e meraviglioso.

A casa, anche se molte persone ti sono sempre state ostili e ti hanno reso la vita difficile, ci sono tutte le conoscenze di una vita, a volte purtroppo trascurate, che hanno reso l'esistenza più bella e più ricca.
A casa ogni posto che si visita si può ricollegare ad un'esperienza che ci ha segnato e trasformato.

Quindi secondo me il fondamento di una vita felice è una assidua visita di casa propria. Per me è conveniente visitare spesso posti lontani da casa senza tuttavia abbandonarla.
Perché la vita perde il suo senso.
Perché anche se tante persone nel nostro luogo di origine ci hanno preso in giro o infastidito, molte altre non lo hanno fatto e fanno comunque parte del nostro passato più remoto.
...
Vecchio 14-06-2014, 17:46   #2
Esperto
L'avatar di Equilibrium
 

Avendo fatto 10 anni di questa vita ti posso dire che concordo
Vecchio 14-06-2014, 18:06   #3
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Il fondamento di una vita felice è avere delle persone che hanno un significato nella nostra vita, il luogo dove ti trovi non conta, se hai persone che per te contano accanto anche sulla luna sarai felice. Su una cosa hai ragione, le persone che contano nella nostra vita sono quelle con cui si ha condiviso più tempo e più esperienze, non le compagnie e i giri di amici che si frequenta tanto per, che oggi hai ma domani magari non avrai piu, ma quei due tre amici che sono cresciuti con te e che speri ti accompagneranno anche nel futuro, la famiglia, fratelli sorelle, genitori, nonni, zii cugini, perchè comunque hanno con te un legame di sangue, la compagna/compagno con cui speri di costruire una nuova famiglia e i figli. A volte si da poca importanza ai rapporti che ci portiamo dietro da una vita ma che piano piano mettiamo da parte, invece sono quelli che bisogna coltivare, perchè quelli sono la nostra storia, la nostra identità. Arrivati ad una certa età non si può più pretendere di girare in lungo e in largo (in senso metaforico) come si faceva da adolescenti cambiando compagnie, cambiando fidanzato, ignorando la famiglia perchè si finirà per rimanere da soli quando, arrivati "al tramonto della vita" ci si rende conto di non avere legami profondi.

Personalmente ho smesso di girare in lungo e in largo e mi sto dedicando a quei pochi rapporti per me importanti che mi sono rimasti perchè non voglio per nulla al mondo perderli
Vecchio 14-06-2014, 18:22   #4
Esperto
L'avatar di camadorea
 

Non è sempre così, potrebbe essere anche il fondamento di una vita infelice.
Vecchio 14-06-2014, 18:23   #5
Esperto
L'avatar di zoe666
 

Quote:
Originariamente inviata da camadorea Visualizza il messaggio
Non è sempre così, potrebbe essere anche il fondamento di una vita infelice.
mi ritrovo più in questo pensiero in effetti.
Vecchio 14-06-2014, 18:25   #6
Esperto
L'avatar di Lino_57
 

Le "radici" sono importanti, tuttavia un senso alla vita lo danno le persone che frequenti. Non è indispensabile vivere nel territorio d'infanzia, centinaia di milioni di persone si sono spostate dai luoghi di origine per sfuggire a miseria e guerre nel corso dei millenni, eppure un senso alla vita l'hanno saputo dare anche loro.
Vecchio 14-06-2014, 18:28   #7
Esperto
L'avatar di barclay
 

Il fondamento di una vita felice è porvi fine prima possibile
Vecchio 14-06-2014, 18:33   #8
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Originariamente inviata da Lino_57 Visualizza il messaggio
Le "radici" sono importanti, tuttavia un senso alla vita lo danno le persone che frequenti. Non è indispensabile vivere nel territorio d'infanzia, centinaia di milioni di persone si sono spostate dai luoghi di origine per sfuggire a miseria e guerre nel corso dei millenni, eppure un senso alla vita l'hanno saputo dare anche loro.
Perché il territorio, a tuo parere, non è indispensabile e le persone sì?
Vecchio 14-06-2014, 19:35   #9
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Il discorso fila, ma credo sia molto soggettivo. Personalmente credo che potrei ritenere "casa" e "famiglia" un ambiente ed un cerchio di persone che mi verrebbe naturale considerare tali, senza forzature o convenzioni. E, per quanto mi riguarda, mi spiace, ma non ci riesco. Casa, per me, è solo un posto dove stare, un'alternativa alla strada, un luogo dove riesco *quasi* sempre a nascondermi dal mondo esterno, ma che è stato profanato troppe volte, e in modi così stupidi che ormai risulta solo triste e cupo.
Famiglia è data dal legame di sangue, ma poco altro: il livello di illogicità raggiunto all'interno del suo nucleo più ristretto farebbe rabbrividire anche la famiglia Addams... .
Vecchio 14-06-2014, 20:17   #10
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Quote:
Originariamente inviata da Atomino Visualizza il messaggio
Il discorso fila, ma credo sia molto soggettivo. Personalmente credo che potrei ritenere "casa" e "famiglia" un ambiente ed un cerchio di persone che mi verrebbe naturale considerare tali, senza forzature o convenzioni. E, per quanto mi riguarda, mi spiace, ma non ci riesco. Casa, per me, è solo un posto dove stare, un'alternativa alla strada, un luogo dove riesco *quasi* sempre a nascondermi dal mondo esterno, ma che è stato profanato troppe volte, e in modi così stupidi che ormai risulta solo triste e cupo.
Famiglia è data dal legame di sangue, ma poco altro: il livello di illogicità raggiunto all'interno del suo nucleo più ristretto farebbe rabbrividire anche la famiglia Addams... .
Sì, sicuramente il mio discorso è soggettivo ed è influenzato dalla mia necessità di familiarità.

Però è anche vero che, tolto il discorso sulla famiglia, anche io prima di stare all'estero da solo per 8 mesi e mezzo non davo molto valore alla "casa" inteso come insieme di luoghi fisici dove sono cresciuto durante i miei primi anni (o decenni) di vita.

Lo stesso smarrimento di Londra l'ho provato anche durante i periodi in cui rimanevo a Roma da solo; il mio disturbo ossessivo compulsivo raggiungeva dei picchi di rara intensità.

Diciamo che invito alla riflessione chi questo genere di esperienze non le ha mai avute.

E invito anche a non sottovalutare cose apparentemente "convenzionali".
Se la famiglia fosse solo una convenzione la società neanche esisterebbe...
Poi capisco che esistano vicende familiari nefaste, questo sì.

Ultima modifica di Iacopo; 14-06-2014 a 20:19.
Vecchio 14-06-2014, 20:25   #11
Esperto
L'avatar di IO&EVELYN
 

io non la penso cosi. per me la felicità è altro.
Vecchio 14-06-2014, 20:53   #12
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Se ho ben interpretato, concordo.

Sono nato, cresciuto e vivo a Milano.
Amo questa città e voglio tassativamente viverci, al punto che la persona che vorrà rimanermi accanto per il resto della vita (salvo ripensamenti in corso d'opera), dovrà accettare di trasferirsi se non vivrà qui e che se mai dovessero propormi trasferte lunghe o trasferimenti non esiterei a dimettermi e preferirei fare un lavoro meno retribuito o in un altro settore, a costo di fare un lavoro molto banale.

Non ho la necessità di avere accanto la mia famiglia, anzi, il momento in cui andrò a convivere con una donna, sarà il momento in cui mi eliminerò dalla presenza giornaliera della stessa.

E' una questione legata al sentirmi vivo solo in questo luogo, ai contesti sociali che difficilmente troverei altrove e alle poche frequentazioni sociali che ho che non intendo perdere.

Poi, concordo che la felicità per me passa, prima, per avere le due esse (sentimento, sesso) nel proprio quotidiano, nel costruire qualcosa con una persona in un'ottica di famiglia (convivenza, figli) e nel non essere schiavi del lavoro o di alcune necessità (es. mutuo)
Vecchio 14-06-2014, 20:57   #13
Esperto
L'avatar di Wrong
 

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Originariamente inviata da barclay Visualizza il messaggio
Il fondamento di una vita felice è porvi fine prima possibile
Quotone.
Vecchio 14-06-2014, 21:05   #14
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Originariamente inviata da Wrong Visualizza il messaggio
Quotone.
Leggo spesso aspirazioni di morte e mi domando: morire per mano propria o altrui non è così difficile (in certi casi, anche "dolcemente").
Perché non viene attuato ciò a cui una persona sembra aspirare?
Vecchio 14-06-2014, 21:12   #15
Esperto
L'avatar di IO&EVELYN
 

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Originariamente inviata da liuk76 Visualizza il messaggio
Leggo spesso aspirazioni di morte e mi domando: morire per mano propria o altrui non è così difficile (in certi casi, anche "dolcemente").
Perché non viene attuato ciò a cui una persona sembra aspirare?
è la mancanza di coraggio che limita la liberazione, ma spesso quel coraggio non arriva mai.
Vecchio 14-06-2014, 21:12   #16
Esperto
L'avatar di Wrong
 

Quote:
Originariamente inviata da liuk76 Visualizza il messaggio
Leggo spesso aspirazioni di morte e mi domando: morire per mano propria o altrui non è così difficile (in certi casi, anche "dolcemente").
Perché non viene attuato ciò a cui una persona sembra aspirare?
Ne parlavo proprio stamattina, mi hanno fatto una domanda "Perché non ti butti sotto il treno?" La risposta è semplice: perché sono una fifona, ho paura di quello che c'è dopo, potrebbe esserci niente, l'inferno, il paradiso, la reincarnazione.
Con la sfortuna che ho poi potrei restare viva ma paralizzata completamente.
Vecchio 14-06-2014, 21:15   #17
Esperto
L'avatar di IO&EVELYN
 

Quote:
Originariamente inviata da Wrong Visualizza il messaggio
Ne parlavo proprio stamattina, mi hanno fatto una domanda "Perché non ti butti sotto il treno?" La risposta è semplice: perché sono una fifona, ho paura di quello che c'è dopo, potrebbe esserci niente, l'inferno, il paradiso, la reincarnazione.
Con la sfortuna che ho poi potrei restare viva ma paralizzata completamente.
a me francamente non mi importa cosa c'è dopo (al 99% niente) mi manca proprio il coraggio.
Vecchio 14-06-2014, 21:16   #18
Banned
 

trovo giusto istigare al suicidio su un forum di problemi psicologici in cui anche solo aprire un 3d sul suicidio altrui con news di attualità viene sanzionato


comunque io ho desideri suicidi (ho avuto, va, tranne rari casi ora) è ovvio che un pensiero non è un'azione (ma bisogna dirlo?) è ovvio che il pensiero è combattuto da altre cose, altri fattori....
per me il lavoro era desiderio di suicidio, mi sono suicidato? no.... sai perchè? per non fare soffrire gli altri, per darmi una possibilità, per desiderio di stare meglio, di provare piacere ecc....

E' una domanda oggettivamente stupida, provocante, fuori luogo e offensiva
Vecchio 14-06-2014, 21:31   #19
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Quote:
Originariamente inviata da Iacopo Visualizza il messaggio
Sì, sicuramente il mio discorso è soggettivo ed è influenzato dalla mia necessità di familiarità.

Però è anche vero che, tolto il discorso sulla famiglia, anche io prima di stare all'estero da solo per 8 mesi e mezzo non davo molto valore alla "casa" inteso come insieme di luoghi fisici dove sono cresciuto durante i miei primi anni (o decenni) di vita.

Lo stesso smarrimento di Londra l'ho provato anche durante i periodi in cui rimanevo a Roma da solo; il mio disturbo ossessivo compulsivo raggiungeva dei picchi di rara intensità.

Diciamo che invito alla riflessione chi questo genere di esperienze non le ha mai avute.

E invito anche a non sottovalutare cose apparentemente "convenzionali".
Se la famiglia fosse solo una convenzione la società neanche esisterebbe...
Poi capisco che esistano vicende familiari nefaste, questo sì.
Beh sì, credo di capire. Molto banalmente può rassomigliare ad una sorta di "magone" che sopraggiunge quando si è lontani dai luoghi di cui si ha più esperienza, e che - giocoforza, nonostante tutto - ispirano ovviamente più sicurezza di quelli a noi estranei.
Concordo sul fatto che riporre la propria sicurezza in un luogo carico di significati sia importante, ma purtroppo non è tutto. Magari bastasse così «poco»...

Quote:
Originariamente inviata da Wrong Visualizza il messaggio
"Perché non ti butti sotto il treno?" La risposta è semplice: perché sono una fifona
...
Con la sfortuna che ho poi potrei restare viva ma paralizzata completamente.
Quoto al cubo.
Vecchio 14-06-2014, 21:40   #20
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Quote:
Originariamente inviata da reknub Visualizza il messaggio
E' una domanda oggettivamente stupida, provocante, fuori luogo e offensiva
Nessun invito al compiere determinati gesti, anzi... Per quanto possa capire che le idealizzazioni suicide facciano parte di determinati disagi mentali; non ricordo se l'avevo mai detto ma sono stato insieme per anni con una donna depressa che idealizzava il suicidio quasi quotidianamente, per cui...
Ho una forte insofferenza, per usare un eufemismo, nei confronti dell'idealizzazione e concretizzazione di tale tema.

Leggo spesso qui speranze e aspettative in tal senso e, di norma, salto a piè pari le discussioni che derivano in quella direzione perché inviti in senso contrario sarebbero rispediti al mittente portando la classica motivazione del "tu non sai cosa vivo io".

Il senso della domanda, visto che sembra sempre che qualsiasi barlume di felicità che viene proposto debba essere soffocato, è solo quello di capire cosa passa nella testa delle persone che sostengono ciò.

Poi, a me non può far altro che piacere sapere che una persona non intende attuare alcun proposito.
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