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Originariamente inviata da blimunda
Il vivere bene è quando uno sta bene con se stesso, con gli altri, con il mondo. Poi vabbè se vai a cercare una definizione precisq non so come ribattere, ma credo che si capisca cosa intendo dire. è ovvio che il bene è diverso per ciascuno, ciononostante, ognuno desidere il proprio bene. Se sta male, qualcosa non va.
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E credi male perché non si capisce cosa si intende dire se si analizza bene la questione.
Che qualcosa non va, è chiaro, cosa non va, e in che modo vada cambiato, non lo è affatto, è questo il punto. Qualcosa non va nella persona, a livello psicologico... Fisico... O il problema è psico-sociale?
Perché anche se sei uno schiavo alla Kunta Kinte magari non vivi bene e stai male nel contesto sociale in cui vivi. Che stai male è ben chiaro, ma cosa tu possa cambiare effettivamente in un contesto del genere per stare bene o meglio secondo il tuo senso di bene non è affatto semplice individuarlo (e non è nemmeno detto che esista!). Anche se altri schiavi stanno bene e più tranquilli di te nello stesso contesto, non dimostra nulla, magari gli altri che stanno bene in quel contesto là non condividono affatto il tuo senso di bene, ne hanno direttamente un altro che risulta soddisfacibile.
Uno schiavo alla Kunta Kinte di sicuro si trova in una posizione molto più conflittuale col contesto rispetto ad altri tipi di schiavi. Questa posizione produce reazioni sociali molto più violente in quel contesto, ma c'è un'alternativa più funzionale rispetto al senso di bene di Kunta Kinte? Stare tranquilli e non protestare, partendo da una posizione esistenziale alla Kunta Kinte, è una soluzione secondo te?
Secondo me no.
Quindi che qualcun altro stia meglio di me nelle stesse condizioni (si dica e sia soddisfatto dal suo punto di vista), per me non dimostra proprio nulla né è così scontato che lo stile di vita (comportamentale e psicologico) di quest'altra persona debba rappresentare un modello da seguire per me per stare bene, perché non è detto che a monte si condivida lo stesso senso di "vivere bene".
Questo contesto a te e le persone che ragionano come te che parlano di funzionale e disfunzionale relativi al vivere bene. Si parla come se questo concetto fosse caduto dal cielo e fosse condiviso a monte per magia in senso universale da tutti. Ma se non si è d'accordo nemmeno su come funziona la mente e cosa sia di preciso la mente (basta rispolverare un po' delle questioni sollevate dalla cosiddetta filosofia della mente), figuriamoci se si possa esser d'accordo rispetto a questa cosa qua!
Anche dal punto di vista politico si è in lotta proprio per questo e diverse classi di individui alla fine devono negoziare con altre classi per ottenere condizioni esistenziali migliori proprio perché non si è affatto tutti d'accordo rispetto a quello in cui deve consistere questo concetto: "vivere bene". Come lo si riempie di senso questo concetto è qualcosa di soggettivo ed individuale non di oggettivo e condiviso, che so come il pianeta su cui viviamo.
Il vivere bene di questo o quell'individuo in cosa consisterebbe o dovrebbe consistere per poter poi parlare in modo sensato di funzionale e disfunzionale in generale?
Se non si indica in cosa debba consistere questo "vivere bene", parlare di funzionale e disfunzionale in generale non significa proprio un bel niente! Non bisogna essere delle cime per comprenderlo.
Anche un prete vive bene, ma se a me manca un certo tipo di donna (che non so nemmeno se esiste), bisogna concludere che sarebbe auspicabile convincermi a vivere, pensare, avere le stesse credenze e comportarmi come un prete visto che questo prete specifico, a quanto pare, sta bene e vive senza disagi?
Per me che il prete stia bene non dimostra nulla relativamente alla soluzione dei miei problemi esistenziali. Lo stile di vita del prete, il suo modo di pensare, le sue credenze e così via deve rappresentare necessariamente una soluzione o un modello da seguire per me "funzionale" solo perché il prete sta bene con se stesso e con gli altri?
Ho fatto solo un esempio per far comprendere che la questione non è così semplice come la descrivi tu (e come la descrivono anche persone che si definiscono e vengono definiti psicologi e psicoterapeuti ma ragionano in modo piuttosto ingenuo). Ho usato il prete come esempio, ma se prendiamo per modello altri tipi di persone (anche te stessa per esempio) il discorso in fin dei conti non cambia.
Ad esempio se ho mal di schiena qualcosa non va di sicuro... Ma cosa non va di preciso?
Tu supponi a monte che siano dei comportamenti e modi di pensare disfunzionali specifici ben identificati il problema (e questi la persona li sente come problematici), ma non è detto che sia così o che "il cosa non va" sia inquadrabile solo in quest'ottica qua.
Il discorso di Mortino risulta estremamente discutibile proprio per questo.
Se io ho mal di schiena immagino una situazione in cui il mal di schiena non c'è quando penso ad una soluzione del problema, mentre qualche altro pensa a qualcosa di ben diverso come "soluzione"... Una forma psicologica di resistenza al dolore per esempio.
Ma io già non riconosco questa forma di resistenza come una soluzione al problema che pongo... Io non voglio resistere affatto al dolore, io desidero non provare più quel dolore fastidioso! Che altri si dicano soddisfatti e lo siano davvero quando resistono al dolore non me ne frega nulla, non è questo quello che vorrei ottenere. Che sia funzionale per raggiungere un certo stile di vita lo vedo, ma mica è detto che anche a me piacerebbe vivere in questi modi qua resistendo al dolore!
Già qua non ci troviamo e non condividiamo affatto quel che vogliamo ottenere e consideriamo "bene" io e un'altra persona. Su altre questioni lo stesso si può essere in disaccordo. E questo disaccordo magari non è così superficiale, in base a questo poi resta definito cosa rappresenta una cura o soluzione di certi problemi individuali e cosa no.