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05-05-2016, 23:41
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#1
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Esperto
Qui dal: Mar 2015
Messaggi: 865
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Spesso mi capita di essere giù di morale, e posso lasciarlo trasparire dagli sguardi e dalle espressioni facciali. Ed immancabilmente la cosa mi viene fatta pesare, del tipo "ma cos'è quella faccia sempre arrabbiata" "cos'hai da essere sempre incazzato" "se avessi io la tua età..." "pensa a chi sta peggio" ecc. ecc. E' così da sempre, tanto che ormai quando capita che mi lamenti tra me e me (perché non oso farlo ad alta voce), dopo mi sento in colpa per essermi lamentato, e sto anche peggio di prima.
Perché nella società di oggi si tende a negare il concetto di infelicità? Se qualcuno si lamenta, la risposta è "pensa a quelli che stanno peggio". E' giusto? E' disfunzionale pensarla diversamente (perché poi è innegabile che secondo gli standard di vita occidentali lamentarsi per cose "futili" possa essere considerato un atteggiamento deprecabile)? Negare il diritto all'infelicità sulla base delle condizioni in cui noi abitanti di paesi sviluppati ci troviamo a vivere, è giusto? Oppure ci sfugge qualcosa? Io faccio fatica a venirne a capo, voi come la vedete?
P.S. non so se è la sezione giusta, anche perché il post parte con considerazioni personali e poi si sposta verso una riflessione che, nella mia testa, ha portata generale. Nel caso spostate
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05-05-2016, 23:47
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#2
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Messaggi: 4,598
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Non tendo a lamentarmi molto in pubblico, l'ho fatto poche volte.
Le pochissime volte che l'ho fatto però devo dire che non mi è stato fatto pesare nulla, niente paternali su "Eh ma i bambini africani? Quelli che muoiono di fame? E i marò? (questo non potrebbero più dirlo. )", quindi non so.
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05-05-2016, 23:51
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#3
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,197
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Quote:
Originariamente inviata da OhNo!
Spesso mi capita di essere giù di morale, e posso lasciarlo trasparire dagli sguardi e dalle espressioni facciali. Ed immancabilmente la cosa mi viene fatta pesare, del tipo "ma cos'è quella faccia sempre arrabbiata" "cos'hai da essere sempre incazzato" "se avessi io la tua età..." "pensa a chi sta peggio" ecc. ecc. E' così da sempre, tanto che ormai quando capita che mi lamenti tra me e me (perché non oso farlo ad alta voce), dopo mi sento in colpa per essermi lamentato, e sto anche peggio di prima.
Perché nella società di oggi si tende a negare il concetto di infelicità? Se qualcuno si lamenta, la risposta è "pensa a quelli che stanno peggio". E' giusto? E' disfunzionale pensarla diversamente (perché poi è innegabile che secondo gli standard di vita occidentali lamentarsi per cose "futili" possa essere considerato un atteggiamento deprecabile)? Negare il diritto all'infelicità sulla base delle condizioni in cui noi abitanti di paesi sviluppati ci troviamo a vivere, è giusto? Oppure ci sfugge qualcosa? Io faccio fatica a venirne a capo, voi come la vedete?
P.S. non so se è la sezione giusta, anche perché il post parte con considerazioni personali e poi si sposta verso una riflessione che, nella mia testa, ha portata generale. Nel caso spostate
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Moltissime persone hanno bisogno di credere che l'unico motivo per cui degli individui non stanno bene consiste nel fatto che questi "non vogliono star bene".
La risposta alla domanda "perché non sto bene?" secondo le idee di moltissime persone che abbiamo intorno deve andare a parare necessariamente nella risposta "perché non voglio star bene".
Se non stai bene allora diventi in automatico una persona che ha una cattiva volontà, una volontà orientata allo star male, ogni problema relativo al mal di vivere deve esser causato, secondo queste menti illuminate, da una scelta individuale relativa allo star male.
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Ultima modifica di XL; 06-05-2016 a 00:00.
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05-05-2016, 23:55
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#4
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Esperto
Qui dal: Nov 2014
Ubicazione: sotto il letto
Messaggi: 4,296
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Ho deciso,fonderò una nuova forma di governo: la disagiocrazia degradocentrica, dove i sorrisi gratuiti verranno tassati e l'entusiasmo ingiustificato punito severamente
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06-05-2016, 00:16
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#5
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Gente volgare che non conosce quelle delizie uniche elargite da madama Malinconia.
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06-05-2016, 00:42
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#6
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Banned
Qui dal: Mar 2015
Messaggi: 1,026
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La verità è che si rompono di consolarci anche perché spesso non è possibile sfortunatamente. Allora qual è il modo migliore per liquidarti? Dirti che non hai nulla per cui lamentarti. Ad essere sinceri effettivamente la gente che si lamenta per le stupidaggini di continuo dà sui nervi...ma se di stupidaggini si tratta.
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06-05-2016, 07:24
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#7
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,122
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Se le persone smettessero di fartelo notare (bisogna anche considerare quanto le persone te lo facciano effettivamente notare, forse anche la tua attenzione selettiva si concentra troppo su queste frasi), non saresti più infelice? Qual è il vero problema: i commenti altrui o l'infelicità vera e propria? Ma soprattutto: se essere infelice per te non è un problema, perché dovrebbero esserlo questi commenti?
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06-05-2016, 08:11
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#8
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,197
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Se le persone smettessero di fartelo notare (bisogna anche considerare quanto le persone te lo facciano effettivamente notare, forse anche la tua attenzione selettiva si concentra troppo su queste frasi), non saresti più infelice? Qual è il vero problema: i commenti altrui o l'infelicità vera e propria? Ma soprattutto: se essere infelice per te non è un problema, perché dovrebbero esserlo questi commenti?
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muttley forse non hai compreso bene. Se io dico "non sono felice per la tale e tal'altra cosa" e l'altro mi dice "ci sono persone che vivono immerse in questa roba qua e stanno bene lo stesso, quindi non dovresti essere infelice ma felice come queste persone qua", la cosa può dar fastidio, perché il problema viene ridefinito in termini di scelta e oltre al danno c'è anche la beffa.
Dov'è che si afferma che essere infelici non produca disagio?
Il disagio aggiuntivo viene causato dal fatto che l'individuo da solo non ha strumenti (o non li ha elaborati ancora) per star meglio (il vero problema è questo) e gli viene poi detto che in realtà un problema del genere non c'è e non dovrebbe esserci (mettendosi a giocare retoricamente con delle sfumature di significato).
Si parte da un assioma del genere "quel che non si può risolvere o sa modificare o dipende anche da altro dovrebbe essere accettato e basta e non dovrebbe costituire alcun nucleo problematico che produce disagio per l'individuo" che non è detto che sia condiviso.
Per me le due cose non sono equivalenti: "sono impotente nei confronti della tal situazione" non significa in automatico che la accetto, mi piace, non produce disagio. E non significa neanche che per me il problema è costituito dal fatto che non la accetto spostando così il senso del mio disagio altrove e dove si vuole.
Una situazione disagevole per me c'è anche là dove gli strumenti per eliminarla non stanno tutti in mano ad una persona sola. Se sono malato di qualcosa e adesso non esistono cure né sono uno scienziato che risulta capace di elaborare cose del genere, la situazione problematica magari c'è per me, chi lo nega, ma non è certo costituita, dal mio punto di vista, dal fatto che non ho lo stesso atteggiamento stoico di qualcun altro che magari vive benissimo con tutti i limiti della stessa e identica malattia di cui sono affetto senza avere in mano alcuna cura.
C'è un problema di infelicità di sicuro in casi del genere, ma le cose vengono aggravate (almeno dal punto di vista psicologico) da questi atteggiamenti qua, che si situano tra il moraleggiante e il "dovresti fare come tizio e caio" (o ancora peggio "come me", l'atteggiamento narcisista per eccellenza) che tutto si risolve.
Discorsi del genere si concludono poi con un "se non vuoi tenere o avere gli stessi atteggiamenti di queste presone, o il mio, vuol dire che in realtà per te non c'è alcun problema", proprio come hai fatto tu poc'anzi.
Io dei miei problemi con persone del genere non ho proprio più voglia di parlarne, l'unico approccio che sanno tenere consiste in una ridefinizione forzata degli stessi, secondo il loro punto di vista, che li traduce in problemi che magari non sono problemi per me.
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Ultima modifica di XL; 06-05-2016 a 09:18.
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06-05-2016, 08:47
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#9
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Banned
Qui dal: Dec 2015
Messaggi: 1,319
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Quote:
Originariamente inviata da XL
Moltissime persone hanno bisogno di credere che l'unico motivo per cui degli individui non stanno bene consiste nel fatto che questi "non vogliono star bene".
La risposta alla domanda "perché non sto bene?" secondo le idee di moltissime persone che abbiamo intorno deve andare a parare necessariamente nella risposta "perché non voglio star bene".
Se non stai bene allora diventi in automatico una persona che ha una cattiva volontà, una volontà orientata allo star male, ogni problema relativo al mal di vivere deve esser causato, secondo queste menti illuminate, da una scelta individuale relativa allo star male.
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Quote:
Originariamente inviata da DownwardSpiral2
Ho deciso,fonderò una nuova forma di governo: la disagiocrazia degradocentrica, dove i sorrisi gratuiti verranno tassati e l'entusiasmo ingiustificato punito severamente
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Secondo me è un problema educativo, veniamo educati fin da bambini a non lamentarci perché gli altri fanno così.
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06-05-2016, 10:05
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#10
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Banned
Qui dal: Apr 2015
Ubicazione: Ovunque ma non qui
Messaggi: 14,306
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per non dover fingere ho dovuto isolarmi completamente..non sorrido spontaneamente da almeno 3 anni
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06-05-2016, 10:54
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#11
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,122
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Quote:
Originariamente inviata da XL
muttley forse non hai compreso bene.
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Il titolo parla di diritto all'infelicità, come se la si desiderasse ed è proprio questo il problema: il reiterarsi di schemi che inducono al disagio indipendentemente da condizioni esterne. Il credere che commenti del genere producano ulteriore disagio è secondo me errato, perché il disagio nasce dal contatto con le persone in base a schemi da lungo rodati nel proprio inconscio.
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06-05-2016, 11:49
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#12
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,976
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Il titolo parla di diritto all'infelicità, come se la si desiderasse ed è proprio questo il problema: il reiterarsi di schemi che inducono al disagio indipendentemente da condizioni esterne. Il credere che commenti del genere producano ulteriore disagio è secondo me errato, perché il disagio nasce dal contatto con le persone in base a schemi da lungo rodati nel proprio inconscio.
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Secondo me ad un disagio,il disagio in se, se ne aggiunge un secondo, distinto dal primo.
Stare male, essere nel buio e vedere gli altri che nella loro superficialità considerano il tuo stare male come illegittimo,come frutto di un semplice capriccio, come una cosa che non ti puoi permettere. Essere guardati dall'alto in basso, apostrofati con banali commenti,con superficiali e generici consigli, o addirittura derisi aggiunge un secondo disagio a quello già presente.
E anche quando l'intenzione dell'altro è benevola, con intento di aiutare, l'incomprensione, la superficialità e il giudizio sono in realtà sempre dietro l'angolo.
Quindi alla fine anche il comportamento opposto a quello descritto da hoNo!, ovvero il tentativo di comprensione, si rivela ugualmente fastidioso.
Credo perchè l'infelicità sia una specie di tabù,intendo l'infelicità interiore,non quella creata da condizioni esteriori difficili,quella viene compresa o addirittura considerata come l'unica legittima. Ma l'infelicità "pura" che viene da dentro è tabù.
Tutto questo secondo me ancora non va a toccare il "problema in se" che resta li inalterato e la cui soluzione alla fine spetta solo al suo portatore.
E io credo a questa possibile soluzione,a differenza di XL che mi sembra consideri il problema indipendente da se,come vera e propria malattia.
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06-05-2016, 12:00
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#13
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Esperto
Qui dal: Aug 2010
Ubicazione: Sicilia Orientale
Messaggi: 896
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A me semmbra di essere solo una vittima di questa condizione di tristezza cronica in cui mi trovo, e di essere anche vittima di chi mi fa notare spesso di essere imbronciato, musone, vittimista, ecc. soprattutto in famiglia e quando capita di essere preso per egoista da alcuni psicologi, quelli che non usano psicofarmaci, perchè secondo loro essere altruisti fa bene all'umore, mentre l'egoista è depresso e cattivo. A ma una volta una psichiatra invece mi diceva che voleva ricoverarmi perchè una depressione come la mia non l'aveva mai vista in tanti anni di carriera.. poi ho letto anche un libro di un famoso psichiatra e anche lui dice che ci sono molti pregiudizi sui disturbi mentali, in particolare sulla depressione.. allora credo che forse la gente è cattiva a dire certe cose, a me dicono di sorridere sapendo che ultimamente, credo da 7 anni circa, sto soffrendo pure di una lombosciatalgia che mi dura quasi 12 ore al giorno.. e forse sanno pure che per depressione ho anche avuto comportamenti autodistruttivi..
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06-05-2016, 12:24
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#14
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,976
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Quote:
Originariamente inviata da EdgarAllanPoe
capita di essere preso per egoista da alcuni psicologi, quelli che non usano psicofarmaci, perchè secondo loro essere altruisti fa bene all'umore, mentre l'egoista è depresso e cattivo.
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Da quel poco che ho letto di Jung, quest'ultimo riteneva il contrario. La soluzione ad una nevrosi la si può trovare spingendo l'individuo verso l'egoismo in modo che ritrovi se stesso,la strada perduta,che reinventi se stesso risolvendo con ciò la nevrosi. L'altruismo astratto invece non fa che esacerbare il conflitto interiore,il dualismo nella sua mente aumentando lo stato nevrotico. Dici ad un depresso che deve essere altruista e si deprimerà di più!
Ma prendete con le pinze, ho letto giusto qualcosa qua e la.
Alla fine comunque ha senso, chi non ama se stesso in modo da riuscire a risolvere i propri problemi può forse amare gli altri?
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06-05-2016, 18:16
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#15
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Esperto
Qui dal: Mar 2015
Messaggi: 865
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Il titolo parla di diritto all'infelicità, come se la si desiderasse ed è proprio questo il problema: il reiterarsi di schemi che inducono al disagio indipendentemente da condizioni esterne. Il credere che commenti del genere producano ulteriore disagio è secondo me errato, perché il disagio nasce dal contatto con le persone in base a schemi da lungo rodati nel proprio inconscio.
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E' un punto di vista interessante, ma io non sono d'accordo sul fatto che parlare di diritto all'infelicità equivalga a desiderarlo: io un diritto posso decidere se esercitarlo o no. In questo senso è da leggere il mio post: non si dovrebbe far pesare agli altri la loro "infelicità".
Quote:
Originariamente inviata da Semifobico
Credo perchè l'infelicità sia una specie di tabù,intendo l'infelicità interiore,non quella creata da condizioni esteriori difficili,quella viene compresa o addirittura considerata come l'unica legittima. Ma l'infelicità "pura" che viene da dentro è tabù.
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Eh si probabilmente è così, anche se spesso ho notato che le persone tendono a fare poca differenza tra le due: quando uno dimostra di essere giù di morale, loro tendono a interpretarlo come sintomo di qualche mancanza esterna, non come infelicità "pura", come l'hai chiamata tu.
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06-05-2016, 18:40
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#16
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,976
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Quote:
Originariamente inviata da OhNo!
Eh si probabilmente è così, anche se spesso ho notato che le persone tendono a fare poca differenza tra le due: quando uno dimostra di essere giù di morale, loro tendono a interpretarlo come sintomo di qualche mancanza esterna, non come infelicità "pura", come l'hai chiamata tu.
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E non hanno tutti i torti, in quanto l'infelicità "pura" comunque non esiste(anche se l'ho nominata io... ).
Felicità o infelicità è sempre in relazione al mondo e al nostro rapporto col mondo.
Il problema forse sta nel voler attribuire degli standard di "cose che rendono felici". Uno ti vede infelice e ti dice che non hai diritto a essere così perchè quello vicino a te,che ha quello che hai tu, è sereno,pertanto potresti/dovresti esserlo anche tu.
Quindi per quanto banale io torno sempre a battere lo stesso chiodo: uno è felice se ha/fa ciò che fa per lui. Ecco perchè ci infastidisce l'altro che non capisce la nostra infelicità, o che vuole fare il comprensivo in modo superficiale.
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06-05-2016, 18:55
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#17
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Esperto
Qui dal: Mar 2015
Messaggi: 865
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Infatti io per infelicità "pura" intendevo proprio quella determinata non da cause esterne "materiali", ma legata alla difficoltà di sentirsi completi, di essere lontani da ciò che fa per se. Che è un concetto simile a quello che hai espresso tu ("uno è felice se ha/fa ciò che fa per lui").
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06-05-2016, 18:56
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#18
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Esperto
Qui dal: Aug 2012
Ubicazione: Banned
Messaggi: 18,111
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Quote:
Originariamente inviata da OhNo!
Perché nella società di oggi si tende a negare il concetto di infelicità?
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perchè l'infelicità è contagiosa e sopratutto è presente e costante in ogni individuo in gradi diversi , tutto sta a non farla affiorare .... è un gioco di sopravvivenza.
leopardi mode on
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06-05-2016, 19:01
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#19
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Esperto
Qui dal: Apr 2012
Messaggi: 5,256
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Si nega il concetto di infelicità o può essere riassorbita solo in termini patalogici macinagrana in quanto non è funzionale a questo modello di società tecnica.
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06-05-2016, 19:27
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#20
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Principiante
Qui dal: May 2012
Messaggi: 73
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sicuramente viviamo in un mondo che tende a negare l'infelicità e questo concordo con te credo sia sbagliato..alla fine come c'è la felicità c'è anche l'infelicità..il problema è come uno la vive..
Anche io sono spesso infelice e mi vedo molto diversa dalle persone che mi circondano, quello che fa felice gli altri non fa felice me, essere infelice non è una grande condizione..lo ammetto, però ti capisco quando dici che ti fanno venire i sensi di colpa per il fatto che lo sei..a quel punto infelicità più senso di colpa diventa un mix davvero pesante, magari basterebbe viversi l'infelicità..e si poi magari passa come è venuta..quindi vada per il diritto all'infelicità!
In effetti viviamo in un mondo dove si accettano tante cose, ma poi se sei infelice sei sfigato..bah
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