Buona giornata a tutti,
ho deciso di riportarvi uno spezzone di un libro, trattante il dialogo interno e l'autostima.
Ritengo che possa essere utile ed illuminante per molte persone, quindi ne consiglio caldamente la lettura a tutti.
IL DIALOGO INTERNO E L'AUTOSTIMA
Per dialogo interno si intende ciò che ogni individuo dice a se stesso durante le più differenti situazioni quotidiane.
Ad esempio una persona in seguito ad un colloquio di lavoro andato male potrebbe dirsi: "Non sono proprio capace, non so vendermi bene".
Oppure durante la pratica sportiva, dopo aver perso una competizione a squadre, potrebbe attribuire esclusivamente a se stesso la colpa del fallimento: "Se non avessi sbagliato quel passaggio avremmo vinto".
Il tipo di dialogo interno influenza molto la percezione che abbiamo di noi stessi, il valore che ci attribuiamo.
Quando il dialogo interno produce un abbassamento dell'autostima, significa che stiamo utilizzando dei modi di pensare illogici, irrazionali.
Essi rappresentano dunque delle distorsioni cognitive.
Le più frequenti sono:
1) Inferenza arbitraria:
giungere a delle conclusioni sulla base di informazioni insuffuicienti e poco attendibili.
Ad esempio: pensare che qualcuno ci disprezzi senza avere prove concrete.
2) Minimizzazione:
avere l'abitudine di minimizzare i successi.
Ad esempio: attribuire i propri successi alla fortuna o al caso, invece che alle proprie abilità.
3) Magnificazione:
la tendenza ad ingigantire i fallimenti e gli errori.
Ad esempio: pensare che si è persa una partita è solo per causa nostra.
4) Generalizzazione:
attribuire al tutto le caratteristiche di una parte.
Ad esempio: se si è stati bocciati a un esame, considerarsi degli incapaci in termini generali.
5) Filtraggio o selezione arbitraria:
è ormai dimostrato che ciascuno di noi, nel momento in cui percepisce la realtà opera una selezione: c'è chi sceglie in positivo e chi in negativo.
Ad esempio: durante una festa molto divertente in compagnia di amici cari, ci rovesciamo un bicchiere di vino addosso.
L'attenzione si concentra sul bicchiere di vino caduto sull'abito.
Di quella festa resta il dispiacere dell'evento negativo più che il piacere della compagnia di cui si è goduto.
A seconda delle nostre caratteristiche, cambierà la modalità di selezione e i suoi contenuti.
Esempio: chi è portato alla depressione tende a selezionare dall'ambiente tutte quelle informazioni che sottolineano la sua inadeguatezza e mancanza di valore, l'ansioso quelle che indicano la presenza di pericolo, il collerico opta per le informazioni che mettono in luce eventuali torti subiti, ecc.
6)
Pensiero polarizzato tutto o nulla:
consiste nell'insistere su scelte dicotomiche delle quali l'una esclude l'altra.
In questo caso la realtà si presenta o bianca o nera, o buona o cattiva, o coraggiosa o vigliacca, ecc., non c'è spazio per le vie di mezzo.
Il danno principale prodotto da tale distorsione consiste nel modo con cui la persona si valuta.
Se ha commesso un errore, immediatamente si dirà che non vale la pena continuare, è meglio mollare, tanto ormai è tutto rovinato.
Naturalmente il pensiero polarizzato ci rende del tutto incapaci in situazioni dove invece è richiesta duttilità ed elasticità.
7) Ipergeneralizzazione:
è alla base del pregiudizio e degli stereotipi, infatti la persona tende ad attribuire le caratteristiche di una esperienza vissuta a tutte le situazioni simili.
Ad esempio: avendo incontrato un extracomunitario violento, si può dichiarare che tutti gli extracomunitari sono violenti.
Sul piano della vita personale, l'ipergeneralizzazione può portare la persona a conclusioni deludenti.
Ad esempio: se un rapporto sentimentale termina con una delusione, la persona potrà pensare che non riuscirà mai a stabilire un rapporto duraturo e che non si fiderà mai più di nessuno.
8) Lettura del pensiero:
a volte abbiamo desiderato tutti poter entrare nella mente degli altri e leggerne i pensieri più segreti.
Numerose nostre azioni vengono intraprese nel convincimento, spesso infondato, di aver intuito e letto i pensieri dell'altro.
Chi utilizza abitualmente questa distorsione utilizza frasi del tipo: "Lui fa questo per me perché mi ama alla follia", "Mi sta sorridendo, ma so che nel suo intimo mi odia", "Ho già capito cosa pensa di me", ecc.
Come si può vedere la persona è convinta che i comportamenti degli altri siano il prodotto di alcuni pensieri che si danno per scontati.
Ovviamente chi utilizza queste distorsioni giunge a conclusioni ingiustificate e incontrollate che possono produrre effetti devastanti sia nei rapporti interpersonali, sia nella vita.
9)
Pensiero catastrofico:
è tipico degli ipocondriaci: "Ho mal di testa, vuoi vedere che ho un tumore al cervello?".
Ci sono persone che utilizzano questa distorsione appesantendo la propria esistenza e quella altrui.
Ad esempio: dovendo fare un viaggio in aereo, la persona "catastrofista" prevederà nella migliore delle ipotesi un viaggio con turbolenze e vuoti d'aria.
Oppure, in prossimità di un esame o di un colloquio, si dirà: "L'esame sarà un fiasco me lo sento, non ci posso fare niente".
Chi utilizza questo tipo di distorsione prevede solo eventi negativi.
10) Personalizzazione:
è la tendenza a sentirsi responsabile per tutto quello che accade alle persone che stanno attorno.
"I miei amici mi guardano male: evidentemente li avrò offesi".
Inoltre, in questo caso, si è soliti confrontarsi con gli altri e da tale confronto si esce sempre perdenti.
11)
Fallacia di controllo:
ci sono due modi erronei per valutare il grado con cui siamo capaci di influenzare e di controllare gli eventi.
Nella prima situazione possiamo sentirci del tutto impotenti di fronte alla realtà, controllo esterno.
Nella seconda invece ci sentiamo quasi onnipotenti, controllo interno.
Quindi, nel primo caso ci si chiuderà nella totale passività mista a fatalismo, nel secondo ci si caricherà di ogni possibile decisione: "La vita è andata sempre così, non c'è modo di cambiarla"; "Se la mia famiglia va a rotoli la colpa è mia".
L'onnipotenza è connessa a tre fattori: eccessiva sensibilità ai bisogni degli altri, convincimento esagerato della propria capacità di rispondere ad essi in modo soddisfacente ed impegno a farlo.
E' facile che ciò produca numerose frustrazioni.
12)
Fallacia dell'equità:
ognuno di noi valuta la realtà facendo riferimento al proprio universo di convinzioni e valori.
Spesso però riteniamo che i nostri schemi valutativi siano applicabili a tutti e in ogni situazione.
Ad esempio: "Se mi amasse mi aiuterebbe di più in casa, uscirebbe con me più spesso", "Se una persona è onesta, dovrebbe sempre dire tutto ciò che pensa", ecc.
Un altro modo per esprimere questa distorsione sono le espressioni: "Non è giusto che tu...", "La gente dovrebbe...", ecc.
Ricordiamoci che ciò che è giusto per noi, non è detto sia giusto per gli altri.
13) Ragionamento emozionale:
consiste nel prendere decisioni fidandosi esclusivamente dell'istinto e delle emozioni.
Ad esempio: il fatto di sentirmi colpevole di qualcosa significa che davvero ho commesso qualcosa di riprovevole.
Se mi sento in collera significa che qualcuno mi ha fatto arrabbiare.
Oggi mi sento davvero bene e la vita è meravigliosa.
Il fatto di sentire qualcosa però, non significa affatto che sia vero.
14) Fallacia del cambiamento:
consiste nel fatto di credere che gli altri possano cambiare in modo tale da rispondere ai nostri desideri e bisogni.
Le strategie utilizzate usualmente per tentare di cambiare l'altro sono: la critica, l'adulazione, la colpevolizzazione, la benevolenza, ecc.
15)
Etichettatura globale:
etichettare gli altri è molto diffuso e ha come effetto la semplificazione della realtà e l'attenuazione della nostra ansia.
Ad esempio: la persona che ci contraddice può essere etichettato come "fascista", chi ha timore di gareggiare con noi è "il solito vigliacco", ecc.
I danni causati da tale dostorsione riguardano sopratutto il settore dei rapporti umani.
16) Colpevolizzazione:
consiste nell'attribuire agli altri la responsabilità di quanto ci succede.
Ad esempio: se vado male a scuola è colpa dei miei insegnanti che ce l'hanno con me, ecc.
17) Doveri:
vi sono persone che impostano la loro vita attorno ad una serie di doveri.
Alcuni di questi sono indispensabili, altri invece sono il risultato probabilmente di un'educazione rigida.
Il problema che sorge in questo caso consiste nel fatto che i doveri pongono alla persona dei traguardi difficilmente raggiungibili o dei limiti privi di razionalità.
Ad esempio: dover essere capace in tutto e in ogni situazione, dover piacere sempre a tutti, dover risolvere tutti i problemi che si presentano, dover sempre controllare le proprie emozioni, ecc.
18) [size=18]Aver sempre ragione:[/size:466eac577f]
consiste nell'affermare: "So tutto io":
La persona che utilizza questa distorsione solitamente non ascolta gli altri convinta che il suo punto di vista sia l'unico corretto.
[color=blue:466eac577f]19)[/color] Fallacia della ricompensa e della gratitudine:
quando portiamo a termine un compito, è naturale attendersi che l'altro mostri gratitudine e si complimenti con noi.
Tuttavia, compiere delle azioni per far piacere agli altri o per essere ringraziati è molto pericoloso in quanto di solito, se queste reazioni da parte degli altri non hanno luogo, tendiamo ad avvilirci e a rimuginare vendetta.
P.S. Sono diventata intermedia e neanche me ne sono accorta :cry: