Che emozione, mi sento con i riflettori addosso.
Ciao a tutti, sono nuovo di qui. Sarò capitato su questo posto almeno un centinaio di volte durante le solite crisi da internauta. Mi tiro a lucido, quindi. Ehm, ehm. Sono diversi anni che me ne sto a rimuginare sui miei difetti, insicurezze, depressioni varie, e per una volta volevo confrontarle con altre persone, tenendo conto che la spersonalizzazione causata dallo schermo può essere terapeutica, in una dose controllata, s'intende (certo, faccio il perbenista). Non sono così allegro nella realtà, però in una presentazione mi sembrava più consono attenermi a qualcosa del genere. L'ironia salva spesso, dopotutto. Ok. Clap-clap a questa presentazione.
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Ma sai cos'è, uno durante la presentazione cela il più possibile per poi rivelarlo nei post successivi
Ok, edito questo messaggio per non incasinare il post.
Ho 25 anni, e sono rinchiuso in casa da 4 e mezzo. Niente uscite, niente relazioni; me ne sto bello tranquillo tra quattro pareti per evitare: tragica accellerazione del battito cardiaco, sudorazione, arrossimento, goffaggine generale. Mi sento esattamente nel modo in cui non riesco a descrivere. La solita solfa de “l’ascoltare le note non suonate”. Nel senso, si hanno grandi sogni dorati e la certezza che si sarebbe sempre avuto tutto il tempo del mondo per tentare e ritentare, e per poi infine riuscire. Poi si hanno 25 anni e si capisce che il tempo si è ridotto (ho una fissa con il tempo). Tutto sdrucciola addosso e percuote. Quando invece non percuote, svanisce alle spalle.
Ma non è che non faccia niente per riprendermi.
Realizzando uno sforzo psicologico di cui non mi reputavo capace mi sono riscritto all’università, per esempio. Non ho passato i primi due esami, da un lato perdura così la paura di non riuscire a continuare, dall’altro tendo (per natura) alla testardaggine, e almeno questo è un punto a favore.
Tuttavia l’ansia di non combinare qualcosa, il senso di fatalità intrinseca in ogni cosa, sono una costante. La tristezza cresce sempre, si mischia all’insofferenza e alla noia.
Mi sono chiuso in casa e trascorrono quattro anni. In due di questi sono perennemente sbronzo. Poi capisco che l’ubriachezza è il modus operandi del fobico e mi riprendo, almeno per provare una via diversa.
Quest’anno è quello della “riabilitazione”, diciamo. Ritorno timidamente al mondo, per capirci. Il motivo per cui mi trovo su questo forum è sostanzialmente il desiderio di confrontarmi con le esperienze di chi vive, o ha vissuto, qualcosa del genere.