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Vecchio 04-11-2015, 19:40   #1
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Godere del dolore, crogiolarsi nel dolore. A me capita!
E' un particolare dolore legato alla rassegnazione e all'accettazione: una malinconia piacevole.
Al cessare di tutte le tensioni dell'ego, di tutti gli sforzi legati ad una lotta impari contro la propria natura, nasce questo particolare dolore, che non è il dolore insopportabile della sconfitta, ma il dolore della rassegnazione che è quasi una forza.
E' legato al crepuscolo serale durante il quale può essere sentito in modo più marcato.
Lo sento anche legato alle opere di poeti romantici come Foscolo, ma anche a Leopardi.
"Alla Sera" di Foscolo credo ne sia la giusta espressione poetica.

Qualcun'altro ha esperienze del genere?
Vecchio 04-11-2015, 20:24   #2
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L'avatar di SabbiaBlu
 

Sì, mi capita spesso. Quando mi dispero, una parte di me ne prova un gran piacere. Non credo sia solo la rassegnazione, credo sia anche il dolore in sé che è spesso piacevole, non solo in casi come questo. O forse parliamo di cose diverse.
Vecchio 04-11-2015, 20:27   #3
Intermedio
L'avatar di SabbiaBlu
 

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Originariamente inviata da Semifobico Visualizza il messaggio
Lo sento anche legato alle opere di poeti romantici come Foscolo, ma anche a Leopardi.
"Alla Sera" di Foscolo credo ne sia la giusta espressione poetica.

Qualcun'altro ha esperienze del genere?
Parlando di Leopardi ... Leggendo le operette morali o le sue poesie mi è spesso venuto in mente che ci godeva proprio a ribadire e sbrodolarsi su quanto la vita fosse dolorosa in sé e tutto fosse dolore dolore eccetera. Forse quando la tua situazione sembra del tutto disperata, l'unica consolazione è proprio venerare la sofferenza. Non so come spiegarmi. Va be'.
Vecchio 04-11-2015, 20:33   #4
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Originariamente inviata da SabbiaBlu Visualizza il messaggio
Sì, mi capita spesso. Quando mi dispero, una parte di me ne prova un gran piacere. Non credo sia solo la rassegnazione, credo sia anche il dolore in sé che è spesso piacevole, non solo in casi come questo. O forse parliamo di cose diverse.
Non lo so se parliamo di cose diverse,ma non capita con tutti i tipi di dolore.
Quello a cui mi riferisco è un dolore "in se", sembra essere slegato da ogni cosa bramata,desiderata o ambita...e come se fosse un dolore un po' tinto d'amore per se stessi. Quasi una consolazione.

Quote:
Originariamente inviata da SabbiaBlu Visualizza il messaggio
Parlando di Leopardi ... Leggendo le operette morali o le sue poesie mi è spesso venuto in mente che ci godeva proprio a ribadire e sbrodolarsi su quanto la vita fosse dolorosa in sé e tutto fosse dolore dolore eccetera. Forse quando la tua situazione sembra del tutto disperata, l'unica consolazione è proprio venerare la sofferenza. Non so come spiegarmi. Va be'.
Sono cose su cui è difficile spiegarsi...
Ringraziamenti da
SabbiaBlu (04-11-2015)
Vecchio 31-12-2015, 21:34   #5
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Anche fisico per me
Vecchio 22-03-2016, 19:56   #6
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Quote:
Originariamente inviata da reknub Visualizza il messaggio
Anche fisico per me
anche per me un tempo, ora fortunatamente è da un po' che non mi taglio più
Vecchio 22-03-2016, 20:05   #7
Esperto
L'avatar di Rincewind88
 

Io mi crogiolo nella malinconia. Ricordi, errori e dare la colpa al sottoscritto. Per fortuna dura poco.
Vecchio 22-03-2016, 20:23   #8
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Ho aperto questo thread diversi mesi fa.
In questi mesi ho migliorato parecchio la mia condizione interiore ed emotiva.
Non mi capita più da un po' di crogiolarmi nel dolore della rinuncia e della rassegnazione.
Anzi,inizio a rendermi conto che era un meccanismo di difesa per non impegnarsi a migliorare, forse un meccanismo in quel momento necessario. Riuscire a godere della rassegnazione pur di non impegnarsi. Rendere piacevole l'infelicità tanto uno è abituato a sguazzarvi. A ben pensare mi veniva di farlo ogni qualvolta rinunciavo a qualche proposito, ogni volta che rinunciavo ad ottenere qualcosa.
In effetti era una cosa buona,nel senso che non essendo in quel momento in grado di ottenere quello che volevo, riuscivo a godere nel non riuscirci. Ma se uno lo considera troppo come un segnale con il quale regolarsi cade sicuramente in errore rischiando l'immobilità perpetua.
Vecchio 15-11-2016, 12:55   #9
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Devo correggermi nuovamente: c'è modo e modo di godere del dolore.
C'è un'accettazione languida della propria condizione che porta alla depressione, un abisso senza fondo: le paludi della tristezza! Va evitato come la peste.
Poi c'è una forma di rassegnazione serena che conferisce addirittura una certa forza nell'accettare di essere ciò che di fatto si è, se si arriva a questo si ottiene una strana tristezza gioiosa. Simile al senso "decadente" del crepuscolo o del tramonto. Una tristezza con all'interno una serenità che si può ritrovare nella poesia "Alla Sera" di Foscolo.
Ringraziamenti da
cancellato13564 (15-11-2016)
Vecchio 15-11-2016, 19:43   #10
Esperto
L'avatar di Keith
 

No, non riesco proprio ad accettare la mia condizione e a raggiungere quella "serenità". Mi sento come un oche vuole combattere con le unghie e con i denti ma non ha la strategia e neanche la forza, una frustrazione infinita
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