Giudicare è imputare, cioè è riconoscerti come portatore di pensiero.
L'imputazione non è necessariamente qualcosa di brutto, non fa di te per forza un colpevole: se dopo una mia battuta la gente ride, io sono imputabile di tale battuta. È possibile riconoscermi come capace di quella battuta, e come colui che l'ha detta.
Chi non vuole essere giudicato, non vuole essere chiamato per nome. Vale a dire: vuol essere anonimo, e quindi liberato dalla responsabilità del suo pensiero.
Sottoscrivo! Sottolineo "responsabilità": l'avversione per il giudizio è denota l'atteggimento di chi vuole sgravarsi del peso delle umane responsabilità e non desidera che il suo modo di agire venga messo in discussione.