Io ho già perso mio padre, ormai son passati tanti anni, allora ero poco più che 20enne.
L'esperienza di quel lutto è stata particolare, perché reagii con apparente freddezza ad eccezione del momento in cui ricevetti la notizia, il che mi lasciò non poco perplesso e con forti sensi di colpa, non sapevo se prenderla come una dimostrazione di forza d'animo o come un moto di puro egoismo liberatorio (era stato male per diversi anni e in famiglia si viveva una situazione abbastanza pesante).
Cosa ne ho ricavato come lezione? Che quello che possiamo fare è avvicinarci ai nostri genitori, coinvolgerli ogni tanto in qualcosa di nostro, farli sentire partecipi, chiedergli consigli. Questo secondo me è il miglior modo di farli sentire importanti.
Ricordo che negli ultimi tempi mio padre cercava istintivamente un'intimità, una confidenza che prima non c'era, io avevo da poco passato la fase di cosiddetta di ribellione, cominciavo a sentirmi più grande e responsabile e stavo rivedendo il nostro rapporto (che comunque è sempre stato buono) in un'altra ottica, ci ritrovammo per dirti a parlare di ragazze cosa che non avevo mai fatto con lui, lo coinvolgevo nei miei progetti universitari, gli raccontavo le cose e vedevo che a lui faceva molto piacere.
Ricordo anche di qualche girata in macchina, io guidavo da poco, lui non era più in grado di farlo e allora lo portavo a trovare qualche parente o in qualche posto dove aveva bisogno di andare, piccoli gesti ma che probabilmente in quella fase della vita assumono un'importanza particolare.
E' vero che avvicinandoti come forse mai avevi fatto prima rischierai di soffrire di più, ma credimi è molto peggio rimanere con il rimorso di cose non fatte, di attenzioni non date, io fossi in te non correrei questo rischio.
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