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13-01-2010, 22:00
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#1
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Esperto
Qui dal: Apr 2007
Ubicazione: Milano
Messaggi: 1,441
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Qualcuno sa cosa vuol dire un'angoscia profonda, una tristezza infinita, un'infinita Solitudine? Non è sentirsi inadeguati a qualcosa , ma sentirsi parte di un altro mondo. Inadeguati a tutto ciò che è stato costruito.
Fuori schema. Si prova dolore per nn poter esistere come si vorrebbe. Rabbia per essere eternamente incompresi.
Qualcuno che lo ha veramente provato scriva.
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13-01-2010, 22:05
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#2
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Banned
Qui dal: Jul 2009
Ubicazione: Prov. Milano
Messaggi: 1,187
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Io si, Paule. e l'avrai potuto vedere dalla mia discussione "Fatemi un endovena di umorismo, santoiddio", ad esempio. LA SOLUZIONE è LA SELEZIONE (di gente da frequentare), come gli altri hanno consigliato a me.
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13-01-2010, 22:06
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#3
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,196
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Fai riferimento a ciò che hai sempre sostenuto, ovvero al fatto che ti sei sentita sradicata dal tuo naturale "habitat" antropologico quando sei venuta a vivere qui? Oppure fai riferimento a qualcosa di più remoto e psicologico?
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13-01-2010, 22:08
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#4
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Esperto
Qui dal: Mar 2007
Messaggi: 663
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L'ultima volta ho detto alla mia terapeuta "è inutile, questo non è un mondo per me" e lei "ma devi accettarne di farne parte", e io "sì ma solo fisicamente"...e lì silenzio..
Con questa interiorità è fondamentale forgiarsi per esprimerla ed insegnarle a proteggersi, ma it's not easy ...damn..
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13-01-2010, 22:10
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#5
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Avanzato
Qui dal: Nov 2009
Ubicazione: nei giardini che nessuno sa
Messaggi: 436
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si, so che sono piccola e che sono nel pieno dell'adolescenza
perciò magari a molti potrà sembrare una semplice fase di passaggio..
ma io queste sensazioni le sento quasi sempre ed è terribile
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13-01-2010, 22:12
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#6
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 1,459
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Quote:
Originariamente inviata da paule
Qualcuno sa cosa vuol dire un'angoscia profonda, una tristezza infinita, un'infinita Solitudine? Non è sentirsi inadeguati a qualcosa , ma sentirsi parte di un altro mondo. Inadeguati a tutto ciò che è stato costruito.
Fuori schema. Si prova dolore per nn poter esistere come si vorrebbe. Rabbia per essere eternamente incompresi.
Qualcuno che lo ha veramente provato scriva.
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Io
Non so ovviamente se becco il senso preciso di cio che hai scritto.
So solo che ultimamente faccio una distinzione netta tra depressione e senso di vuoto. Il vuoto ti logora dentro, ti scava è qualcosa di devastante e non ci sono appigli non ci sono speranze per te perchè vedi che tutto è perso e inutile.
Vorresti che qualcuno ti facesse capire il senso delle cose che ti sfugge.
In realtà ti sfugge pure il tuo stesso senso del vivere.
Una sensazione di solitudine estrema per cui anche la tua identità è minata.
Guarda solo a pensarci ho paura che mi ritorni perchè contro quella non so che fare.
Senza poi contare il senso di inadeguatezza ma non quello consueto di inferiorità rispetto agli altri, ma quello di distanza dalle cose e dalle regole del mondo. Un mondo strano nel quale non ti ritrovi perchè non sono i valori che hai creato ma sono valori che qualcun altro ti vuole trasmettere. Come se qualcuno ti dicesse quello che vale e quello che non vale.
Ti senti un robot, un replicante che vive la copia della vita degli altri, che non puo cambiare i tasselli del puzzle e che si affanna a ripetere cio che ripetono gli altri.
Unica soluzione in questi momenti di spaesamento è la vicinanza fisica di una persona che mi dia affetto e mi riporti in una dimensione di valore e di contatto fisico.
Aiuto che brutti ricordi
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13-01-2010, 22:31
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#7
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Esperto
Qui dal: Apr 2007
Ubicazione: Milano
Messaggi: 1,441
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Fai riferimento a ciò che hai sempre sostenuto, ovvero al fatto che ti sei sentita sradicata dal tuo naturale "habitat" antropologico quando sei venuta a vivere qui? Oppure fai riferimento a qualcosa di più remoto e psicologico?
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Tu mi conosci troppo bene, Matteo. Cazzo!
Mi riferisco (anche) sempre al famoso trasloco... ma nn me ne rendo mai conto.
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Ultima modifica di paule; 14-01-2010 a 13:34.
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13-01-2010, 22:42
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#8
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,196
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Sono solo un po' empatico
Potrei dire lo stesso di me, anche se su più livelli: la realtà del paesello non mi si attagliava, ma nemmeno quella nazionale, e a volte mi sento completamente fuori anche dal tempo e dallo spazio
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13-01-2010, 22:42
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#9
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Esperto
Qui dal: Apr 2007
Ubicazione: Milano
Messaggi: 1,441
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Quote:
Originariamente inviata da elie93
si, so che sono piccola e che sono nel pieno dell'adolescenza
perciò magari a molti potrà sembrare una semplice fase di passaggio..
ma io queste sensazioni le sento quasi sempre ed è terribile
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macchè piccola...quel che senti io nn ho mai smesso di sentirlo.
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13-01-2010, 22:48
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#10
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Esperto
Qui dal: Apr 2007
Ubicazione: Milano
Messaggi: 1,441
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Quote:
Originariamente inviata da Nothing87
Io si, Paule. e l'avrai potuto vedere dalla mia discussione "Fatemi un endovena di umorismo, santoiddio", ad esempio. LA SOLUZIONE è LA SELEZIONE (di gente da frequentare), come gli altri hanno consigliato a me.
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Il più veloce a rispondere.
Mi stai inevitabilmente simpatico per questo...
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13-01-2010, 22:51
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#11
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Esperto
Qui dal: Apr 2007
Ubicazione: Milano
Messaggi: 1,441
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Quote:
Originariamente inviata da uffolo
L'ultima volta ho detto alla mia terapeuta "è inutile, questo non è un mondo per me" e lei "ma devi accettarne di farne parte", e io "sì ma solo fisicamente"...e lì silenzio..
Con questa interiorità è fondamentale forgiarsi per esprimerla ed insegnarle a proteggersi, ma it's not easy ...damn..
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uffolo...Isabella Santacroce, in uno dei suoi momenti di lucidità, diceva :"Ma perché bisogna adattarsi alla società? Perché non si adatta invece la società a noi?".
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13-01-2010, 22:56
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#12
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Banned
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: Tra la Via Emilia e il West
Messaggi: 974
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Purtroppo un minimo di adattamento ci vuole sempre, non solo per vivere socialmente accettati, ma anche per permetterci di confrontarci con gli altri e di capire ciò che realmente vogliamo (che non è necessariamente ciò che pensiamo di volere)
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13-01-2010, 23:52
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#13
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Esperto
Qui dal: Mar 2007
Messaggi: 663
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Quote:
Originariamente inviata da paule
uffolo...Isabella Santacroce, in uno dei suoi momenti di lucidità, diceva :"Ma perché bisogna adattarsi alla società? Perché non si adatta invece la società a noi?".
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Eh magari, però in quel caso non ci sarebbe quello sforzo interiore per capire ciò che dentro di noi è da mutare...
Comunque, io ho vissuto, 6 traslochi, il cui primo in tenerissima età.
La naturale necessità di identificazione della persona si rivolge verso due parti, l'interno e l'esterno, io personalmente, con un esterno così cangiante, ho automaticamente e inconsciamente rivolto tutto il mio naturale e infantile bisogno di identificazione verso la famiglia, in tal modo ho assunto loro come unico punto di riferimento, come unico simbolo di me, potenziando a dismisura tutte le caratteristiche vissute in tale ambiente chiuso, competizione, modelli ( poi rifiutati), paure, ansie, valori e doveri...spesso mi si dice che ho paure e pensieri non miei, forse è stata questa perenne ubriacatura di questo interno famigliare a cui si fa riferimento, e il rifiuto di tutto ciò crea un dannato senso di non sapere più chi si è, e di non trovare più un modo di rispecchiarsi in un esterno a cui mai ci si è sentiti vicini, poi magari sono solo paturnie del sottoscritto.
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