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12-12-2016, 23:15
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#1
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,644
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Scusate per il thread ad personam.
In questo ultimo periodo mi sembra ancora di più di aver effettuato una fuga totale dalla responsabilità, che poi proprio ultimamente ragionavo sulle motivazioni del mio isolamento. Che appunto c'è oltre ai problemi di ansia da prestaz. sociale una sorta di rifiuto a vivere, a scegliere quella vita, non riesco a capire bene perché.
Se al momento in cui mi sono isolata è stato per paura di essere giudicata e valutata solo in base a quello che sapevo fare.
Se cerco di pensare a qual era lo spirito adolescenziale che mi ha portato all'isolamento ecco mi sentirei di dire che era questa sorta di desiderio di dire no perché sentivo che mi sentivo costretta ad aderire a qualcosa che non volevo, che appunto sembra una cosa molto adolescenziale.
Arrivata ad oggi ormai dopo tanto tempo penso che non riesco a capire che vita posso scegliere.
Uno può dire che non si tratta di scegliere, nessuno ha scelta, si fa quello che si deve, punto. Per poter vivere, per potersi mantenere.
Mi rendo conto che sento come estranee queste responsabilità, queste prestazioni che dovrei fornire.
Comunque quando si tratta di fornire prestazioni o adempiere a certe responsabilità provo un senso di dissociazione. Credo per questo la fuga.
Per dissociazione intendo che non mi sento più io, che mi sento un involucro spogliato di vita.
Appunto si potrebbe dire che uno non ha scelta perché questa è la vita di tutti.
Ognuno deve fare quello che c'è da fare.
Comunque sarebbe bello individuare da cosa si scappa esattamente. Con cosa non si è d'accordo?
Si scappa da un sistema di valori in cui non ci si riconosce?
Si scappa dalla realtà, dalla solitudine?
Si scappa dalla fatica? Dalla paura di essere giudicati e amati solo se si fanno le cose per bene?
Come mai si sente questo ricatto di fondo?
Se ci penso non riesco neanche a capire che vita posso scegliere.
È uscito molto confusionario ma non so proprio come spiegarmi
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13-12-2016, 01:02
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#2
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,907
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Non lo so. Forse perche le persone che ci sono dentro ti sembrano infelici e noiosi e hai paura di diventare come loro?
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Ultima modifica di cancellato13248; 13-12-2016 a 01:10.
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13-12-2016, 09:47
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#3
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Banned
Qui dal: Mar 2015
Messaggi: 1,057
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Io personalmente ho paura di misurarmi con i miei limiti tramite fallimenti continui anche nelle piccole cose e quindi tendo ad evitare tutto se posso. Perchè non mi è rimasto granchè; andare bene a scuola era l'unico baluardo, quando è crollato quello sono crollata io. Scappo dalle responsabilità perchè non riesco a portare avanti dei progetti, ad essere utile e quindi a cosa serve sforzarsi di esserlo?
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13-12-2016, 10:00
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#4
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Esperto
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 25,943
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La mia ex psico diceva che mi comporto così,sempre in fuga, per paura di deludere gli altri,che in realtà è paura di deludere me stessa.
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13-12-2016, 10:23
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#5
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Banned
Qui dal: Mar 2015
Messaggi: 1,057
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Quote:
Originariamente inviata da claire
La mia ex psico diceva che mi comporto così,sempre in fuga, per paura di deludere gli altri,che in realtà è paura di deludere me stessa.
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Esattamente!
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13-12-2016, 15:26
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#6
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,644
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Mi fa paura dover essere valutata in base a una prestazione ed essere all'altezza di quella mia valutazione.
Alle medie a scuola inizialmente ero considerata la secchiona della classe (avevo un buon bagaglio dalle elementari) e i professori sottolineavano la cosa contrapponendomi agli altri compagni. Come processo naturale per distruggere quel divario fra me e gli altri (ero diversa, ora senza infamarmi troppo ma bo insomma dai ero un po'la sfigatona) ho cominciato a fare la buffona accantonando parecchio le “cose di scuola”, cercando di avvicinarmi di più agli altri, ho cercato di capire che musica ascoltassero gli altri, come si vestivano, come si truccavano etc.
Vabbe' ho allungato la broda.
Ho 27 anni e a me sembra di vivere nello strascico del mio disagio adolescenziale il ché è veramente ridicolo. Cioè mi sembra ridicolo. Non riesco a trovare il mio posto né so dove cercarlo.
@Sample: No non penso che siano infelici coloro, sono io che proprio mi sento estranea e non saprei come fare a non sentirmi così.
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13-12-2016, 15:34
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#7
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,644
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Mi sembra un po' quel discorso del dramma del bambino dotato etc., ma non per la dote ma perché appunto si è cresciuti trovando valore solo nell'obbedienza o nel soddisfare le aspettative altrui, con il sopraggiungere dell'adolescenza, periodo turbolento X), nasce una crisi, perché quel cercare di corrispondere alle aspettative crea una spaccatura, infatti ogni persona da te si aspetta qualcosa di diverso, e pur di rompere questo meccanismo si comincia a demolire ogni aspettativa che può pendere sul tuo conto.
Anche lì, inizialmente può essere qualcosa di necessario per uscire da una costrizione pinzicologica, poi però diventa solo un gigantesco autosabotamento e basta
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13-12-2016, 15:39
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#8
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,644
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È come una sfida, tu mi dai valore solo se faccio x, z e y? E allora io faccio k, w e r, e vediamo se mi ami ancora, STRUNZ!
Molto bello, poi però ci si trova grandicelli in un mondo che ha delle sue proprie regole e in cui alla fine non sai come sopravvivere perché ti sei ostinato ad andare contro quello che ti spersonalizzava e però non esiste “l'altra parte del mondo” dove il tuo modo di essere funziona, quindi si sta così, in attesa (de nse sa che).
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13-12-2016, 17:30
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#9
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Esperto
Qui dal: Jul 2010
Ubicazione: qui vicino
Messaggi: 31,353
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io mi prendo le responsabilità che ritengo non evitabili, la valutazione su cosa sia indispensabile è soggettiva, la mia ha una soglia molto bassa, mettiamola così..
alcuni esempi di responsabilità che valuto evitabili o meno:
- accudire famigliari (ospedale e simili) - non evitabile, dipende dal grado di parentela ed ha diverse sfumature, ma bisogna farlo anche se ovviamente non piace
- fare i compiti - evitabilissimo, (è assurdo, scusate ma i ricordi di scuola media di ~~~ mi hanno fatto tornare alla mente un mio vecchio cavallo di battaglia, a scuola si studia, a casa è tempo libero)
- lavoro - non evitabile, è la forma più appagante di omologazione
- sostenere amicizie - evitabile, non l'ha ordinato il medico di dover star dietro ad uno piuttosto che ad un'altro, con tutto quella montagna di incombenze che ne derivano
- guidare - non evitabile, mi riferisco al fatto di avere la patente perchè non si sa mai, nella pratica sarebbe evitabilissimo
- burocrazia, bollette, tasse - non evitabile il farlo, ma la tempistica non deve essere un'angoscia, si fa, coi miei tempi
poi basta, che mi sale l'ansia -_-
quando sono obbligato so che posso farcela ad assumermi una responsabilità, l'ho fatto e so che gioco forza dovrò farlo anche in futuro, perchè la vita è così
di mia iniziativa però se posso evito, francamente la cosa non mi pesa tranne che in certi frangenti
ognuno è fatto a suo modo, ho imparato a considerare il fatto che il mio comportamento non è in malafede e non penso che il valore di una persona possa definirsi in base al numero di responsabilità ansiogene che volontariamente si assume
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13-12-2016, 20:11
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#10
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Esperto
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 25,943
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Certo si può fuggire finchè si può, quando tocca tocca e amen.
Non si può essere per sempre figli.
Lo dico senza astio,anch'io sono un'eterna figlia in fuga dalle responsabilità anche se lavoro e vivo da sola.
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13-12-2016, 20:31
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#11
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Intermedio
Qui dal: Aug 2016
Messaggi: 207
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Si può fuggire ..ma poi si finisce qui dentro...
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13-12-2016, 21:45
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#12
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Intermedio
Qui dal: Nov 2016
Messaggi: 188
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Quote:
Originariamente inviata da ~~~
Molto bello, poi però ci si trova grandicelli in un mondo che ha delle sue proprie regole e in cui alla fine non sai come sopravvivere perché ti sei ostinato ad andare contro quello che ti spersonalizzava e però non esiste “l'altra parte del mondo” dove il tuo modo di essere funziona, quindi si sta così, in attesa (de nse sa che).
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Non immagini quante volte mi ripeto: "io non so vivere!"
Provo disagio, come ben descrive Salemme in questo monologo: dal minuto 1.30 precisamente. È davvero brutto sentirsi così.
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13-12-2016, 21:47
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#13
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Principiante
Qui dal: Nov 2016
Messaggi: 68
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Penso di avere vissuto qualche annetto fa una cosa simile alla tua..in particolare quando parli di "ricatto". In un certo qual modo penso che la vita, in generale, sia un continuo lottare fra un ricatto e l'altro, questo, s'intende, a livello molto sottile. Il più grande ricatto a cui siamo sottoposti è dover accettare noi stessi così come si è, oppure, rimanere tutta la vita a piangersi addosso. Ma nel concreto, nella vita di tutti i giorni il ricatto è , ad esempio, dover andare a lavorare..sì certo, puoi anche non andarci ma poi ti trovi sotto il ponte a vivere e ,specialmente d'inverno fa un po' freddino. .la vita quindi è un compromesso e tutti subiamo il ricatto. Ma quello che mi sembra di capire è che tu vivi un "ricatto nel ricatto" ossia nel momento in cui devi assumerti una responsabilità, che costa fatica e per la quale bisogna anche essere pronti, la tua risposta "naturale" sarebbe "no". I motivi possono esser tanti ma rimane il fatto che la tua istintiva reazione sarebbe quella. Allora ti costringi perché magari non puoi farne ameno..ma i risultati sono quello che sono..e questo è il primo ricatto. Poi c'è quello che tu fai a te stessa nel momento in cui pensi di tradire te stessa nel momento in cui dici "si".Dire di "no"è stato molto liberatorio per me..poi ho capito perché..Mi sembrava di negare me stessa dicendo "si" proprio perché , da ribelle, non potevo dire sì al ricatto. Non solo ma quando raramente mi costringevo, veniva fuori l'ansia da prestazione etc e stavo male. Allora ho trovato un compromesso con me stessa, ossia:sapendo che è un compromesso necessario, faccio la pace con me stessa e accetto la responsabilità, il lavoro che mi trovo a fare etc..anche questo è stato liberatorio. A volte non ce ne accorgiamo ma siamo i primi ad essere ricattatori nei nostri confronti..spero di essermi spiegata..è molto incasinato questo discorso..
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13-12-2016, 21:50
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#14
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 574
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Quali responsabilità?
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14-12-2016, 00:07
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#15
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,198
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Come in tutte le cose del carattere, la faccenda dipende da come si sono strutturate le relazioni coi famigliari. Una fuga dalle responsabilità dell'autorealizzazione può dipendere dall'aver assimilato la sensazione che diventare "qualcuno" e affermarsi causerà sofferenza e disappunto in chi si è amorevolmente occupato di noi. L'omeostasi interna al nostro nucleo famigliare si basa su una piattaforma di valori più o meno esplicitati, più o meno consci che finiamo per rendere nostri e difendere nostro malgrado, opponendoci alle spinte del mondo esterno se queste finiscono in collisione con quei valori, assecondandole invece se sono in linea con essi.
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14-12-2016, 01:09
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#16
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Esperto
Qui dal: May 2012
Ubicazione: Torino
Messaggi: 3,439
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Ho un sacco di responsabilità a cui cerco di far fronte nonostante il mio carattere "tranquillo" e timido. Mi adeguo alla realtà e appena posso torno tra le nuvole.
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