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Originariamente inviata da Equilibrium
Ma il cambiamento culturale da dove dovrebbe cominciare? Chi dovrebbe prendersi carico di questa iniziativa e di promuoverla?
Se questa sensibilità verso il diverso non viene maturata interiormente da un singolo, come può essere estesa poi alla collettività?
Qualcuno dovrà pur cominciare.
E questo nel passato é stato fatto e c'é stato un cambiamento progressivo fino ad arrivare ai giorni nostri.
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Te l'ho già detto, non vedo la questione della "precedenza" o del "prima tu, no prima tu", come fosse un onere da appioppare a qualcuno mentre gli altri si scansano. Chi comincia comincia, possibilmente in tanti, va bene lo stesso. Aprire la questione del chi deve cominciare prima mi sembra un modo per non affrontarla, tipo scaricabarile.
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Originariamente inviata da Equilibrium
Se si ragiona in termini di includere, un singolo che esclude gli altri (magari anche denigrandoli rabbiosamente e augurandogli il peggio) come può pretendere che gli altri lo includano se é lui il primo a scindere?
Come può un fobico pretendere che gli altri iano sensibili e attenti alle sue problematiche, quando lui in primus non é attento (sensibile) alle problematiche che possono avere gli altri?
Andare oltre il proprio egocentrismo é la cosa più fattibile, più semplice e più immediata secondo me.
Non può maturare una responsabilità sociale collettiva se prima non avviene nel singolo.
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Prima ho detto:
con un'educazione alla diversità, al non considerare diversamente "norma" e "alternativa", al non considerare la propria esperienza come norma universale e a non sminuire i problemi altrui a fronte dei propri (vale per fobici e non) secondo me le cose dovrebbero migliorare.
Quindi mi pare ovvio che una persona (fobica o no) che pretende attenzione e sensibilità solo per sé e non è disposta a concederla ad altri non può partecipare a questo cambiamento culturale.
E no, non necessariamente le cose devono cominciare dal singolo: la sensibilizzazione può essere fatta anche su vasta scala (pubblicità progresso).