ti capisco Zoe, nel mio caso il boom dei telefonini si ebbe dopo che tornai dal militare, prima c'erano solo i telefoni col filo, anche i cordless da casa iniziarono a diffondersi quando ero già tornato dalla naja.
i primi cellulari erano grandi e pesanti come un mattone ed avevano la batteria che durava mezza giornata, raramente superavi l'ora di conversazione.
(non a caso te ne portavi una di scorta in tasca)
mollata la scuola, prima della chiamata a militare, feci un biglietto interrail (che poi tornavo tutti i mesi in italia a rinnovare), mi buttai uno zaino in spalla e mi girai l'europa, da solo, per quasi 7 mesi.
ogni tanto trovavo una cabina telefonica e chiamavo a casa, ma nessuno poteva rintracciarmi se non lo volevo io, se fossi sparito nessuno avrebbe mai saputo nulla.
potevo fare colazione a parigi, saltare sul primo treno in assoluta libertà e dormire in un ostello o in una campagna dalle parti di bruxelles e la mattina dopo ripartire per la germania o l'inghilterra, in base a come mi girava.
non era solo liberà, era indipendenza.
la mia vita era nelle mie mani.
in tasca avevo pochi soldi contati, a volte trovavo lavoretti faticosi e mi spaccavo la schiena solo per vitto ed alloggio, per poter risparmiare, dormire al chiuso e poter mangiare un pasto caldo.
penso sia stata una delle esperienze di vita che mi hanno svegliato fuori più di qualsiasi altra cosa.
quando si vive in modo intenso, con i giorni che passano sono uno diverso dall'altro, il tempo sembra dilatarsi, poco meno di 7 mesi equivalgono ad anni.
ho vissuto più esperienze solo nel primo mese che non nei primi 18 anni della mia vita.
certe esperienze lasciano il segno, quando inizi ad assaporare la libertà, il piacere di viaggiare, vedere posti nuovi e confrontarti con realtà diverse dalla tua, poi non riesci più a farne a meno.
ancora adesso, quando vado a fare un giro nei boschi, una passeggiata in alta montagna o un campeggio in tenda in una foresta, spengo il cell e lo butto nello zaino.
se voglio essere rintracciato decido io come e quando.
come te non capisco tutta questa necessità di essere sempre connessi alla rete, essere sempre tutti collegati, avere sempre l'ansia del dover rispondere subito, avere paura di quello che potrebbe pensare la gente di te, vivere facendosi i cazzi degli altri e condividere con gli altri cose stupide o banali come "cosa ho mangiato per cena".
dove sta la libertà se devi render conto a mezzo mondo delle cose che fai?
le nostre stesse case sono come le gabbie dorate di uno zoo e noi siamo animali che si sono chiusi dentro volontariamente, la porta è sempre aperta, ma nessuno esce mai, sembra quasi che le persone abbiano paura di vivere... o forse a fare paura è l'idea di cambiare.
i cambiamenti fanno paura, ciò che non conosciamo fa paura.
intolleranze, razzismo e xenofobia, nascono proprio da quì: dall'ignoranza.
è proprio vero che tutto il mondo è paese sai? indipendentemente dalla lingua parlata, dal colore della pelle o dal credo religioso, le persone restano persone, il mondo è piccolo.
ciò che fa la differenza tra le persone sono le esperienze ed i ricordi, ma se non ne hai, come fai a dire di aver veramente vissuto?
basta iniziare con poco, uscire di casa, andarsi a sedere ad un bar e guardare le persone che passano per strada, oppure fare delle lunghe passeggiate e soffermarsi ad osservare la varietà della vita.
più ne vedi, più ne vivi, più ne vuoi.
http://www.youtube.com/watch?v=sScmvnEkWpE