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Originariamente inviata da Architeuthis
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Ci sono momenti in cui penso che se fossi braccata vorrei uccidere i miei nemici per avere la certezza che non possano più nuocermi, perché una vita sotto scacco del terrore è una vita straziata.
Quando leggo di quelle notizie in cui chi ha tentato di ucciderti o ti ha fatto del male starà in prigione solo per poco tempo e poi tornerà fuori penso sempre che... E non c'entra niente col prendere i forconi, mi fa straziare che qualcuno possa avere il potere di rovinare una vita e condannare uno alla paura, per questo considero la giustizia insufficiente, perché non so come si fa a restituire a qualcuno l'ossigeno che ti sottraggono, quella terra che ti bruciano attorno, come nel caso del ragazzo, a cui hanno ristretto l'orizzonte fino a farglielo scomparire del tutto.
Mi spaventa quella dimensione più piccola, quasi privata, i piccoli nuclei dove le "regole del mondo" sembrano non arrivare, non tanto nelle comunità disagiate quanto nelle piccole famiglie, nei piccoli gruppi di paese (o di quartiere, nelle città), nelle classi di scuola... Dove continuamente si consuma un abuso a cui non si riesce a porre rimedio...
Non credo alla vendetta o al farsi giustizia, né penso che ammazzare qualcuno possa dare un sollievo o rendere la vita meno straziante, ma certe volte... Mi scatta in testa un meccanismo semplice: tu giorno dopo giorno mi stai ammazzando, non ho più una vita per colpa tua, voglio avere la certezza che non verrai più a tormentarmi.
Ma tanto come vedete si finisce sempre per soccombere.