Escludendo le storie più tristi e negative, quelle cioè in cui la figura paterna ha avuto un conclamato ruolo negativo nella formazione della prole, come dovrebbe comportarsi un padre per aiutare i figli nell'età dell'adolescenza e della giovinezza? Vorrei porre l'attenzione su questo tema perché secondo me la sofferenza può manifestarsi anche nel caso in cui i genitori si comportino in modo assolutamente amorevole. Parlo della maggior parte delle famiglie, quella grande zona grigia che probabilmente accomuna molti di noi, dove la vita trascorre tranquilla, senza abusi o grandi traumi. Eppure anche in questi contesti, potenzialmente ideali, possono crescere disagio e depressione. E' meglio un padre severo e autoritario o uno permissivo? La mia riflessione fa riferimento soprattutto all'analisi della mia vita e del contesto in cui sono cresciuto, perché i miei genitori sono preoccupati e si sentono in parte responsabili della la mia situazione («in cosa abbiamo sbagliato?»
, però in tutta onesta non penso che la colpa sia loro. La mia psicoanalista 39enne ha detto che potrei aver risentito negativamente delle aspettative dei miei genitori e del confronto con loro, ma questo suo commento è di una banalità disarmante, perché se un genitore ha fatto carriera non significa che crescerà per forza un figlio frustrato.