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23-01-2014, 21:58
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#1
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,128
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Tra la possibilità di modificare le vostre percezioni per adattarvi a situazioni esterne particolarmente stressanti/difficili e poco affini alle vostre inclinazioni e la scelta di restare fedeli a principi morali personali a costo di soffrire psicologicamente e limitare la qualità della vostra vita psichica (ma anche materiale), cosa preferite?
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23-01-2014, 22:03
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#2
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Banned
Qui dal: Jul 2013
Ubicazione: Torino
Messaggi: 1,451
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Non riesco a contestualizzare.
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23-01-2014, 22:06
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#3
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Banned
Qui dal: May 2012
Ubicazione: Südtirol
Messaggi: 6,826
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La necessità di una scelta del genere però dovrebbe capitare in una situazione abbastanza estrema ... non riesco a immaginarne una.
Dato il titolo del topic però immagino la tua equazione sia adattamento=felicità , principi morali=orgoglio ...
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23-01-2014, 22:17
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#4
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Esperto
Qui dal: Mar 2011
Ubicazione: bardo
Messaggi: 4,387
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Tipo prostituirsi per denaro o rubare un lecca lecca ad un bambino?
In generale scelgo sempre di non andare contro i miei principi morali senza tener conto dei "vantaggi".
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23-01-2014, 22:32
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#5
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,128
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Il nostro condizionamento è talmente forte che spesso abbiamo più fede nei problemi che nella nostra capacità di liberarcene (cit.)
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23-01-2014, 22:36
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#6
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Principiante
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Ubik
Messaggi: 57
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Hal86 "non ho mai rifiutato" cosa significa.. che vengono loro da te?
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23-01-2014, 22:37
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#7
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Esperto
Qui dal: Nov 2013
Ubicazione: Emilia Romagna
Messaggi: 1,302
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Ho già scelto la seconda, sto pagando naturalmente.
Tornerei indietro? non posso, forse si, forse no, fino a qualche anno fa avrei detto di no, ora direi di si, ma può essere una fase, spero bene o è vita sprecata alla fine.
E' molto più facile adattarsi, è facilissimo, non ho scelta questa strada perchè troppo facile, troppo poco affascinante come persorso.
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24-01-2014, 00:03
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#8
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: Toscana
Messaggi: 2,270
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Quote:
Originariamente inviata da Black-Hole
La prima, senza dubbio! Se fossi "stupida", se mi piacessero cose "frivole", sarei finalmente senza pensieri: la persona più felice del mondo.
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In questo forum sembra che chi soffre, chi ha dei problemi, sia perchè è intelligente e sensibile. Chi non ha problemi è stupido e/o superficiale....
Sembra anche che se cerchi di risolvere i problemi, se cerchi di superare depressione e fobia sociale, tu stia cercando di anniettarti, di andare contro i tuoi principi, di fare la pecora, di diventare un altro......
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24-01-2014, 09:01
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#9
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: USS Enterprise • NCC1701E
Messaggi: 16,727
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Come sempre, non si capisce se Muttley parla di se stesso o cerca di fare lo psicoterapeuta e, in estrema sintesi, la domanda è sempre la stessa
Quote:
Originariamente inviata da Black-Hole
sarei finalmente senza pensieri: la persona più felice del mondo.
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Quote:
Originariamente inviata da Kody
In questo forum sembra che chi soffre, chi ha dei problemi, sia perchè è intelligente e sensibile. Chi non ha problemi è stupido e/o superficiale....
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Il ragionamento di Black-Hole non mi sembra affatto assurdo, visto che i sociofobici/evitanti sono spesso accusati di “pensare troppo”
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Ultima modifica di barclay; 24-01-2014 a 09:21.
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24-01-2014, 09:13
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#10
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Esperto
Qui dal: Jul 2010
Ubicazione: qui vicino
Messaggi: 31,205
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io sono orgoglione
e ciò mi rende felice
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24-01-2014, 12:24
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#11
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,128
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Quote:
Originariamente inviata da Hal86
Non riesco a contestualizzare.
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Se tu per trovare lavoro dovessi essere costretto a introdurti in un ambiente che prevede il contatto col pubblico e la continua esposizione ad atteggiamenti logoranti da parte della altre persone, preferisci ridurti a vivere senza lavorare o innalzeresti la tua soglia di sopportazione a cose che ti hanno sempre infastidito per andare incontro a questa necessità?
Quote:
Originariamente inviata da Franz86
La necessità di una scelta del genere però dovrebbe capitare in una situazione abbastanza estrema ... non riesco a immaginarne una.
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Come sopra
Quote:
Originariamente inviata da Franz86
Dato il titolo del topic però immagino la tua equazione sia adattamento=felicità , principi morali=orgoglio ...
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Tutto secondo quanto diceva Camus: "Those who prefer their principles over their happiness, they refuse to be happy outside the conditions they seem to have attached to their happiness."
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24-01-2014, 12:25
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#12
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,128
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Quote:
Originariamente inviata da zucchina
mi stai chiedendo praticamente se preferisco continuare ad avere complessi fisici finché avrò difetti fisici, o se preferisco cambiarne percezione, fregarmene dei difetti fisici e vivere meglio? credo la prima
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Puoi comunque continuare a migliorarti, se lo reputi necessario, e vivere lo stesso meno dando meno importanza ai difetti fisici.
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24-01-2014, 12:47
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#13
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Banned
Qui dal: May 2012
Ubicazione: Südtirol
Messaggi: 6,826
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Se tu per trovare lavoro dovessi essere costretto a introdurti in un ambiente che prevede il contatto col pubblico e la continua esposizione ad atteggiamenti logoranti da parte della altre persone, preferisci ridurti a vivere senza lavorare o innalzeresti la tua soglia di sopportazione a cose che ti hanno sempre infastidito per andare incontro a questa necessità?
Tutto secondo quanto diceva Camus: "Those who prefer their principles over their happiness, they refuse to be happy outside the conditions they seem to have attached to their happiness."
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Ok, grazie per l' esempio.
Secondo me però tralasci l' essenziale, cioè in che cosa consista questo lavoro.
In sè e per sè non adoro il contatto con il pubblico, nè ovviamente mi piace essere esposto a pressioni logoranti da parte di colleghi/clientela/chiunque altro, però se il lavoro in sè mi piace semplicemente non è detto che il saldo debba essere negativo. Si sopporta il peggio e si guarda al meglio.
Se però si detesta anche il lavoro in sè e in più bisogna sorbirsi pure tutti gli aspetti negativi e logoranti beh... in quel caso lo si fa solo e unicamente per lo stipendio, mica per la felicità. Infatti tu stesso parli di
Quote:
Originariamente inviata da muttley
necessità
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Non so, mi pare di vedere una fallacia nel ragionamento, dovresti cambiare il titolo in " necessità o orgoglio".
Per quello che dice Camus francamente a me viene da pensare che quando le cose stanno così è perchè uno ha introiettato valori in cui non crede realmente, che non sono realmente adatti a lui.
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24-01-2014, 13:01
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#14
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,128
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Quote:
Originariamente inviata da Franz86
Non so, mi pare di vedere una fallacia nel ragionamento, dovresti cambiare il titolo in "necessità o orgoglio".
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Felicità intesa come stabilità emotiva e lontananza dai turbamenti associati alle violazioni dei nostri supposti principi. Niente è una necessità, nemmeno il lavorare, ma se preferisci si può associare l'esempio anche a situazioni più informali come l'amicizia: se non riesco a trovare gruppi umani che non violino, col loro modo di essere, i tratti più spigolosi del mio carattere, cosa faccio? Mi condanno alla solitudine o decido di innalzare la mia soglia di sopportazione a cose e modi di fare che mi hanno sempre dato fastidio?
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24-01-2014, 13:16
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#15
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Banned
Qui dal: May 2012
Ubicazione: Südtirol
Messaggi: 6,826
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Felicità intesa come stabilità emotiva e lontananza dai turbamenti associati alle violazioni dei nostri supposti principi.
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Credo di aver capito, quindi per te anche il piacere altro non è che assenza di dolore etc.
Non riesco a concordare su di una tale visione della felicità, per me una "felicità" del genere è talmente misera da non poter nemmeno essere definita tale. La felicità per me è trasporto dell' animo, e quella condizione (effimera) nella quale tutto quanto assume valenza positiva e ogni negatività scompare, il tutto associato a piacere e soddisfazione.
Certo, è solo momentanea, ma quella per me è la felicità, lo spirito con cui si scartavano i regali di Natale da piccoli ...
Quello di cui parli tu al massimo lo definirei "serenità", ma neanche, perchè quella la associerei ad una " concordanza con i nostri (supposti - ah ah ) principi" già la " ... lontananza dai turbamenti" mi dà proprio l' idea di una concezione rinunciataria al massimo.
Va bene "abbassare l' astina" per adattarsi, ma se la si abbassa troppo la vita diventa totalmente incolore.
Quote:
Niente è una necessità, nemmeno il lavorare, ma se preferisci si può associare l'esempio anche a situazioni più informali come l'amicizia: se non riesco a trovare gruppi umani che non violino, col loro modo di essere, i tratti più spigolosi del mio carattere, cosa faccio? Mi condanno alla solitudine o decido di innalzare la mia soglia di sopportazione a cose e modi di fare che mi hanno sempre dato fastidio?
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Ma io non ho un carattere così terrificante ...
Però anche qui mi pare manchi l' essenziale, come nel discorso sul lavoro. Con questi "amici" condivido davvero qualcosa che per me è importante o ci ammazzo solo il tempo?
Nel primo caso "tollero", nel secondo io personalmente scelgo la solitudine, la compagnia di persone con cui non solo non condivido nulla ma addirittura mi infastidiscono con i loro atteggiamenti per me non ha nulla di positivo.
p.s.: ma come "niente è una necessità"?
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Ultima modifica di Franz86; 24-01-2014 a 13:20.
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24-01-2014, 13:33
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#16
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: nel pozzo senza fondo del relativismo
Messaggi: 3,518
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Tra la possibilità di modificare le vostre percezioni per adattarvi a situazioni esterne particolarmente stressanti/difficili e poco affini alle vostre inclinazioni e la scelta di restare fedeli a principi morali personali a costo di soffrire psicologicamente e limitare la qualità della vostra vita psichica (ma anche materiale), cosa preferite?
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la...seconda
difficilmente vado d'accordo con chi cerca d'impormi un qualsivoglia cosa vada minimamente contro un qualche mio principio
attenzione, ho detto "impormi", non "suggerirmi"
e comunque, questo vale anche con le situazioni, andando per personificazione
riguardo alle situazioni lavorative...faccio un esempio
sapete, son stato in un ufficio call-center outbound e mi son fatto una pessima opinione di quel tipo di lavoro, son stato appresso ai rappresentanti e idem, son stato con alcuni venditori del tipo "avon" e aziende che sfruttano lo stesso tipo di vendita (di cui diamine mi sfugge il termine) e idem
son stato a contatto con gente scorbutica che invece di chiedere in uno stato di collaborazione pretendeva di dare ordini, e questi son soprattutto una buona quantità d'imprenditori (comprensibile ma inaccettabile)
no, piuttosto che stare agli ordini di qualcuno, mi son detto, preferisco trovare un lavoro in proprio e non abbassarmi a stare agli ordini del prossimo
cosa c'entrano i principi con questo discorso? che è un mio principio non abbassarmi ad essere succube del prossimo...a meno che il prossimo non mi dimostri di meritare stima/rispetto/eccetera, ma finora ne ho trovata ben poca di gente che...merita
chi sono io per giudicare, vi starete chiedendo? nessuno, ma senza dubbio un pari di chi pretende di sovrastarmi
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Ultima modifica di utopia?; 24-01-2014 a 13:42.
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24-01-2014, 13:46
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#17
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Avanzato
Qui dal: Dec 2013
Messaggi: 403
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Tra la possibilità di modificare le vostre percezioni per adattarvi a situazioni esterne particolarmente stressanti/difficili e poco affini alle vostre inclinazioni e la scelta di restare fedeli a principi morali personali a costo di soffrire psicologicamente e limitare la qualità della vostra vita psichica (ma anche materiale), cosa preferite?
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Io credo che in questa domanda ci siano dei punti di partenza errati. Infatti, sembra che chi segue i propri principi sia per forza infelice mentre chi si adatta riesce ad essere felice. Penso che invece il tutto sia involontario. La scelta, cioè ciò che preferisco sarebbe infatti essere felice rispettando i miei principi, il mio modo di pensare. Ma poi di fatto, puoi essere felice andando invece contro ciò che pensi e renderti conto che tutto sommato sbagliavi, puoi essere triste aprendoti agli altri e nuove possibilità e renderti conto che non sei più tu... insomma, come sempre dipende.
Sta di fatto che quando si tratta di discorsi di mente, spesso, le cose vengono fuori inconsciamente e raramente è possibile scegliere di pensare in un certo modo. Anche se raramente è una questione di abitudine.
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25-01-2014, 01:02
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#18
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Esperto
Qui dal: Feb 2013
Ubicazione: toscana
Messaggi: 507
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orgoglio
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25-01-2014, 10:17
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#19
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Banned
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: The Waste Land
Messaggi: 572
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adattarsi sarebbe così facile e resta una forte attrazione...però dopo un pò che hai fatto questa scelta cominci a risentirne e a sentirti sempre più infelice.
adattarsi è solo una scelta più sicura, equivale ad accontentarsi per non avere troppi problemi, ma non porterà mai alla felicità se dentro hai altri sogni ed aspettative.
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25-01-2014, 11:27
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#20
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,128
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Quote:
Originariamente inviata da Ippo
Io credo che in questa domanda ci siano dei punti di partenza errati. Infatti, sembra che chi segue i propri principi sia per forza infelice mentre chi si adatta riesce ad essere felice
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Faccio espressamente riferimento a situazioni esterne che creano forte disagio e quindi una limitazione nella qualità della vita psicologica.
Quote:
Originariamente inviata da _Alilah_
adattarsi è solo una scelta più sicura, equivale ad accontentarsi per non avere troppi problemi, ma non porterà mai alla felicità se dentro hai altri sogni ed aspettative.
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Se uno ha il sogno di diventare un calciatore ma deve abbandonarlo per un infortunio, è quindi costretto a farsi il fegato amaro vita natural durante per essersi adattato ad un "downgrade" delle sue aspettative professionali?
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