Voglio proporvi un piccolo esperimento che potrebbe aiutarvi a mettervi in contatto con il vostro inconscio per riuscire a capire un pò di più di voi stessi. Scrivere una favola. Le favole sono "contenitori di archetipi" e possono essere un modo per mettersi in contatto con il proprio inconscio, scrivete una favola con "voi" come protagonisti, fatevi guidare dal vostro inconscio, se riuscirete a trovare il finale sarete riusciti a trovare "il vostro finale".
Se volete fare questo esperimento un consiglio, usate una musica per scrivere,una musica che sia capace di "toccarvi dentro", di spaventarvi, di mettervi coraggio e di commuovervi.
Io ho usato queste
Questa la utilizzerò per il finale, che ancora non ho trovato. è una musica da "battaglia", probabilmente il mio inconscio mi vuol dire che la chiave per trovare "il mio finale" è il coraggio.
C'era una volta una bambina che viveva nel villaggio di Sideros, lei non era come gli altri bambini, ad ogni bambino alla nascita veniva donata una cosa molto preziosa e potente, l'Amore. L'incantesimo dell'Amore donava al bambino la capacità di affrontare tutte le insidie e gli ostacoli che la vita gli avrebbe posto d'avanti con coraggio e positività, vincendoli, ma lei non aveva ricevuto questo potente dono.
Ella crebbe con sua nonna, una donna gentile e di buon cuore, ma che non avrebbe potuto donargli l'Amore perché quello avrebbero potuto donarglielo solo i genitori di sangue.
Crescendo, giorno dopo giorno, percepiva questo profondo divario tra lei e il resto degli altri bambini, stava con gli altri ma si sentiva diversa, sola. Arrivò dunque il giorno in cui avrebbe dovuto affrontare come tutti gli altri bambini "l'iniziazione" per diventare adulta. L'iniziazione consisteva "in una passeggiata" nella "selva" che si trovava proprio alle porte del villaggio.
Lei aveva sempre avuto timore di quel luogo, che le appariva così oscuro e fitto, ma nessun'altro pareva averne timore.
"Di cosa hai paura? Sembra un luogo così bello, guarda quanti fiori colorati, e senti il canto dei pettirossi?" Dicevano tutti, ma lei non udiva alcun canto e in quanto ai fiori, vedeva solo rovi di spine e piante urticanti.
Un giorno la sua nonna le disse, "l'incantesimo dell'Amore" dona la capacità agli altri bambini di percepire "la selva" come un luogo incantato e sicuro, pieno di possibilità, tu invece la vedi come un luogo oscuro e tenebroso, ne percepisci il marcio e i pericoli."
Arrivò il giorno dell'iniziazione, tutti scelsero un compagno per affrontare la passeggiata nella selva, lei rimase l'unica senza un compagno ma si armò di coraggio e iniziò a camminare. Quel luogo era freddo, oscuro, rumori e versi inquietanti provenivano dalle profondità della selva, il sole non riusciva a penetrare nella fitta vegetazione. Tutti gli altri sembravano non percepirequanto quel luogo fosse minaccioso e tenebroso, ridevano e scherzavano tra di loro.
All'improvviso un principe a cavallo di un meraviglioso destriero bianco le si accostò e le disse :"salve dolce fanciulla, posso scortarla fino alla fine della selva?"
"No, grazie... non ne ho bisogno." Rispose lei, non voleva coinvolgerlo nel suo pericoloso viaggio.
"La vedo molto intimorita, cosa è che le fa paura?" Egli non poteva vedere quello che lei vedeva.
"Nulla...davvero, prosegua per la sua strada."
"La scorterò e non accetterò un no come risposta." Insistette il principe.
"Io la avverto, più mi inoltrerò nella selva più sarà difficile starmi accanto. Sono un pericolo per lei."
"Nulla è un pericolo per me."
La ragazza si affidò al principe, che le appariva così coraggioso, forte e gentile. Chiacchierarono molto durante la strada, scherzarono, lei non aveva mai riso tanto in vita sua, ma ad un certo punto ella scorse in lontananza un'ombra muoversi tra la selva. Iniziò a tremare.
"Che cosa ti accade? Perché hai così paura, perché tremi?"
"Non posso dirtelo, non capiresti..."
"Perché non puoi parlare con me? Perché ti chiudi a me?"
"Te lo detto, avresti dovuto lasciarmi proseguire da sola e tu andare per la tua strada, tu non puoi capire..."
"Si, hai ragione, proseguirò per la mia strada, tu per la tua, dovrai arrivare in fondo alla selva con le tue forze. Magari un giorno ci incontreremo ancora."
Il principe si allontanò, lei lo lasciò andare perché infondo sapeva di dover affrontare la selva da sola per smettere di averne paura e sapeva di non poter coinvolgere gli altri nel suo pericoloso viaggio.
Ella si sentì più sola che mai, il freddo era diventato penetrante, le aveva gelato le ossa, l'oscurità più fitta. Dietro di se percepiva oscure presenze, rumori, a volte dei passi, a volte scricchiolii, qualcuno sembrava seguirla. Lei avrebbe voluto avere più coraggio e qualche arma per affrontare i nemici ma non ne possedeva. Sua nonna le aveva donato un piccolo oggetto, un crocifisso, lei sapeva che quell'oggetto, sebbene non le donasse la capacità di affrontare la selva senza timore e paura l'avrebbe protetta, lo strinse tra le mani per tutto il cammino.
Ad un certo punto notò, seduto sotto un'albero, un'uomo incappucciato. Le sue mani erano bianche e ossute, il volto non poteva vederlo ma di certo era spaventoso. Due ragazze si fermarono e gli rivolsero la parola, sembravano non averne timore.
"Salve, che merigliosi riccioli biondi che hai..." disse una delle due ragazze.
Riccioli biondi? Ma di quali riccioli biondi stava parlando?
"Ti ringrazio..." la sua voce era roca e gutturale....
"Venite con me, vi mostrerò dove abito...e vi offrirò qualcosa da bere e da mangiare per ristorarvi."
Le due ragazze si guardardono, si sorrisero e annuirono.
"No, cosa fate? Non vedete che è un mostro? Vi farà del male..."
Ella scorgeva la vera natura di quell'essere...ma loro non potevano vederla.
Da sotto il cappuccio lui le rivolse uno sguardo di puro odio, i suoi occhi erano igniettati di sangue.
Le ragazze lo seguirono, nonostante i tentativi di lei di trarle in salvo. Nessuno pareva darle ascolto.
Il freddo diventò sempre più penetrante... le sue gambe sempre più stanche, la sue vista sempre più offuscata, aveva bisogno di riposare. Si mise alla ricerca di un luogo sicuro dove passare la notte. Trovò una grotta e vi passò la notte, che sembrò più spaventosa che mai, piovve molto, il vento fu fortissimo e lampi e tuoni scossero il cielo
Durante la notte ella sognò un'uomo molto anziano, quell'uomo le disse. "Non giungerai mai alla fine della selva, le tue ginocchia cederanno prima, la paura ti pietrificherà. "
"Cosa devo fare?"
"Non posso dirtelo, devi capirlo tu...tu lo sai già infondo."
"Devo trovare l'Amore, vero?"
"Non esattamente, vedi, dentro di te c'è qualcosa, qualcosa che non permette all'Amore di penetrare, ogni tentativo sarebbe vano...devi prima risolvere questo."
"E come?"
"Ah, questo non posso dirtelo io. Riflettici, la risposta è già dentro di te."
"Ma se farò ciò sarò ancora in grado di vedere e percepire ciò che vedo e percepisco? Sarò ancora me stessa?"
"Potrebbe darsi di no, ma non avevi detto di voler cambiare? Non vuoi vivere come gli altri?".... To be continued
....Il finale non l'ho ancora trovato, ma lo troverò, almeno spero. So che la chiave non è l'amore (nella storia è l'amore a mancare alla protagonista e questa mancanza a generare paura, ma non è quello che le serve per risolvere i suoi problemi) ma è "il coraggio" Devo solo capire dove trovare o meglio dove la protagonista della mia storia troverà questo coraggio e come lo utilizzerà.