zero vita sociale, a volte la penso come una cosa costituzionale, a volte come un risultato. i miei contatti si sono affievoliti nel corso di molti anni, alcuni rapporti son finiti bruscamente, a volte son stata proprio emarginata (specie da gruppi di donne, una volta mi hanno pure menata in gruppo perché gli stavo sul cazzo!!!
un' altra hanno diffuso infamie sul mio conto partendo da piccoli anedotti e creando "il mostro, mangiauomini"
), poi ho avuto una vita girovaga ed è difficile reinserirsi in ogni caso, quasi impossibile oggi per me, oppure vengo considerata un pò la svitata, quindi magari sto simpatica ma nessuno farebbbe cose "normali" con me. ecco, il risultato di tutto questo è che ho semplicemente perso interesse nella maggior parte delle situazioni sociali, so l'effetto che faccio sulle persone e vedo nei loro occhi la paura camuffata da un sorriso circostanziale.
Ma non considerando la mia una malattia*, mi fido di queste sensazioni e continuo nella mia ricerca di persone e situazioni che mi piacciano.
Quelli che mi guardano male perché notano una stranezza di solito è meglio perderli che trovarli. Magari sono io che traviso, ma chi se nefrega, può darsi anche che io abbia colpito in pieno. E siccome la vita è breve mi avvicino solo se ho una good vibration e vado sul sicuro, più o meno.
Il problema è che quel bisogno misto a paura finisce per farti vedere come auspicabile un'amicizia con persone che alla resa dei conti può solo danneggiarti. Cioè per disperazione ti fai amico il tuo peggior nemico, fidandoti ciecamente proprio perché sei solo (quindi esponendoti ad esser ferito in seguito in maniera profonda)...quindi alla fine cerco di fidarmi dei miei istinti più bassi...sennò sembri sempre un'inferiore che chiede la carità a gente che neanche se lo merita.
Un altro rischio da nn sottovalutare è che se ti metti con sforzo e pazienza a seguire il modus vivendi di persone senza affinità, puoi anche perderti e nn sapere più cosa vuoi TU. Per questo capisco quando qualcuno ha detto "Preferisco star sola in un certo senso" (cit.
trentina). Concordo appieno anche se c'è il problema che meno fai e più di chiudi in te stessa.
Penso che bisogni cercare con un minimo di attenzione con chi si decide di fare questi che per noi sono sforzi non indifferenti...
Come sempre confido nel lato "sano", sicuro, forte di ognuno di noi, anche se coperto da mille paure. Odia la malattia, non il malato ha detto qualcuno.
la conclusione drammatica a tutti i miei tentaivi è che solo persone che hanno patito lo stesso grado di sofferenza possono veramente compensarti e darti amicizia sincera.Oppure i pochi "sani" rimasti al mondo, quelli davvero equilibrati e forti che nn hanno bisogno della tua debolezza per sentirsi migliori...cioè nessuno infondo.
* nn mi piace il termine, a volte lo uso, ma cerco di distinguere tra ciò di me che mi fa star male (=malattia) e ciò che pur creandomi dei problemi DECIDO di salvare, di seguire, di non farlo soccombere per il rifiuto di qualcuno.