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Vecchio 27-03-2008, 18:40   #1
Principiante
L'avatar di mascherata
 

Salve a tutti; sono nuova dell'ambiente, ma ahimé non sconosciuta alle fobie di varia natura...non sto a entrare troppo nei particolari e me ne dispiaccio, perche' vorrei realmente riuscire a dire un po' piu' di me, di quello che provo, di quanto la mia vita sia condizionata dalla PAURA. Non sono pero' capace di cotanta violenza nei miei confronti....scrivere dovrebbe essere in un certo senso catartico ma ora come ora,non riesco a non pensare a un dialogo epistolare come a un aborto...tutto il contrario di una rinascita, la parola viene spinta alla luce dalla forza che essa stessa implode nel momento in cui da pensiero si fa suono, segno, verbo...e io non me la sento, esporre cosi le mie pudenda interiori...
Pero', vigliaccamente, mi aggiro tra i vostri pensieri, specchi riflettenti la mia angoscia di vivere e cerco una conferma ai miei timori, che no, non sono sola, c'e' altro, corpuscolo di speranza, a battermi la mano sulla spalla, incoraggiare a farmi avanti...
Sono di Siena e soffro di disturbo evitante di personalita'; in terapia da tanti anni (sono stata una ragazzina fortemente problematica), credo di aver sfiorato, leggera, tutta una serie di patologie, non ultime quelle alimentari; da poco passati i trenta, posso dire, non senza una manifesta fierezza, di essermi "stabilizzata", mantenendo un certo equilibrio tra le varie ombre e luci della mia interiorita'...
...pero'...pero', non posso dirmi asociale: ho i miei amici, non tanti ma persone su cui, comunque credo di poter contare...ho il mio lavoro, che mantengo tra alti e bassi piu' soggettivi che reali...mi sforzo di tenere viva la mia curiosita', che altrimenti appassirebbe dietro una qualunque depressione...
...pero'. Pero' ho rinunciato a tante cose. Anche banali:non vado in palestra perche', senza conoscere nessuno mi sentirei nuda come un verme. Non programmo vacanze, per il timore di affrontarle da sola, mentre so solo io la voglia che avrei di indipendenza. Non ho terminato l'universita', non ho coltivato certi interessi, non ho progettato qualcosa di mio, perche' il confronto con l'ALTRO mi terrorizzava a tal punto da scendere a patti con la mia coscienza. Ho quasi sempre fatto in modo di non dover scegliere, perche' non avrei mai saputo - non saprei - farlo.
Ho paura di essere invisibile, ma al tempo stesso vorrei scomparire per non essere troppo notata; esisto solo in funzione di un'altra presenza (leggi: incapacita' di affrontare certe situazioni da sola), ma dentro implodo di vita non gustata. Annuso il mio sudore, in quest'affannosa corsa verso e contro il mondo, ma evidentemente la volonta' non basta, forse uno scossone, forse un MALE TERRIBILE, potrebbero scuotermi da quest'apatia.
Oggi, sul lavoro, parlando con una collega, mi e' capitata la notizia di un corso di editoria che, forse, sarebbe interessante, arricchimento di un'attivita', la mia, a stretto contatto con i libri. Una vocina dentro di me scalpitava "Tenta, buttati, fallo..."ma ci sono sempre IO, con cui fare i
conti, io cattiva e impietosa, sempre una spanna sotto gli altri...perche' non avrei mai il coraggio di frequentare un corso dove e' richiesta la presenza, la partecipazione attiva, l'esibizione di una competenza...mi sento meno di niente e penso che, se solo conoscessi qualcuno con cui andare, se solo avessi la sicurezza di non essere sottoposta a giudizio alcuno, se solo potessi essere li' senza esserci, forse, ecco, potrei lanciarmi...
...paradossalmente, evito le situazioni di contatto con ignoti, ma lavoro a stretto contatto con la gente ..e quanto li odio, quanto detesto dover girare la testa a me stessa per interloquire con costoro, nessuno che sappia della mia rabbia covata...
Boh, che dirvi...ho letto del raduno toscano e da un lato mi attirerebbe prendervi parte...pero' a parte il fatto che domenica lavorero', mi chiedo: con tutto il rispetto per i miei problemi e quelli altrui...ma la vera sfida non dovrebbe essere quella di avere a che fare con la "normalita'", con la "banalita'" del quotidiano? Chissa' che un raduno non possa servire a qualcosa...ma, perdonatemi: mi sa tanto di gita di parrocchia, fedeli a un credo di disagi e sofferenze.
Mi sento pesantissima dentro...
Vecchio 27-03-2008, 22:07   #2
Esperto
L'avatar di vetro
 

Quote:
ma la vera sfida non dovrebbe essere quella di avere a che fare con la "normalita'", con la "banalita'" del quotidiano?
In sintesi alla fine la vera sfida è quella.Accettare anche la banalita' del vivere quotidiano.

Quote:
Oggi, sul lavoro, parlando con una collega, mi e' capitata la notizia di un corso di editoria
Dovresti provarci se pensi che sia qualcosa che ti puo' stimolare.Il confronto con le altre persone è necessario e puo' essere un arricchimento.Non considerarlo sempre come una condanna.
Vecchio 27-03-2008, 22:12   #3
Avanzato
L'avatar di calimerlo
 

banale è chi il banale fa
si vive con le piccole cose, si vive con le grandi cose
si può essere scontenti con tutto e felici con niente
si può stare bene con quel poco che offre la società odierna o rifiutarla ed aggiungere anche questo problema alle paure che già abbiamo in natura
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