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26-07-2010, 11:52
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#1
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Per me l'apparire è importantissimo, voi come la pensate?
A me la manfrina sull’essere e l'apparire, che si conclude con l’inevitabile trionfo del bene sul male, cioè dell’essere sull’apparire non mi è mai piaciuta e per questo non mi ha mai convinto. Si tratta, per me, solo di un pensiero semplicistico e consolatorio che non spiega nulla della realtà ma rispecchia solo un modo di valutare le cose limitato e ristretto che fa meccanicamente coincidere la verità con che è giusto, con ciò che è corretto, con ciò che è facilmente condivisibile.
La vita non si presta a queste teorizzazioni semplificatrici, una frase fatta non la può sintetizzare in modo veritiero, le nostre ubbie non possono esprimere alcun concetto universale.
Questa verbosa premessa serve a mettere in discussione quest’assunto, più volte emerso nelle discussioni, che vede nel bisogno d’apparire l’origine dei mali della nostra società, che giudica in base, appunto alle apparenze, ed è troppo superficiale per accorgersi dell’essere. Chi riesce ad apparire è quindi felice e contento mentre chi è, chi può solo essere viene immediatamente emarginato, come accade a noi, e ciò è ingiusto.
Per me invece l ’apparire non è meno importante dell’essere, è anzi fondamentale per far sì che il nostro essere, o meglio una parte di esso, si manifesti agli altri e acquisisca così un valore riconoscibile e riconosciuto. Il nostro valore di essere umano è dato dall’opinione altrui, essa misura il nostro valore reale, ciò che siamo per noi stessi è solo un giudizio soggettivo, che riguarda solo noi, che ha valore solo per noi.
Quindi lodarsi o lodare qualcuno perché se ne frega altamente del giudizio altrui, denota solo una vana presunzione derivata da un’idea superiorità etica puramente astratta. Siamo animali sociali, la nostra natura ci porta a cercare la comprensione e l’approvazione degli altri, per quanto fiaccato da esperienze negative e timori più o meno razionali, il nostro istinto sociale è sempre vivo e preme nel nostro animo per far sì che le sue brame vengano realizzate.
Insomma non dobbiamo chiuderci per principio al mondo esterno perché, pur con tutti i suoi difetti, è là che si svolge la vita, è solo là che il nostro essere può realizzarsi è là che il nostro valore può essere riconosciuto.
Certo non dobbiamo aprirci in maniera indiscriminata, la nostra apparizione deve avvenire solo con persone per la quale intuiamo una certa affinità, anche lieve ma reale e la nostra figura sociale deve rispecchiare solo alcuni aspetti del nostro essere profondo. Il nostro primo obbiettivo è l’approvazione e la stima, noi per gli altri dobbiamo essere degni di lode perciò dobbiamo essere “comprensibili”, ispirare empatia e sentimenti cordiali.
La nostra personalità completa dovrà manifestarsi progressivamente in modo che le persone nelle quali riponiamo la nostra fiducia, possano essere in grado di apprezzarla.
Alla fine di questo processo il nostro essere sociale e il nostro essere profondo dovranno essere quasi perfettamente sovrapponibili.
Mi auguro di poter un giorno mettere in pratica tutte queste teorie!
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26-07-2010, 12:19
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#2
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 3,199
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
Per me l'apparire è importantissimo, voi come la pensate?
...
Il nostro valore di essere umano è dato dall’opinione altrui, essa misura il nostro valore reale
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Ok...secondo me sei scemo. Quindi che vuol dire? Che sei scemo?
Seriamente, non c'è alcun dubbio che l'opinione che abbiamo di noi è soggettiva, ma lo è altrettanto l'opinione che gli altri hanno di noi.
E poi consolatorio a me sembra il pensiero del debole che cerca la simpatia del forte, del gruppo.
Non basterà essere cordiali e accomodanti per ottenere quella simpatia, non basterò dare loro ragione, senza contare che chi chiede si pone sempre in una posizione di svantaggio e di inferiorità.
Tra l'essere e l'apparire preferisco non esistere, ma se proprio dovessi apparire allora vorrei farlo senza esserci e se proprio dovessi esserci allora vorrei farlo senza apparire.
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26-07-2010, 12:22
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#3
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 1,868
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in questi casi replico solitamente: ma anche no (almeno nella prima parte
del discorso)
condivido si la premessa: la realtà non è affatto buona e giusta.
più che apparire (che è solo una parte del quadro) parlerei di Avere contrapposto
all'Essere come già Fromm aveva intelligentemente spiegato.
non è affatto vero che "noi" stiamo male e tutti "gli altri" stanno bene.
questa è una semplificazione uguale a quella che critichi nella premessa.
gli psicofarmaci li usa un italiano su due. le droghe sociali sono ampiamente diffuse.
io contrariamente non ho mai neanche fumato una sigaretta.
quindi c'è qualcosa che stride in tutto il ragionamento.
il malessere che deriva della nostra società coinvolge tutti. c'è chi ne subisce di più gli effetti perché ha dei tratti "svantaggiosi" . ma spesso mi sembra che costoro siano
anche quelli più consapevoli delle origini e dei tratti del loro malessere.
molta gente sta male e non sa il perché, cerca piuttosto di curare il suo malessere
attraverso il possesso di cose (siano esse materiali, immateriali o persone).
L'Avere di Fromm che fa il paio con l'Apparire.
l'apparire non è per forza di cosa collegato al proprio essere. molto spesso invece
è collegato a maschere sociali. non si capisce infatti come il muro di incomunicabilità
tra le persone sia costantemente aumentato e ciò non riguarda affatto solo i fobici
o gli introversi. le persone di fatto comunicano ad un livello superficiale che le espone
a delusioni, fraintendimenti, rotture, ecc.
la natura umana cerca l'approvazione degli altri? in parte si. io però userei "senso
di appartenenza". e come mai invece il nostro mondo è strutturato in maniera diametralmente opposta, enfatizzando i difetti che portano all'esclusione: siano essi
caratteriali, razziali, di classe, ecc? una società costruita su una base teorica
di competizione in qualsiasi campo, in cui si vuole AVERE stima, riconoscimento,
valore agli occhi altrui.
c'è una profonda differenza tra voler AVERE e voler ESSERE.
dove si esercita il mio sforzo? (e qui già condivido di più i toni della seconda parte del tuo intervento). lo sforzo si deve esercitare sull'Essere qualcuno che non si chiude al mondo ma che contribuisce a portare la propria "differenza" in maniera costruttiva.
non è omologandosi, o negando la propria particolarità che si ottiene questo.
non bisogna quindi confondere, secondo me, ottenere l'approvazione altrui è una conseguenza di un modo d'essere, non un fine di per se.
poi possiamo scendere nel dettaglio: quando parli di apparire ti riferisci all'aspetto fisico e al look o ad altro?
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26-07-2010, 12:30
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#4
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Intermedio
Qui dal: Jul 2008
Ubicazione: Puglia.
Messaggi: 283
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...eh?!
In sintesi (per me) bisogna avere il coraggio di essere, cioè apparire.
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26-07-2010, 12:40
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#5
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Banned
Qui dal: Feb 2010
Ubicazione: PURTROPPO NAPOLI
Messaggi: 4,470
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se dobbiamo apparire allora possiamo pure togliere mano raga..............
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26-07-2010, 13:01
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#6
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
Originariamente inviata da LordDrachen
non è affatto vero che "noi" stiamo male e tutti "gli altri" stanno bene.
questa è una semplificazione uguale a quella che critichi nella premessa.
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Questo lo so bene, io non mi considero affatto inferiore agli altri ma una semplificazione del genere diventa necessaria perché sintetizza in una frase l'insieme degli elementi che compongono nostro disagio. Noi stiamo male perché ci sentiamo soli e diversi, possiamo anche nutrire una grande stima per noi stessi, amare ciò che siamo ma questo non ci basta perché ci rendiamo conto che da soli non potremo mai essere sereni e completi, perciò tendiamo a ciò che sta al di fuori di noi agli altri, tutti i difetti che possono avere non sono nulla di fronte al bene che ai nostri occhi essi rappresentano.
Quote:
l'apparire non è per forza di cosa collegato al proprio essere. molto spesso invece
è collegato a maschere sociali. non si capisce infatti come il muro di incomunicabilità
tra le persone sia costantemente aumentato e ciò non riguarda affatto solo i fobici
o gli introversi. le persone di fatto comunicano ad un livello superficiale che le espone
a delusioni, fraintendimenti, rotture, ecc.
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L'apparire per me ha sempre legami saldi con l'essere, non certo con la sua totalità, questo non avviene mai, ma con alcuni suoi aspetti.
Quote:
la natura umana cerca l'approvazione degli altri? in parte si. io però userei "senso
di appartenenza". e come mai invece il nostro mondo è strutturato in maniera diametralmente opposta, enfatizzando i difetti che portano all'esclusione: siano essi
caratteriali, razziali, di classe, ecc? una società costruita su una base teorica
di competizione in qualsiasi campo, in cui si vuole AVERE stima, riconoscimento,
valore agli occhi altrui.
c'è una profonda differenza tra voler AVERE e voler ESSERE.
dove si esercita il mio sforzo? (e qui già condivido di più i toni della seconda parte del tuo intervento). lo sforzo si deve esercitare sull'Essere qualcuno che non si chiude al mondo ma che contribuisce a portare la propria "differenza" in maniera costruttiva.
non è omologandosi, o negando la propria particolarità che si ottiene questo.
non bisogna quindi confondere, secondo me, ottenere l'approvazione altrui è una conseguenza di un modo d'essere, non un fine di per se.
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E' impossibile essere accettati da un gruppo se alla base non c'è una forma minima di stima, solo se mi sento apprezzato mi posso sentire parte di un gruppo, i il senso di appartenenza presuppone un giudizio positivo.
Quote:
poi possiamo scendere nel dettaglio: quando parli di apparire ti riferisci all'aspetto fisico e al look o ad altro?
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Mi riferisco a tutto ciò che può essere percepito dagli altri, quindi: aspetto fisico, look, gesti, linguaggio, espressioni del viso etc.
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26-07-2010, 13:22
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#7
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
Originariamente inviata da Nick
Ok...secondo me sei scemo. Quindi che vuol dire? Che sei scemo?
Seriamente, non c'è alcun dubbio che l'opinione che abbiamo di noi è soggettiva, ma lo è altrettanto l'opinione che gli altri hanno di noi.
E poi consolatorio a me sembra il pensiero del debole che cerca la simpatia del forte, del gruppo.
Non basterà essere cordiali e accomodanti per ottenere quella simpatia, non basterò dare loro ragione, senza contare che chi chiede si pone sempre in una posizione di svantaggio e di inferiorità.
Tra l'essere e l'apparire preferisco non esistere, ma se proprio dovessi apparire allora vorrei farlo senza esserci e se proprio dovessi esserci allora vorrei farlo senza apparire.
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Bisogna essere accomodanti e simpatici in una prima fase, quella della conoscenza, il momento in cui l'impressione che dobbiamo dare dev'essere positiva. E solo su un giudizio positivo che possiamo affermare la nostra personalità vera e meritevole di stima. Apparire scostanti e antipatici avvalora solo i loro pregiudizi.
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26-07-2010, 13:28
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#8
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Banned
Qui dal: Jul 2009
Messaggi: 2,912
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Non è così semplice.
Mettiamo il caso che ti vesti in un dato modo per apparire in un particolare modo che ti piace. Alla fine quell'apparenza piace a te. Non saprai mai cosa piace agli altri, anche se ora come ora i gusti sono diventati tutti omologati ed oggettivi.
Come disse Pirandello ognuno di noi appare agli occhi altrui in modo diverso.
In qualsiasi modo tu voglia apparire sarai sempre visto in modo differente, così lo stesso voler apparire in un determinato modo perde totalmente il suo significato.
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26-07-2010, 13:29
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#9
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
non è affatto vero che "noi" stiamo male e tutti "gli altri" stanno bene.
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Occorre precisare che per me "male" o "bene" non sono affatto concetti dotati di un valore assoluto, si tratta solo di astrazioni alle quali l'uomo attribuisce un'utilità immediatamente pratica.
Io non intendo fare certo la lode della società, non tendo ad essa perché la considero il "bene", tendo ad essa perché immagino che lì mi troverei bene.
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26-07-2010, 13:34
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#10
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 1,868
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
E' impossibile essere accettati da un gruppo se alla base non c'è una forma minima di stima, solo se mi sento apprezzato mi posso sentire parte di un gruppo, i il senso di appartenenza presuppone un giudizio positivo.
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il problema è: essere accettati da quale gruppo?
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26-07-2010, 13:35
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#11
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 1,868
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
tendo ad essa perché immagino che lì mi troverei bene.
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è quello che fanno tutti, eppure continuano a patire.
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26-07-2010, 13:35
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#12
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
Originariamente inviata da Death
Non è così semplice.
Mettiamo il caso che ti vesti in un dato modo per apparire in un particolare modo che ti piace. Alla fine quell'apparenza piace a te. Non saprai mai cosa piace agli altri, anche se ora come ora i gusti sono diventati tutti omologati ed oggettivi.
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Se desidero entrare a far parte di un gruppo devo prima individuare le caratteristiche che mi dovrebbero rendere accettabile, quindi mi devo adattare. Si tratta solo di una condizione temporanea, la mia personalità emergerà progressivamente.
Quote:
Come disse Pirandello ognuno di noi appare agli occhi altrui in modo diverso.
In qualsiasi modo tu voglia apparire sarai sempre visto in modo differente, così lo stesso voler apparire in un determinato modo perde totalmente il suo significato.
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Anche noi dovremo apparire in un modo diverso rispetto all'opinione che abbiamo di noi e far sì che il gruppo al quale vogliamo appartenere ci consideri in maniera unanime
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26-07-2010, 13:37
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#13
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 1,868
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
Se desidero entrare a far parte di un gruppo devo prima individuare le caratteristiche che mi dovrebbero rendere accettabile, quindi mi devo adattare. Si tratta solo di una condizione temporanea, la mia personalità emergerà progressivamente.
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penso che questo lo facciamo a livelli differenti quasi tutti, fobici compresi.
il problema è che quando la personalità emerge, progressivamente
si verrà emarginati. non tutto in una volta, solo pian piano.
Quote:
Anche noi dovremo apparire in un modo diverso rispetto all'opinione che abbiamo di noi e far sì che il gruppo al quale vogliamo appartenere ci consideri in maniera unanime
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curare l'autostima non è così semplice.
rimane una domanda: a quale gruppo dovrei appartenere e perché?
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26-07-2010, 13:53
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#14
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Avanzato
Qui dal: Oct 2008
Messaggi: 333
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Essere è apparire.
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26-07-2010, 13:55
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#15
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
Originariamente inviata da LordDrachen
penso che questo lo facciamo a livelli differenti quasi tutti, fobici compresi.
il problema è che quando la personalità emerge, progressivamente
si verrà emarginati. non tutto in una volta, solo pian piano.
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Ciò può avvenire perché noi non siamo stati capaci di stringere rapporti così profondi da rendere comprensibile e accettabile la parte più vera della nostra personalità oppure perché quel gruppo non era così congeniale alle nostre esigenze come appariva in un primo momento. Diventerà un esperienza negativa, sono formative anch'esse!
Quote:
curare l'autostima non è così semplice.
rimane una domanda: a quale gruppo dovrei appartenere e perché?
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Se ci si inoltra nel labirinto dei casi specifici allora ognuno può di noi può parlare solo del suo.
Io non potrei certo entrare a far parte di un gruppo di persone troppo superficiali e limitate, non mi sentirei a mio agio altrimenti. Non devo sentirmi obbligato ad uscire con loro ogni sera, ad adattarmi ad ogni loro idea di divertimento (se questa contempla la discoteca, ad esempio, non devo sentirmi obbligato ad una presenza costante), ad assecondare ogni loro opinione etc. All'inizio sarò più accomodante e dovò fare qualche sforzo, ma dopo un po' devo sentirmi libero di esprimere il mio punto di vista e di far valere le mie idee, esempio banale: scelta del film da vedere al cinema la sera. Le prime volte mi adatterò al loro gusto, ma quando avrò acquisito una certa fiducia in loro potrò proporre anch'io la mia preferenza.
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26-07-2010, 14:02
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#16
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 1,868
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
Ciò può avvenire perché noi non siamo stati capaci di stringere rapporti così profondi da rendere comprensibile e accettabile la parte più vera della nostra personalità
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o semplicemente perchè la nostra parte più vera NON PIACE o NON INTERESSA.
Quote:
oppure perché quel gruppo non era così congeniale alle nostre esigenze
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ahhhhhhhhhhhhhhh.... vedi che arriviamo al nocciolo della faccenda?
Quote:
Io non potrei certo entrare a far parte di un gruppo di persone troppo superficiali e limitate, non mi sentirei a mio agio altrimenti.
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ahhhhhhhhhhhhhhh.... vedi che arriviamo al nocciolo della faccenda? (cit.)
scommetti che se escono ragazzi di questo forum tutto quello che hai detto
è molto facile che avvenga naturalmente, mentre se gli stessi sono (per qualsiasi ragione) nella situazione di dover relazionarsi con la "media"
avranno innumerevoli difficoltà?
io sono convinto che la ns. capacità di relazionarsi, per quanto scarsa,
sia cmq totalmente influenzata da chi abbiamo di fronte.
e che la ns. mancanza di autostima non sia costante, ma proporzionata
al disagio che ci procura chi è differente da noi.
appartenere ad una minoranza significa questo: essere per forza di
cose selettivi.
non è che bisogna sputare in faccia agli estroversi, ma non si può nemmeno
far dipendere da loro il nostro modo di comportarci.
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26-07-2010, 14:04
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#17
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Banned
Qui dal: Feb 2008
Messaggi: 796
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chi sta male dentro inevitabilmente appare in una certa maniera
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26-07-2010, 14:12
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#18
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
Originariamente inviata da LordDrachen
o semplicemente perchè la nostra parte più vera NON PIACE o NON INTERESSA.
ahhhhhhhhhhhhhhh.... vedi che arriviamo al nocciolo della faccenda?
ahhhhhhhhhhhhhhh.... vedi che arriviamo al nocciolo della faccenda? (cit.)
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Mica ho proposto di andare alla ricerca di compagnie di giovani in modo indiscriminato.
Noi dobbiamo solo proporci in maniera positiva e accettabile, per poi osservare i risultati che otteniamo e stabilire se sia il caso di continuare o meno.
Quote:
scommetti che se escono ragazzi di questo forum tutto quello che hai detto
è molto facile che avvenga naturalmente, mentre se gli stessi sono (per qualsiasi ragione) nella situazione di dover relazionarsi con la "media"
avranno innumerevoli difficoltà?
io sono convinto che la ns. capacità di relazionarsi, per quanto scarsa,
sia cmq totalmente influenzata da chi abbiamo di fronte.
e che la ns. mancanza di autostima non sia costante, ma proporzionata
al disagio che ci procura chi è differente da noi.
appartenere ad una minoranza significa questo: essere per forza di
cose selettivi.
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Questa è un verità.
Quote:
non è che bisogna sputare in faccia agli estroversi, ma non si può nemmeno
far dipendere da loro il nostro modo di comportarci.
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Certo gli estremismi non vanno mai bene.
All'inizio, per essere accettati dovremo un po' dipendere da loro ma se non ci sentiamo mai abbastanza sicuri per far apparire la nostra vera natura, è chiaro che a quel punto non si può far altro che lasciare perdere.
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26-07-2010, 14:24
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#19
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 1,868
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ricordati anche che l'Apparire è quasi sempre una manifestazione Narcisistica che manipola persone e cose per appagare il proprio Ego.
E questo è un limite che non hanno solo gli estroversi, ma anche introversi e sociofobici.
Liberarsi da manifestazioni narcisistiche è difficile.
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26-07-2010, 14:24
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#20
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Esperto
Qui dal: Jul 2008
Messaggi: 4,959
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
Questa verbosa premessa serve a mettere in discussione quest’assunto, più volte emerso nelle discussioni, che vede nel bisogno d’apparire l’origine dei mali della nostra società, che giudica in base, appunto alle apparenze, ed è troppo superficiale per accorgersi dell’essere. Chi riesce ad apparire è quindi felice e contento mentre chi è, chi può solo essere viene immediatamente emarginato, come accade a noi, e ciò è ingiusto.
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In una parola, autoefficacia
In linea teorica, il ragionamento dovrebbe essere: gli altri non esistono, esisto solo io. Però a volte è conveniente adattarsi al mondo esterno per raggiungere i miei scopi.
La persona insicura invece ragiona così: io sono sbagliato e mi devo adattare al mondo che è fatto meglio di me e che ha ragione sempre (Oceanus88 cit.)
Già cambiare prospettiva è un buon punto di partenza.
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Ultima modifica di JohnReds; 26-07-2010 a 14:27.
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