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18-01-2016, 01:47
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#1
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Esperto
Qui dal: Feb 2015
Messaggi: 496
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Spero di risultare abbastanza chiaro e sintetico.
L'altro ieri stavo pensando fra me e me su miei fatti personali e sono arrivato a una specie di teoria, che poi va presa con le pinze, come tutte le teorie del resto.
Ho pensato al concetto di ricevere amore in senso lato, cioè a quell'amore che non è solo proprio di un rapporto sentimentale, ma anche amicale (tendo a escludere in tale circostanza l'amore dei genitori e quello in senso lato dei parenti stretti). Intendo per amore quel profondo legame che si viene a creare fra due persone, per motivi talvolta chiari e talvolta meno (non mi interessa indagarli) e che le porta ad essere come quasi unite o comunque a rivestire l'una per l'altra una funzione fondamentale e quasi imprescindibile (nulla è imprescindibile .-.).
Poi ho pensato: a tutti è concesso o è permesso creare tali tipi di legami?
E allora da bravo creatore di categorie seriale(?) mi è sembrato di vedere una differenza all'interno della vita delle persone, che sintetizzerò qua sotto in 3 punti.
1)C'è qualcuno a cui riesce tutto facile o almeno che non ha problemi e che riesce a instaurare rapporti di tale tipo quasi con chi vuole e che mantiene un forte ascendente su moltissimi persone. Sono coloro di cui ci si ricorda, la cui vita, se vogliono, è piena e costellata di persone importanti a cui dare e ricevere fiducia.
2)Ci sono poi le persone un po' più "sfigate" (dipende da come la si vede xD). Coloro che riescono a creare solo pochi legami, più o meno duramente, e che riescono a mantenerli. Ottengono "poco", magari non sempre il "necessario" e non sempre quello che vogliono, ma comunque hanno sempre qualcuno su cui contare nel momento del bisogno.
3)Ci sono infine coloro che non ce la fanno. Potrei chiamarli i diversi o anche solo gli invisibili. Sono le persone come il prete della canzone "Eleanor Rugby", vagabondi senza speranza, alla ricerca disperata di qualcuno che li capisca, qualcuno con cui poter creare quel tipo di legame, ma che non ce la fanno, probabilmente e fondamentalmente per problemi che stanno all'interno di loro. Sono, forse la loro mediocrità latente, gli ultimi ad essere chiamati (sempre se vengono chiamati xD) e i primi ad essere dimenticati, sono come degli spiriti solitari che abitano queste lande alla ricerca di un luogo dove fermarsi, ma che non raggiungono mai ciò che anelano.
Chiaramente tali tre categorie non vanno considerate come comparti stagni, ma ci possono essere varie gradazioni all'interno, che la vita di ognuno è complessa e difficile da definire chiaramente nella sua totalità.
Mi astengo dal dire a quale categoria credo di appartenere, ma, essendo qua, penso sia facile capirlo.
Ditemi un po' cosa ne pensate, se vi vedete del senso o no, soprattutto se questo possa derivare da una concezione disfunzionale all'interno della mia mente ._.
Grazie a chiunque voglia rispondermi per darmi il suo parere!
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18-01-2016, 02:01
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#2
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Esperto
Qui dal: Aug 2009
Ubicazione: Roma
Messaggi: 5,542
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Sintetico
Hai scritto più o meno quello che pensavo, e in parte penso, anche io. Ma a me interessano anche le motivazioni perché con quelle uno se ne può fare una ragione e dare un "senso" al successo altrui.
Forse bisognerebbe premettere che tale tipo di categorizzazioni delle persone fa male a noi stessi perché con queste etichette cerchiamo di mettere ordine e di capire con quale gruppo poter interagire con il minimo danno. O almeno è quello che faccio io, ormai in misura ridotta.
Per entrare più nello specifico, nella prima categoria spesso io ci vedo persone che si accontentano di ciò che trovano. Io pensavo avessero aspettative basse ma semplicemente la loro soglia di soddisfazione è più facilmente raggiungibile.
Nella terza invece ci sn quelli perennemente insoddisfatti, quelli che si addolorano di non essere capiti ma si presentano come un libro di grammatica tedesca.
Negli ultimi tempi ho maturato una visione un po' più larga di questa questione. La conoscenza è un'operazione binaria. Ci sono io e ci sei tu. C'è la leggerezza di parlare senza prospettive future ma solo per il piacere di farlo e ciò può aprire diversi scenari.
Concludo dicendo che io son una di quelle persone di cui la gente pensa sempre bene ma che in realtà nn mi conosce mai appieno perché troppo chiuso nelle mie difese.
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18-01-2016, 11:49
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#3
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Esperto
Qui dal: May 2015
Messaggi: 3,151
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Credo di rientrare benissimo nella terza categoria e, in parte, nella seconda.
Hai detto bene, mediocrità assoluta. Sono mediocre in tutto, è la realtà purtroppo, mi piacerebbe non fosse così...
Mai termine più azzeccato!
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18-01-2016, 17:40
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#4
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Esperto
Qui dal: Feb 2015
Messaggi: 496
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Quote:
Originariamente inviata da clanghetto
Sintetico
Hai scritto più o meno quello che pensavo, e in parte penso, anche io. Ma a me interessano anche le motivazioni perché con quelle uno se ne può fare una ragione e dare un "senso" al successo altrui.
Forse bisognerebbe premettere che tale tipo di categorizzazioni delle persone fa male a noi stessi perché con queste etichette cerchiamo di mettere ordine e di capire con quale gruppo poter interagire con il minimo danno. O almeno è quello che faccio io, ormai in misura ridotta.
Per entrare più nello specifico, nella prima categoria spesso io ci vedo persone che si accontentano di ciò che trovano. Io pensavo avessero aspettative basse ma semplicemente la loro soglia di soddisfazione è più facilmente raggiungibile.
Nella terza invece ci sn quelli perennemente insoddisfatti, quelli che si addolorano di non essere capiti ma si presentano come un libro di grammatica tedesca.
Negli ultimi tempi ho maturato una visione un po' più larga di questa questione. La conoscenza è un'operazione binaria. Ci sono io e ci sei tu. C'è la leggerezza di parlare senza prospettive future ma solo per il piacere di farlo e ciò può aprire diversi scenari.
Concludo dicendo che io son una di quelle persone di cui la gente pensa sempre bene ma che in realtà nn mi conosce mai appieno perché troppo chiuso nelle mie difese.
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Pensavo di essere risultato più sintetico. Mi sa ho fallito
Sì, le motivazioni sono importanti, soprattutto se uno vuole provare a cambiare, cercando ovviamente di non snaturarsi. E' che certe volte penso che ci giochi di mezzo il destino e una certa predeterminazione in quello che succede. Nel senso trovo che qualcuno, pur non facendo niente per meritarselo, venga amato, anche da più persone, mentre invece c'è chi proprio non ce la fa. In quel caso non riesco davvero a spiegarmi perché le cose debbano andare così. Che poi non so, a me fa paura scoprire le vere motivazioni (sempre che riesca a trovarle), soprattutto nel caso in cui non possa realisticamente agire per modificare la cosa, la troverei semplicemente una cosa ingiusta, per quanto l'amore sia un sentimento ingiusto per eccellenza, e frustrante.
Trovo comunque molto interessante la tua interpretazione, soprattutto delle due categorie. Effettivamente molto spesso mi vedo molto come un libro di lingua giapponese @_@
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18-01-2016, 20:29
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#5
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Esperto
Qui dal: Aug 2009
Ubicazione: Roma
Messaggi: 5,542
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Quote:
Originariamente inviata da Etairos
Pensavo di essere risultato più sintetico. Mi sa ho fallito
Sì, le motivazioni sono importanti, soprattutto se uno vuole provare a cambiare, cercando ovviamente di non snaturarsi. E' che certe volte penso che ci giochi di mezzo il destino e una certa predeterminazione in quello che succede. Nel senso trovo che qualcuno, pur non facendo niente per meritarselo, venga amato, anche da più persone, mentre invece c'è chi proprio non ce la fa. In quel caso non riesco davvero a spiegarmi perché le cose debbano andare così. Che poi non so, a me fa paura scoprire le vere motivazioni (sempre che riesca a trovarle), soprattutto nel caso in cui non possa realisticamente agire per modificare la cosa, la troverei semplicemente una cosa ingiusta, per quanto l'amore sia un sentimento ingiusto per eccellenza, e frustrante.
Trovo comunque molto interessante la tua interpretazione, soprattutto delle due categorie. Effettivamente molto spesso mi vedo molto come un libro di lingua giapponese @_@
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In maniera molto generica, le motivazioni spesso sono inconsce e il non voler farti conoscere agisce anche se tu, razionalmente, speri di risultare gradito.
Mi capitò che un'amica mi disse "Alfy ti voglio bene" e io la guardai sorridendo. Lei disse "Non mi ricambi proprio?". Io le ero affezionato eppure risultai distante. Le persone con un minimo di sensibilità lo capiscono.
Dunque, le motivazioni possono essere di aiuto ma non sono essenziali. Si può campare anche soltanto lavorando su se stessi e cercando di essere ciò che si vuole. Io volevo essere più free e ci sn riuscito. Ho ancora un sacco di zavorre che forse nn andranno mai via ma bisogna accettare la condizione senza però smettere di lavorarci.
IO sono una persona che tende al pensiero negativo quindi appesantirmi o diventare asociale sono la prassi per me. La mia reticenza a farmi conoscere fa sì che io impieghi molto tempo per farmi nuovi amici e la mia mancanza di fiducia nel genere umano che io non riesca a considerarmi quasi mai ben voluto dagli altri. E aspetto che siano gli altri a chiamarmi a dimostrazione del fatto che valgo qualcosa. E' tutto un errore ma lo riconosco e quindi, a volte, remo contro.
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20-01-2016, 01:08
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#6
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Esperto
Qui dal: Feb 2015
Messaggi: 496
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Quote:
Originariamente inviata da clanghetto
In maniera molto generica, le motivazioni spesso sono inconsce e il non voler farti conoscere agisce anche se tu, razionalmente, speri di risultare gradito.
Mi capitò che un'amica mi disse "Alfy ti voglio bene" e io la guardai sorridendo. Lei disse "Non mi ricambi proprio?". Io le ero affezionato eppure risultai distante. Le persone con un minimo di sensibilità lo capiscono.
Dunque, le motivazioni possono essere di aiuto ma non sono essenziali. Si può campare anche soltanto lavorando su se stessi e cercando di essere ciò che si vuole. Io volevo essere più free e ci sn riuscito. Ho ancora un sacco di zavorre che forse nn andranno mai via ma bisogna accettare la condizione senza però smettere di lavorarci.
IO sono una persona che tende al pensiero negativo quindi appesantirmi o diventare asociale sono la prassi per me. La mia reticenza a farmi conoscere fa sì che io impieghi molto tempo per farmi nuovi amici e la mia mancanza di fiducia nel genere umano che io non riesca a considerarmi quasi mai ben voluto dagli altri. E aspetto che siano gli altri a chiamarmi a dimostrazione del fatto che valgo qualcosa. E' tutto un errore ma lo riconosco e quindi, a volte, remo contro.
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Anche io faccio una fatica assurda a esprimere quello che provo. Nel senso verso chi prova qualcosa per me (i miei parenti essenzialmente) e me lo dicono rimango freddo e distaccato, come se non me ne importasse niente, quando non è vero ._.
Se poi mi capita di provare tanto affetto per altre persone (che non so se corrispondono o meno) mi rifiuto di dirglielo, nel senso proprio non ce la faccio. E magari loro potrebbero non capire del tutto i miei sentimenti nei loro confronti @_@
Tutto sommato anche io sono come te Solo credo di non essere ben voluto dagli altri e chiamo gli altri, sia per paura del rifiuto sia perché credo che non valga la pena stare con me o che comunque gli altri preferiscano giustamente stare con altre persone rispetto che con me. Nel senso do la colpa a me ._. Vorrei provare a cambiare le cose, ma sto pensiero disfunzionale è davvero forte da sradicare
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20-01-2016, 01:18
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#7
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Esperto
Qui dal: May 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 14,193
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Penso di stare più o meno tra la seconda categoria e la terza… più vicino alla terza comunque…
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20-01-2016, 12:19
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#8
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,633
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Quote:
Originariamente inviata da Etairos
Sono, forse la loro mediocrità latente, gli ultimi ad essere chiamati (sempre se vengono chiamati xD) e i primi ad essere dimenticati, sono come degli spiriti solitari che abitano queste lande alla ricerca di un luogo dove fermarsi, ma che non raggiungono mai ciò che anelano.
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Mediocrità?.
Sei sicuro?.
Gli spiriti solitari non possono essere mediocri.
Ci vuole carattere per riuscire a sopportare "l'isolamento".
Certo, stiamo parlando di una condizione atipica e in alcuni momenti avvilente. A volte ci sono dei problemi alla base, in altri casi è semplicemente il risultato di condizioni avverse.
E' un discorso ampio e molto personale, suppongo.
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20-01-2016, 12:50
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#9
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 574
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Non credo che ci voglia carattere per mantenere l'isolamento, talvolta è predisposizione all'introversione e semplice piacere nel voler stare da soli.
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20-01-2016, 13:08
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#10
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,633
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Quote:
Originariamente inviata da sparkles
Non credo che ci voglia carattere per mantenere l'isolamento, talvolta è predisposizione all'introversione e semplice piacere nel voler stare da soli.
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Le persone introverse non hanno forse bisogno di avere delle amicizie?.
Una figura o due degne di fiducia.. qualcuno capace di ascoltare ed esserci nei momenti difficili (e non solo)?.
Per carità, possiamo parlare del piacere nel voler stare da soli finché vogliamo.
Non lo nego, esiste.
Però quanto può durare? Mesi? Anni e anni?.
Uhm... nel tempo il piacere non rischia di trasformarsi in rassegnazione, dolore o rabbia?.
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Ultima modifica di Xchénnpossoreg?; 20-01-2016 a 13:11.
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20-01-2016, 13:14
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#11
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Esperto
Qui dal: Oct 2015
Messaggi: 4,200
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Se la solitudine è una scelta c'è un carattere dietro, se è una scelta sì ma degli altri il carattere potrebbe esserci come no
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20-01-2016, 13:33
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#12
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,633
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Quote:
Originariamente inviata da Antonius Block
se è una scelta sì ma degli altri il carattere potrebbe esserci come no
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Secondo me in casi simili c'è persino più carattere.
Tanto per iniziare ci vuole forza per sopportare una delusione dopo l'altra. Poi chiediamoci perché una persona viene sistematicamente isolata dal resto dell'umanità.
Evidentemente - nel bene o nel male - dimostra un carattere differente dalla media.
Probabilmente non scende a compromessi oppure ha interessi particolari. Insomma, la "diversità" spesso fa paura e risulta incomprensibile.
Ora, non è facile sopravvivere in un mondo che non ti assomiglia. Il rischio di non farcela è presente. Però se ci riesci (nonostante gli scivoloni e la tristezza assortita) tanto di cappello. Per come la vedo io è quasi una dimostrazione di coraggio.
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Ultima modifica di Xchénnpossoreg?; 20-01-2016 a 13:35.
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20-01-2016, 13:56
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#13
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Esperto
Qui dal: Oct 2015
Messaggi: 4,200
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Quote:
Originariamente inviata da Xchénnpossoreg?
Per come la vedo io è quasi una dimostrazione di coraggio.
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Oppure semplicemente l'istinto di sopravvivenza supera il disagio che si prova.
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20-01-2016, 14:57
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#14
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,633
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A volte l'istinto di sopravvivenza e il coraggio possono coesistere.
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20-01-2016, 15:26
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#15
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 574
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Quote:
Originariamente inviata da Xchénnpossoreg?
Uhm... nel tempo il piacere non rischia di trasformarsi in rassegnazione, dolore o rabbia?.
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Non per tutti è così, ripeto ad alcune persone sta bene stare da soli.
Se veramente la situazione diventasse così insostenibile si farebbe di tutto per uscirne, in fondo gli sta bene così.
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Ultima modifica di cancellato16336; 20-01-2016 a 15:28.
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20-01-2016, 16:44
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#16
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,633
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Quote:
Originariamente inviata da sparkles
Se veramente la situazione diventasse così insostenibile si farebbe di tutto per uscirne, in fondo gli sta bene così.
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Non è sempre così semplice (o automatico).
Rabbia, dolore e compagnia danzante possono far perdere lucidità.
Inoltre anno dopo anno si accumulano problemi e questioni di altra natura.
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Ultima modifica di Xchénnpossoreg?; 20-01-2016 a 16:55.
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20-01-2016, 17:23
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#17
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 574
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No, infatti non è semplice, non lo è affatto. Però è nostro dovere almeno provarci
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