Banned
Qui dal: Oct 2018
Ubicazione: in giro ad accettare caramelle dagli sconosciuti
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Grazie a tutti per le risposte, sono ricomparso solo ora perché il giorno in cui ho aperto questa discussione sono stato bannato.
Non so se qualcuno leggerà questo cumulo di parole, se verranno ritenute inutili e trascurabili, non sono riuscito ad essere sintetico.
Ho aperto questo confronto perché mi avrebbe fatto piacere ascoltare storie che raccontano di un mutamento avvenuto non necessariamente per assecondare la propria volontà ma perché si è costretti ad affrontare condizioni sfavorevoli, che tradotto significa: vivere e affrontare le sfide che sorgono nel corso del tempo, nulla di strano o eccezionale.
E poi mi chiedevo, tale condizione sfavorevole può nel corso del tempo condurre a un miglioramento sotto altri aspetti? (io dico di sì)
E quindi cercavo testimonianze che raccontassero tale possibilità.
Cercavo storie di persone che nelle difficoltà hanno trovato la spinta per un cambiamento (che a sua volta può innescare altre dinamiche che magari possono condurre verso un miglioramento) anche solo un piccolo spunto per persone che magari attualmente vedono tutto nero e sono convinte di non avere la minima possibilità di farcela o non riescono ad apprezzare ciò che hanno, per quanto poco possa sembrare.
L'esperienza che mi riguarda nasce dalla necessità di affrontare una situazione pratica che mi faceva stare ancora peggio di quanto già non stessi di mio a livello psicologico e così rendevo la vita ancora più dura non solo a me stesso ma anche a mia madre che certo non aveva i miei problemi ma ne aveva altri visto che la vita non è facile per nessuno. Già, pensa che novità.
Racconterò di un "traguardo" che ho raggiunto con molte difficoltà perché nonostante nutrissi il profondo desiderio di vivere da solo fin da quando ero un ragazzino che frequentava il liceo, per la maggior parte della mia vita (compreso ora) non ho mai avuto i soldi né un lavoro (costante e ben retribuito) che mi permettesse di prendere una casa in affitto e fare fronte a tutte le altre spese collegate. Il che significa che, a parte esperienze estreme tipo dormire sopra una panchina, ho vissuto per la maggior parte della mia vita in case che appartenevano ad altre persone (perché erano di loro proprietà o perché pagavano l'affitto) insomma come qualcuno che prima o poi ovviamente se ne sarebbe andato.
Mi limito a raccontare tre cose della prima volta che sono riuscito a pagare l'affitto in casa in cui abitavo da solo:
-essere costretto a svolgere un lavoro che ti mette a dura prova altrimenti non puoi pagare l'affitto, non mangi o non ti puoi comprare quello che ti piace, schiavitù che mi ha fatto sempre rodere il fegato, tuttavia a meno che non hai le qualità di S.Francesco o non sei in grado di campare in maniera serena come un aborigeno asutraliano, hai bisogno di soldi e se non li guadagni tu qualcuno dovrà farlo per te e vivi grazie ai soldi di una famiglia sulla quale hai la fortuna di poterti adagiare; e badate bene non sto dicendo che i soldi sono tutto e i ricchi sono sempre felici, ma di certo i soldi risolvono una marea di problemi pratici e vanno formare una base sulla quale poter costruire tutto il resto, perché purtroppo è così che funziona il fottuto mondo che i millenni precedenti hanno costruito
-stare dentro una casa che non ha il sistema di riscaldamento e nella quale sei costretto nei mesi freddi a indossare vestiti pesanti, cappello, maglia e pantaloni termici, calzature imbottite, e "scaldarti" con una stufetta alimentata da una bombola a gas che non è né salutare né priva di pericoli, soprattutto in un ambiente molto piccolo con scarso ricambio di ossigeno dato che aprire la finestra significava gettare via in pochi minuti quel poco di calore accumulato in ore
-il letto, che dici aaah finalmente il meritato riposo, bene: le lenzuola e il materasso talmente freddi e umidi da sembrare una bara di ghiaccio nonostante avessi comprato una coperta elettrica che lasciavo accesa oltre un'ora sotto le coperte a contatto con il materasso, ma appena veniva spenta non giro di poco tempo il calore accumulato svaniva e tornava il gelo e l'umidità al punto che non mi toglievo il cappello e i vestiti pesanti nemmeno per dormire
Certe esperienze fanno svanire tanti altri problemi, altri li ridimensionano e ti costringono e rivedere le tue priorità e ti spingono ad apprezzare cose che prima hai sempre avuto ma davi per scontate perché qualcuno te le garantiva; e ti rendi conto di quanto siano importanti, cose che ti cambiano la vita dato che cambiano il modo in cui affronti situazioni che si ripetono quotidianamente e quotidianamente possono peggiorare o migliorare la giornata. E te ne rendi pienamente conto solo quando vengono a mancare. Ti rendi conto del "lusso" che hai quando puoi permetterti di lamentarti di cose superflue proprio perché hai garantite tutte le essenziali, vitali.
Mi sono pienamente reso conto di quanto sia bello avere una casa calda, il frigo pieno (aggiungete pure tutto quello che preferite alla lista) e che tutte quelle cose costano (costano sotto diversi profili non si tratta solo di soldi) quindi devi fare qualcosa, sei costretto che tu lo voglia o meno, se non vuoi finere ancora peggio, e io non sono certo un tipo che trova la propria ragione di vita in un lavoro del cazzo. Certo se riesci a unire l'utile al dilettevole hai svoltato, ma per quanto mi riguarda non sono mai riuscito a trasformare le mie passioni in un lavoro redditizio.
Il punto è che certe esperienze ti mettono alla prova che tu lo voglia o meno e così ti aprono nuove prospettive, possono indurti a tirare fuori qualità, energie, risorse, che prima eri convinto di non possedere, dato che sei obbligato a confrontarti con situazioni che magari eri convinto di non poter gestire, o alle quali non avevi mai pensato, fino a quando non ti sei trovato ad affrontarle.
Tramite l'esperienza potresti scoprire che le tue convinzioni riguardo te stesso, riguardo il mondo, riguardo le persone, erano tutt'altro che certe.
E non importa quante volte fallisci, quante volte sbagli, perché si tratta comunque di esperienza e l'esperienza è tutto, è ciò che fa la differenza. Se non fai esperienza su cosa fondi le tue pratiche, come imposti i tuoi ragionamenti, come fai a trovare soluzioni o linee guida che riguardano aspetti della tua vita? Ti devi affidare a ciò che ti raccontano gli altri che sono persone differenti da te e hanno vissuto le loro esperienze (sempre che non parlino per sentito dire) filtrandole attraverso la propria visione, la propria personalità, il proprio carattere, le proprie problematiche e priorità.
Se non fai esperienza, fallendo sbagliando soffrendo, non potrai mai crescere e rischi di ritrovarti con un baglio di esperienze, e di ragionamenti ad esse collegate, di un ragazzino di 15 anni vissuto sotto una campana di vetro, convinto che quella sia la Realtà e non esistano altre strade. E inoltre tutto ciò può spingerti a pensare che i "cattivi", quelli che non capiscono, quelli che non hanno sofferto, quelli che hanno tutte le fortune e tutti i pregi, sono sempre gli altri e noi le povere vittime senza alcuna responsabilità, senza alcuna possibilità, i più sfortunati del mondo.
Potrei raccontare anche i lati piacevoli certo ma non sono importanti in questo discorso perché sono le avversità ad avere un peso maggiore nell'esperienza, sono le avversità che insegnano, ma devi avere anche l'umiltà per imparare, per metterti in gioco, per cambiare idea. Le difficoltà ti cambiano, ti permettono di maturare ed evolverti, il piacere è fine a se stesso e una volta finito non ti lascia nulla tranne la voglia di averne ancora e ancora e ancora fino a quando perde di intensità, di valore, fino a quando non ha più senso.
E inoltre il piacere te lo gusti molto molto meglio, addirittura lo scopri o lo ri-scopri, gli attribuisci un nuovo valore quando hai faticato per ottenerlo e chi non ha mai vissuto una tale esperienza non potrà mai capire di cosa sto parlando.
Nel buco senza riscaldamento in cui abitavo da solo le uniche cose che possedevo erano libri, vestiti, un pc: mai avuta una macchina e nemmeno ora, mai avuta una casa di proprietà che tutt'ora non ho, sono sempre stato e sono tutt'ora un "nullatenente" e l'ho messo tra virgolette per ovvi motivi. Davanti a qualcuno che magari da quando è nato ha dovuto lottare anche solo per non morire di fame o non finire ammazzato o che ha subito abusi e violenze in famiglia mi sentirei molto fortunato, e la lista potrebbe allungarsi a dismisura.
Anche prima di allora ero precario, un po' per la mia capoccia, un po' perché sono nato e cresciuto alla Magliana in una casa dalla quale il proprietario non è riuscito a sfrattarci solo perché fu messo in mezzo l'avvocato e mia madre era una donna sola con un bambino a carico e senza un altro posto dove andare; tuttavia facendo bene i conti mia madre non mi aveva fatto mancare le cose più importanti (compreso il suo affetto, per quanto manchevole, per quanto imperfetto, ma chi cazzo è perfetto? E in cosa consisterebbe la perfezione?) quindi nonostante tutto non ero stato poi così male e l'ho capito molto molto bene quando mi sono trovato solo al gelo
Dopo certe esperienze alcune mie problematiche psicologiche sono state ridimensionate, e dalla nuova prospettiva ho capito che potevano anche essere superate, altre non svaniranno mai perché hanno origine genetica, nel cervello, però ho imparato (e ancora ho tanto da imparare) ad affrontarle con una maggiore consapevolezza, una maggiore fermezza, una maggiore fiducia in me stesso.
Nelle avversità, nella sofferenza, nella solitudine, nel silenzio, ho trovato degli insegnamenti che valgono più di miliardi di parole dette dai più illustri rappresentati del genere umano, e sono in grado di spazzare via in un attimo tutte le chiacchiere inutili che affollano questi tempi e le nostre menti confuse e sature.
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