L'idea di fondo è che si dovrebbe arrivare ad accettare la cosa ma io non ci sono mai riuscito praticamente in relazione a niente di tutto quello che per me risultava rilevante.
E con i lutti effettivi è stato lo stesso.
Ogni perdita per me lascia una voragine aperta, un buco nero che resta lì attivo; è un tumore che o resta localizzato o un po' alla volta continua ad espandersi.
Per me non c'è cura, non riesco a convincermene che queste cose si elaborino o si curino, può capitare al più che uno non ci pensi per un po', ma anche se non pensi ad un tumore il tumore continui ad avercelo.
Uso un'analogia con le malattie della pelle, alcune guariscono e viene ripristinata la condizione precedente al male, altre no, rimane un neo, un tumore, un'inestetismo permanente che non va più via, l'organismo è semplicemente incapace di ripristinare la condizione di salute precedente, in certi casi restano dei mali cronici, in altri comunque la salute non si ristabilisce, rimane attivo uno squilibrio permanente.
Secondo me è scorretto sostenere che si è transitati in un sistema equlibrato ma diverso, una pelle deteriorata è deteriorata e basta, non si ha a che fare necessariamente con un altro equilibrio neutro, con la pelle si ha a che fare spesso con un equilibrio comunque peggiore rispetto a quello che precedeva il male.
I lutti e le perdite significative sono simili ad ustioni, l'acido gettato sulla faccia e roba simile per me.
In una sporadica manciata di casi si riesce a tornare allo stato di salute precedente, ma nella maggior parte dei casi lo stato di salute rimane più depresso, alterato e definitivamente compromesso rispetto al precedente, la perdita è permanente e l'organismo non può fare assolutamente nulla, non ha proprio i mezzi per ripristinare lo stato di salute precedente, rimane una parte che non viene affatto elaborata, il danno resta.