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12-11-2022, 14:29
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#1
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Ubicazione: Babilonia
Messaggi: 1,377
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Perché non l'ho mai capito, cos'é.
Stimolato da un thread di Gufetto sulla morte di suo padre (il mio è morto proprio mentre stavamo finalmente cominciando a conoscerci davvero, e mi manca adesso in un modo così doloroso che non lo so spiegare), mi sono ricordato che non ho mai capito 'sta cosa dell'elaborazione del lutto. Cos'è?
Esiste un manuale operativo, che descrive le operazioni passo per passo?
Un sistema per togliersi dal cuore una cosa così tremendamente spiazzante e dolorosa, quel senso di profonda INGIUSTIZIA per qualcosa/qualcuno che finisce, così, senza un senso?
Come cazzo si fa?
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12-11-2022, 14:32
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#2
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Esperto
Qui dal: Jan 2020
Messaggi: 14,073
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Prima o poi toccherà anche a me, non ho idea di come si possa superare specie se non si ha una vita propria
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12-11-2022, 14:39
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#3
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Esperto
Qui dal: Mar 2010
Messaggi: 12,727
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Quote:
Originariamente inviata da Stan Kezza
Perché non l'ho mai capito, cos'é.
Stimolato da un thread di Gufetto sulla morte di suo padre (il mio è morto proprio mentre stavamo finalmente cominciando a conoscerci davvero, e mi manca adesso in un modo così doloroso che non lo so spiegare), mi sono ricordato che non ho mai capito 'sta cosa dell'elaborazione del lutto. Cos'è?
Esiste un manuale operativo, che descrive le operazioni passo per passo?
Un sistema per togliersi dal cuore una cosa così tremendamente spiazzante e dolorosa, quel senso di profonda INGIUSTIZIA per qualcosa/qualcuno che finisce, così, senza un senso?
Come cazzo si fa?
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Non voglio neanche pensarci. Quando arriverà quel momento forse saprò rispondere, ma non sono così sicuro che serva prepararsi.
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12-11-2022, 14:47
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#4
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Esperto
Qui dal: Sep 2015
Messaggi: 3,303
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Quote:
Originariamente inviata da Stan Kezza
Perché non l'ho mai capito, cos'é.
Stimolato da un thread di Gufetto sulla morte di suo padre (il mio è morto proprio mentre stavamo finalmente cominciando a conoscerci davvero, e mi manca adesso in un modo così doloroso che non lo so spiegare), mi sono ricordato che non ho mai capito 'sta cosa dell'elaborazione del lutto. Cos'è?
Esiste un manuale operativo, che descrive le operazioni passo per passo?
Un sistema per togliersi dal cuore una cosa così tremendamente spiazzante e dolorosa, quel senso di profonda INGIUSTIZIA per qualcosa/qualcuno che finisce, così, senza un senso?
Come cazzo si fa?
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Alla fine non è così difficile... Io ho fatto così : all inizio ovviamente ti arriva la botta, i flash, la nostalgia ecc ecc... Però è importante secondo me da subito darsi delle spiegazioni razionali.... Tipo soffriva troppo ora non soffre più.... Ha fatto la sua vita.... La morte è una cosa naturale e ecc ecc... Poi ognuno ha i propri tempi... Giorno per giorno io sentivo attenuarsi sempre più quella sensazione di disperazione tipica dei primi momenti... Poi in modo molto naturale si asciuga e si torna come prima del lutto... Ovviamente resta il ricordo
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12-11-2022, 14:53
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#5
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Banned
Qui dal: Apr 2020
Messaggi: 13,603
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Io ho affrontato i lutti da piccolo, ricordo solo tristezza e chiusura in me stesso, chiusura emotiva principalmente
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12-11-2022, 14:53
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#6
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Ubicazione: Babilonia
Messaggi: 1,377
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Quote:
Originariamente inviata da NatoMorto
Alla fine non è così difficile... Io ho fatto così : all inizio ovviamente ti arriva la botta, i flash, la nostalgia ecc ecc... Però è importante secondo me da subito darsi delle spiegazioni razionali.... Tipo soffriva troppo ora non soffre più.... Ha fatto la sua vita.... La morte è una cosa naturale e ecc ecc... Poi ognuno ha i propri tempi... Giorno per giorno io sentivo attenuarsi sempre più quella sensazione di disperazione tipica dei primi momenti... Poi in modo molto naturale si asciuga e si torna come prima del lutto... Ovviamente resta il ricordo
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Qua ci vuole un esempio concreto: mio padre è stato praticamente ammazzato, perché in un ospedale di assassini gli hanno fatto prendere un'infezione e se ne sono accorti troppo tardi, e io ho assistito impotente alla sua agonia (tra l'altro un altro paziente nella stessa camerata ha subito la stessa sorte pochi giorni prima, per dire).
Io non riesco a tornare "come prima del lutto".
Forse è soggettivo, dipende dal grado di attaccamento alla vita, e il mio è quello di un depresso...
Ma proprio filosoficamente: perché le cose/persone devono finire? Non è ingiusto?
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12-11-2022, 16:50
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#7
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Esperto
Qui dal: Mar 2011
Ubicazione: bardo
Messaggi: 4,403
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Uno è portato a pensare che la morte è il nemico numero uno della vita ma non è così, a volte è necessaria alla vita stessa.
Creature tecnicamente immortali come Turritopsis dohrnii sono probabilmente esistite a bizzeffe ma estinte.
L'universo è inospitale alla vita, perlomeno lo è con le forme di vita a base di carbonio in questa porzione di universo.
Non si sa perché la vita esiste si sa cosa sta cercando di fare: preservarsi. Uno è portato a pensare che essere immortale è la strategia migliore di preservarsi ma non è così.
L'universo non è per niente immutabile, tutto cambia continuamente, tutto si trasforma e per sopravvivere bisogna adattarsi e la strategia migliore per adattarsi non è preservarsi ma replicarsi trasformandosi. Uno dei metodi migliori per fare ciò è la riproduzione, ma non una semplice partenogenesi che torna al punto iniziale del problema bensì la riproduzione sessuata, più mutazioni nel codice genetico ma non troppe da correre più veloce di quanto faccia il cambiamento dell'habitat. La vita dell'uomo è molto breve e non riesce a vedere quanto questo sia importante, puoi essere un organismo immortale ma se aumenta la temperatura di dieci gradi e non la tolleri e non puoi figliare in organismi che possono tollerarla ti estingui. Le più promettenti forme di vita si sono specializzate così bene nel replicarsi per adattarsi meglio per cui il loro stesso scopo di vita è figliare e morire. La morte è anche utile ai nuovi organismi perché non gli vengono sottratte risorse importanti per la loro vita stessa.
Questo che viene affrontato come un piano studiato a tavolino in realtà non lo è. La vita è quel pallone da basket tra miliardi di miliardi lanciati a casaccio che si è infilato nel canestro. Quel pallone non era "predestinato" ma frutto del caso, tutti gli altri palloni non ce l'hanno fatta.
Questo è un approccio "scientifico" alla morte che non riguarda forse davvero nessuno.
La gente affronta quello emotivo di natura umana.
Generalmente si affrontano degli stadi emotivi prima di raggiungere l'accettazione ma non è uguale per tutti perché dipende dalla relazione col defunto, la personalità è diversa per tutti, che rapporti si hanno avuti, in che rapporti ci si è lasciati, la modalità e i tempi del trapasso e via discorrendo.
Io ho mia madre gravemente malata e non nascono che per me è come già morta, è rimasto quasi nulla della persona che era e purtroppo quello che è ora sta sovrascrivendo i ricordi di ciò che era. Ho giocato al videogioco GRIS che non dice una parola ma in qualche modo è ricco di contenuti che possono essere riempiti in modo arbitrario dal giocatore e i creatori han proprio detto che affronta il tema della morte e le varie fasi dell'elaborazione del lutto. L'ho trovato molto bello e lo consiglio.
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12-11-2022, 16:54
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#8
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,640
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Non si fa.
Si convive con l'assenza, tutto qui..
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12-11-2022, 16:59
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#9
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Banned
Qui dal: Nov 2020
Ubicazione: UMBRIA
Messaggi: 647
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dopo 7 anni ho cominciato a venirne fuori
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12-11-2022, 17:24
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#10
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Esperto
Qui dal: Apr 2012
Ubicazione: Mulholland dr.(Roma)
Messaggi: 16,046
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ah non saprei
sogno mia madre almeno una volta alla settimana ed è sempre ancora viva
per il resto, da sveglia penso di averlo superato, o almeno, ci convivo
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12-11-2022, 18:41
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#11
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Esperto
Qui dal: Sep 2015
Messaggi: 3,303
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Quote:
Originariamente inviata da Stan Kezza
Qua ci vuole un esempio concreto: mio padre è stato praticamente ammazzato, perché in un ospedale di assassini gli hanno fatto prendere un'infezione e se ne sono accorti troppo tardi, e io ho assistito impotente alla sua agonia (tra l'altro un altro paziente nella stessa camerata ha subito la stessa sorte pochi giorni prima, per dire).
Io non riesco a tornare "come prima del lutto".
Forse è soggettivo, dipende dal grado di attaccamento alla vita, e il mio è quello di un depresso...
Ma proprio filosoficamente: perché le cose/persone devono finire? Non è ingiusto?
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Anche io depressione... Però mio papà aveva 78 anni ed era irrecuperabile...tu logicamente non riesci ad accettare la cosa perché è stata una negligenza dei medici... Mi verrebbe da dire che la soluzione sarebbe accettare l ingiustizia pensando che le ingiustizie accadono spessissimo negli ospedali... Però non deve essere facile...
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12-11-2022, 20:19
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#12
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,989
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Io ne sento molto su di me il peso. Sono a circa 3/4 della vita media di un essere umano in Europa e tutti i lutti che ho passato erano persone a cui tenevo fino a un certo punto, eccetto mia nonna materna e la mia prima gatta. Con mio padre abbiamo finito per odiarci quindi mi è pesato fino a un certo punto.
Ho finito con l'immaginare un perverso meccanismo di accumulo, come se nella vita media ci siano N lutti tutti ugualmente gravi e "saltarne" uno o più accumula il relativo dolore su quelli rimasti. So che pur essendo mia madre un carattere pesante come pochi, dopo di lei sarà la fine e non mi riprenderò mai.
Certe volte invidio chi perde tutti a un'età tale da poter ricostruire qualcosa nel proprio futuro ma se anche mia madre fosse morta (sgrat sgrat) qualche anno fa sarebbe stato in una fase della vita troppo avanzata per riprendersi; oltretutto è la persona in famiglia che ho avuto meno avversa, non dico favorevole o anche equanime, ma meno avversa. Sommato al fatto che la madre biologica è sempre una figura fondamentale tremo al pensiero di quando accadrà.
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12-11-2022, 21:00
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#13
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Esperto
Qui dal: Aug 2022
Messaggi: 3,880
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Secondo me non esiste UN metodo poiché ognuno ha il suo carattere & sensibilità. Ci son persone che non si riprendono più, altre a cui basta 1 anno...è un po' la stessa situazione di chi piange e chi non piange; ognuno esterna o vive il proprio dolore in maniera differente (credo).
Io comunque sono in attesa di 2-3 lutti che mi faranno fare i salti di gioia. Strana la vita eh?
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12-11-2022, 22:57
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#14
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Esperto
Qui dal: Jan 2020
Messaggi: 14,073
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La vita è quello che è, quello che succede e basta.
Ma l’essere umano deve darle un significato, uno scopo e disegnarne un percorso ben specifico.
Dagli aborigeni ad oggi, prima sei educato a tutto quello che devi fare ed aspettarti dal giorno in cui nasci a quello in cui muori. Soprattutto ai giorni nostri è tutto un sognare un aspirare un crescere migliorare continuo.
La vita è quello che è, ma fa male se va nella direzione sbagliata rispetto a quello che ti hanno insegnato dovrebbe capitare.
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12-11-2022, 23:12
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#15
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Ubicazione: Babilonia
Messaggi: 1,377
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Quote:
Originariamente inviata da pokorny
Ho finito con l'immaginare un perverso meccanismo di accumulo, come se nella vita media ci siano N lutti tutti ugualmente gravi e "saltarne" uno o più accumula il relativo dolore su quelli rimasti.
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Questa è una teoria interessante. Come se i sentimenti relativi al lutto facessero parte della dotazione standard dataci alla nascita! E che quindi non appartengono solo alla morte di persone conosciute, almeno non direttamente.
Anni fa piangevo come un vitello per il brutale assassinio di un giovane di notte in un parco qui a Roma, un crimine d'odio (la vittima era gay). Ancora non so perché piangevo, visto che di lui non sapevo niente, avevo solo visto sue foto sui giornali. Forse perché era un bel ragazzo, e con lui era stata uccisa la (sua) bellezza.
Beh, andai al suo funerale, e ci trovai un sacco di persone che conoscevo, perché era amico loro e io non lo sapevo...
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12-11-2022, 23:21
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#16
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Ubicazione: Babilonia
Messaggi: 1,377
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Quote:
Originariamente inviata da gaucho
La vita è quello che è, quello che succede e basta.
Ma l’essere umano deve darle un significato, uno scopo e disegnarne un percorso ben specifico.
Dagli aborigeni ad oggi, prima sei educato a tutto quello che devi fare ed aspettarti dal giorno in cui nasci a quello in cui muori. Soprattutto ai giorni nostri è tutto un sognare un aspirare un crescere migliorare continuo.
La vita è quello che è, ma fa male se va nella direzione sbagliata rispetto a quello che ti hanno insegnato dovrebbe capitare.
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Secondo me è ancora più complesso di così. Non è solo questione di stimoli esterni (cultura, confronto, educazione), ma penso che c'è proprio qualcosa che abbiamo dentro che prescinde da tutto questo. Alcuni vengono al mondo con un carico di zavorra supplementare, così, a caso. E cambia tutto, come percepisci la morte rispetto al senso che dai alla vita. Alcuni devono elaborare - da vivi - il lutto di sé stessi, ancora prima di quello degli altri.
E qua andiamo off topic...
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12-11-2022, 23:24
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#17
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Esperto
Qui dal: Jan 2020
Messaggi: 14,073
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Quote:
Originariamente inviata da Stan Kezza
Alcuni devono elaborare - da vivi - il lutto di sé stessi, ancora prima di quello degli altri
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Eh be questa è forte, soprattutto nella società contemporanea dove ognuno deve (di)mostrare la propria invidualità prima di tutto
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13-11-2022, 00:34
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#18
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Esperto
Qui dal: Oct 2010
Ubicazione: Sanremo (o meglio un paesino vicino)
Messaggi: 1,205
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Non esiste un manuale per il lutto. Ho già raccontato come nella fase più problematica della mia vita, abbia dovuto affrontare la perdita di entrambi i genitori in un anno e mezzo, e che non potevo permettermi di crollare perché sarebbe stato irrimediabile. Per circostanze poi più fortunose sono riuscito a tirarmi su, ma per il senso di ingiustizia della loro perdita (causata da quel tragico evento) mi sono incattivito e sto aspettando che chi mi ha fatto del male possa attraversare un periodo uguale al mio se non peggio....
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17-11-2022, 21:35
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#19
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Esperto
Qui dal: Nov 2010
Ubicazione: Dove non vorrei stare
Messaggi: 1,063
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Mah, tutto dipende da tanti fattori, il carattere, il tipo di parentela, il rapporto che si aveva, il tipo di decesso...c'è chi porta un lutto per anni, c'è chi soffre un po' e poi passa, c'è chi se ne frega..
Non c'è una ricetta o un manuale per gestire un lutto. E' una delle cose della vita che viene e si prende.
Anche se sono curiose le differenze culturali a giro per il mondo, ad esempio in occidente i lutti sono una tragedia, una pesantezza, un evento ce segna una vita, mentre sembra che in oriente siano meno sofferti e presi con filosofia
Mio padre se ne è andato da neanche un mese e apparentemente sto "bene". Mi da più fastidio il dolore attorno a me, di mia sorella...la mancanza fisica...
Alla fine mio padre se ne è andato senza soffrire, ha avuto una vita dignitosa, ha fatto quel che ha voluto...
O forse sono io così scollato dalla realtà o arido di sentimenti che neanche una morte del genere mi colpisce...
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17-11-2022, 21:43
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#20
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Ubicazione: Babilonia
Messaggi: 1,377
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Sono contento per te. Mio padre se n'è andato quando finalmente cominciavamo a parlare, e non avrò mai più un'occasione con lui e io so' rimasto con tutte le vecchie foto di quando ero bambino e anche di prima che nascessi e quello è un'epoca, un mondo un universo perso per sempre e 'sta cosa mi spacca il cuore in mille pezzi e e guardo le foto e piango quindi è meglio se non le guardo una volta quando pensavo seriamente di staccare la spina uno dei motivi per cui ero quasi felice è che pensavo avrei rivisto mio padre e finalmente avrei avuto un padre anche se all'altro mondo e si può essere in lutto anche per tutto questo, ma sempre io non so come farci i conti.
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