Ciao a tutti.
Incredibile, non so come cominciare... quindi credo che già qui si intraveda un po' qualcosa di me.
Ok, ok, cercherò di essere semplice.
Ho (quasi) 23 anni, sono una ragazza (o una donna? come si definisce una della mia età? boh...) e sono della provincia di Torino. Fin da bambina son sempre stata timida: detesto parlare con gli estranei, andare da sola in luoghi sconosciuti, e mi son sempre sentita... come dire... totalmente inadeguata a qualsiasi situazione in pubblico. Ogni volta che qualcuno intorno a me comincia a parlottare sottovoce con qualcun'altro sono assolutamente convinta che stiano sparlando di me, quindi comincio a farmi centomila e più domande su cosa posso aver detto/fatto di sbagliato. Riconosco che la mia paura è totalmente immotivata, ma ciò non mi ferma...
...eppure per contro, quando sono tranquilla e a mio agio, quando sto con persone di cui mi fido e conosco sono un'altra, e mi dimentico di ogni cosa. Ho sempre considerato questa parte di me come strana e particolare, ma era un disturbo, come dire, limitato a certi momenti ben determinati, che riuscivo più o meno ad aggirare. E ad evitare. Ma lentamente i miei piccoli escamotage non bastavano più. Le situazioni di "solarità" erano sempre meno, situazioni in cui ero al massimo dell'agio diventavano paurose. Quando poi un mio amico si è suicidato, è stato come se tutto si capovolgesse. Diventavo taciturna e spavenata, musona e arrabbiata. All'inizio di quest'anno ho iniziato a soffrire d'insonnia, pianti immotivati e mancanza d'appetito, e perdevo interesse a qualsiasi cosa. Sono andata dal mio medico. E beh, ho una splendida depressione associata ad attacchi d'ansia, con una probabile (che vorrà dire, poi, "probabile") timidezza patologica.
Sia come sia, sono in cura con antidepressivi da marzo. La situazione di andare va, un po' meglio direi, ma prima era un'altra cosa... eh sì... Senza contare che poi mi sono curata di nascondere il più possibile la mia... malattia? Solo due persone ne sono a conoscenza: mia madre e il mio fidanzato. Entrambi le persone più forti, equilibrate e positive che io conosca. Per quanto mi amino, però, so in fondo al cuore che non possono comprendermi al 100%. Così, quando sono nel vortice, come lo chiamo io, quando sono triste e disperata e va tutto storto e non serve a niente pensare che è irragionevole perchè io so che è irragionevole ma ciò non mi aiuta... in quei momenti, ecco, non c'è nessuno. Perchè ciò che cerco, sinceramente, non è nè la spalla su cui piangere nè chi mi dia il proverbiale calcio nel...ehm...la spinta per "riprendermi". Vorrei solo qualcuno che sappia benissimo ciò che provo. Vorrei conoscere il più possibile la mia "bestia nera", ma ho paura di farlo da sola.
Ma io mi conosco, so che aprirmi mi è difficile (mi ci è andata circa un'ora per scrivere questo), quindi mi scuso già da ora se apparirò e scomparirò, mi scuso se per caso sembrerò distaccata o indifferente e chiusa, specie all'inizio...
Vorrei aggiungere ancora qualcosina su di me.
Io non ero una bella bambina. Sono stata presa in giro per tutte le elementari e le medie. Ero la strana e l'indesiderata perchè i miei genitori mi hanno avuta a 20 anni e non avevo fratelli nè sorelle. Mio nonno paterno mi detestava, troppo lungo spiegare perchè. Al liceo poi ero la "disadattata" della situazione perchè ero troppo "estrema" nelle mie decisioni, nelle mie simpatie e nelle mie antipatie. Ero la fuori dal mondo perchè mia madre lavorava e non faceva la casalinga, quindi ero la "poveraccia", secondo un simpatico termine usato da una delle mie compagne. Ho avuto due o tre amiche che, appena arrivavo ad un livello di confidenza sufficiente, alla soglia delle migliori amiche, allegramente mi...ehm.... fregavano in qualche modo lasciandomi sola a piangere. Si viene a scoprire che un mio parente è gravemente depresso con crisi d'ansia e alcolismo, e un paio di tentativi di suicidio: essendo la più piccola, vengo etichettata come quella che "sicuramente ha preso da lui". Ho avuto un ragazzo storico che per quanto mi faceva soffrire io non lasciavo (ma lui si, salvo riprendermi quando gli girava), un po' per presuntoamore un po' perchè temevo che nessuno all'infuori di lui mi avrebbe trovata bella o interessante o apprezzata. Appena le cose sono andate un po' meglio (finito il liceo, trovato l'amore vero, per quanto suoni stupido riuscivo a vedermi interessante e mi piaceva che i ragazzi mi giudicassero bella e simpatica.Inizia la mia rivincita, mi dicevo), muore il mio adorato nonno che per me era come un padre, un modello. Mi crolla il mondo, e ricomincia tutto il mio disagio. Mi iscrivo all'università ma per quanto io studi e la ami sono indietro con gli esami perchè la maggior parte delle volte, arrivata all'appello, benchè ultrapreparata ho il terrore che la gente mi stia a sentire e scappo (e purtroppo nella mia facoltà gli esami son quasi tutti orali). Come dicevo prima, pur avendo e mantenendo ugualmente un giro di amicizie e di legami positivi, spesso mi suonano, con pochissime eccezioni, falsi, finti e superficiali. Non riesco a dare più confidenza e fiducia. Non faccio che ripetermi che, tutto sommato, io basto a me stessa, ma a volte sento la mancanza di qualcosa, che non so definire... ed ora sto per ripetere ciò che ho già detto all'inizio, quindi mi fermo. A grandi linee, questa è la mia storia...