di Erlinda Guida - il 6 giugno, alle 09 : 39 AM
I miei incantesimi sono infranti.
La penna mi cade,
impotente,
dalla mano tremante.
Se il mio libro é il tuo caro nome,
per quanto mi preghi,
non posso più scrivere.
Non posso pensare,
né parlare,
ahimé non posso sentire più nulla,
poiché non é nemmeno un’emozione,
questo immobile arrestarsi sulla dorata
soglia del cancello spalancato dei sogni,
fissando in estasi lo splendido scorcio,
e fremendo nel vedere,
a destra e a sinistra,
e per tutto il viale,
fra purpurei vapori,
lontano
dove termina il panorama
nient’altro che te.
Ogni difesa cade.
Ogni incantesimo si spezza come una corda tirata troppo, così di colpo, e fa anche un po’ male.
… Fissando in estasi … nient’altro che te.
Chi lo scrive è Edgar Allan Poe. Si esattamente, lo stesso che scriveva storie horror e romanzi psicologici. Colui che è considerato come il maggior esponente della letteratura gotica e del sublime. Ma non è forse una sensazione di sublime che ci descrive Poe in questa poesia? Ma questa volta ,non è scatenata da scenari naturali, da costellazioni infinite o mari tempestose. Questa volta è il tormento d’amore che scatena il sangue e la sensazione di impotenza ; questa volta è la vista di colei che s’impossessa di tutto il panorama, di ogni spazio visivo e mentale che provoca il panico; impedisce la scrittura, la penna cade via dalla mano tremante al pensiero di lei, la sua immagine ruba il respiro, ruba la parola , ruba il pensiero. Solo uno scorcio splendido della sua vista riaccende feroce il sangue, lascia fremere il cuore, impaziente di vedere di toccare e di sentire, tenuto a freno come un felino davanti la preda .
Ho sempre pensato ad Edgar Allan Poe come un personaggio estremamente affascinante, con l’aria di poeta maledetto, con l’aria svampita dai profondi e ambigui occhi grigi e la carnagione pallida, di chi di giorno sta chiuso in casa e l’unica luce di cui si nutre è quella della luna, gli unici suoni di cui si delizia sono quelli di passi notturni e sinistri in vicoli umidi e vuoti, che teneva chiuso in se stesso un intero mondo, che forse vedeva negli altri ciò che nemmeno loro stessi sono in grado di percepire; il lato oscuro di ogni persona, quello sinistro e un po’ magico, quello primitivo e istintivo.
http://www.letteratu.it/2011/06/06/e...a-del-sublime/