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Vecchio 13-02-2024, 19:53   #1
Pav
Principiante
 

Buonasera
Mi stavo chiedendo in questi giorni che senso ha impegnarsi ogni giorno nel proprio lavoro/studio se tanto tra qualche anno il pianeta terra sarà invivibile, non ci sarà più cibo e le nostre vite stravolte per sempre? Non ha più senso godersi questi ultimi anni in pace?
Vecchio 13-02-2024, 19:58   #2
Hor
Esperto
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Buonasera
Mi stavo chiedendo in questi giorni che senso ha impegnarsi ogni giorno nel proprio lavoro/studio se tanto tra qualche anno il pianeta terra sarà invivibile, non ci sarà più cibo e le nostre vite stravolte per sempre? Non ha più senso godersi questi ultimi anni in pace?
Da quel che so io anche le previsioni più catastrofiche non parlano di "qualche anno", ma di diversi decennî, e anche in questo caso non si parla di un "pianeta invivibile", anche se certo potranno esserci molti problemi e un peggioramento diffuso delle condizioni economiche, che varieranno comunque da paese a paese.

Detto questo, il tuo è un problema comunque simile a quello che mi assilla quotidianamente, ovvero l'inutilità di quel che faccio, specie se sono cose che richiedono un impegno lungo nel tempo, di fronte alla prospettiva di poter morire in qualunque momento, per una malattia o per un incidente.
Poi potremmo chiederci anche che senso ha costruire qualcosa su questo pianeta, dato che comunque la specie umana non durerà certo in eterno, al di là degli attuali problemi ecologici.
Ringraziamenti da
Varano (13-02-2024)
Vecchio 13-02-2024, 20:06   #3
Esperto
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Buonasera
Mi stavo chiedendo in questi giorni che senso ha impegnarsi ogni giorno nel proprio lavoro/studio se tanto tra qualche anno il pianeta terra sarà invivibile, non ci sarà più cibo e le nostre vite stravolte per sempre? Non ha più senso godersi questi ultimi anni in pace?
Ma ci stai prendendo in giro? bella trollata.
Ringraziamenti da
zoe666 (14-02-2024)
Vecchio 13-02-2024, 20:18   #4
Esperto
L'avatar di pokorny
 

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Buonasera
Mi stavo chiedendo in questi giorni che senso ha impegnarsi ogni giorno nel proprio lavoro/studio se tanto tra qualche anno il pianeta terra sarà invivibile, non ci sarà più cibo e le nostre vite stravolte per sempre? Non ha più senso godersi questi ultimi anni in pace?
Non certo qualche anno. Oggi le oasi del deserto del Taklamakan non esistono più. Era una zona meno desertica di ora e la via della seta che ci passava (chiaramente non in mezzo, aveva una rotta nord e una sud) poteva passare di lì proprio perché c'era acqua.

Naturalmente di posti così che si sono desertificati ce ne sono a iosa, ma le oasi della via della seta hanno sempre colpito la mia immaginazione per il tempo che ci è voluto. Diversi secoli stando alle prove di cui disponiamo. Nell'arco di una vita umana con la durata dell'epoca più o meno si lasciava il mondo come lo si era trovato. Ma se avessero avuto termometri, macchine fotografiche, registri con date, etc. se ne sarebbero accorti. Semplicemente nell'anno X il villaggio aveva 100 abitanti e dopo 50 anni ne aveva 90, cose così. Fino a che il villaggio non è stato abbandonato senza catastrofi distopiche. Semplicemente non c'era abbastanza acqua per tutti.

Anche con un degrado molto veloce gli scenari che possiamo immaginare tra 20 anni sono molte città italiane che ora hanno acqua corrente e più o meno potabile in cui l'acqua sarà razionata, farà sempre più caldo, soprattutto il cibo aumenterà molto perché comunque l'agricoltura italiana si sta ridimensionando, la qualità peggiorerà, cose così.

Penso "solo" a condizioni di vita abbastanza più disagiate di oggi ma non completamente diverse da oggi con relativi scenari da film catastrofico. Io ricordo molto bene questo passaggio, da adolescente la calura estiva durava 20 gg max, adesso sono quattro mesi pieni. Il mondo è come quello che conoscevo, semplicemente ci si vive abbastanza peggio.

Probabilmente chi ha 20-30 anni ora proverà le stesse sensazioni che provo io ora, perché è partito da un livello più basso. Sicuramente se qualcuno potesse vivere 120 anni, ovvero una generazione e mezza, morirebbe profondamente angustiato per il semplice fatto di aver passato la prima parte della vita in un mondo "verde". Invece vivendo una durata di vita media il senso di rimpianto e angoscia dovrebbe essere proporzionalmente minore.

Posso aggiungere un altro termine di paragone che fa il paio con le oasi. Abbiamo diverse cronache di viaggiatori medievali, e da loro sappiamo che se si voleva si poteva senza troppe deviazioni partire dalla Sicilia e arrivare in Lombardia quasi senza uscire dai boschi. Ora è tanto se nello stesso tragitto si attraversa qualche zona verde. E ancora prima, nel mondo romano l'Italia era se possibile ancora più verde. Per costruire le navi per le guerre puniche fu disboscata tutta l'Italia centrale e non si è più ripresa. Eppure per i medievali sembrava selvaggia.

Insomma, don't worry about it nel senso che non vivrai scenari distopici. Ma probabilmente un clima tale che si girerà in maglietta tutto l'anno salvo un mese al massimo, bere acqua potabile peserà nel proprio bilancio e un buon piatto di ravioli sarà quella "pazzia" una volta al mese pagata 40 euro di oggi. Penso ovviamente a una città media, non troppo in quota. Chiaramente per chi ha denaro non ci sarà nessun problema. Ormai mezza Nuova Zelanda è stata acquistata da miliardari sparsi per il mondo perché probabilmente sarà l'ultimo paese a degradarsi. Nel nostro piccolo, se devo giudicare solo dalle cartine di piovosità punterei sull'appennino modenese e difatti è li o in trentino che mi piacerebbe passare quel che mi resta da vivere che da bravo depresso spero sia poco

Detto questo mi auto invito a vivere nella tenuta di Maffo così avrò qualche possibilità di sopravvivenza su voi poveri mortali

Ultima modifica di pokorny; 13-02-2024 a 20:31.
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Pablo Escoalbar (13-02-2024)
Vecchio 13-02-2024, 21:06   #5
Esperto
L'avatar di cuginosmorfio
 

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Non ha più senso godersi questi ultimi anni in pace?
Sì. Io mi sto lanciando nell'edonismo sfrenato.
Ringraziamenti da
Maffo (13-02-2024)
Vecchio 13-02-2024, 21:11   #6
un_lettore
Guest
 

Ciao ...

Siamo fatti di atomi, e di porzioni ancora più piccole, fino ad arrivare ad un livello (quantico?) in cui diventa difficile distinguere la materia dall'energia.

Tutta questa materia (oppure energia) costutuisce attualmente il nostro corpo, poi abbiamo la coscienza.

Una volta morti, le parti che ci compongono costituiranno elementi di altri aggregati, di altri corpi, di altre cose.

Per quel che ne so, in prossimità della morte, il Buddha cercava di consolare chi gli era stato vicino in quegli splendidi anni di meditazione, e disse in maniera poetica e più bella quello che ho scritto sopra: mi ritroverai in un filo d'erba, nel soffio del vento, in un animale, tra le foglie, in ogni direzione. Dove guarderai, io ci sarò.

2600 anni fa lui aveva capito. Ora dobbiamo ricordarcelo anche noi, anche se è difficile.

Estraneo
Vecchio 13-02-2024, 21:31   #7
Esperto
L'avatar di Maffo
 

Maddai, macché invivibile
Vecchio 13-02-2024, 22:30   #8
Intermedio
 

Vecchio 13-02-2024, 22:47   #9
Esperto
L'avatar di gaucho
 

Che se poi il mondo non diventa davvero invivibile e non ho più un lavoro me la prendo in culo
Vecchio 13-02-2024, 22:51   #10
Banned
 

aspetto la riflessione di franz90 in merito
Vecchio 13-02-2024, 22:55   #11
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io comunque trovo esagerata l'ansia espressa tante volte dalla mia generazione (millennial/gen z) riguardo a questo argomento, non me la sento per niente io questa cosa. Che sia una cosa da tenere sotto controllo attento certo, ma a volte c'è una retorica proprio da catastrofe imminente
Vecchio 13-02-2024, 23:09   #12
Banned
 

@spezzata per tante persone per me il clima è una cosa che innesca un disagio che c'è già

Mi ricorda un film di Bergman in cui c'era un personaggio che cadeva in depressione inconsolabile perché si diceva che la Cina avesse messo a punto un'arma di distruzione di massa. E il personaggio era ossessionato, e pensava cosa vivo a fare se può finire tutto in qualsiasi momento. Ma appunto la cosa della Cina lo aveva solo innescato
Vecchio 13-02-2024, 23:13   #13
Banned
 

Una cosa è certa, ogni estate fa sempre più caldo, lo scorso anno in luglio qua si è verificata una grandinata da paura con chicchi grossi come arance, auto tetti e coltivazioni distrutte, 3 giorni dopo c'è stata una tromba d'aria spaventosa che ha fatto il resto. Non so di questo passo tra 20 - 30 anni come saremo messi. La cosa mi preoccupa un pò ma non più di tanto perchè non sono più giovanissimo, certo se avessi figli la cosa mi preoccuperebbe di più
Vecchio 13-02-2024, 23:15   #14
Esperto
L'avatar di pokorny
 

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Originariamente inviata da anahí Visualizza il messaggio
io comunque trovo esagerata l'ansia espressa tante volte dalla mia generazione (millennial/gen z) riguardo a questo argomento, non me la sento per niente io questa cosa. Che sia una cosa da tenere sotto controllo attento certo, ma a volte c'è una retorica proprio da catastrofe imminente
Credo che il motivo sia quello che ho esposto nel mio post, o almeno abbia un peso. Io ricordo l'Abruzzo di 50 anni fa pieno di neve, arrivava a novembre e restava fino a maggio. D'estate persino nella caldissima Roma faceva caldo ma sempre ventilato, la punta di caldo non arrivava a un mese, e sempre, dopo il 15 agosto arrivava la perturbazione ed era praticamente settembre con l'aria fresca e limpida.

Beninteso tra i cosiddetti boomer ci sono una quantità di persone che dire idioti è poco, ma è un problema piuttosto percepito in quella generazione, proprio perché il ricordo del "si stava meglio quando si stava meglio" è vivo.

Poi c'è anche il fatto che molti di noi non hanno la percezione che esistono problemi dell'ambiente. I quali invece vengono percepiti nella loro gravità da una quantità di tecnici, mondo della finanza, etc. e tutte persone che hanno un peso che il fobico medio nemmeno immagina si possa avere. Probabilmente per essere arrivato a essere argomento di dibattito noto al pubblico il problema è persino più grave di quanto si immagini. Non so.

Secondo me è un problema molto serio e che ci impatta da vicino perché mezza Africa vuole spostarsi e si sta spostando, e il cancello di ingresso è proprio il nostro paese. I ceti bassi che sono costretti a condividere le zone abitative con i nuovi arrivati lo sentono molto bene il problema del clima, se pure indirettamente tramite la convivenza forzata. Probabilmente arrivano a fare 2+2 e non lo dico con spocchia ma perché riuscire ad avere un minimo di informazione e pensiero negli strati poveri della popolazione non è scontato; hanno troppo da fare a cercare di vivere.

Ultima modifica di pokorny; 13-02-2024 a 23:17.
Ringraziamenti da
bukowskiii (14-02-2024)
Vecchio 13-02-2024, 23:19   #15
Esperto
L'avatar di Keith
 

Non è il pianeta terra ad essere invivibile, è in Italia che farà sempre più caldo. A febbraio già 20 gradi. In altri paesi problemi non ne hanno. Un po' di gelo invernale ma dal freddo ci si può proteggere, dal caldo no.

Inviato dal mio M2004J19C utilizzando Tapatalk
Vecchio 13-02-2024, 23:20   #16
Esperto
L'avatar di Teal
 

Probabilmente tra 20 anni saremo tra i primi produttori al mondo di datteri e frutti tropicali e importeremo vino dalla Svezia e olive dalla Finlandia
Vecchio 13-02-2024, 23:24   #17
Esperto
L'avatar di Teal
 

Aggiungo anche che ampie aree del pianeta avranno un clima invivibile o verranno in larga parte sommerse dalle acque, tipo il Bangladesh, e questo provocherà la migrazione di centinaia di milioni di persone.
Lo faccio presente perché so che é un tema che sul forum viene troppo spesso dimenticato ultimamente.
Ringraziamenti da
bukowskiii (14-02-2024)
Vecchio 13-02-2024, 23:30   #18
Esperto
L'avatar di Keith
 

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Non certo qualche anno. Oggi le oasi del deserto del Taklamakan non esistono più. Era una zona meno desertica di ora e la via della seta che ci passava (chiaramente non in mezzo, aveva una rotta nord e una sud) poteva passare di lì proprio perché c'era acqua.

Naturalmente di posti così che si sono desertificati ce ne sono a iosa, ma le oasi della via della seta hanno sempre colpito la mia immaginazione per il tempo che ci è voluto. Diversi secoli stando alle prove di cui disponiamo. Nell'arco di una vita umana con la durata dell'epoca più o meno si lasciava il mondo come lo si era trovato. Ma se avessero avuto termometri, macchine fotografiche, registri con date, etc. se ne sarebbero accorti. Semplicemente nell'anno X il villaggio aveva 100 abitanti e dopo 50 anni ne aveva 90, cose così. Fino a che il villaggio non è stato abbandonato senza catastrofi distopiche. Semplicemente non c'era abbastanza acqua per tutti.

Anche con un degrado molto veloce gli scenari che possiamo immaginare tra 20 anni sono molte città italiane che ora hanno acqua corrente e più o meno potabile in cui l'acqua sarà razionata, farà sempre più caldo, soprattutto il cibo aumenterà molto perché comunque l'agricoltura italiana si sta ridimensionando, la qualità peggiorerà, cose così.

Penso "solo" a condizioni di vita abbastanza più disagiate di oggi ma non completamente diverse da oggi con relativi scenari da film catastrofico. Io ricordo molto bene questo passaggio, da adolescente la calura estiva durava 20 gg max, adesso sono quattro mesi pieni. Il mondo è come quello che conoscevo, semplicemente ci si vive abbastanza peggio.

Probabilmente chi ha 20-30 anni ora proverà le stesse sensazioni che provo io ora, perché è partito da un livello più basso. Sicuramente se qualcuno potesse vivere 120 anni, ovvero una generazione e mezza, morirebbe profondamente angustiato per il semplice fatto di aver passato la prima parte della vita in un mondo "verde". Invece vivendo una durata di vita media il senso di rimpianto e angoscia dovrebbe essere proporzionalmente minore.

Posso aggiungere un altro termine di paragone che fa il paio con le oasi. Abbiamo diverse cronache di viaggiatori medievali, e da loro sappiamo che se si voleva si poteva senza troppe deviazioni partire dalla Sicilia e arrivare in Lombardia quasi senza uscire dai boschi. Ora è tanto se nello stesso tragitto si attraversa qualche zona verde. E ancora prima, nel mondo romano l'Italia era se possibile ancora più verde. Per costruire le navi per le guerre puniche fu disboscata tutta l'Italia centrale e non si è più ripresa. Eppure per i medievali sembrava selvaggia.

Insomma, don't worry about it nel senso che non vivrai scenari distopici. Ma probabilmente un clima tale che si girerà in maglietta tutto l'anno salvo un mese al massimo, bere acqua potabile peserà nel proprio bilancio e un buon piatto di ravioli sarà quella "pazzia" una volta al mese pagata 40 euro di oggi. Penso ovviamente a una città media, non troppo in quota. Chiaramente per chi ha denaro non ci sarà nessun problema. Ormai mezza Nuova Zelanda è stata acquistata da miliardari sparsi per il mondo perché probabilmente sarà l'ultimo paese a degradarsi. Nel nostro piccolo, se devo giudicare solo dalle cartine di piovosità punterei sull'appennino modenese e difatti è li o in trentino che mi piacerebbe passare quel che mi resta da vivere che da bravo depresso spero sia poco

Detto questo mi auto invito a vivere nella tenuta di Maffo così avrò qualche possibilità di sopravvivenza su voi poveri mortali
Per chi vive in pianura l'unica ancora di salvezza è andare a vivere in quota. Non penso che qualcuno di noi ha così tanti soldi da poter vivere in una casa climatizzata H24, con l'auto in garage e passare da un ambiente climatizzato ad un altro, casa-auto-centro commerciale. Ma anche potendo è spiacevole vivere così, senza poter star mai all'aria aperta, senza contare che per qualsiasi motivo in tarda età ci potrebbe essere l'impossibilità di guidare.
Poi in età senile il caldo si sopporta meno e fa più male. Io quando sarò in età da pensione sto valutando di andare a vivere in altura o addirittura in un altro paese europeo dove non fa caldo, magari a basso reddito (Ucraina, Polonia, Bielorussia).

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Vecchio 13-02-2024, 23:41   #19
Esperto
L'avatar di pokorny
 

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Originariamente inviata da Keith Visualizza il messaggio
Per chi vive in pianura l'unica ancora di salvezza è andare a vivere in quota. Non penso che qualcuno di noi ha così tanti soldi da poter vivere in una casa climatizzata H24, con l'auto in garage e passare da un ambiente climatizzato ad un altro, casa-auto-centro commerciale. Ma anche potendo è spiacevole vivere così, senza poter star mai all'aria aperta, senza contare che per qualsiasi motivo in tarda età ci potrebbe essere l'impossibilità di guidare.
Poi in età senile il caldo si sopporta meno e fa più male. Io quando sarò in età da pensione sto valutando di andare a vivere in altura o addirittura in un altro paese europeo dove non fa caldo, magari a basso reddito (Ucraina, Polonia, Bielorussia).

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Esatto, ero serio sul fatto che me ne vorrei andare. Io soffro moltissimo il caldo e qui è sempre peggio. Altrettanto serio sull'appennino modenese forse anche meglio delle Alpi perché ha la piovosità più alta d'Italia. E' sempre stato chiamato "il pisciatoio d'Italia" ma so già come dovrebbe cambiare il nome per adeguarsi al cambiamento climatico Presumibilmente finché ci sarò sarà ancora abbastanza piovoso come piace a me. O anche meglio Irlanda, ma se spostarmi in Italia è un sogno, cambiare paese è un sogno nel sogno, più che altro forse non vorrei nemmeno perché se non si impara una lingua da piccoli come la propria si resta estranei.
Ringraziamenti da
Keith (14-02-2024)
Vecchio 13-02-2024, 23:44   #20
Esperto
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Aggiungo anche che ampie aree del pianeta avranno un clima invivibile o verranno in larga parte sommerse dalle acque, tipo il Bangladesh, e questo provocherà la migrazione di centinaia di milioni di persone.
Lo faccio presente perché so che é un tema che sul forum viene troppo spesso dimenticato ultimamente.
Per adesso l'immigrazione "compensa" la crisi globale della popolazione italiana, sia demografica (cosa che troverei un bene se non fosse, appunto, compensata) che socioeconomica. Ma credo si veda già che tra qualche anno non potremo più assorbire questi flussi. Per quanto l'Italia sia all'ultimo posto dei desideri di qualsiasi immigrato non sia un delinquente (perché qui la giustizia non funziona) giocoforza molti resteranno e quello che ora è una xenofobia da media ad acuta, diventerà un problema endemico.
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