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13-04-2013, 12:38
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#21
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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La mia aspirazione più grande sarebbe quella di interagire da pari con persone la cui "normalità" intendo in senso positivo: una normalità composta da schietta espansività, socievolezza, partecipazione.
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13-04-2013, 13:06
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#22
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: Toscana
Messaggi: 2,270
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Quote:
Originariamente inviata da chrissolo
Si vede che sei giovane, parli di compagnie che invitano fobici.. io ho passato i 40 anni e altro che inviti (da poter sprecare), ricevo..
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Occhio, forse ho scritto male. Io ho perso gli amici a causa della mia fobia e della probabile energia negativa che traspariva da me (ansia, agitazione, testa fra le nuvole, ecc). Ho sempre e solo ricevuto inviti "cena di classe" (in 22 anni), nulla di più. Il leader del gruppo, mi ha sempre fatto notare i miei comportamenti "anormali". Quando il mio migliore amico (molto timido, ma non fobico) ha ricevuto un invito da parte di questo qui, beh, io sono rimasto a piedi, perchè costui non mi vuole nella sua compagnia.
Noto invice che in questo forum ci siano fobici, o presunti tali a questo punto, che hanno difficoltà, ma anche un (piccolo ?) giro di amici con cui uscire. Quindi compagnie che invitano regolarmente fobici devono esserci. Certo, il fobico deve di di "si", perchè se dice sempre "no" poi non lo invitano più.
In generale non credo che un fobico, data la sua natura, riceva molti inviti.
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Originariamente inviata da chrissolo
E' vero, chi ha delle problematiche sociali profonde probabilmente per deficit comunicativi non fa sentire a proprio agio gli altri, ma parlare di energie negative mi sembra assurdo; a volte, semplicemente, è che non si riesce a interagire nelle forme corrette per mancanza di dimestichezza ed esperienza e QUESTO è SUFFICIENTE per esser scartati, a prescindere dagli sforzi che si fanno.
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E' vero, ma l'unico modo per prendere dimestichezza è mettersi nelle situazioni in cui la socializzazione è obbligatoria e provare provare e riprovare.
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Originariamente inviata da liuk76
Un fattore che spesso viene trascurato in molte risposte è l'età.
Brutto da dirsi ma a 40 anni le opportunità sociali sono fisiologicamente inferiori che a 20 anni, a prescindere da fobie.
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Non lo metto in dubbio. Anche se a parere mio rimangono sempre sufficienti opportunità. Non è che a 40 anni uno ha meno "voglia" di provare a cambiare che a 20 anni?
Sono convinto che se uno avesse la motivazione, troverebbe cosa fare per socializzare anche a 40 anni.
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Originariamente inviata da liuk76
Verissimo quanto dici.
Io però l'ho capito da tempo ma chi invece, come l'autrice della discussione, si attribuisce un valore basso se non nullo, immotivatamente, non riuscirà mai da sola a far scattare quella molla tale da apportare questo cambiamento.
In certi casi è indispensabile avere un input esterno che ci faccia sentire di valore (basta che sia sincero).
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Ma resterà sempre un fattore esterno (anche se sincero). Nel momento in cui riceverà un commento negativo (anche se falso), ripiomberà nello sconforto.
Io non ho mai avuto input esterni positivi.
Grazie a manuali e al ripertermi certe cose, ho cambiato questo modo di pensare.
L'aspettare un input esterno, ti fa aspettare e ti lega all'esterno. Io eviterei.
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Originariamente inviata da liuk76
Non condivido. Io mi reputo "normale" eppure i miei problemi non li nascondo, o meglio: ne parlo solo con persone che reputo meritevoli.
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Ne parleresti anche ad una persona appena conosciuta?
Altra cosa ripensando all'età. Forse sui 40 si può anche ammettere di avere questi problemi senza fare terra bruciata intorno a sè. A 20 se dichiari di avere questi problemi, non so quanta gente ti rimane accanto.
Nel momento in cui io decidessi di andare a ballare e/o approcciare ragazze, mai e poi mai mi porterei dietro il me stesso di qualche mese fa (ma neanche quello di ora ). Che noia.
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Originariamente inviata da liuk76
Sfondi una porta aperta ma, ripeto, non è facile instillare in tutti 'sto concetto
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Bisogna provarci!
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Originariamente inviata da M_B
Io spero solo di incontrare qualcuno .....
Non mi importa se ha problemi o no .....
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Finiamola di sperare ed agiamo!
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13-04-2013, 13:18
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#23
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Banned
Qui dal: Jun 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 9,190
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Originariamente inviata da Kody
Non lo metto in dubbio. Anche se a parere mio rimangono sempre sufficienti opportunità. Non è che a 40 anni uno ha meno "voglia" di provare a cambiare che a 20 anni?
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Non mi riferisco alla motivazione ed opportunità che l'individuo si costruisce ma a quelle offerte dal prossimo.
A 20 anni solitamente si è single o fidanzati, non si hanno figli, si vive con i genitori, c'è l'università o il luogo di lavoro dove si può conoscere, c'è voglia di uscire nel we o durante la settimana.
A 40 anni solitamente i coetanei sono sposati/separati, con figli, vivono nel nucleo della propria famiglia costituita con sporadiche frequentazioni degli amici sopravvissuti e rara volontà di conoscenza di nuove persone.
Inoltre c'è molta meno propensione a farsi le serate o i we fuori, vuoi per gli impegni familiari, vuoi per una stanchezza maggiore.
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L'aspettare un input esterno, ti fa aspettare e ti lega all'esterno. Io eviterei.
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Perché tu sei riuscito a fare il passo giusto. Alcune persone non riuscendoci rimangono appunto legate, anche per anni, finché non hanno sufficienti input.
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Ne parleresti anche ad una persona appena conosciuta?
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Sì, però io non sono né depresso, né fobico.
Riconosco che i "problemi" sono molto più condivisi e visti come "soft" dalla maggiorparte delle persone.
Però non nasconderei uno stato più problematico al prossimo.
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Altra cosa ripensando all'età. Forse sui 40 si può anche ammettere di avere questi problemi senza fare terra bruciata intorno a sè. A 20 se dichiari di avere questi problemi, non so quanta gente ti rimane accanto.
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Semmai è il contrario: a 40 anni c'è poca voglia di rimboccarsi le maniche per i motivi di cui sopra e perché hai già i tuoi problemi che si sono cronicizzati.
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13-04-2013, 14:51
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#24
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Intermedio
Qui dal: Aug 2010
Messaggi: 191
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Approfitto del tema per chiedervi cosa fareste voi se vi trovaste nella mia situazione. Riassumo brevemente la mia condizione: ho 23 e la mia timidezza mi ha portato ad autoescludermi dai "giri" delle persone normali, tutt'ora non ho un amico (me ne basta uno) fidato e sincero con il quale stare. Ultimamente un mio ex compagno di superiori mi contatta spesso per uscire con lui (aperitivi, serate...). Il problema è che io con lui non ho molto in comune, non mi sta a genio, lo considero superficiale e anche un pò stupido. Non è possibile fare un discorso serio. Non lo dico solo io ma anche altra gente seria che lo conosce. Lui è quel tipo che pur nella sua sfigataggine riesce comunque ad avere una vita sociale, probabilmente perchè anche lui deve aver passato una brutta fase nel suo trascorso e sembra che voglia a tutti i costi sembrare il più figo di tutti.
Ora, considerando che lui è l'unico che di fatto mi chiede di uscire con lui a bere una birra, poche volte riesco a riufiutare qualche suo invito. Altre due mie amiche me lo hanno chiesto il perchè io accetti, ma effettivamente non mi ha fatto nulla di male e perlomeno lo vedo come un motivo per cercare di conoscere altra gente (sperando che non siano tutti al suo stesso livello).
Vi capita di seguire la filosofia opposta a quella del "meglio soli che mal accompagnati" considerando i nostri problemi?
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13-04-2013, 15:13
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#25
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: Toscana
Messaggi: 2,270
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Quote:
Originariamente inviata da fabfab90
Vi capita di seguire la filosofia opposta a quella del "meglio soli che mal accompagnati" considerando i nostri problemi?
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No, stai facendo bene tu. Quello che NON devi fare è fermarti ora. Cerca di conoscere gente tramite lui, cercati un'attività in cui puoi trovare persone che ti vadano a genio. Insomma, non farti bastare lui.
Se la filosofia "meglio soli che mal accompagnati", la applichi rimanendo a casa, non va assolutamente bene.
Se invece la applichi uscendo, andando in uno o più locali per socializzare e divertirti, allora va bene.
Dopo diverse settimane di pensieri sulla mia ipotetica serata da solo, il mio cervello comincia a dare segni di "vogli di provare", ormai sono quasi arrivato.
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13-04-2013, 15:30
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#26
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Esperto
Qui dal: Aug 2009
Ubicazione: Roma
Messaggi: 5,541
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Quote:
Originariamente inviata da Tabula Rasa
Io penso di no... perchè comunque loro sono felici, hanno una vita che gli piace e si vede... perchè dovrebbero interessarsi a una persona depressa, che stà molto male? ma poi non ritengo che sia giusto aprire questo baratro sotto un'altra persona, che non è in grado ne di capirlo ne di fronteggiarlo e neppure di esserti di aiuto... al massimo, conoscendomi e sentendo che la terra gli trema sotto i piedi e vedendo la voragine di orrore profondo, scapperebbe...
Loro non sanno come si stà... non lo sapranno mai... beati loro non capirebbero, non vorrebbero capire, nessuno vuol capire questo...
Le persone "normali" a me attirano... vorrei capire come fanno, come fanno a non soccombere, come fanno ad avere una vita da vivere, perchè non soffrono così... Però non mi avvicinerei mai ad una perosna così, per i motivi sopra citati.
A voi? sembra giusto voler interagire con persone "normali"? lo fareste? perchè?
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Tutti i giorni interagiamo con persone normali, alcune ci sono simpatiche, altre ci stanno sulle palle, altre ci agitano in maniera vistosa.
Secondo me ti poni male perché parti dal pressuposto che sei un peso. Fare amicizia con persone non significa che devi renderle partecipi di tutta la tua vita interiore, né che gli argomenti di discussione devono vertere sui tuoi disagi.
Per me quelle tre cose che ho grassettato sono pensieri e domande sbagliati. E' come se tu partissi da un piano superiore di consapevolezza, la sofferenza la conosci solo tu, quella vera; e questa cosa però ti fa sentire cmq nn all'altezza degli altri. E' come una cimice che si vede grande tramite la sua ombra proiettata in distanza.
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13-04-2013, 16:27
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#27
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Banned
Qui dal: Jun 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 9,190
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Quote:
Originariamente inviata da clang hetto
Secondo me ti poni male perché parti dal pressuposto che sei un peso.
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Parole sante
Inoltre bisogna mettersi in testa di non avere la pretesa di fare le veci del prossimo a livello di pensieri.
Prima di sentirsi un peso che si lasci al prossimo l'opportunità di frequentare una persona depressa, senza pregiudizi. Se il prossimo avvertirà il peso lo dirà chiaramente oppure si allontanerà.
Quote:
Fare amicizia con persone non significa che devi renderle partecipi di tutta la tua vita interiore, né che gli argomenti di discussione devono vertere sui tuoi disagi.
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Esatto.
Comunque è giusto sottolineare una cosa: è più probabile che ci sia compatibilità tra una persona "normale" ed una depressa se vivono una relazione sentimentale più che un'amicizia.
Questo perché solitamente in una relazione si accettano di più determinate cose. Almeno, per me è così.
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13-04-2013, 17:02
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#28
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Banned
Qui dal: Jun 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 9,190
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Quote:
Originariamente inviata da Mattia
Non sono d'accordo, almeno io ho amici e amiche con cui mi sento di poter parlare anche di cose delicate, immagino dipenda dalla sensibilità delle persone che si conoscono e dalla percezione che noi ne abbiamo.
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Ma certo, il senso della mia frase non è certo questo.
Intendo dire che è più facile trovare una persona che rimanga accanto e si ponga proattivamente con una persona depressa che manifesta il suo disagio, perché vi è legata da un sentimento non (solo) amicale, rispetto ad una persona amica.
Per capirci: io ci sono per un'amica depressa (ne ho di tali amicizie) che mi parla di cose delicate ma ho comunque un limite oltre il quale sento la necessità di diradare la frequentazione e di non andar oltre.
Per una fidanzata (depressa), l'asticella di tale limite sarebbe posizionata molto più in alto.
Come me ho visto molte persone comportarsi nel medesimo modo ed alcune, addirittura, non riuscirebbero a frequentare un'amica depressa ma riuscirebbero ad avere una fidanzata depressa.
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