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Originariamente inviata da Matita
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Anche qui c'era una parvenza di normalità agli occhi di chi non apparteneva alla famiglia, ma la verità era un'altra. Non è mai stata una famiglia sana, ma una composta da due che si odiavano e riversano il loro odio su di me.
Fra grida e botte non si trovava la voglia di amare ma nemmeno era possibile imparare a farlo, poiché qui era presente solo odio, loro mostravano sol oodio, non ho mai visto i miei genitori comportarsi come una "normale" coppia. Niente dimostrazioni d'affetto, solo dimostrazioni di rabbia e frustrazione.
Il peggior membro della mia famiglia è mia madre, ma in realtà nemmeno mio padre scherza: mia madre ha fatto varie scenate in pubblico analoghe a quelle del tuo genitore, dove sembrava una pazza, ma dopo era calmissima, non pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato o indecoroso, è il mondo che deve piegarsi a lei, non lei che deve rispettare le regole.
Mio padre, invece, è colui che mi ha rovinato di più fisicamente, in particolar modo i denti, che li ho orribili grazie a lui e alle "carezze" che mi ha dato in faccia durante la crescita.
Da piccolo, con mia madre, quella del non camminare abbastanza velocemente quanto lei è successo anche a me. Oltre a fare una scena in pubblico con schiaffi inclusi e a sgridarmi dandomi del ritardato, iniziò anche a dirmi che sono vivo solo perché lei aveva fatto uno sbaglio. Non mi trattava come un bambino ma come un qualcosa, un essere, da trattare con il più disprezzo possibile.
Mia madre non ha mai nascosto che si è pentita di non aver deciso di fare l'aborto, rammentando che posso sempre, ancora, porre rimedio al suo sbaglio decidendo di farla finita.
Così, come dice lei, non dovrà più vedermi camminare in giro e associare questa strana "bestia" che crede di essere suo figlio a sé stessa. Da bambino mi dava del bestia o bestiola, ma oggi utilizza vari insulti a seconda di come si sente, ma apprezza in particolar modo darmi del ritardato o dello stupido. Mi dice che sono inamabile, che sono uno che nessuna vorrebbe mai avere al proprio fianco, che resterò solo per tutta la mia vita e che non ho qualità degne di nota, che sono mediocre.
In casa mia queste cose sono all'ordine del giorno se per qualche arcano motivo non sono a lavoro e quando sono libero, devo sorbirmi gli sfoghi di mia madre, a ricordarmi quanto faccio schifo, quanto sono un problema, quanto sono anormale, di tutto. Però mio fratello invece no, o qualunque altro membro della famiglia, sono elevati a standard impossibili che io non potrò mai raggiungere perché io non sono abbastanza, per lei, nemmeno un figlio sono.
Io sono una persona molto inespressiva, non ero solito reagire ma durante la mia adolescenza è stata una delle cose che ho fatto, ma ho solo ottenuto una cacciata di casa poiché avevo fatto del male a mio padre.
Oggi non temo che entrambi possano farmi del male, ma da bambino avevo paura che mi avrebbero ucciso durante la notte, non riuscivo a riposare. L'insonnia me la porto ancora appresso oggi, a distanza di anni, e non perché ho paura di loro, ma perché c'ho troppi pensieri che mi girano per la testa, che si fanno più intensi di notte.
Mi spiace che vivi nel terrore di dover ricoprire il ruolo di tua madre e che consideri abbandonare questo pianeta, suppongo, come un modo per evitare quel destino.
Io non so nemmeno cosa diranno, ma so per certo che farà piacere a mia madre e non piangerà, se mi ammazzerò. Le persone manco sanno chi sono, i miei genitori non dicono che io sono loro figlio, molti manco lo sanno proprio perché mia madre si "vergogna" di me, le faccio schifo.
Da bambino anche io pensavo che la mia fosse normale, ma con le interazioni, poche ma decisive, furono abbastanza per comprendere che non tutti bambini venivano presi a calci, letteralmente a calci e nemmeno pochi o di scarsa intensità, dal proprio padre. Ho avuto modo di scoprire che non tutti i bambini, quando si avvicinavano alla madre per abbracciarla, alle gambe, venivano lanciati via e buttati a terra mentre lei gli urlava di stare lontano e di non farlo mai più.
Oggi da adulto sono un "uomo" che non sa vivere né vuole farlo, che non sa comunicare, che ha paura del contatto fisico, che non vorrebbe esistere.
Ho difficoltà a esprimere ciò che sento, non so bene come esternare i miei pensieri e scrivo anche male, per giunta. Questo è il risultato del loro "affetto"; una persona incompleta che vaga in giro per il mondo a farsi deridere.
Sono un fallimento, il figlio che non ce l'ha fatta.
Quello che lavora ma che non ha un vero futuro, perché non riesce a mantenere questo lavoro e c'ha come unico futuro in mente quello di spararsi in camera sua. A parte il lavoro non esco nemmeno, a che fine poi dovrei uscire? Non ho nessuno con cui uscire, al massimo uscivo con alcuni "amici" solo per andare a bere, non è chissà che grande cosa uscire per sfondarmi l'anima di alcolici. Tanto lo posso fare pure in casa se vorrei, uscendo mi sento solo ancora più in difetto dagli altri che vedono questa cosa come un grande evento per stare in compagnia di gente.
Quindi resterei chiuso in casa, come ho fatto per anni, da buon hikikomori, NEET, o qualunque sia l'etichetta più adatta a uno come me. Poco cambia.
E devo sopportare quotidianamente due individui che mi odiano e mi vorrebbero morto.
Per la mia situazione non vedo particolari speranze, con la mia famiglia ho raggiunto un punto morto dove la convivenza è impossibile e il rapporto non riuscirà mai a diventare uno normale, non lo è mai stato, mai lo sarà, e morirà come un rapporto malsano.
Mi spiace per la tua situazione, per come si riferisce a te tuo padre e ciò che temi per il tuo futuro. La paura della figura paterna apparteneva anche a me in passato, da più giovane. Ora non è più così, forse sarà lo stesso anche per te.
Spero che riuscirai ad allontanarti dai tuoi genitori, o perlomeno, dalla tua figura paterna. Io ho intenzione di fare questo, andare lontano, il più possibile, da loro.
Hai la mia comprensione. La tua situazione è vicina alla mia, anche se diversa.