Joyce è veramente un grande nel panorama della letteratura novecentesca, ed è uno dei miei autori preferiti (insieme naturalmente a Svevo). Ho letto “Gente di Dublino” lo scorso anno per inglese, e mi era piaciuto talmente tanto che avevo progettato di portarlo all’esame di stato, costruendo, in parallelo con Svevo a Italiano, una tesina sul tema dell’inettitudine (che però poi non è stata approvata dalla professoressa coordinatrice, e quindi ho dovuto ripiegare sul tema del suicidio). In particolare sono rimasto colpito da “Eveline”, forse il più semplice ma più emblematico racconto della raccolta: ella, maltrattata da tutti (compresi padre e fratelli), sogna di fuggire con il fidanzato e di ricostruirsi una vita, riscattandosi da tutte le angherie che aveva subito; tuttavia, nonostante sia decisa a partire, non riesce a superare il terrore per il nuovo e, bloccata anche dal ricordo della promessa fatta alla madre in punto di morte, decide di restare a prendersi cura della famiglia. Eveline cerca una fuga dalla sua non-vita, però ella non riesce a portare a termine il suo progetto, con un conseguente fallimento della fuga. E’ dunque presente anche in Joyce il tema dell’inettitudine, ma soprattutto della condanna al comportamento dell’uomo del suo tempo, che vive con una paralisi spirituale, debole, schiavo delle convenzioni religiose, politiche e morali, e complice della decadenza morale. Consiglio anche la lettura dell’Ulisse, l’opera più importante di Joyce, da effettuare però solo dopo un’adeguata preparazione, altrimenti si rischia di capirci poco o nulla.
Piccola digressione letteraria:
La stessa tematica sarà ripresa, anche se con toni diversi, da Svevo (con le sue tre opere: Una Vita (il cui protagonista è l’inetto Alfonso Nitti), La coscienza di Zeno, Senilità), ma anche nella letteratura russa (basti pensare a Turghniev con i suoi personaggi inetti, sognatori e inconcludenti, e a Dostoevskij).
Per gli autori successivi, sempre per la tematica della critica alla decadenza sociale e morale, ma anche per la figura dell’inetto, possiamo nominare invece Moravia (“Gli indifferenti” – libro che mi è piaciuto molto e a mio avviso ancora attuale) e Tozzi (“Con gli occhi chiusi”).
Consiglio comunque a tutti la lettura di "Gente di Dublino": sono storie semplici e brevi, ma che ci fanno riflettere su molte cose (e i personaggi sono spesso nostri "simili").
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