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23-06-2019, 19:28
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#1
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Esperto
Qui dal: May 2014
Messaggi: 1,126
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Dopo quante sedute a voi vi è stata fatta una valutazione medica? Devo chiedere io, devo aspettare che sia il mio psicologo a parlarne, ci sono test da fare, si pagano extra o compresi nell'onorario? Pensavo in realtà avvenisse fin dalla prima seduta, io sono alla terza, ho esternato i miei problemi e paure, abbiamo parlato un po' di più su una mia situazione familiare e sull'ansia (e qui, la fobia sociale è ansia sociale, c'è l'ansia anticipatoria. Le ho entrambe, o solo una suddivisione superflua dell'ansia?).
Ma, se dovessi confidarmi con qualche familiare, posso solo citare ciò che mi sono auto-diagnosticato, il che non credo avrebbe senso. Ad esempio, negli anni, per spiegarmi il mio essere "fuori posto" rispetto agli altri, nella vita sociale/affettiva/lavorativa oltre alla lista comune a molti, dopo aver accantonato forme di autismo lieve ( ) e Asperger, ho pensato al disturbo evitante di personalità. Ce l'ho, non ce l'ho? Boh.
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23-06-2019, 20:35
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#2
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,989
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Quote:
Originariamente inviata da Marchese
Dopo quante sedute a voi vi è stata fatta una valutazione medica? Devo chiedere io, devo aspettare che sia il mio psicologo a parlarne, ci sono test da fare, si pagano extra o compresi nell'onorario?
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Lo psicologo non è abilitato a fare diagnosi (quella che chiami "valutazione medica"). Al più può identificare uno o più disturbi o problemi, ma nulla che abbia valenza medica. Per quella c'è lo psichiatra e spero tanto che nessuno ne abbia bisogno, anche se qui sul forum ci siamo passati in molti...
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27-06-2019, 15:21
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#3
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Esperto
Qui dal: May 2014
Messaggi: 1,126
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Capito. Proverò allora al csm.
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27-06-2019, 16:00
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#4
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Intermedio
Qui dal: Jun 2019
Messaggi: 130
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La diagnosi può essere medica, psichiatrica, psicologica... ogni professionista ha una specificità. Io ti consiglio di esporre al tuo psicologo le tue perplessità, parlatene insieme e ti darà lui la spiegazione che cerchi.
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28-06-2019, 06:56
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#5
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Esperto
Qui dal: Mar 2011
Ubicazione: bardo
Messaggi: 4,403
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Credo in una decina di incontri, i primi incontri abbiamo parlato poi gli ho confessato che volevo capire cosa bolliva in pentola ed è stato un obiettivo facente parte di un percorso conoscitivo, lui non riteneva fosse necessario "etichettarmi" però mi ha fatto fare dei test per comprendermi meglio.
Ho fatto il test di Rorschach, MMPI-2, TAT e altra roba che non ricordo.
Mi sono autodiagnosticato e uno psichiatra ha confermato la diagnosi.
Non ho pagato niente, era un consultorio gratuito.
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28-06-2019, 09:04
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#6
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Esperto
Qui dal: Jun 2016
Messaggi: 660
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Dopo un anno di incontri settimanali ho chiesto gentilmente che mi fosse illustrata la mia situazione dal punto di vista psicoterapeutico (senza necesseriamente essere etichettato, per usare le parole dell'utente precedente) ma non ricevevo risposta, mi chiedeva cosa ne pensassi io, come mi definirei se dovessi farmi un' autodiagnosi. A quel punto mi sono stancato, risultati non ne avevo raggiunti, se non potevo farmi nemmeno un' idea descrittiva dei problemi che avevo o comunque del funzionamento del mio pensiero, ho smesso e purtroppo ho perso fiducia della psicoterapia.
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28-06-2019, 09:40
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#7
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Avanzato
Qui dal: Nov 2016
Messaggi: 491
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Spinto a cercare aiuto perchè finito in una combinazione di difficoltà, ho preso contatto con un centro (cattolico) di aiuto alla famiglia. Mi hanno messo in contatto con uno psicologo e ho preso appuntamento.
Quando ci sono andato stavo già meglio per conto mio, ma io non me la sentivo di disdire, o meglio, mi è venuta questa idea quando ormai mancava troppo poco e ci sono andato comunque.
Il dottore che si è disturbato per me per un colloquio gratuito è stato gentile, per carità, mi ha ascoltato (questo ora mi cruccia) e lui ha fatto ricorso a metafore per farmi capire concetti che io ritengo elementari. In fin dei conti, ero già sicuro di me, e lui, di positivo, non ha fatto altro che sottolineare qusete mie doti.
Ma ho anche avuto modo di constatare i suoi pregiudizi ideologici.
Ha sottovalutato i miei sospetti sulla sindrome di Asperger, banalizzando
ciò che è questa sindrome, e lui è parso lievemente a disagio quando gli ho
detto che in essa, essendo a largo spettro, rientrano anche famosi scienziati;
lui ha pure detto che gli asperger, per la loro tendenza a concentrasrsi sull'oggetto della discussione ignorando l'interlocutore, non gli piacciono.
Ma il culmine è stato quando, parlando del mio lontano e disastroso passato scolastico, ha detto che "la dislessia è un'invezione per far passare quelli che non studiano". Al che io, da timido, non ho fatto altro che assumere un atteggiamento diplomatico dicendo "A, davvero?" e proseguendo illustrando i sintomi che ho vissuto e che vivo tutt'ora senza nominare la dislessia. Anche a questo, è parso lievemente a disagio.
Penso non sia cattivo, ma ignorante di queste materie si; e, in ogni caso, ideologiocamente influenzato.
Il fatto è che io sono in un periodo estremamente delicato; ho di fronte degli appuntamenti in cui si deciderà il mio destino; gli ho parlato anche di questo.
E, poichè gli ho parlato dei miei segreti, del mio intimo, adesso mi sento a disagio.
Ho rivelato troppi particolari ad un estraneo che non condivide il mio modo di pensare? Questo penso adesso.
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