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30-05-2017, 09:04
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#1
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Avanzato
Qui dal: Feb 2017
Messaggi: 408
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Quando sto con una persona di cui mi importa molto posso rapidamente passare dal 'laamodamorirebestpersonever'' all'irritazione verso questa persona.Mi sembra di aver preso un abbaglio totale su eventuali qualità e mi allontano. Solo che poi finisco per pentirmene e sentirmi in colpa o tornare esattamente come prima. Non riesco ad avere la stessa opinione neanche delle mie azioni .
La cosa mi sembra peggiorata da un fenomeno che non saprei come nominare...''mancanza di realtà di chi non è presente?''
In pratica, finchè sto con una persona riesco a ''fidarmi'' di lei in base a come si è comportata con me. A vole se uno mi fa buona impressione mi fido pure troppo e troppo rapidamente. Appena la persona esce dal mio campo non ho più certezze di nessun tipo. Anche se ho visto con i miei occhi (per anni di fila) un'amica rimaner consistente nel suo comportamento e non essere pettegola (è un esempio) appena va ''fuori campo'' e magari mi girano male mi può venire paranoia che sparli di me. Un ragazzo può dimostrarmi in tutti i modi che vuole stare con me, che gli piaccio, che mi ama perfino. Appena esce dal mio campo visivo per me tutto questo non vale nulla. Non ho problemi a crederci finchè ho la persona davanti, dopo è come se diventasse un totale sconosciuto/a.
Credo che sia uno dei motivi per cui ho difficoltà a stringere amicizie durature oltre alla fs. Posso provare facilmente affetto per la gente ma di solito appena la persona svolta l'angolo per me è come se non la vedessi da anni e non avessi mai provato nulla per lui/lei.
A volte non capisco se sono una persona capace di provare troppo affetto o una persona che ne è totalmente incapace.
Il ''bello'' è che posso provare angoscia per la perdita di una persona e poi quell'affetto muore come nulla fosse. Di punto in bianco. A volte senza nessun comportamento sbagliato nei miei confronti, nessun allontanamento, niente. Ho cancellato gente dall'oggi al domani così, senza sapere perchè e senza riuscire a far diversamente.
Non rimane davvero nessuna traccia nei miei pensieri. Come se non avessi mai avuto nulla a che fare con quella persona o fosse successo in un'altra dimensione.
Non so, come si fa a sapere se un sentimento è reale o meno?
Com'è possibile che una persona ti faccia provare affetto, rimanga nella tua vita per anni, hai ansia all'idea di perderla e poi ''sparisca'' come nulla fosse dal tuo cuore?
Come mantenere una qualche coerenza esterna o riuscire a spiegarsi per evitare di perdere la gente anzitempo?
Tante domande...
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Ultima modifica di ElsaonMars; 30-05-2017 a 11:29.
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30-05-2017, 12:26
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#2
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Banned
Qui dal: Apr 2014
Ubicazione: NO
Messaggi: 3,978
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Da ciò che scrivi, pare questi sentimenti di affetto abbiano una forte connotazione utilitaristica.
Siano presenti finché vi è la presenza altrui, quindi la possibilità di uno "scambio", e vadano a decadere in assenza d'essa.
Ovvero quando poi l'affetto può essere che ci sia da manifestarlo unilateralmente, per il piacere intrinseco del farlo, e considerare la possibilità che si risolva in un nulla di fatto (come potrebbe accadere a parti inverse).
Se non erro, nel disturbo borderline ha un ruolo centrale la sensazione d'abbandono e la paura della stessa.
Può essere tu riviva internamente quest'ultima, la sensazione di abbandono da parte d'una persona di cui ti fidi e d'esser lasciata a te stessa, quando le persone a te care escono di scena.
Questo innesca una tua forma di difesa per cui tendi a cancellare il rapporto, il legame stesso, negarlo pur di non vivere quel conflitto.
Nulla di più che ipotesi, comunque.
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30-05-2017, 15:02
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#3
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Esperto
Qui dal: May 2010
Messaggi: 3,855
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Quote:
Originariamente inviata da The_Sleeper
Se non erro, nel disturbo borderline ha un ruolo centrale la sensazione d'abbandono e la paura della stessa.
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Ha un ruolo centrale anche in assenza di un tale disturbo.
Comunque v'è già stato detto tutto ciò che si poteva intelligentemente dire.
Data la poca mole di informazioni si possono dare risposte altrettanto generiche.
Il "fuori campo" al quale ti riferisci è prettamente da considerare come "campo visivo/uditivo" oppure è legato al concetto d'errore?
Mi spiego meglio: ti fidi delle persone finché si mostrano coerenti, caratterialmente, con te e con gli altri finché non ti "dimostrano" anche a mo' di battuta il contrario, oppure al suo svoltare l'angolo, nel senso letterale del termine, ogni dimostrazione data svolta assieme a lei? Credi alla persona fin quando la senti dialogare sui suoi principi, dimostrandotelo di volta in volta che interagite insieme e con altri, per poi cancellare ogni cosa quando vi congedate, oppure deve effettivamente fare qualcosa, darti l'impressione che tutto ciò di cui ha parlato e dimostrato possa avere delle falle?
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31-05-2017, 18:52
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#4
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Avanzato
Qui dal: Feb 2017
Messaggi: 408
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Quote:
Originariamente inviata da Itachi
Ha un ruolo centrale anche in assenza di un tale disturbo.
Comunque v'è già stato detto tutto ciò che si poteva intelligentemente dire.
Data la poca mole di informazioni si possono dare risposte altrettanto generiche.
Il "fuori campo" al quale ti riferisci è prettamente da considerare come "campo visivo/uditivo" oppure è legato al concetto d'errore?
Mi spiego meglio: ti fidi delle persone finché si mostrano coerenti, caratterialmente, con te e con gli altri finché non ti "dimostrano" anche a mo' di battuta il contrario, oppure al suo svoltare l'angolo, nel senso letterale del termine, ogni dimostrazione data svolta assieme a lei?
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In senso letterale. Quando vado in paranoia mode on non importa quanto una persona sia stata affettuosa, buona, coerente...per me potrebbe fare tutto (il peggio immaginabile). Questo mio modo di pensare non rappresenta per me un enorme problema con le persone con le quali stringo rapporti ''non profondi'' ma le poche volte che ho provato un sentimento più importante sì. Mi sono chiusa, sono passata all'attacco, dall'attacco alla sottomissione, ho ''testato'' la gente....giustamente si sono rotti il cazzo.
Io mi sono rotta il cazzo di me stessa.
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31-05-2017, 19:48
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#5
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Esperto
Qui dal: May 2010
Messaggi: 3,855
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Quote:
Originariamente inviata da ElsaonMars
In senso letterale. Quando vado in paranoia mode on non importa quanto una persona sia stata affettuosa, buona, coerente...per me potrebbe fare tutto (il peggio immaginabile). Questo mio modo di pensare non rappresenta per me un enorme problema con le persone con le quali stringo rapporti ''non profondi'' ma le poche volte che ho provato un sentimento più importante sì. Mi sono chiusa, sono passata all'attacco, dall'attacco alla sottomissione, ho ''testato'' la gente....giustamente si sono rotti il cazzo.
Io mi sono rotta il cazzo di me stessa.
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Un test presuppone delle fasi: idea->applicazione-> range possibilistico d'effetti->effetto specifico->risultato.
Quando lo stesso viene definito attraverso particolari stati psichici lo stesso ne viene condizionato, e nel tuo caso nel mezzo del processo (frase in grassetto).
C'è una sottile linea di demarcazione tra il considerare ogni possibilità per prudenza e il considerarle per paranoia... a differenza della prima, la paranoia è una Paura, e la paura blocca subentrando nella stasi ideologica del girare a vuoto impedendo di raggiungere un logico e impersonale risultato.
ElsaonMars, alla base di ogni rapporto "sentito" v'è la fiducia ed essa deve essere in qualche modo conquistata; tuttavia se ti precludi la possibilità di concederla - previo soddisfazione di determinati prerequisiti - diverrebbe deleterio su entrambi i fronti.
La paura, il semplice dubbio "amletico", è sempre una condizione mossa da qualche fattore d'esperienza a monte, magari relegato nel proprio inconscio.
Devi (ri)scoprirlo, "testare" te stessa in totale trasparenza. Solamente attraverso l'analisi di te stessa potrai trovare quantomeno la causa scatenante di questo tuo fastidio.
Considerato che l'analisi di sé è un argomento assai vasto, ti consiglierei di pensare su te stessa, sia in termini di idee e pensieri che di esperienze passate, metterli per iscritto possibilmente e comprenderti attraverso l'analisi del testo avvalendoti anche della scrittura automatica.
Se da sola dovesse risultarti difficile ed inconcludente, vaglia la possibilità di consultare uno psicoterapeuta o uno psicoanalista.
Quando si tratta di sé, non esistono domande prive di risposte.
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Ultima modifica di Jai; 31-05-2017 a 20:00.
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31-05-2017, 19:56
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#6
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Banned
Qui dal: Feb 2015
Messaggi: 1,665
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Quote:
Originariamente inviata da ElsaonMars
Quando sto con una persona di cui mi importa molto posso rapidamente passare dal 'laamodamorirebestpersonever'' all'irritazione verso questa persona.Mi sembra di aver preso un abbaglio totale su eventuali qualità e mi allontano. Solo che poi finisco per pentirmene e sentirmi in colpa o tornare esattamente come prima. Non riesco ad avere la stessa opinione neanche delle mie azioni .
La cosa mi sembra peggiorata da un fenomeno che non saprei come nominare...''mancanza di realtà di chi non è presente?''
In pratica, finchè sto con una persona riesco a ''fidarmi'' di lei in base a come si è comportata con me. A vole se uno mi fa buona impressione mi fido pure troppo e troppo rapidamente. Appena la persona esce dal mio campo non ho più certezze di nessun tipo. Anche se ho visto con i miei occhi (per anni di fila) un'amica rimaner consistente nel suo comportamento e non essere pettegola (è un esempio) appena va ''fuori campo'' e magari mi girano male mi può venire paranoia che sparli di me. Un ragazzo può dimostrarmi in tutti i modi che vuole stare con me, che gli piaccio, che mi ama perfino. Appena esce dal mio campo visivo per me tutto questo non vale nulla. Non ho problemi a crederci finchè ho la persona davanti, dopo è come se diventasse un totale sconosciuto/a.
Credo che sia uno dei motivi per cui ho difficoltà a stringere amicizie durature oltre alla fs. Posso provare facilmente affetto per la gente ma di solito appena la persona svolta l'angolo per me è come se non la vedessi da anni e non avessi mai provato nulla per lui/lei.
A volte non capisco se sono una persona capace di provare troppo affetto o una persona che ne è totalmente incapace.
Il ''bello'' è che posso provare angoscia per la perdita di una persona e poi quell'affetto muore come nulla fosse. Di punto in bianco. A volte senza nessun comportamento sbagliato nei miei confronti, nessun allontanamento, niente. Ho cancellato gente dall'oggi al domani così, senza sapere perchè e senza riuscire a far diversamente.
Non rimane davvero nessuna traccia nei miei pensieri. Come se non avessi mai avuto nulla a che fare con quella persona o fosse successo in un'altra dimensione.
Non so, come si fa a sapere se un sentimento è reale o meno?
Com'è possibile che una persona ti faccia provare affetto, rimanga nella tua vita per anni, hai ansia all'idea di perderla e poi ''sparisca'' come nulla fosse dal tuo cuore?
Come mantenere una qualche coerenza esterna o riuscire a spiegarsi per evitare di perdere la gente anzitempo?
Tante domande...
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La personalità borderline utilizza fondamentalmente difese primitive (basate sulla scissione e non sulla repressione, razionalizzazione ed intellettualizzazione).
I tuoi problemi di "consistenza" son dovuti all'uso di "negazione massiccia":
neghi aspetti della realtà esterna, come se abbiano smesso di esistere. Può avvenire per una persona cosi come per eventi giudicati "destabilizzanti". Non si è in grado di tenere a sé due aspetti con connotazioni emotive in contraddizione.
Provi realmente affetto ma, al manifestarsi del primo atteggiamento che porta ad una valutazione non idilliaca della persona, inizia la scissione: quello che era "bello" viene visto come "cattivo", non si riesce ad avere una visione integrata, manca del tutto la "scala di grigi".
Ecco il tuo passaggio da "best person ever" all'irritazione.
L'ultima domanda non credo possa avere una risposta, il "genotipo" è quello, ma l'ambiente, il "vissuto" possono condurre su strade molteplici. L'unico consiglio che posso darti è quello di non sottovalutare il problema, giustificando il tutto con "io sono cosi e non cambio". Ciò porterebbe solo ad una reiterazione infinita degli sbagli, vittime su vittime ( tu in primis e. in secundis, tutte le persone che ti vogliono o ti hanno voluto bene). Anche un Io frammentato può essere ricostruito, bisogna però esser saldi nell'impegno. Una psicoterapia mirata al tuo problema è l'appiglio principale per iniziare
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Ultima modifica di Ippocrates; 01-06-2017 a 00:24.
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25-07-2017, 15:41
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#7
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Esperto
Qui dal: Aug 2016
Ubicazione: Sottozero
Messaggi: 745
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Border level pro-master, presente!
Quello che provi è assolutamente vero, è la tua testa che cerca di rimpiazzarlo con fastidio ed odio per salvarsi dai sentimenti che la impauriscono, perché troppo forti. Ad esempio, il fatto di soffrire molto per la perdita di qualcuno e poi annullare quella sofferenza come con uno schiocco di dita è soltanto un processo indotto per far sì che il nostro stare male ci dia tregua. Da brave border tendiamo agli estremi, perciò viviamo le cose belle fino a riempirci di esse, ma quando avvertiamo un minimo di pericolo (non per forza reale) riguardo alla loro stabilità, pensiamo subito a come decrementare l'ascendente che queste cose esercitano su di noi e, per errore di calcolo, in maniera drastica. Come se l'unica soluzione fosse distruggere la fonte nel momento in cui ci provoca dei conflitti interiori.
So di cosa parli anche se non è facile da rendere a parole. Per quanto riguarda me, questo rimbalzo di sensazioni e pensieri dal bianco al nero si è evoluto in forma massiccia di recente.
In realtà nel mio caso non si tratta di formulare certi pensieri solo quando la persona esce dal campo visivo, a me succede anche quando è presente davanti a me, ma non interagisce con me...
Poi in realtà i miei pensieri sono un po' misti, in genere subentrano quelli di sfiducia, diffidenza ed anche rabbia nei confronti di chi è vicino a me, ed in base alla persona con cui mi relaziono mutano in senso di inadeguatezza ed inferiorità verso di essa... Altrimenti rimangono a sedimentare nella forma iniziale fino a che si trasformano in un senso di vuoto ed indifferenza, come se avessi cancellato quella presenza/relazione dalla mia vita e ne rimanessero solo delle fotografie emozionalmente distanti. In pratica genero la mia distanza a partire dal non essere adatta dagli altri, per finire con la conclusione che gli altri non potranno mai comprendermi in questo senso e perciò prima o poi sarò destinata a fare i conti solo con me stessa.
Prima non era così hardcore la cosa, i rapporti riuscivo a gestirmeli bene o male, ora il pensiero di essere sempre in bilico tra l'essere accettata ed il non esserlo mi ha fatto fare un casotto enorme e non ci sto capendo più niente. Non riesco a distinguere bene cosa è vero da cosa è solo un costrutto del mio cervello bacato, ma inizio a prendere consapevolezza che la maggior parte delle cose negative che vedo vengono proprio da me.
Riassumendolo in maniera più easy possibile, ci ritroviamo a schermarci da chi amiamo per paura di essere ferite o abbandonate. Fosse una persona qualunque (almeno a me) scivolerebbe addosso.
Se vedo qualcuno a cui tengo, attuare comportamenti che un minimo mi rimandano al distacco, vuoi che sia una parola, un tono di voce, un gesto, uno sguardo un po' meno amorevole, per conseguenza al pensiero di sentirmi in quel momento non desiderata o fastidiosa, inizio ad elaborare questo schermo di contrasto, di difesa, come per voler ribadire a mia volta una distanza, per sentirmi alla pari e non continuare a soccombere ai sentimenti che provo per gli altri. Il bello è che è tutto non voluto e conoscere i meccanismi dietro a ciò mi fa sentire un po' cattiva, ma si tratta solo di stare attuando una difesa un po' accroccata, probabilmente la prima che mi sembrò plausibile illo tempore, quando ancora non ne avevo una.
Il nostro modo di elaborare certi vissuti ci porta a dubitare addirittura dei nostri sentimenti, al punto che riusciremmo a distruggerli completamente e nel giro di poco tempo. L'ho fatto diverse volte per non soffrire, ed in realtà mi ha aiutata. Ma se poi uno ci pensa, è una difesa un po' squallida e ci sono soluzioni molto meno definitive e tristi, che ci porterebbero a stare bene senza fare terra bruciata intorno.
Dovremmo evitare di metterci in secondo piano e vivere le distanze come momenti in cui pensare a noi, non a quello che potrebbero fare di cattivo verso di noi gli altri.
Sarà che ci comportiamo così, perché siamo noi in primis ad essere consistentemente mutevoli nell'umore, nelle sensazioni e nei giudizi e diamo per scontato che le persone siano altrettanto instabili.
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