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06-08-2007, 11:33
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#1
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Principiante
Qui dal: Sep 2006
Messaggi: 50
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Ventiquattrenne: Non sono sicuro che il CSM della mia città mi stia aiutando a superare questo disturbo evitante di personalità, che a quanto ho capito è più grave della fobia sociale, o almeno più difficile da curare. La terapia che sto facendo è psicodinamica, ma è gratuita, non posso cambiarla in una cognitivo-comportamentale perché non lavorando non ho un centesimo da spendere. In questo forum non si muove foglia, possibile che non ci sia nessuno con questo problema che rende le persone fragili come neonati e piuttosto depressi?? Possiamo parlarne?? Però mi serve qualcuno con cui farlo Giusto per parlare con chi sa di avere questo PRECISO tipo di disturbo e non con generici timidi...
L'appello cadrà nel vuoto, ma lo faccio perché un po' mi compiaccio quando le cose mi van male.
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06-08-2007, 17:12
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#2
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Principiante
Qui dal: Aug 2007
Ubicazione: GENOVA
Messaggi: 27
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Quote:
Originariamente inviata da dummeJunge
Ventiquattrenne: Non sono sicuro che il CSM della mia città mi stia aiutando a superare questo disturbo evitante di personalità, che a quanto ho capito è più grave della fobia sociale, o almeno più difficile da curare. La terapia che sto facendo è psicodinamica, ma è gratuita, non posso cambiarla in una cognitivo-comportamentale perché non lavorando non ho un centesimo da spendere. In questo forum non si muove foglia, possibile che non ci sia nessuno con questo problema che rende le persone fragili come neonati e piuttosto depressi?? Possiamo parlarne?? Però mi serve qualcuno con cui farlo Giusto per parlare con chi sa di avere questo PRECISO tipo di disturbo e non con generici timidi...
L'appello cadrà nel vuoto, ma lo faccio perché un po' mi compiaccio quando le cose mi van male.
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Io ho certamente il disturbo evitante.
Cosa vuoi sapere?
Ciao,Carlo
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06-08-2007, 17:21
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#3
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Esperto
Qui dal: Nov 2006
Messaggi: 1,034
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eccomi !!!
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06-08-2007, 21:36
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#4
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,953
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pensare positivo mai?! :lol:
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06-08-2007, 22:53
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#5
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Principiante
Qui dal: Sep 2006
Messaggi: 50
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Succede anche a voi? Chiuso nel mio minuscolo e solitario mondo in cui entrano solo i miei familiari sto abbastanza bene, ma non riesco a fare niente che riguardi la presenza di altri, telefonare ad estranei è impossibile, non riesco nemmeno a prendere la patente, vado in crisi per ogni cosa... Cosa fate quando siete costretti a fare qualcosa?? Che tipo di terapie seguite?? I pensieri negativi mi inquinano quasi perennemente la testa, i momenti in cui sono sereno e non oppresso da me stesso sono pochi...
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07-08-2007, 18:26
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#6
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Banned
Qui dal: Mar 2007
Ubicazione: L'al di qua.
Messaggi: 198
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Della serie:
"il tuo simile,se lo conosci lo eviti"
Ci sono impestato dentro anch'io.. ops:
E'la conseguenza della fobia sociale.
Per qualsiasi chiarimento,offuscamento o oscurazione che sia,nel mio possibile diro'anch'io la mia :wink:
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07-08-2007, 21:25
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#7
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Esperto
Qui dal: Dec 2005
Messaggi: 5,046
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Anche io ho il disturbo evitante di personalità.....ma solo con le persone che conosco.
Con Gli sconosciuti tutto ok
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08-08-2007, 16:54
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#8
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Principiante
Qui dal: Aug 2007
Ubicazione: GENOVA
Messaggi: 27
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Quote:
Originariamente inviata da dummeJunge
Succede anche a voi? Chiuso nel mio minuscolo e solitario mondo in cui entrano solo i miei familiari sto abbastanza bene, ma non riesco a fare niente che riguardi la presenza di altri, telefonare ad estranei è impossibile, non riesco nemmeno a prendere la patente, vado in crisi per ogni cosa... Cosa fate quando siete costretti a fare qualcosa?? Che tipo di terapie seguite?? I pensieri negativi mi inquinano quasi perennemente la testa, i momenti in cui sono sereno e non oppresso da me stesso sono pochi...
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Mi succede sempre gni contatto con altre persone(vicini di casa incontrati sul ballatoio,informazioni da chiedere al commesso di un negozio,telefonate ad uffici,ecc.)genera forti sensazioni di ansia.
Ciò che temo è il non mostrarmi socialmente competente,essere giudicato immaturo o malato.In questo condivido in pieno i sintomi dei fobici sociali,con in più altre difficoltà che mi fanno rientrare nei casi di disturbo evitante..
Tutto ciò,ovviamente,non accade coi propri familiari stretti:da parte delle persone che ci sono state vicino dalla nascita non temiamo certamente l'esclusione sociale.
Come affronto queste difficoltà?Male,direi.Alla tua età principalmente tramite l'evitamento sistematico di qualsiasi situazione in cui potessi anche lontanamente rischiare di essere giudicato inadeguato:ciò,tra le altre cose,ha comportato un totale isolamento sociale(eccetto i familiari stretti),disoccupazione e,dopo i 30 anni, forti stati depressivi(conseguenza congiunta degli effetti di isolamento e disoccupazione).
Ora,A 41 anni,cerco di capire e applicare alcuni metodi del cognitivismo-comportamentale,per ora con scarsi risultati.
L'aiuto più efficace lo trovo nell'uso di ansiolitici(lorazepam 2,5 mg)che hanno un buon effetto nel ridurre l'ansia sociale(ma non nel spingermi a cercare attivamente più rapporti sociali).
Da quando sono in cura da psichiatri(10 anni)ho provato varie medicine,compresa la paroxetina-qualche anno fa presentato come il farmaco anti-timidezza-senza ottenere risultati.
Sono anche riuscito ad allacciare un paio di amicizie negli ultimi anni(su iniziativa di questi miei due amici,naturalmente),ai quali tendo a legarmi con le modalità tipiche degli evitanti descritte in alcuni ottimi testi sull'argomento.
Quando ci si isola,ci si sente meglio(almeno all'inizio)perchè allontanandosi dalle situazioni ansiogene,si riesce a mantenere un'autostima più elevata.
Non faccio una terapia privata perchè,almeno per il momento non posso economicamente sostenerla,perdurando i problemi occupazionali;sono seguito da uno psichiatra pubblico.Anni fa ho anche provato una psicoterapia di gruppo(sempre nel pubblico),durante la quale(essendo di gruppo)non ho quasi mai aperto bocca.
Ciao
Carlo (da Genova)
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09-08-2007, 13:22
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#9
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Banned
Qui dal: Mar 2007
Ubicazione: L'al di qua.
Messaggi: 198
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La personalità evitante è un po' il capolinea della fobia sociale.
Un po' alla volta si tende ad rinunciare a stare con gli altri,da prima i luoghi pubblici,il lavoro fino ad arrivare a perdere anche gli amici.
Anch'io ho iniziato e proseguo tutt'ora questo calvario,lavoro lasciato,locali,compagnie,tutto,fino a restare quasi sempre in casa,"apparente fortino".
Il tutto non puo' che generare ansia,perchè è normale in questa situazione sentirsi dei diversi,l'ansia genera depressione,perchè subentrano gli ingiustificati sensi di colpa dovuti alla sensazione d'inferiorità verso gli altri,sentirsi degli incapaci di affrontare anche le situazioni piu' elementari,come ad esempio stare tranquilli a sorseggiare una bibita in un bar.
Alla lunga ci si stanca di star male e si opta purtroppo per l'esilio.
Io ricordo serate nei locali con amici,sull'orlo delle lacrime,perchè mi dicevo dentro me:
"ma perchè devo stare sempre cosi'male cazzo!
fossi in guerra,in un ospedale devastato dai dolori,ma sono solo in un fottuto pub"!
E mentre l'altra gente si divertiva spensierata(almeno li'),io soffrivo in silenzio,e guardavo ripetute volte la porta dell'uscita,con la speranza che i miei amici si fossero alla lunga stufati del locale e si andava finalmente via!
Ma è vita questa?? :?
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09-08-2007, 14:00
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#10
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,953
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Quote:
ma perchè devo stare sempre cosi'male cazzo!
fossi in guerra,in un ospedale devastato dai dolori,ma sono solo in un fottuto pub"!
E mentre l'altra gente si divertiva spensierata(almeno li'),io soffrivo in silenzio,e guardavo ripetute volte la porta dell'uscita,con la speranza che i miei amici si fossero alla lunga stufati del locale e si andava finalmente via!
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Non potevi esprimerti meglio!Ho provato le stesse sensazioni...
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09-08-2007, 16:06
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#11
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Principiante
Qui dal: Aug 2007
Ubicazione: sassari - sardegna
Messaggi: 31
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Ragazzi...vi voglio bene...
non sono pazzo giuro ... quando leggo queste cose provo un'empatia enorme ..
io non ho il disturbo evitante di personalità... ma a momenti....specie quando mi arrabbio con la mia vita,perchè non riesco a sbloccare fino in fondo, i sintomi di paura sociale aumentano ed esco di meno (sarà che le poche persone con cui esco di solito sono fuori x lavoro o altro) tendo ad evitare di più lo sguardo degli altri.. per non parlare dei miei vicini di casa..(palazzo e palazzi)... non riesco a guardarli... penso sia,almeno per me il fatto che lavoro poco...questo negli ultimi anni mi ha provocato diversi episodi di depressione..non grave ma logoranti, e quindi il timore del giudizio delle persone più vicine a me ma allo stesso tempo sconosciute.. ragazzi che dire!!!
Io voglio risolvere... voglio fare della terapia... però stò anche praticando buddismo... da 5 anni ormai...
Penso proprio che senza la recitazione del daymoku (nam-miò-ho-renghe-kiò) e i compagni di fede ora non sarei quì a scrivervi... per cui... si.. se è questo che vi chiedete.. il buddismo mi ha aiutato...
il primo periodo ero timido e ansioso a mille.. ho migliorato però ci sono dei traumi che devo affrontare con la terapia... come dire... ora et labora (prega e lavora)...
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09-08-2007, 16:50
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#12
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,953
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Quote:
Ragazzi...vi voglio bene...
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Te ne voglio anch'io pero' se cambi colore per scrivere è meglio!
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09-08-2007, 21:30
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#13
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Principiante
Qui dal: Sep 2006
Messaggi: 50
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Carlo da Genova, il tuo racconto mi ha fatto male, vedo che i primi percorsi sono identici, il punto è la paura di avere rovinata per sempre la vita. Fare esperienze esaltanti, viaggi incontri sesso sport, tutte cose che mi sono precluso. Tutto ciò è ridicolo, la mia vita è ridicola, è ridicola. Mi viene da ridere a volta quando non da piangere, è tutto così grottesco...
Un saluto affettuoso
Genova (ci sono stato da piccolo con mio padre a vedere l'acquario, ci ritornerò prima o poi, devo provare una volta in vita mia a viaggiare da solo).
Cmq io non voglio bene a nessuno, nemmeno a me stesso.
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10-08-2007, 18:07
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#14
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Principiante
Qui dal: Aug 2007
Ubicazione: GENOVA
Messaggi: 27
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Quote:
Originariamente inviata da dummeJunge
Carlo da Genova, il tuo racconto mi ha fatto male, vedo che i primi percorsi sono identici, il punto è la paura di avere rovinata per sempre la vita. Fare esperienze esaltanti, viaggi incontri sesso sport, tutte cose che mi sono precluso. Tutto ciò è ridicolo, la mia vita è ridicola, è ridicola. Mi viene da ridere a volta quando non da piangere, è tutto così grottesco...
Un saluto affettuoso
Genova (ci sono stato da piccolo con mio padre a vedere l'acquario, ci ritornerò prima o poi, devo provare una volta in vita mia a viaggiare da solo).
Cmq io non voglio bene a nessuno, nemmeno a me stesso.
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Un saluto affettuoso anche da me,dummejunge.
Nel mio caso posso dire di avere certamente rovinato,se non tutta la vita,sicuramente la gioventù:direi che l'ho avvertito come una minaccia incombente già a 19 anni,ma in qualche modo mi sono "dato tempo",un pò nell'illusione che i miei problemi si sarebbero risolti da sè.
La cosa peggiore è che,come "soluzione",a quel tempo non ho trovato di meglio che l'isolamento:avvertivo sì solitudine,estraniamento ma,evitando di confrontarmi con gli altri troppo spesso,riuscivo a conservare l'illusione di una buona stima di me e di autoefficacia.
Ciò è anche accaduto perchè non ho percepito i miei problemi come una malattia,un disturbo del carattere(questo per mancanza di informazione,oltretutto allora non esisteva neanche internet)
A 30 anni ho avuto un vero e proprio crollo:non che prima fossi particolarmente felice,ma in quel momento è anche crollata la speranza.
Per alcuni anni sono vissuto in uno stato di disperazione per il futuro e di forte rimpianto per il passato.
Da qualche anno le cose hanno cominciato lentamente a migliorare,il senso cupo di disperazione è quasi scomparso e ho meno timori per il futuro.
Ciò che permane è la sensazione di aver mancato la vita:la vita mi ha sfiorato senza che sia stato capace di afferrarla.
Il miglioramento(parziale) lo attibbuisco a tre fattori:per primo l'avere allacciato quei rapporti di amicizia a cui avevo accennato:credo sia la terapia migliore per questi problemi(anche gli psicoterapeuti,d'altronde,sostengono che la relazione del paziente col terapeuta è spesso il principale fattore terapeutico).
Per amicizia intendo quell'atteggiamento di prendersi cura e dedicarsi che è tipico degli evitanti(tendiamo,di solito,a rendere "familiare "i nostri rapporti d'amicizia,non siamo a nostro agio in rapporti che restano troppo in superficie,anche se spesso,eccediamo in "dipendenza" per timore di perdere un legame per noi estremamente prezioso).
Oltre a questo l'uso di ansiolitici (prima di situazioni stressanti:cioè tutte le situazioni sociali) mi ha reso un pò più sicuro:sento di avere una piccola arma contro l'ansia sociale.
Come ultimo fattore,la lettura di vari testi su questo disturbo che qualche aiuto lo danno nel comprendere meglio certi comportamenti e danno qualche strumento per combatterli.
Vorrei aggiungere una psicoterapia cognitiva,con psicoterapeuti esperti nei disturbi di personalità:non sono molti ma alcuni tra i migliori al mondo sono proprio in Italia;per ora ,come ho già scritto,non posso sostenerne la spesa.
Tu ti trovi con almeno due importanti vantaggi:hai 24 anni(la gioventù,per non parlare della vita è ancora lontana dal finire) e sei perfettamente consapevole della gravità del tuo problema:se ne saprai fare buon uso non sarà poco.
Tenta terapie(specie se cognitiviste:attento però che abbiano una competenza specifica nei disturbi di personalità,altrimenti rischi solo di sprecare il tuo denaro).Cerca il più possibile di procurarti un lavoro che ti permetta di sostenerne il costo:se non riesci ad affrontare un lavoro(forse anche a cercarlo)cerca di sollecitare un aiuto dagli psichiatri pubblici della tua città:talvolta,specie se vivi in una grande città,possono metterti in contatto(anche tramite un'assistente sociale)con opportunità di lavoro:lo so che non è per niente facile,ma è essenziale per uscirne.
Parla col tuo psichiatra di queste difficoltà sociali,raccontagliele in tutta la loro gravità,e richiedi un sostegno anche farmacologico costante(farmaci come gli ansiolitici,se somministrati sotto controllo medico,non sono pericolosi e possono almeno un pò aumentare le tue possibilità).
Cerca di instaurare rapporti con altre persone che abbiano il tuo stesso disturbo:avvicinare chi ci è simile è molto più facile che affrontare persone dalle quali ci sentiamo distanti:chiedi al tuo psichiatra se esistono gruppi di persone come noi nella tua città,prova tramite siti internet come questo a contattarle.
Uscire da questo disturbo non è facile,ma neanche impossibile,specie se si pone la "guarigione" come proprio obiettivo principale di vita.
Ti auguro sinceramente di riuscirci.
Se desidererai contattarmi via e-mail anche in futuro,sarò lieto di risponderti:sulla tua mp ti lascio anche la mia e-mail personale.
Se poi un giorno verrai a Genova;se lo desidererai,sarò molto felice di conoscerti di persona.
Ciao
Carlo (da Genova)
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11-08-2007, 00:38
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#15
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Principiante
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 10
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[quote="Rivoltato"]La personalità evitante è un po' il capolinea della fobia sociale.
Un po' alla volta si tende ad rinunciare a stare con gli altri,da prima i luoghi pubblici,il lavoro fino ad arrivare a perdere anche gli amici.
Anch'io ho iniziato e proseguo tutt'ora questo calvario,lavoro lasciato,locali,compagnie,tutto,fino a restare quasi sempre in casa,"apparente fortino".
Il tutto non puo' che generare ansia,perchè è normale in questa situazione sentirsi dei diversi,l'ansia genera depressione,perchè subentrano gli ingiustificati sensi di colpa dovuti alla sensazione d'inferiorità verso gli altri,sentirsi degli incapaci di affrontare anche le situazioni piu' elementari,come ad esempio stare tranquilli a sorseggiare una bibita in un bar.
Alla lunga ci si stanca di star male e si opta purtroppo per l'esilio.
Io ricordo serate nei locali con amici,sull'orlo delle lacrime,perchè mi dicevo dentro me:
"ma perchè devo stare sempre cosi'male cazzo!
fossi in guerra,in un ospedale devastato dai dolori,ma sono solo in un fottuto pub"!
E mentre l'altra gente si divertiva spensierata(almeno li'),io soffrivo in silenzio,e guardavo ripetute volte la porta dell'uscita,con la speranza che i miei amici si fossero alla lunga stufati del locale e si andava finalmente via!
Ma è vita questa?? :?[/quot
E' veramente triste e ti capisco anche fin troppo bene...Non so perchè siamo condannati a rovinarci la vita con cose che dovrebbero essere solo momenti di svago e piacere..
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16-08-2007, 16:36
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#16
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Esperto
Qui dal: May 2007
Messaggi: 1,041
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Questo disturbo è veramente terribile (va a braccetto con la f.s ovviamente), perchè non è confinato solo ad alcune situazioni ma rende un problema ogni interazione umana, ogni situazione in cui ci si trovi con più persone, è un vero e proprio handicap che rovina la vita svuotandola lentamente di ogni attività sociale, portando alla morte lenta nella solitudine e depressione, rendendo problematiche come qualcuno ha detto anche le cose apparentemente più facili e scontate.
E' come dover camminare con due pesi da 10kg attaccati alle gambe, e così si evita di muoversi per quando possibile e quando lo si fa si è incapaci e diventa molto difficile.
In tutti i siti che ne parlano viene indicata solo la terapia cognitivo comportamentale come possibile "cura", dicendo che tale male "risponde bene"; vorrei pensare che se ne esce ma non ci credo tanto.
Se qualcuno ha fatto qualche anno di cognitivo-comportamentale ed era è affetto da disturbo evitante (e fobia sociale) per piacere ci racconti la sua storia, ci dica se e quanto è servito.
Inoltre ho come il pensiero che anche se si riesce a migliorare mettiamo con anni di terapia, basta un periodo particolarmente buio o eventi negativi e ci si ricade in pieno, perchè in qualche modo diventa "un modo di essere" se va avanti per tanti anni, non più solo un disturbo.
p.s grazie a carlo di aver condiviso la tua storia, credo mostri molto bene cosa comporta questo disturbo.
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18-08-2007, 16:58
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#17
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Principiante
Qui dal: Aug 2007
Ubicazione: GENOVA
Messaggi: 27
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Quote:
Originariamente inviata da valmor
Questo disturbo è veramente terribile (va a braccetto con la f.s ovviamente), perchè non è confinato solo ad alcune situazioni ma rende un problema ogni interazione umana, ogni situazione in cui ci si trovi con più persone, è un vero e proprio handicap che rovina la vita svuotandola lentamente di ogni attività sociale, portando alla morte lenta nella solitudine e depressione, rendendo problematiche come qualcuno ha detto anche le cose apparentemente più facili e scontate.
E' come dover camminare con due pesi da 10kg attaccati alle gambe, e così si evita di muoversi per quando possibile e quando lo si fa si è incapaci e diventa molto difficile.
In tutti i siti che ne parlano viene indicata solo la terapia cognitivo comportamentale come possibile "cura", dicendo che tale male "risponde bene"; vorrei pensare che se ne esce ma non ci credo tanto.
Se qualcuno ha fatto qualche anno di cognitivo-comportamentale ed era è affetto da disturbo evitante (e fobia sociale) per piacere ci racconti la sua storia, ci dica se e quanto è servito.
Inoltre ho come il pensiero che anche se si riesce a migliorare mettiamo con anni di terapia, basta un periodo particolarmente buio o eventi negativi e ci si ricade in pieno, perchè in qualche modo diventa "un modo di essere" se va avanti per tanti anni, non più solo un disturbo.
p.s grazie a carlo di aver condiviso la tua storia, credo mostri molto bene cosa comporta questo disturbo.
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Grazie a te,Valmor.
La tua similitudine è quasi identica ad un sogno che facevo spesso qualche anno fa:una sensazione(angosciosa)di non riuscire a staccare i piedi dal pavimento:a mano a mano,diventava sempre più difficile muoversi,finchè restavo completamente fermo.A questo punto mi svegliavo,con una sensazione decisamente cupa.
Non ho mai fatto una psicoterapia cognitivo-comportamentale(ma mi piacerebbe molto e mi riprometto in un futuro,non lontano spero,di farla).
Comunque,interesserebbe molto anche a me leggere le esperienze (positive o negative che siano)di chi l'ha già effettuata.
Non so se la tua ultima affermazione sia esatta:lo scopo di una psicoterapia(ben fatta)è di portare a tutta una serie di prese di coscienza,visione più realistica dei propri difetti(e dei propri pregi),nuovi modi di fronteggiare le proprie difficoltà ecc. che dovrebbero avere come scopo un certo cambiamento nella personalità tale da imprimere un significativo cambiamento nel modo di relazionarsi con se stessi e gli altri.
Non un cambiamento completo del carattere(non possibile e,tutto sommato,forse neppure auspicabile)ma una visione radicalmente diversa da quella negativa che ci hanno inculcato(e ci siamo auto-inculcati)nel nostro passato.
Non so in quale misura ciò sia possibile,ma ,da storie di casi clinici simili al nostro che ho letto,ho tratto l'impressione che si possano ottenere notevoli miglioramenti(certo nel medio-lungo periodo).
Qualunque contributo di persone che hanno già tentato questo percorso sarà molto gradito.
Ciao
Carlo (da Genova)
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19-08-2007, 18:16
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#18
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Esperto
Qui dal: Dec 2005
Messaggi: 5,046
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[quote="carloge"]
Quote:
Originariamente inviata da dummeJunge
Per amicizia intendo quell'atteggiamento di prendersi cura e dedicarsi che è tipico degli evitanti(tendiamo,di solito,a rendere "familiare "i nostri rapporti d'amicizia,non siamo a nostro agio in rapporti che restano troppo in superficie,anche se spesso,eccediamo in "dipendenza" per timore di perdere un legame per noi estremamente prezioso
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Anche io sono cosi spesso con i rapporti di amicizia.....sono "troppo buono" io ad una persona che mi considera un amico e mi dà un minimo di fiducia lascerei anche le chiavi di casa.........ma peo come è possibile che rimanga cosi solo?! Avro un carattere cosi terribile?
Non propongo uscite ma nemmeno mi vengono proposte adesso.
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19-08-2007, 19:53
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#19
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,953
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Quote:
Anche io sono cosi spesso con i rapporti di amicizia.....sono "troppo buono" io ad una persona che mi considera un amico e mi dà un minimo di fiducia lascerei anche le chiavi di casa.........ma peo come è possibile che rimanga cosi solo?! Avro un carattere cosi terribile?
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Un atteggiamento accondiscendente crea negli altri la prerogativa di chiamarti quando serve in altri casi ne fanno volentieri a meno.
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20-08-2007, 15:57
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#20
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Principiante
Qui dal: Aug 2007
Ubicazione: GENOVA
Messaggi: 27
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[quote="dottorzivago"]
Quote:
Originariamente inviata da carloge
Quote:
Originariamente inviata da dummeJunge
Per amicizia intendo quell'atteggiamento di prendersi cura e dedicarsi che è tipico degli evitanti(tendiamo,di solito,a rendere "familiare "i nostri rapporti d'amicizia,non siamo a nostro agio in rapporti che restano troppo in superficie,anche se spesso,eccediamo in "dipendenza" per timore di perdere un legame per noi estremamente prezioso
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Anche io sono cosi spesso con i rapporti di amicizia.....sono "troppo buono" io ad una persona che mi considera un amico e mi dà un minimo di fiducia lascerei anche le chiavi di casa.........ma peo come è possibile che rimanga cosi solo?! Avro un carattere cosi terribile?
Non propongo uscite ma nemmeno mi vengono proposte adesso.
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Naturalmente è difficile dare una risposta certa:una possibile spiegazione può essere proprio nella tua ultima affermazione:non proporre mai uscite agli altri è probabile che venga interpretato come disinteresse da parte tua.
A questo aggiungi che,comunque,non tutti sentono i rapporti di amicizia in questo modo.Ciò lo si può facilmente constatare dall'uso molto estensivo che molti danno al termine "amicizia":perlopiù vengono definiti così rapporti che,in realtà,sono solo "conoscenze".
Una ulteriore spiegazione può riguardare l'età:quando si è giovani(adolescenti o nella prima giovinezza)è frequente che si apprezzino i compagni più allegri,estroversi,capaci di portare buon umore.Ci si preoccupa di meno della qualità e profondità di questi rapporti.
Con gli anni le cose cambiano(almeno per quelli che non restano perennemente "adolescenti"):le esperienze,le delusioni (quando non rendono cinici) portano ad apprezzare di più qualità meno superficiali.
Escluderei il carattere "terribile":da come hai descritto il tuo atteggiamento,si può dedurre tutto tranne che tu abbia un carattere negativo.
Ciao
Carlo (da Genova)
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