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Vecchio 24-10-2022, 23:43   #1
Esperto
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E' stata una catastrofe. Sono arrivati in un plotone di centinaia di soldati. Carri armati, aereoplani e jeep, tutte dello stesso marrone sabbia. Sono scesi in migliaia brandendo le loro armi da fuoco. Hanno devastato tutto quello che avevano a tiro e ci hanno radunato in vari gruppi minacciando di aprire il fuoco se non avessimo obbedito ai loro ordini. Entravano furiosi nelle nostre abitazioni mettendo in disordine tutto e ogni volta uscivano rabbiosi perchè non trovavano quello che volevano. Quasi per dispetto hanno cominciato a insultarci presi dalla frustrazione.
Dopo circa mezz'ora da quello scempio è sopraggiunta una camionetta e altri soldati ne sono usciti. Tra questi c'era anche lui. Una volta sceso dal mezzo tutti soldati si sono zittiti, quasi la presenza di quel generale facesse scorrere terribili brividi lungo la schiena di quegli uomini che poco prima ci sembravano così feroci, la perfetta rappresentazione del male sulla terra e che ora tremavano come bambini e sudavano freddo. Eppure quell'uomo uscito per ultimo dalla camionetta, a prima vista, non incuteva paura, ma solo un po' di soggezione. Poteva avere poco meno di trent'anni, molto alto, atletico, con dei capelli dorati e uno sguardo molto intenso nei suoi occhi azzurri. Sembrava tenerci parecchio al suo aspetto. L'atteggiamento che però aveva con i soldati non era sempre però così temibile. O meglio cambiava in base al sottoposto che si trovava davanti. Sembrava essere molto arrogante con i soldati più anziani, con i più giovani, invece, era quasi amichevole. Ma tutti avevano paura di lui.
Quando gli comunicarono che quello che cercavano non era nemmeno nel nostro villaggio accolse molto male la notizia. Se la prese con tutti, con i soldati, con noi e alla fine con se stesso. Urlava disperato e il suo volto candido, in pochi secondi, divento rosso dalla rabbia.
Si isolò per qualche minuto dopo aver ordinato ai suoi soldati di non muoversi. Si accese una sigaretta e chiese a due soldati semplici che erano scesi con lui dalla camionetta di seguirlo. Non sembrava aver impartito quale ordine di chissà quale importanza ma semplicemente sembrava volesse la compagnia di qualcuno. I due soldati, anch'essi molto giovani, lo seguirono tremanti, nonostante il generale non avesse alcuna intenzione di punirli. Si sfogò con loro ad alta voce, biasimando principalmente se stesso. Sentimmo tutto il monologo intriso di autocommiserazione, parole che stonavano terribilmente con l'immagine del soldato fiero e crudele che avevamo avuto all'inizio. Dopo di che torno in mezzo al villaggio dove noi tutti eravamo radunati. Ci squadrava con disprezzo e superbia. Ad un certo punto i suoi occhi caddero su mia sorella, da poco diventata adulta. Mio padre ebbe uno scatto di paura nei suoi occhi. Cosa aveva in mente quel pazzo? Niente, a quanto pare. Negli occhi del giovane generale era comparso uno sguardo di disprezzo, lo stesso sguardo che notai egli avesse tutte le volte che guardava una donna. Non sembrava però un disprezzo dettato dall'odio ma più dalla paura e dal disgusto. Il suo sguardo, invece, aveva un che di malizioso quando guardava i giovani del villaggio, lo stesso che aveva quando guardava i suoi sottoposti più giovani. Ma la paura era viva. Eravamo sicuri che avrebbe ordinato ai suoi uomini di prendere una delle ragazze a caso e allontanarla il più possibile. Magari l'avrebbe raggiunta e noi l'avremmo sentita urlare pietà da lontano mentre i suoi uomini ci obbligavano a rimanere sul posto. Questa paura persisteva nonostante il disprezzo che le donne potevano percepire quando il soldato le guardava ma svanì del tutto quando casualmente una ragazza del villaggio guardò l'uomo negli occhi. Il generale incominciò ad urlare in maniera isterica dicendo che non aveva nessuna intenzione di perdere tempo con nessuna delle donne lì presenti. Più che un urlo, tuttavia, il suo ci sembrò un isterico pianto femminile.
Il soldato soldati di sgomberare non senza aver apostrofato il nostro territorio con epiteti tutt'altro che lusinghieri.
Mentre i militari rientravano in fretta nei loro mezzi il generale ci squadrò tutti quanti. Guardò anche me e sembrò sorridermi con un'espressione rilassata e perversa allo stesso tempo. Quando invece guardò di nuovo mia sorella non seppe trattenere una smorfia di fastidio.
I soldati ci lasciarono e rimanemmo sconvolti per diverse ore mentre cercavamo di mettere in ordine tutto il soqquadro che avevano causato. Ma tutti erano colpiti dall'atteggiamento di quel giovane generale così atletico, così prestante, così crudele ma allo stesso tempo fragile e indifeso. Fu strano perchè di colpo sembravamo tutti quanti più interessati a capire cosa gli frullasse per la mente, come se la devastazione del villaggio fosse passata in secondo piano. Parlai con parecchi ragazzi e ragazze del villaggio. Ci eravamo riuniti in un punto per discutere delle nostre impressioni.
Mia sorella disse che quando il generale l'aveva puntata aveva come la sensazione che non le sarebbe stato torto un capello ma allo stesso tempo sentiva che essere nel campo visivo di quell'uomo causava in quest'ultimo delle sensazioni di fastidio. Sconvolgente fu sapere che anche tutte le altre ragazze avevano avuto la stessa sensazione. I ragazzi invece no. Temevano per la loro incolumità. Tutti loro avevano ricevuto da quel gigantesco soldato un sorriso pieno di malizia perversa.
A dirla tutta il generale con i suoi atteggiamenti aveva impressionato tutti quanti, ma le sensazioni che avevano uomini e donne erano diverse fra loro. Curioso che nessuna delle donne temeva per la propria incolumità.
Io e mia sorella allora decidemmo di muoverci nei villaggi vicini e, come ci aspettavamo, la devastazione era arrivata anche li. Stessi soldati, stesso generale, stesse impressioni. Addirittura una giovane donna ci aveva raccontato come il generale avesse cominciato a fare apprezzamenti spinti sulla fisicità del marito e di come avesse cominciato ad urlare inferocito quando lei aveva incrociato il suo sguardo. L'aveva definita una guastafeste, incapace di accettare la fortuna altrui. Un altro ragazzo, invece, con le lacrime agli occhi ci confessò come quell'uomo avesse cercato di palparlo ma che si fosse fermato non appena aveva capito che stava andando troppo oltre.
Un'esperienza, insomma, molto più traumatizzante per gli uomini che per le donne.
Tornammo a casa cercando di fare molta attenzione per evitare che altri soldati magari di plotoni diversi ci trovassero per farci del male. Sulla strada trovammo però la carcassa di un cingolato. Sembrava essere esploso da poco ma non a causa di un'arma da fuoco. Vi era infatti un vistoso foro su una fiancata e sembrava essere stato causato da un pugno, un pugno molto potente dato magari da un uomo con una forza fisica sovraumana, quasi aliena oserei dire. Rimanemmo ad osservare quel mezzo per diversi minuti. Apparteneva ai soldati che ore prime avevano devastato il nostro villaggio. Lo riconobbi...quel simbolo rosso a farfalla con quelle due lettere R nere in rilievo parlava chiaro. Qualcuno aveva fatto giustizia.

Ultima modifica di Soddisfatto; 03-03-2024 a 02:01.
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