Milano - Serve parlare della depressione per demonizzare l’aura negativa legata alla malattia mentale. Ma servono passi concreti per far sì che il numero, in costante aumento, di chi soffre dei disturbi dell’umore trovi l’aiuto necessario ad affrontare e curare il male di vivere. Ed è proprio per dare un contributo pratico che tre società scientifiche (Società italiana di farmacologia, di psichiatria e di medicina generale) hanno messo a punto un protocollo che indaga umore, sintomi somatici e terapie.
Si tratta innanzitutto di un questionario per indagare su capacità di movimento, cura della persona, abitudini e fastidi, tristezza e visione del futuro, analisi degli errori commessi, grado di soddisfazione, sensi di colpa e delusioni. Ed è stato messo a disposizione dei medici di famiglia per la diagnosi precoce e la cura di un male tante volte nascosto che può provocare danni irreversibili al cervello e per il quale si spendono 11 miliardi di euro all’anno solo in Italia.
Dovrebbe essere un aiuto in più per identificare la patologia e scegliere la terapia adatta. Il condizionale è d’obbligo, visto che si tratta di un progetto pilota, ribattezzato Idolum (Identificazione dolore e umore) che per il momento coinvolge 160 ambulatori, su un totale di 50mila e circa 1.600 pazienti e, che fra un anno, potrebbe essere esteso a tutto il territorio nazionale.
Nel Belpaese soffre di depressione il 10% della popolazione, circa sei milioni di persone, che diventano però 15 milioni (un italiano su quattro) se si considerano anche quelli che soffrono in silenzio, cioè i soggetti non diagnosticati. Oltre alla maggiore incidenza del malanno nel mondo femminile, doppia rispetto a quello maschile, numerosi studi hanno messo in evidenza maggiori tassi di ricadute nel gentil sesso. Le spiegazioni biologiche sono centrate sulla delicata regolazione degli equilibri ormonali. Da ricerche condotte negli Usa è emerso che il 66% delle donne è depresso dopo il parto, l’11% in gravidanza e il 7% in menopausa. Ma c’è di più: le analisi «hanno dimostrato che gli estrogeni sono tra le sostanze più efficaci nel regolare l’attività dei neuroni - ha spiegato ieri Giovanni Biggio, presidente della Società italiana di farmacologia, in occasione della presentazione del progetto Idolum - cioè sono capaci di stimolarne il trofismo, mentre i progestinici favoriscono la proliferazione neuronale»