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Originariamente inviata da Nessuno89
Salve a tutti... Sono nuovo del forum e per ambientarmi un pò ho letto qualche vostro commento o storia... soffro di depressione alternata a piccoli attacchi di panico... So che la depressione è un mostro, una bestia che ci atterra e non ci lascia se non facciamo qualcosa... e questo l'ho potuto sperimentare varie volte nell'arco della mia giovane vita... Cavolo! Sono giovane e sto qui a preoccuparmi di problemi che non esistono! Comunque sia... Quella mia sembra dovuta ad un passato un pò strano... Famiglia apposto, niente da dire... è colpa mia... tutta colpa mia... in particolare parte della colpa ce l'ha la fobia sociale... e altro che non sto qui a scrivere... chi come me ha subito dei traumi in passato e adesso sta male e non sa come fare ad uscirne? Per favore raccontatemi di voi che come me state male...
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Anche io penso che la mia vita sia stata segnata profondamente da "traumi" più o meno gravi...
1) Ho sempre vissuto in una famiglia umanamente ineccepibile, ma molto turbolenta in fatto di litigi, ansia e nevrosi varie. I miei genitori mi vogliono naturalmente un bene dell'anima, ma sono anche molto protettivi e inconsciamente hanno contribuito a mantenermi "nel guscio", anziché lasciarmi libero di spiccare il volo e fare esperienze con il mondo esterno (stile fanciullo rousseauniano, per intenderci!)
Purtroppo la vita mi ha insegnato che la felicità è cosa effimera, labile, vulnerabilissima. Sono innumerevoli le "festività" (natale, vacanze, compleanni...), letteralmente rovinate da litigi, stress, ansia, nevrosi varie. E così penso di essere cresciuto incapace di "lasciarmi completamente andare", incapace di rilassarmi e abbandonarmi fra le braccia di una felicità della quale ho imparato a non fidarmi. Ho imparato che c'è sempre la fregatura dietro l'angolo, pronta a colpirti vigliaccamente quando meno te lo aspetti, pronta a distruggere le illusioni di quella felicità che ti sembrava magari così inattaccabile.
Questo inevitabilmente ha influito in modo negativo anche nella mia vita sociale, perché molto spesso non ho avuto il coraggio di invitare compagni o amici a casa mia, proprio per la situazione turbolenta che avevo in casa. Mi ricordo bene una volta, ai tempi delle elementari, quando avevo trascorso fuori una domenica pomeriggio. Mi ero divertito molto ed ero
felice, poi torno a casa e (con brusco cambiamento) scopro che c'è appena stato un litigio grave (della serie "piatti che volano"), che i miei famigliari si urlano contro l'un l'altro, tensione che si taglia con il coltello, e minacciano per l'ennesima volta il divorzio. Inutile dire che il mondo mi crollò addosso, che il mio sorriso si tramuto in pianto, e che mi resi conto quanto la felicità sia leggera e volubile a questo mondo, e quanto sia importante dubitarne per non soffrirne doppiamente!
2) purtroppo una serie di guai fisici (mi sono rotto 3 volte il braccio destro!) ha contribuito ulteriormente a condizionare la mia esistenza. Non ho mai potuto fare sport (avevo una cisti all'omero e ormai bastava un nonnulla per spezzarmelo!), Dio solo sa quanto sognavo e desideravo giocare a calcio, come ogni mio coetaneo, ma ne sono stato sempre escluso. Quando mi sono rotto il braccio per la terza volta, ho trascorso l'intero mese di agosto in un letto di ospedale, in trazione, per frattura scomposta. Per un bambino di 8 anni passare le vacanze estive in quel modo è decisamente traumatico.
Tutto ciò ha contribuito a farmi sentire "diverso" dagli altri coetanei (stile "alieno" sbattuto su un mondo sconosciuto), a pensare al resto del mondo come un "club" esclusivo del quale io ero escluso, diverso, separato, inevitabilmente discriminato. C'erano gli Altri e c'ero Io, con un abisso in mezzo. Non c'era un Noi. Ho passato innumerevole tempo a pensare: "perché loro sì e io no?" vedevo i miei compagni divertirsi, giocare, correre, stare insieme, mentre io ero costantemente tormentato dalle operazioni per ridurre la cisti (ne ho fatte ben 4, una più snervante dell'altra, senza contare le innumerevoli giornate passate a fare lastre, risonanze magnetiche, esami del sangue...)
3) nel novembre 1997 la mia vita è cambiata radicalmente: non solo perché avevo appena iniziato le medie (il cambiamento di classe fu tremendo e da allora la mia esistenza ha cominciato a prendere una piega negativa, cambiando profondamente anche il mio carattere), ma anche perché rischiai la vita giocando con mio fratello, quando accidentalmente sbattei la testa contro un muro. Risultato: trauma cranico, corsa all'ospedale con la faccia grondante di sangue e 18 punti di sutura sulla parte superiore della fronte.
Per un ragazzino di 11 anni anche questo è piuttosto traumatico. Da allora per ovvi motivi divenni sempre più tranquillo, più timido, più introverso... forse per la prima vera volta mi ero reso conto di quanto fossi "vulnerabile" o "attaccabile" dal mondo esterno, quanto fosse fragile la vita, che può essere messa in pericolo quando meno te lo aspetti, in un pomeriggio come tanti altri, senza un motivo apparente... da quel giorno misi inevitabilmente da parte la mia vivacità, la mia spensieratezza, la mia allegria infantile e cominciai a crescere, a prendere coscienza della responsabilità individuale e soprattutto della realtà, nonché di quanto caro possa essere il conto che quest'ultima può presentarci... era finito il tempo dell'infanzia (mai pienamente goduta, peraltro) ed era iniziato quello della responsabilità e della serietà... il classico passaggio dal "principio di felicità" infantile al "principio di realtà" dell'età adulta... questo fu l'inizio dell'adolescenza!
4) l'adolescenza (forse la parte più importante nella formazione e nella vita di una persona?) fu uno schifo assoluto, forse gli anni peggiori della mia vita fino adesso. Umiliazioni ed emarginazione da parte dei compagni di liceo erano il mio pane quotidiano. Il companatico era l'assenza totale di affetto (ovviamente extra-famigliare) e soprattutto amore (anche per colpa mia, lo ammetto, che ho sprecato innumerevoli opportunità). Mai avuto il calore di una fidanzata, mai provato il piacere del primo bacio o della celebre "prima volta che non si scorda mai".
Vabè, penso che possa bastare... il mio difetto è sempre quello di scivolare nell'autocommiserazione e nell'inconscia ricerca del compatimento altrui... ma d'altronde che ci volete fare, questa è stata proprio la mia vita fino adesso!