Questo aneddotto mi fa pensare anche alla mia di zia, e in maniera preoccupante. Fino all'età di 7 anni sono cresciuto con una zia e una nonna.
Fin da allora mi metteva sempre in guardia contro qualunque pericolo possibile, spesso immaginario.
Ha favorito in me anche una certa chiusura nei rapporti umani in quella fase così delicata, e questo "imprinting" nell'età dell'innocenza mi ha segnato per tutti gli anni a seguire.
Ora mi rendo sempre più conto di quanto certi condizionamenti nella tenera età abbiamo contribuito alle mie difficoltà.
Ancora oggi, all'età di 26 anni, mi telefona e mi dice frasi del tipo:
"Mi raccomando, fai attenzione che non ti facciano gli scherzi"
"Chiuditi dentro che c'è tanta delinquenza in giro"
"Fai attenzione che non vengano a rubare"
"Non dar confidenza alla gente, è pieno di malavita, neanche ti accorgi e ti drogano"
"Lasciale perdere le donne... Si sta bene anche da soli"
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Naturalmente ora in famiglia passo meno tempo possibile, in genere un giorno al mese, e più per "dovere morale"