Ho trovato questo post, tardivamente, cercando casualmente, a tempo perso, qualche informazione sulla pornografia, dalla quale non sono mai stato dipendente, anzi...utlimamente confesso senza civetteria di guardarla ben poco, perchè stringi stringi è sempre la stessa solfa, che si dovrebbe fare in prima persona; e allora non è morboso guardare troppo, come bimbi dal buco della serratura?
Purtroppo, leggendo l'illeggibile post del Paduan, ma si chiama così?, dirò che non mi accoderò al conformismo di chi ha esaltato questo topic, che del resto dirò essere, secondo il mio parere, arraffazzonato e delirante. Ma è un parere che vorrei spiegare.
Leggendo questo post un pò mi sono venuti i nervi, per la tragicomica seriosità con il quale l'illuminato autore distribuisce a noi i suoi pezzetti di saggezza, che non sono altro che pensieri mattutini e illuminazioni notturne rubati malamente a letture di serie B che egli avrà certamente trovato in qualche bancarella dell'usato. Roba da creduloni New Age insomma, e neanche della migliore.
Cominciamo dal porno.
L'autore parla del porno come male assoluto, dimenticandosi che quel principio di dopamina del quale lui parla attribuendolo a ragione al porno, è tipico di tutti i piaceri.
Ripeto: per un periodo sto provando ad astenermi dalla masturbazione, come esperimento personale, e trovo il porno autoreferenziale e ripetitivo; come ho trovato autoreferenziali e ripetitive le parole del Paduan.
Non è vero che il porno fa male. Non è vero che causi per forza impotenza, anzi...
Inutile citare studi scientifici perchè la scienza non è un dogma bensì un processo di falsificazione che procede per prove ed errori, come ha brillantemente sostenuto nei suoi scritti il celebre Popper nel secolo scorso.
Voglio citarvi qua sotto un link che spiega lucidamente perchè il porno non sarebbe da demonizzare:
http://www.galileonet.it/2015/03/il-...uale-maschile/
Su internet c'è di tutto, le confuse e molteplici e trascurabili opinioni sulle cose, che molto spesso non si conoscono abbastanza per poterne parlare con cognizione.
Molte delle ricerche sventolate su Internet sono senza alcun valore, scientiche solo nella pretesa di oggettività sperimentale, che il grande fisico teorico Wener Heisenbergh (l'avrò scritto bene??), ci ha insegnato essere molto più relative di quanto si possa pensare, con la sua teoria dell'indeterminatezza.
Ad ogni modo, senza lungaggini noiose, passerò ora a contestare il resto del post, dove l'inconsapevole autore, che paradossalmente ripete e fa una bandiera infantile del concetto di consapevolezza, concetto cardine nel buddismo e nel taoismo e in genere di tutte le filosofie orientali, parla di meditazione, dimenticando le fonti.
Parla del sogno lucido, mai dimostrato. Il sogno lucido è sopravvalutato. Io ho avuto diversi sogni lucidi, entrambi quando sapevo che avrei dovuto dormire poche ore, dunque è probabile che questa storia del sogno lucido in realtà sia rappresentata da un sonno più superficiale del normale, dove sonno e coscienza si mischiano, e ci si rende conto di star sognando.
Io, che ho studiato diverse opere di buddismo e di taoismo, su studiosi seri, e non sull'ennesimo guru new age cazzarone, non sapevo che nel buddismo e nel taoismo ci fossero riferimenti a viaggi astrali, essendo queste ultime filosofie non prodotti esoterici, come crede il popolino bue, bensì delle avanzate forme di empirismo, nate naturalmente in quei contesti storici.
L'autore parla della meditazione come prerequisito essenziale per fare i sogni lucidi, ma la meditazione, almeno come è concepita nello zen, è un modo di svegliarsi al presente, al vivere di istante in istante, e anzi, lo Zen, e il buddismo, rifiutano i sogni, dato che scopo del buddismo è quello di guardare nella nuda realtà, senza astrazioni ne pensieri approposito di essa; e non fomenta certo il buddismo, ma neanche l'antico esoterismo, la generica confusione che l'autore fa delle sue opinioni e della realtà, che secondo taoismo e buddismo, ma non solo, risulta sempre inconoscibile, sempre al di là del pensiero.
Ma lui, seguendo l'esempio d'un generico utilitarismo americano della peggior specie, confonde la meditazione come uno strumento di miglioramento; ma quando lo è, secondo i patriarchi dello Zen, non è meditazione. Il Budda raggiunse la sua grande illuminazione quando si arrese, e lasciò la sua volontà di cambiare qualche cosa, e allora venne illuminato dalla prima stella dell'alba, dopo una notte di meditazione. La meditazione non va confusa con la speranza di ottenere un qualche cosa. Nemmeno con un idea di miglioramento relativa, in quanto il buddismo ha lo scopo di far vedere al meditante l'inconsistenza sostanziale di pensarsi come un individuo unico, assoluto, slegato da tutte le cose che lo circondano: quello di pensarsi come Ego.
E' un concetto complesso, che non riesco a riassumere in poche righe, anche perchè non ne ho voglia.
Ho scritto così, di getto, senza riguardare, una critica a un post che mi sembra veramente sciocco e arrogante, anche se magari l'intenzione di aiutare qualcuno da parte dell'autore c'è stata. Ma non ho voglia di correggere la mia risposta. La lascio così.