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Originariamente inviata da fuxia82
i bordelli di 50 anni fa...
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Nelle case di tolleranza dell'Italia del dopoguerra, politicamente "immacolata", sulle strade dell'Italia di oggi, di tutt'altro orientamento politico, c'erano e ci sono soprattutto donne in mano alle multinazionali della prostituzione. Ci sono le stesse umiliazioni di sempre, le stesse botte, lo stesso disumano sfruttamento, lo stesso "farsi" per poter vendere il proprio corpo senza stare troppo male. C'è anche la morte, spesso. In compenso c'è più scelta per i clienti: slave, nigeriane, albanesi... E poi il top della trasgressione: i "trans".
La prostituta non sceglie il suo cliente. Può rifiutarlo, eccezionalmente. Ma non lo sceglie. Esattamente come la donna stuprata. La prostituta non prova piacere. E neanche la donna stuprata ne prova. La prostituta non può seguire il suo desiderio. Mai. Proprio come la donna stuprata, che è considerata un oggetto, la prostituta deve fare quello che ha patteggiato col cliente. Che la pagherà per questo. L'unica differenza, dunque, sono i soldi. Nei grandi centri lo sfruttamento è massimo.
A cavallo del '900 Alfred Blaschko sosteneva che "è spettato al diciannovesimo secolo di trasformare la prostituzione in una gigantesca istituzione sociale". (Alfred Blaschko, Prostitution in the Nineteenth Century). E le ragioni di questo secondo lui, ma non soltanto secondo lui, avrebbero dovuto essere ricercate nel "mercato competitivo", "nella crescita e congestione delle grandi città", nell'"instabilità del lavoro". Aveva visto giusto.
http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/247/18.htm