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Vecchio 29-11-2014, 09:51   #1
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Buongiorn.o.
Ieri mi sono reso conto che le ossessioni, indipendentemente dalla loro specifica natura e dal loro specifico oggetto, possono essere trattate applicando delle specifiche procedure comportamentali.
Andiamo con ordine.
Prima di tutto, do una definizione di ossessione pura:
L'ossessione è un pensiero ripetuto non piacevole costruito sopra uno stimolo non piacevole, che genera dipendenza tramite sensi di colpa, desiderio di rimediare, di sentirsi puliti, di perfezionismo.

PASSO 1: Distacco
Prima di tutto dobbiamo distaccarci dall'ossessione in questione, riconoscendola come tale. Questo passo è potenzialmente molto lungo da attuarsi e richiede un grande impegno. Per realizzarlo è necessario privarsi dello stimolo auditivo, visivo, noetico o nervoso che genera l'ossessione per un po' di tempo. Sono sufficienti anche alcune ore. Il consiglio è, dopo essersi staccati da tale stimolo, stare da soli e riflettere sull'ossessione, non parlare con nessuno, altrimenti la mente verrà offuscata.

PASSO 2/1 ( per ossessioni come pensiero sopra fatti relazionali) : Relazionarsi coi sensi di colpa
Gran parte delle ossessioni sono relazionate in qualche modo ad un senso di colpa che vogliamo a tutti i costi placare. Per questo motivo il DOC è relazionato al carattere: una persona che tende a sentirsi spesso in colpa può essere soggetta a pensieri di tipo ossessivo, a patto che il suo codice morale sia particolarmente rigido. In tale caso gli sgarri sono una macchia indelebile e finché non si rimedia ad essi si soffre.

Un primo passo che si può fare è riflettere sull'errore che si è commesso, ed accettarlo.
Questo è un passo importante: dobbiamo perdonare noi stessi per aver fatto qualcosa che va contro il nostro codice morale. Lo abbiamo fatto, siamo stati noi. Non volevamo farlo ma lo abbiamo fatto. E' andata. Le persone che ci vogliono bene ci perdoneranno. Un errore lo facciamo tutti.
Nel caso in cui avessimo commesso numerosi errori il cui esito è praticamente irreparabile, idem. Dobbiamo accettare di essere stati meschini. Lo siamo stati, non vogliamo più esserlo. Siamo dispiaciuti per quello che abbiamo fatto ma non possiamo più fare niente se non evitare di ripetere l'errore in futuro.
In genere quando si è ossessionati l'errore che si è commesso si tende ad ingigantirlo a dismisura, arricchendolo di cose che in realtà non abbiamo fatto, si tende ad ignorare il perdono degli altri. Tutte cose assolutamente da evitare!

Un modo per riuscire a formulare i pensieri che espongo sopra è fare un'operazione di snebbiamento, ossia visualizzare tutta la nostra vita e tutti i nostri rapporti. Quando si è ossessionati da un pensiero si è incapaci di visualizzare l'interezza della nostra vita. Invece è precipuo farlo e per riuscirci bisogna isolarsi, come evidenziato al punto 1, e sottoporsi a stimoli variegati provenienti dalle più disparate esperienze di vita. Mai soffermarsi sempre sullo stesso stimolo visivo o auditivo (una canzone, un'attività specifica...) o si rimarrà ingabbiati negli stessi pensieri.


Digressione su ossessione su atti che non si volevano commettere
Come si accetta di aver fatto cose orrende a qualcuno? Bisogna scavare dentro noi stessi ed ammettere di essere stronzi, bugiardi, meschini o comunque imperfetti insomma che dentro di noi esiste un lato schifoso che non abbiamo curato sufficientemente. E ricordate che se non accettate di essere stronzi, bugiardi o meschini non potrete lavorarci sopra ed evitare di esserlo di nuovo in futuro.
Ovviamente metto il concetto in questa forma per estremizzarlo ed isolarlo. Voi siete bravissimi in generale, bravissimi onesti cordiali benevolenti caritatevoli misericordiosi gentili. Solo che se avete fatto uno sgarro qualche "macchia" di egoismo o stronzaggine o menefreghismo o "imperfezione" generica dentro di voi c'è. E non la avete curata evidentemente.... accettatela e non allontanatela se volete curarla.
Ad esempio se prima promettete qualcosa a qualcuno e poi non la potete o non la volete fare, c'è una macchia di "menefreghismo" o "egoismo" lieve che vi ha messo nei casini, assieme alla potenza del vostro codice morale. Tendete a fare questo errore. Ammettetelo e forse lo risolverete.

PASSO 2 alternativo (per ossessioni come pensiero sopra uno stimolo sensoriale): accettare lo stimolo, non formulare il pensiero

Se l'ossessione è determinata da uno stimolo sensoriale (una puzza, la bruttezza di un luogo, delle persone ecc.) è necessario in qualche modo riuscire a non formulare un pensiero sopra a tale stimolo sensoriale. Se stiamo in un luogo che non ci aggrada è necessario evitare di pensare "oh, ma questo posto fa proprio schifo! Ma che schifo! Me ne voglio andare, via via!" ripetutamente.
Gli stimoli sensoriali negativi esistono e servono a segnalare qualcosa di disarmonico. Tutti gli esseri umani tendono ad evitare tali stimoli sensoriali negativi, ed è giusto evitarli, ma è in genere una cosa che si fa inconsciamente, senza necessità di rifletterci sopra per niente. Farlo è solo dannoso.
Il soggetto ossessivo deve ricordare la regola: i pensieri devono essere costruiti solo sugli stimoli positivi. Il resto deve essere inconsciamente ignorato e lasciato essere. La mente è capace di elaborare le informazioni apprese attraverso i sensi da sola.

PASSO 3: Vedere tutta la catena
Dopo aver accettato i propri errori o gli stimoli sensoriali [leggasi: dopo aver fatto sì che non si costruiscano pensieri sopra alla negatività e aver lasciato che la nostra mente elabori da sé le informazioni] è necessario abituare il nostro cervello a vedere tutta la catena consequenziale generata dalla ripetizione di uno stimolo. Esempio di catena consequenziale annebbiata:
non so se interesso a quella ragazza, ma lei interessa a me e sono geloso del fatto che parli con un'altra persona->le dimostro appartandomi e mostrando la mia tristezza che lei mi interessa

C'è chiaramente una incapacità di visualizzare le conseguenze delle proprie azioni e di rendersi conto di essere intrappolati in una ossessione. La ragazza diventa il centro del mondo, è un oggetto di interesse imprescindibile, e ci causa sofferenza. Si rientra nella definizione di ossessione:

L'ossessione è un pensiero ripetuto non piacevole costruito sopra uno stimolo non piacevole, che genera dipendenza tramite sensi di colpa, desiderio di rimediare, di sentirsi puliti, di perfezionismo.

Stiamo costruendo un pensiero ripetuto non piacevole sopra uno stimolo non piacevole [la ragazza sta parlando con un altro]. Non ci siamo. In più siamo annebbiati: pensiamo che isolandoci e mostrando la nostra tristezza, allontaneremo tale stimolo, anche nella pratica [lei si separerà dal suo interlocutore e verrà da noi]. Questo può essere un esempio di compulsione. E la compulsione è, in generale, un errore. Essa è in genere l'unico rimedio che si attribuisce a un pensiero poco piacevole. E' erronea perché è frutto dell'annebbiamento della vista: non siamo in grado di capire che la compulsione genererà una rottura, che sarà a sua volta frutto di sensi di colpa e quindi di un'altra ossessione.

Come si fa, allora? Dobbiamo essere forti e visualizzare tutta la catena di conseguenze, rendendoci conto che la compulsione non è il vero rimedio. Il vero rimedio è marginalizzare lo stimolo negativo, non formularci pensieri sopra, perché se lo stimolo è negativo e preponderante evidentemente siamo in una situazione ossessiva.
Come mai l'amore è spesso vittima di ossessioni? Perché per natura in amore tendiamo a fissarci su un'unica persona. Questo va bene, però questa fissazione deve essere piacevole e produttiva. Produttiva significa che questa fissazione deve legarsi automaticamente a molti aspetti della vita e non rimanere fine a se stessa.

Facciamo un esempio di catena snebbiata:
non so se interesso a quella ragazza, penso di no e sono triste, ma lei interessa a me e sono geloso del fatto che parli con un'altra persona->le dimostro appartandomi e mostrando la mia tristezza che lei mi interessa->ma poi impongo su di lei il mio volere e la faccio soffrire->soffro anche io per aver fatto soffrire una persona a cui voglio bene->meglio di no, pensiamone un'altra!

non so se interesso a quella ragazza, penso di no e sono triste, ma lei interessa a me e sono geloso del fatto che parli con un'altra persona->snebbiamento->anche se lei mi piace tantissimo non può essere l'unica che mi piace tantissimo, contando che siamo milioni->non devo fissarmi su di lei se non sono neanche sicuro di essere ricambiato!->quindi adesso le chiedo se ricambia->se non ricambia devo assolutamente fare in modo che ricambi perché mi piace tantissimo->poi però le impongo il mio volere e lei soffre->poi soffro anche io per i sensi di colpa->vortice da cui non si esce, non va bene!

le chiedo se lei ricambia->se non ricambia accetto di non costruire pensieri sopra lo stimolo negativo [se non ricambia non vuol dire che mi odi, che io faccio schifo, che non valgo niente etc.] e evito di fare ulteriori casini che comprometterebbero solo la situazione, mi disintossico dallo stimolo negativo che è il suo rifiuto e mi faccio inondare da altri stimoli, isolandomi per un po' da lei->se poi lei un giorno ricambierà bene, sennò pace, ho sbagliato io a focalizzarmi su di lei prima di essere sicuro che ricambiasse e prima di chiederle se era disposta a stare con me, ormai è successo, inutile avere rimpianti o si ricade in un vortice di stimoli negativi a cui si vuole trovare un rimedio che non c'è.

La catena è completa solo quando siamo arrivati ad un punto che ci fa stare completamente bene: abbiamo rimediato sia ai nostri problemi sia a quelli degli altri. Se rimane qualcosa che non va la catena è incompleta e va continuata.

Ultima modifica di cancellato15306; 30-11-2014 a 09:47.
Vecchio 29-11-2014, 10:23   #2
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PASSO 4: Distinguere l'ossessione da un semplice pensiero negativo
Non sempre quando formuliamo pensieri negativi [leggasi: che generano potenzialmente sofferenza a noi e agli altri] siamo in una situazione ossessiva. La differenza fra le due cose è molto semplice. Nel caso di ossessione non siamo assolutamente in grado di pensare a nient'altro, neanche sforzandoci. Nel caso di normali pensieri negativi possiamo allontanarcene in tranquillità.

Perché imparare a fare questa distinzione? Perché una persona potrebbe pensare "oddio, sto facendo un pensiero negativo, ho una ossessione, devo rimediare!". No no! I pensieri negativi sono qualcosa a cui dobbiamo rimediare, ma trattarli come ossessione li trasformerà in una ossessione, e non va bene. Esempio di pensiero negativo:
Accidenti, sono stato un po' pesante con la mia amica ultimamente, l'ho contattata troppo spesso quando doveva studiare.

E' negativo perché causa sofferenza a noi. Trattarlo come ossessione lo trasformerà in una ossessione e bisogna stare attenti a non farlo. Non abbiamo fatto niente di grave verso la nostra amica, quindi basterà un rimedio pratico semplice:
Vabbè, non la ricontatto quando studia.

La differenza che spesso esiste fra ossessioni e pensieri negativi "semplici" è che le ossessioni sono problemi astratti o ipotetici e in più assumono un ruolo centrale e devono avere una risoluzione precisa e definitiva, cosa che li rende praticamente irresolubili. E' normale sentirsi in colpa se abbiamo commesso un errore ed è giusto rimediare. E' meno normale provare un senso di colpa indelebile che ci tortura tutto il giorno su dei torti che potremmo o potremmo non aver commesso. La funzione del senso di colpa è di stimolarci a riparare un danno da noi causato. Se questa funzione non può essere espletata allora il senso di colpa diventa del tutto inutile e bisogna liberarsene [Passo 2].

PASSO 5: Non siamo dei mostri!
Se accettiamo di aver fatto qualcosa di sbagliato non siamo dei mostri. Ricordiamo sempre che noi abbiamo una certa idea di noi stessi e se abbiamo commesso uno sgarro è semplicemente la prova che ci dobbiamo impegnare un po' di più per raggiungere tale idea. Accettare lo sgarro è un modo per elaborarlo e apprendere a non commetterlo di nuovo.

Non siamo mostri se siamo coscienti di "aver potuto fare qualcosa del genere". Lo abbiamo fatto ma non volevamo assolutamente farlo. Siamo stati guidati dalla nostra parte istintiva, per di più annebbiata, la nostra coscienza ci avrebbe fermato se avesse potuto. Se non è stata in grado di fermarci allora deve essere rafforzata ancora. E solo accettando l'errore possiamo rafforzarla, altrimenti passeremo tutto il tempo ad autocommiserarci e ripetere gli stessi errori.
Come detto nel Passo 1, c'è un lato stronzo, egoista o meschino dentro di noi. Il fatto che questo lato esista non significa che siamo mostruosi; tutti ne hanno uno. Se vogliamo davvero dimostrare a noi stessi e agli altri che siamo buoni dobbiamo elaborare e distruggere questo lato, accettandolo.


PASSO 6: Prevenzione
La cosa più difficile è prevenire il generarsi di una nuova ossessione. Le ossessioni possono spuntare in ogni momento in un soggetto predisposto e lui deve essere in grado di troncarle sul nascere, visto che esse sono in grado di annullare mesi e mesi di sforzi di stare bene con se stesso e con gli altri.
Ci vuole quindi un po' di tecnica. Prima di tutto bisogna applicare tutti i consigli del Passo 4: distinguiamo i pensieri negativi dalle ossessioni e non trasformiamo i pensieri negativi in ossessioni.
In secundis bisogna evitare di trasformare gli stimoli sensoriali negativi in pensieri negativi. Se lo si fa, fermi tutti! Non ci siamo.
Terza cosa: cerchiamo di vivere in un mondo composto da stimoli variegati, non precludiamoci per nessun motivo questa varietà di stimoli, non focalizziamoci mai su una cosa sola potenzialmente spiacevole [leggasi: rapporti umani che dipendono da due individui, non solo da noi, es. innamoramenti di persone che non sappiamo se ricambiano] oppure saremo ampiamente predisposti a stare malissimo. E' importante svolgere attività per noi piacevoli, non imposte ma desiderate sia ben chiaro.
Quarta cosa: non fare mai pensieri fini a loro stessi. Un pensiero deve sempre servire a qualcos'altro e questo qualcos'altro deve essere piacevole.
Quinta cosa: ammettere di essere umani e di poter sbagliare. Gli altri commettono un sacco di errori e li perdoniamo, perché non possiamo farlo anche con noi stessi? Le persone a cui vogliamo bene si impegnano per noi e qualche volta sgarrano, cazzo mica lo fanno apposta. Noi lo facciamo apposta? No! Perdoniamo noi stessi se sbagliamo. Se gli altri non ci perdonano vuol dire che dobbiamo rivedere il nostro rapporto con loro.
Sesta cosa: allentare il proprio codice morale. Se il codice morale è troppo stretto non potremo mai fare niente e allora potremo cascare potenzialmente in un sacco di ossessioni. Allentiamolo, ma soltanto dove ci sono regole chiaramente inutili o superflue. Le regole buone non vanno per nessun motivo toccate o faremo solo un grande casino.
Settima cosa: semplificarsi. La vita di un ossessivo è spesso costellata da roba compulsiva che "va fatta sennò si è cattivi". No! Le cose che non vanno fatte sennò si è cattivi la mente evita sempre di farle automaticamente se hanno un'importanza pratica rilevante. Il resto è fuffa, minchiate inutili. Eliminare o si rischia l'ossessione.
Esempio: "devo vedere il film fino alla fine anche se non mi piace sennò non sono stato onesto". Cavolo se non ti piace non vederlo, mica muore nessuno....
Ottava cosa: se vedete che una cosa sta diventando un po' ossessiva interrompete lo stimolo per un po' di tempo, che siano giorni o settimane a seconda del caso.
Nona cosa: Non seguite necessariamente il vostro codice morale. "E se poi te ne penti?" cit.
Se ad esempio fate una promessa a qualcuno perché vi piace promettere le cose e impegnarvi per gli altri, ma poi non potete, eh è un casino. E' meglio non illudere piuttosto che illudere e deludere. Non fatevi annebbiare dal vostro codice morale, vedete sempre tutta la catena.
Decima cosa: Accettate l'imperfezione del mondo. Al mondo non esistono solo stimoli belli, quelli brutti vanno ignorati ma a volte vanno comunque affrontati. Ad esempio tocca studiare o lavorare. Tocca tocca, l'importante è digerire gli stimoli negativi e non trasformarli in pensieri e focalizzarsi sugli stimoli positivi. Se gli stimoli negativi sono preponderanti in assoluto allora forse è il caso di rivoluzionare un po' la propria vita, in caso contrario no ^_^
Ad esempio c'è da pulire la casa. "Che schifo odio lo sporco". Errore! Hai trasformato lo stimolo in pensiero. C'è da pulire la casa. Nessun pensiero. Pulisci la casa e pensa a qualcosa di piacevole mentre lo fai, automaticamente senza forzarti.




Nel prossimo post tratterò le ossessioni fantasma

Ultima modifica di cancellato15306; 30-11-2014 a 09:34.
Vecchio 29-11-2014, 20:21   #3
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Eccoci per il capitolo sulle ossessioni fantasma, sorgenti delle dipendenze.
Diamo una definizione di dipendenza:

La dipendenza è una compulsione efficace, cioè uno stimolo che riesce a vincere sul problema che ha in passato generato una ossessione.

In generale le compulsioni sono del tutto vane e non riescono a risolvere l'ossessione. In qualche caso, però, ce la fanno: ecco che nasce la dipendenza.
Facciamo un esempio pratico.
Nel gennaio 2014 io ero ossessionato dalla morte. Morirò, morirò, morirò, sparirò, spariranno tutti, tutto quello che faccio è vano etc.
Che succede? Scopro un forum che si chiama the 110 club. Lì si parla delle persone che hanno compiuto i 110 anni di età. E' una cosa senza senso, che serve solo ad illudersi che tutti quanti arriveremo ad età estreme e quindi annulla la preoccupazione per la morte.
C'è sempre qualcuno sopra i 110 anni e tutti in festa se qualcuno ne compie 115 o 116! La morte ha perso!!
Però uno sente la necessità di sapere se quelle persone sono ancora in vita o sono morte. Allora lì a controllare, a ricevere lo stimolo, la sicurezza che la morte è vinta. In genere la probabilità che quelle persone muoiano, se si controlla una volta al giorno, è bassa. Quindi la morte è in genere vinta. E ricontrolli e ricontrolli.... ed ecco che la compulsione, efficacissima, diventa una dipendenza.

Sembrerebbe tutto ok. Io ho un problema e con la compulsione efficace o dipendenza lo risolvo e sto bene. Ma c'è un però.
E' tutta una cosa illusoria. L'ossessione c'è, è nascota, è fantasma. E ci spinge a fare cose totalmente improduttive che ci inducono a sprecare ore e ore della nostra vita.

Come rimediare? In genere in questi casi serve una rottura netta con la dipendenza, senza tanti fronzoli. Quindi forza d'animo bruta.
La dipendenza va riconosciuta e bisogna staccarsene in fretta. Se l'ossessione fantasma riemerge si deve applicare assolutamente la serie di strategie esposte precedentemente.

Nei prossimi post tratterò le strategie da adottare per alcune ossessioni e dipendenze specifiche.

Ultima modifica di cancellato15306; 29-11-2014 a 20:26.
Vecchio 29-11-2014, 20:30   #4
Esperto
L'avatar di linea77
 

Vecchio 30-11-2014, 12:50   #5
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molto interessante
Vecchio 30-11-2014, 16:19   #6
Esperto
L'avatar di Josef K.
 

Analisi interessante, ma non posso fare a meno di esprimere delle riserve. Ad oggi sono 7 anni che soffro ininterrottamente di DOC (dai 23 ai 30 anni), e l'ho avuto per un altro paio di episodi, da piccolissimo e nella prima adolescenza. Per quanto riguarda quest'ultima tornata, la riduzione del 90% dei sintomi (ora sopravvive come ansia di fondo quasi del tutto priva di ossessioni, che mi attraversano di tanto in tanto la mente ma non vi si radicano) è stata resa possibile solo ed esclusivamente dall'ignorare del tutto le ossessioni e lasciarmele scivolare sopra. Si tratta della cosiddetta "terapia dei quattro gradini", consistente nel constatare innanzitutto che un determinato pensiero è inquinato, sporco, alterato dal disturbo, non essendo altro che il prodotto di uno squilibrio chimico del cervello; come tale, non lo si prende assolutamente in considerazione, lo si ignora del tutto senza mettere in atto alcuna compulsione, lasciandolo sfogare anche a costo di subire in tutta la sua forza la carica ansiogena che porta con sé; in terzo luogo, si fa altro, una passeggiata, o si ascolta musica, insomma qualsiasi cosa che ci "distragga", per rafforzare in noi la consapevolezza di poter vivere nonostante il disagio; infine, con il riassorbirsi progressivo dell'ansia, si diventa più forti e capaci di resistere alla successiva aggressione, perché nel complesso siamo stati capaci di far sì che il nostro cervello "si riavviasse" da solo, senza alimentare i meccanismi ossessivi attraverso le compulsioni, perpetrando così l'intero meccanismo. Vi assicuro che ho tentato qualsiasi altro metodo, ho analizzato in lungo e in largo i pensieri, la loro consistenza, il contenuto, come si formano e così via, senza che i sintomi diminuissero di una frazione, anzi per lo più rafforzandoli; non appena invece ho applicato questo metodo, nonostante gli sforzi iniziali, perché resistere alla tentazione di ricorrere alle compulsioni genera fortissima ansia e disagio, i sintomi sono regrediti di un buon 70% nel giro di 3-4 mesi. E questo perché il DOC non è altro che uno squilibrio chimico del cervello la cui origine è fondamentalmente genetica, e il contenuto delle ossessioni è solo un pretesto, non essendo il pensiero in sé a darci fastidio (prova ne sia il fatto che quando si attenua la sua manifestazione, siamo i primi a renderci conto di quanto fosse ridicolo), ma la sua "consistenza", il suo peso, il suo essere la manifestazione di un vera e propria alterazione di quella parte del cervello deputata al controllo, selezione e smistamento dei pensieri, che andando in sovraccarico genera questo problema. E finché ci si focalizza sull'ossessione non si farà altro che continuare ad esserne schiavi, perché si continua a perpetrare questa sorta di blocco, quando l'unico modo di rimuoverlo è lasciar scorrere i pensieri, fare altro, non ricorrere alle compulsioni e subire le ossessioni al 100%, così da far sì che, pian piano, il cervello sia in grado di togliere sempre prima il freno a mano, rafforzando la sua indipendenza dalle ossessioni. Immaginate di sentir suonare una sirena sotto la finestra di camera vostra, continua, incessante, altissima. Potrete fare due cose: incazzarvi per il rumore, cercare di capire di cosa si tratti, prestargli attenzione e, in poche parole, dargli il potere di rovinarvi la giornata; oppure potrete prendere atto del fatto che sia fastidiosa ma lasciarla suonare, non curarvene e dedicarvi ad altro. Ecco, il DOC si affronta così, lasciandolo sfogare finché l'ossessione pian piano procura sempre meno danni e con ciò arretra, ogni attacco dura sempre meno, la tentazione di ricorrere alle compulsioni è minore ed il piacere di fare altro, di resistere alla sua influenza vi fortifica, vi rafforza, vi pone sempre più al di fuori del meccanismo che ne è alla base. Vi assicuro che prima di tentare questo approccio vivevo un inferno, da quando aprivo gli occhi la mattina a quando li chiudevo la sera, e persino nei sogni, non facevo altro che essere perseguitato mie ossessioni; da quando vi ho fatto ricorso ho ridotto gran parte dei sintomi in 3-4 mesi, per arrivare in un paio di anni ad averli rimossi quasi del tutto. Ora resta solo un'ansia di fondo che ha sempre fatto parte della mia vita, e che credo faccia parte della predisposizione genetica, come difetto del cervello nel sintetizzare la serotonina, che ci porta in periodi di forte stress ad essere vittime del disturbo.

Ultima modifica di Josef K.; 30-11-2014 a 16:26.
Vecchio 30-11-2014, 16:30   #7
Esperto
L'avatar di Josef K.
 

Per chiunque avesse problemi di DOC e volesse parlarne, contattatemi tranquillamente in chat, sarò lieto di scambiarci consigli e parlare delle nostre esperienze.
Vecchio 30-11-2014, 21:05   #8
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La tua testimonianza è interessante e servirà sicuramente a tutti. Hai però espresso delle riserve e non capisco perché, visto che le cose che dici non sono in contrasto con quelle che ho detto io. Comunque personalmente concordo su tutto quello che dici tu e se ti va possiamo anche parlarne in chat una volta.

Fra poco darò la mia opinione pure sul perfezionismo, cosa che condiziona il disturbo ossessivo.
Alla prossima puntata!

Ultima modifica di cancellato15306; 30-11-2014 a 21:16.
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