Buongiorn.o.
Ieri mi sono reso conto che le ossessioni, indipendentemente dalla loro specifica natura e dal loro specifico oggetto, possono essere trattate applicando delle specifiche procedure comportamentali.
Andiamo con ordine.
Prima di tutto, do una definizione di ossessione pura:
L'ossessione è un pensiero ripetuto non piacevole costruito sopra uno stimolo non piacevole, che genera dipendenza tramite sensi di colpa, desiderio di rimediare, di sentirsi puliti, di perfezionismo.
PASSO 1: Distacco
Prima di tutto dobbiamo distaccarci dall'ossessione in questione, riconoscendola come tale. Questo passo è potenzialmente molto lungo da attuarsi e richiede un grande impegno. Per realizzarlo è necessario
privarsi dello stimolo auditivo, visivo, noetico o nervoso che genera l'ossessione per un po' di tempo. Sono sufficienti anche alcune ore. Il consiglio è, dopo essersi staccati da tale stimolo,
stare da soli e riflettere sull'ossessione, non parlare con nessuno, altrimenti la mente verrà offuscata.
PASSO 2/1 ( per ossessioni come pensiero sopra fatti relazionali) : Relazionarsi coi sensi di colpa
Gran parte delle ossessioni sono relazionate in qualche modo ad un senso di colpa che vogliamo a tutti i costi placare. Per questo motivo il DOC è relazionato al carattere: una persona che tende a sentirsi spesso in colpa può essere soggetta a pensieri di tipo ossessivo, a patto che il suo codice morale sia particolarmente rigido. In tale caso gli
sgarri sono una macchia indelebile e finché non si rimedia ad essi si soffre.
Un primo passo che si può fare è riflettere sull'errore che si è commesso, ed
accettarlo.
Questo è un passo importante: dobbiamo
perdonare noi stessi per aver fatto qualcosa che va contro il nostro codice morale. Lo abbiamo fatto, siamo stati noi. Non volevamo farlo ma lo abbiamo fatto. E' andata. Le persone che ci vogliono bene ci perdoneranno. Un errore lo facciamo tutti.
Nel caso in cui avessimo commesso numerosi errori il cui esito è praticamente irreparabile, idem. Dobbiamo accettare di essere stati meschini. Lo siamo stati, non vogliamo più esserlo. Siamo dispiaciuti per quello che abbiamo fatto ma non possiamo più fare niente se non evitare di ripetere l'errore in futuro.
In genere quando si è ossessionati l'errore che si è commesso si tende ad ingigantirlo a dismisura, arricchendolo di cose che in realtà non abbiamo fatto, si tende ad ignorare il perdono degli altri. Tutte cose assolutamente da evitare!
Un modo per riuscire a formulare i pensieri che espongo sopra è fare un'operazione di snebbiamento, ossia
visualizzare tutta la nostra vita e tutti i nostri rapporti. Quando si è ossessionati da un pensiero si è incapaci di visualizzare l'interezza della nostra vita. Invece è precipuo farlo e per riuscirci bisogna isolarsi, come evidenziato al punto 1, e sottoporsi a stimoli variegati provenienti dalle più disparate esperienze di vita. Mai soffermarsi sempre sullo stesso stimolo visivo o auditivo (una canzone, un'attività specifica...) o si rimarrà ingabbiati negli stessi pensieri.
Digressione su ossessione su atti che non si volevano commettere
Come si accetta di aver fatto cose orrende a qualcuno? Bisogna scavare dentro noi stessi ed ammettere di
essere stronzi, bugiardi, meschini o comunque imperfetti insomma che dentro di noi
esiste un lato schifoso che non abbiamo curato sufficientemente. E ricordate che se non accettate di
essere stronzi, bugiardi o meschini non potrete lavorarci sopra ed evitare di esserlo di nuovo in futuro.
Ovviamente metto il concetto in questa forma per estremizzarlo ed isolarlo. Voi siete bravissimi in generale, bravissimi onesti cordiali benevolenti caritatevoli misericordiosi gentili. Solo che se avete fatto uno sgarro qualche "macchia" di egoismo o stronzaggine o menefreghismo o "imperfezione" generica dentro di voi c'è. E non la avete curata evidentemente.... accettatela e non allontanatela se volete curarla.
Ad esempio se prima promettete qualcosa a qualcuno e poi non la potete o non la volete fare, c'è una macchia di "menefreghismo" o "egoismo" lieve che vi ha messo nei casini, assieme alla potenza del vostro codice morale. Tendete a fare questo errore. Ammettetelo e forse lo risolverete.
PASSO 2 alternativo (per ossessioni come pensiero sopra uno stimolo sensoriale): accettare lo stimolo, non formulare il pensiero
Se l'ossessione è determinata da uno stimolo sensoriale (una puzza, la bruttezza di un luogo, delle persone ecc.) è necessario in qualche modo riuscire a
non formulare un pensiero sopra a tale stimolo sensoriale. Se stiamo in un luogo che non ci aggrada è necessario evitare di pensare "oh, ma questo posto fa proprio schifo! Ma che schifo! Me ne voglio andare, via via!" ripetutamente.
Gli stimoli sensoriali negativi esistono e servono a segnalare qualcosa di disarmonico. Tutti gli esseri umani tendono ad evitare tali stimoli sensoriali negativi, ed è giusto evitarli, ma è in genere una cosa che si fa inconsciamente, senza necessità di rifletterci sopra per niente. Farlo è solo dannoso.
Il soggetto ossessivo deve ricordare la regola:
i pensieri devono essere costruiti solo sugli stimoli positivi. Il resto deve essere
inconsciamente ignorato e lasciato essere. La mente è capace di elaborare le informazioni apprese attraverso i sensi da sola.
PASSO 3: Vedere tutta la catena
Dopo aver accettato i propri errori o gli stimoli sensoriali [leggasi: dopo aver fatto sì che non si costruiscano pensieri sopra alla negatività e aver lasciato che la nostra mente elabori da sé le informazioni] è necessario abituare il nostro cervello a
vedere tutta la catena consequenziale generata dalla ripetizione di uno stimolo. Esempio di catena consequenziale annebbiata:
non so se interesso a quella ragazza, ma lei interessa a me e sono geloso del fatto che parli con un'altra persona->le dimostro appartandomi e mostrando la mia tristezza che lei mi interessa
C'è chiaramente una incapacità di visualizzare le conseguenze delle proprie azioni e di rendersi conto di essere intrappolati in una ossessione. La ragazza diventa il centro del mondo, è un oggetto di interesse imprescindibile, e ci causa sofferenza. Si rientra nella definizione di ossessione:
L'ossessione è un pensiero ripetuto non piacevole costruito sopra uno stimolo non piacevole, che genera dipendenza tramite sensi di colpa, desiderio di rimediare, di sentirsi puliti, di perfezionismo.
Stiamo costruendo un pensiero ripetuto non piacevole sopra uno stimolo non piacevole [la ragazza sta parlando con un altro]. Non ci siamo. In più siamo annebbiati: pensiamo che isolandoci e mostrando la nostra tristezza, allontaneremo tale stimolo, anche nella pratica [lei si separerà dal suo interlocutore e verrà da noi]. Questo può essere un esempio di
compulsione. E la compulsione è, in generale, un errore. Essa è in genere l'unico rimedio che si attribuisce a un pensiero poco piacevole. E' erronea perché è frutto dell'annebbiamento della vista: non siamo in grado di capire che la compulsione genererà una
rottura, che sarà a sua volta frutto di sensi di colpa e quindi di un'altra ossessione.
Come si fa, allora? Dobbiamo essere forti e visualizzare tutta la catena di conseguenze, rendendoci conto che la compulsione non è il vero rimedio. Il vero rimedio è marginalizzare lo stimolo negativo, non formularci pensieri sopra, perché se lo stimolo è negativo e preponderante evidentemente siamo in una situazione ossessiva.
Come mai l'amore è spesso vittima di ossessioni? Perché
per natura in amore tendiamo a fissarci su un'unica persona. Questo va bene, però questa fissazione deve essere
piacevole e
produttiva. Produttiva significa che questa fissazione deve legarsi automaticamente a molti aspetti della vita e non rimanere fine a se stessa.
Facciamo un esempio di catena snebbiata:
non so se interesso a quella ragazza, penso di no e sono triste, ma lei interessa a me e sono geloso del fatto che parli con un'altra persona->le dimostro appartandomi e mostrando la mia tristezza che lei mi interessa->ma poi impongo su di lei il mio volere e la faccio soffrire->soffro anche io per aver fatto soffrire una persona a cui voglio bene->meglio di no, pensiamone un'altra!
non so se interesso a quella ragazza, penso di no e sono triste, ma lei interessa a me e sono geloso del fatto che parli con un'altra persona->snebbiamento->anche se lei mi piace tantissimo non può essere l'unica che mi piace tantissimo, contando che siamo milioni->non devo fissarmi su di lei se non sono neanche sicuro di essere ricambiato!->quindi adesso le chiedo se ricambia->se non ricambia devo assolutamente fare in modo che ricambi perché mi piace tantissimo->poi però le impongo il mio volere e lei soffre->poi soffro anche io per i sensi di colpa->vortice da cui non si esce, non va bene!
le chiedo se lei ricambia->se non ricambia
accetto di non costruire pensieri sopra lo stimolo negativo [se non ricambia non vuol dire che mi odi, che io faccio schifo, che non valgo niente etc.] e evito di fare ulteriori casini che comprometterebbero solo la situazione, mi
disintossico dallo stimolo negativo che è il suo rifiuto e mi faccio inondare da altri stimoli, isolandomi per un po' da lei->se poi lei un giorno ricambierà
bene, sennò
pace, ho sbagliato io a focalizzarmi su di lei prima di essere sicuro che ricambiasse e prima di chiederle se era disposta a stare con me, ormai è successo, inutile avere rimpianti o si ricade in un vortice di stimoli negativi a cui si vuole trovare un rimedio che non c'è.
La catena è completa solo quando siamo arrivati ad un punto che ci fa stare completamente bene: abbiamo rimediato sia ai nostri problemi sia a quelli degli altri. Se rimane qualcosa che non va la catena è incompleta e va continuata.