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Vecchio 26-04-2008, 21:51   #1
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L'avatar di no_fun
 

Volevo proporre un paio di riflessioni che rumino da un po' di tempo, frequentando, più che altro da lettore, questo forum, e comunque ribadendo, se non l'ho già fatto, che credo di essere affetto da f.s.

Ecco, la prima cosa è questa: siamo proprio sicuri che l'aver scoperto che esiste una cosa chiamata fobia sociale, e che questa è ufficialmente considerata una malattia, sia (sia stato) un bene per noi? Io lo scoprii qualche anno fa, leggendo un libro che avevo arraffato al volo in libreria, attratto dal titolo che pareva scritto apposta per me: La paura degli altri. Ed anche il testo mi entusiasmò, mi sentii alleggerito del peso che mi portavo dentro man mano che leggevo, quel libro parlava di me, semplicemente. Accidenti, non ero più solo, eravamo diventati milioni, e se ero come ero (e sono come sono) non era più colpa mia, non ero un codardo pusillanime timido coglione: ero solo malato. Ero sgravato improvvisamente dalla responsabilità di migliorare la mia vita, di fare qualcosa per me stesso: uno che ha un cancro che può fare, se non maledire il fato e sperare che i medici azzecchino la cura giusta?
Ora, a distanza di una decina d'anni, mi chiedo se sia stato un bene per me (e implicitamente me lo chiedo per tutti quelli che hanno questo problema) scoprire questa cosa meravigliosa, cioè che la mia (la nostra) è una malattia, e che sono in tanti a soffrirne. Non avete anche Voi la sensazione che questo ci abbia in qualche modo fatto abbassare la guardia, ridurre le difese contro questa "malattia" quando abbiamo scoperto che tale era considerato ciò che ci affliggeva? Io ho l'impressione, passato l'iniziale entusiasmo (chiamiamolo il mal comune mezzo gaudio), di aver lentamente assorbito un atteggiamento fatalista, rassegnato, del tipo "sono malato, che posso farci? Se non lo fossi potrei spaccare il mondo perchè sono più intelligente, più sensibile, più sveglio di tutti quegli imbeccilli là fuori, ma loro (che culo!) non sono malati e possono fare tutto, persino avere successo, piacere alle persone, io invece ho questo male, il mio male, e non posso farci niente.
Mi sento come deresponsabilizzato verso me stesso, sto lì ad analizzare ogni mio atteggiamento e, quando emetto su di esso un giudizio negativo (o peggio quando sono gli altri a farlo) mi dico: eh, che vuoi farci, è la f.s. che mi fa essere così, mica sono io, che sfiga, perchè proprio a me, etc. etc.

Scusate la lunghezza, avevo parlato di un paio di riflessioni, vorrà dire che l'altra la terrò buona per un' latra volta. Ciao.
Vecchio 26-04-2008, 22:19   #2
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L'avatar di hurinthalion
 

E' una cosa su cui ho ragionato molto anch'io: secondo me malattia mentale o normalità sono parole che vogliono comprendere troppe cose per voler dire veramente qualcosa di sensato... e farci scudo con queste definizioni non serve a niente.
Però nemmeno relativizzo tutto perchè se appena so che incontrerò uno sconosciuto inizio a sudare freddo, mi viene la nausea e ci sto male qualcosa che non va c'è :roll: ma non mi sento meno normale di altri, a volte piùsensibile, a volte con più seghe mentali e basta ma finisce lì.
Abbandonarsi a -che cosa posso farci sono fatto così sono malato può solo dare una illusoria consolazione, ma poi fa male
Ciao!
Vecchio 26-04-2008, 22:25   #3
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in effetti

hai ragione

è come avere una scusa

cmq sarebbe stato meglio per voi aver avuto dei genitori con i contro co...i

vi avrebbe aiutato molto

cmq parlo di voi e nn di me perch ecmq nn mi sento fobico sociale

io ho un altro tipo di problematiche
Vecchio 26-04-2008, 23:01   #4
Esperto
L'avatar di calinero
 

Quote:
Originariamente inviata da bambinoindaco
io ho un altro tipo di problematiche
quali quali?
Vecchio 26-04-2008, 23:02   #5
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mi sembra tutto senza senso
Vecchio 26-04-2008, 23:05   #6
Esperto
L'avatar di calipero
 

Quote:
Originariamente inviata da bambinoindaco
mi sembra tutto senza senso
in che senso?
Vecchio 26-04-2008, 23:14   #7
Esperto
L'avatar di piocca
 

bhe...hai ragione...in alcune situazioni di imbarazzo per me, mi dico: dai Silvia....fai la tua solita figura...tanto lo sanno tutti come sei....non smentirti....e ci ricasco sempre, anche in situazioni in cui potrei essere più contenuta, forse perchè anche sento il bisogno di essere capita e che la gente possa dire ai miei genitori che sto male e ho biogno di aiuto, perchè non ce la faccio più da sola... :cry:
Vecchio 27-04-2008, 13:43   #8
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L'avatar di elaphe
 

La breve riflessione di no_fun credo affondi le radici su un problema più vasto, ovvero l'effettiva capacità di modificare il proprio essere, vuoi con la farmacoterapia, vuoi con le psicoterapie, vuoi con la semplice e banale forza di volontà (il cui corretto indirizzamento altro non è che la psicoterapia comportamentale). Si può davvero cambiare il nostro modo di essere, e l'immagine di noi che ne deriva? Possiamo, e se sì in che misura, forzare quello che è il nostro carattere, o al più il nostro temperamento, e servirebbe davvero a qualcosa? Non sarebbe invece uno sforzo continuo, e magari per alcuni infruttifero?
Il fatto di sapere che esiste un'entità vorrei dire nosologica - e non la chiamerei "malattia" tout court, giacché su questo termine in ambito medico, e psichiatrico in particolare, ancora ci si interroga profondamente - può servire innanzitutto a capire, come notava no_fun, che apparteniamo ad un insieme che non si esaurisce con noi soltanto. La consapevolezza di poter rientrare, ognuno con le proprie caratteristiche, in una confortante etichetta denominata più semplicemente "sociofobico", può aiutare ad evitare il senso di colpa, e a restringere la strada alla depressione che ne deriverebbe. E' come se scoprissimo un nostro limite, e facessimo nostra questa acquisizione. Ma sarebbe giusto accomodarci in questa consapevolezza, senza cercare di superare, progressivamente, i paletti mentali che ci autocostruiamo? Non sarebbe, e chiedo scusa per l'accostamento azzardato, come per un monco adagiarsi nel letto e dire "tanto non posso camminare", sapendo tuttavia che là fuori ci sono altri monchi che arrivano alle olimpiadi?
Chiedo scusa per il linguaggio e per i contenuti poco professionali, non sono uno psichiatra né ho mai affrontato la psicoterapia, e quel poco che so è per averlo letto e per averlo in parte vissuto.
Credo comunque che alle domande di no_fun non ci sia una risposta valida per tutti, e che se ci sono delle verità in questo campo esse debbano essere declinate alle singole persone. L'importante, a mio modo di vedere, è non cessare mai di domandarsi e di ricercare.
Ciao a tutti,
Elaphe
Vecchio 27-04-2008, 18:11   #9
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L'avatar di no_fun
 

Ciao Elaphe. Direi che hai colpito nel segno rispetto a quanto intendevo.
E ti dirò di più. Mi capita alcune volte, forse inconsciamente, di provare un patetico senso di superiorità rispetto a quelli che definiamo "i normali", una cosa del tipo: io so qualcosa che voi non saprete mai, io ho una sensibilità superiore che voi, buffoni superificiali con le vostre matte risate e le vostre uscite in compagnia, neanche vi sognate. Io ho il privilegio, grazie alla mia malattia, di di vivere una doppia vita e quella vera, quella che conta davvero per me, è quella che non vedete e sta tutta nella mia testa. Voi, idioti normali, non nascondete niente, tutto quel che c'è dasapere di voi è quel che di voi si vede guardandovi e si sente ascoltandovi...siete così poco interessanti ai miei occhi.
Insomma, un malsano atteggiamento di superiorità derivante dalla consapevolezza della mia diversità. Nulla di cui andare fieri, sia chiaro...altri in questo forum provano le stesse sensazioni a volte, ne sono certo, anche se, come me, si venderebbero un braccio per appartenere all'altro "gruppo".
Per non parlare della nostalgia dei periodi neri che si prova quando si sta un po' meglio...ma di questo magari un'altra volta. Salùd.
Vecchio 27-04-2008, 19:13   #10
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ma io rimango della mia idea...le etichette servono a poco.
L'alhezeimer...il cancro...quelle sono malattie...ce le hai...te le tieni.
La timidezza...la fobia sociale...quelle le puoi chiamare malattie, ma non servono medicine.
Vuoi combattere la timidezza? qualche bicchier ed'alcool ed è come aver preso uno psicofarmaco (anzi molto ma molto meglio).
Vuoi combattere la fobia sociale? bevi...drogati...la paura improvvisamente è svanita.
Perchè? Perchè non è l'organismo ad essere malato: è il cervello.
E' il cervello che ha paura, il cervello che è sensibile e non sa dosare questa sua sensibilità.
no_fun hai presente il tuo senso di superiorità? Io ce l'ho il 50% del mio tempo...ed è quel 50% di superiorità che sento che mi fa aprire e sentire meglio degli altri (così tanto da potermi permettere qualsiasi sorta di castroneria a cui il momento dopo posso rimediare vuoi con un'altra castroneria, vuoi un borbottio bisbigliato, vuoi un'uscita brillante).
Ribadisco. Io cosa sono? Sono normale? sono timido? sono molto timido? sono un po' sociofobico?
Forse sono tutte queste cose e forse nessuna...non è un'etichetta che può delinerare questo stato d'essere. Perchè la sociofobia e la timidezza sono stati d'essere, sono domande senza risposta, sono rossori.
Non è un medico che ti può dire: "tu sei timido", "tu invece sei sociofobico"...credete realmente sia così?
Cosa credi differenzia un semplice timido da un sociofobico? Una cosa sola. Il grado di paura e la forza di volontà per reagire ad essa.
Io ero estroverso e mi sono ritrovato con una personalità molto più composita...e non sai quanto ringrazio il giorno in cui mi sono accorto di tutto questo.
Sai quante volte mi sono detto nella mia mente: "discoteche?battute idiote e risatine?il conformarsi agli altri? il voler dimostrare di essere sempre il migliore per qualche strano istinto animale? Il primeggiare sugli altri?"
No...io nella mia testa sono anni luce lontano da tutto questo...lo sai cosa cambia tra me e un sociofobico qualunque (o un timido....fate voi)? che io oltre che pensare che le mie "debolezze" non sono tali (ma sono punti di forza) non ho problemi a dirlo chiaramente ad alta voce.
Sai la sensazione ogni volta che ti si avvicina una compagna di classe e tu non sai eprchè, ma anche se praticamente avete un rapporto fraterno ogni volta che ti si avvicina il cuore accellera?e questo con ogni ragazza? E magari il momento prima sei sicuro di te stesso, inizi uno scambio di battute veloci, fai lo sciocco, provochi e poi l'attimo dopo invece ti incastri tra le tue stesse parole? E allora rifletti: "io sono quello che fa battute a raffica o quello che si incastra non sapendo più cosa dire?"
E poi senti il cuore accellerare talmente forte che senti la nausea...senti che solo uno sguardo ti può mandare allo stesso modo in paradiso o scaraventarti 3 metri sotto terra e ti viene l'istinto di strapparti il cuore per lanciarlo anni luce distante da te e vorresti scaraventarti contro perchè sei stanco di provare quella nausea pazzesca che provi ogni qual volta un'emozione si moltiplica nel tuo cuore?
Lo sai qual è la differenza tra l'essere sociofobici/timidi e vivere la vita?
E' il non temere di dire alla stessa persona l'attimo prima la frase che ho appena scritto 2 righe più sopra e l'attimo dopo dirle "si ma questo te lo dico semplicemente perchè altrimenti finiamo a letto tra 10 anni" e magari dargli 2 pizzicotti sulle guance.
Sai una cosa? io a 14-15 anni ero davvero un buffone (in senso buono): mai un istante di silenzio, sempre battute per far ridere...lo sai cosa credo mi abbia cambiato nel giro di pochissimo tempo? il passaggio tra il pensare "dico idiozie perchè gli altri vedo che ridono e mi esaltano mettendomi sul piedistallo per questo" (anzi il non pensare...direi che fino a 15 anni io pensavo più che altro al mio cuore e alla mia testa, ma rare erano le volte in cui mi passava dalla testa il fatto che l'amico/a davanti a me era una persona con una testa ed un cuore proprio come me) e il pensare "oltre che sentire la nause salire, rido, scherzo e provoco perchè devo far sentire meglio le persone intorno a me, le devo far sentire a loro agio con me perchè anche loro hanno una testa ed un cuore - anche se magari quel loro cuore e quella loro testa può essere completamente opposta alla mia).
Credo che alcune esperienze di vita mi abbiano cambiato...in meglio...perchè credo che la sensibilità sia, come hai detto tu, un livello migliore.
La differenza tra me e te sta nel fatto che tutta questa fierezza che tu trattieni dentro trasformandola quasi in rancore, io un bel giorno mi sono detto "ma che cavolo me la tengo a fare per me?". Sono convinto di essere migliore per via della mia sensibilità, la mia timidezza, quella mia nausea che creo quando guardo negli occhi quella determinata persona? Ottimo. Come ne vado fiero con me stesso non vedo eprchè ne devo aver paura nell'esternarlo agli altri.
E allora si la gente che conosce giova sa che è allo stesso tempo il timidone che magari 23 ore su 24 non sa nemmeno cosa dire, che scrive poesie perchè la nausea che prova quando inizia a sentire un'emozione forte è davvero terrificante e fa rabbrividire, ma allo stesso tempo è quello che in quelle 23 ore su 24, proprio perchè non ha nulla da dire, ti si avvicina almeno 5 volte su 10 mentre nasconde la sua timidezza e forse anche un po' d'ansia interna per discostarti i capelli dall'orecchio, abbracciarti e dire le prime castronerie che passano per l'anticamera del cervello (e che diventano come per magia alle orecchie di chi ascolta qualcosa per cui sorridere per ore) e farti smuovere qualcosa.
E davvero non capisco, nonostante le tante letture, cosa possa cambiare tra una timidezza forte ed essere sociofobico e mi spiace che qualcuno si senta rassegnato davanti alla sua timidezza/sociofobia quando dovrebbe farne punti di forza (quando appunto come hai detto tu no_fun dovrebbe esserne fiero) e dovrebbe farsi stimare ancora di più per questo suo aspetto.
Perchè la sensibilità non toglie ad una persona,ma aggiunge qualità.
Il tempo e il coraggio per parlare/scherzare/provocare con l'impegno,la voglia, la forza d'animo lo si trova; come si trova la forza per perdere 10-15-30-50kg anche se all'inizio sembra impossibile.
Finchè pensi che perdere 30kg sia impossibile non ce la farai mai. Sei malato anche lì...la tua fame è una malattia...
quando inizi a pensare il contrario...che sei tu a dare gli ordini, sei tu a decidere cosa far entrare nel tuo organismo anche a costo di sentire i crampi allo stomaco ecco allora ti risvegli dopo 2-3-4 mesi e quei chili sullo stomaco sono svaniti.
La timidezza/la fobiasociale per me sono lo stesso.
Ho uno? ho l'altra? Non mi interessa....non mi tange...perchè? Perchè io un giorno mi sono alzato stanco e ho detto "io sono il migliore così come sono che a voi piaccia o no".
E quindi perchè se sono il migliore devo aver paura d'abbracciare una persona? accarezzarle i capelli?perchè devo aver paura di dire una castroneria quando la gente ne dice 999 al giorno?
Ed oggi sì a vedermi dall' esterno posso sembrar eil ragazzo misterioso, ma pronto a scherzare e a fare la battuta, quello silenzioso, ma pronto a provocare,parlare,abbracciarti,capirti...ma per ritornare ad essere quel che sono oggi mi sono dovuto svegliare un giorno e dire "da oggi timidezza,blocco bocca-cercello,emozioni che siano comando io".

La timidezza/la sociofobia può essere combattuta con farmaci certo...ma se è per quello come detto basta anche dell'alcool o della droga se il vostro obiettivo è non voler sentire il vostro cervello.
La soluzione (o cura se la vogliamo pensare come ad una malattia - io li vedo entrambi "debolezze psicologiche" più o meno estreme) è nel nostro stesso cervello.
Vecchio 27-04-2008, 19:53   #11
Principiante
L'avatar di no_fun
 

Guarda Giova, ho appena finito di leggere la risposta: mi hai dato (a me e a chiunque abbia voglia di dire la sua) un sacco di spunti, e adesso non ho il tempo per rispondere, ma lo farò senz'altro appena possibile. Una cosa però è certa: tu sei certo una personalità composita, ed anche assai consapevole (a proposito, fa' tesoro di queste doti, te lo dice uno un bel po' più vecchio di te, usale per fare ciò che vuoi, sonda bene le tue passioni e vivi la tua vita, non lasciarti triturare) ma non sei sociofobico. Alzarsi e dire, da oggi si cambia, è quel che faccio tutti i giorni, ma è fuori dalla mia portata, ed è proprio questo a fare di me quel che sono...A presto.
Vecchio 27-04-2008, 20:27   #12
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L'avatar di gio1
 

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Originariamente inviata da no_fun
Non avete anche Voi la sensazione che questo ci abbia in qualche modo fatto abbassare la guardia, ridurre le difese contro questa "malattia" quando abbiamo scoperto che tale era considerato ciò che ci affliggeva? Io ho l'impressione, passato l'iniziale entusiasmo (chiamiamolo il mal comune mezzo gaudio), di aver lentamente assorbito un atteggiamento fatalista, rassegnato, del tipo "sono malato, che posso farci?
L'aver preso coscienza del fatto di soffrire di una malattia (è la fobia sociale purtroppo lo è) deve rappresentare, nel momento in cui ci si rende conto di soffrirne, un punto di partenza e non assolutamente un punto di arrivo per metterci l'animo in pace e sorbirci un atteggiamento di tipo fatalista.
Nel momento in cui si raggiunge un certo grado di consapevolezza si può cominciare ad intraprendere un percorso che esuli appunto dal fatalismo e dalla rassegnazione, e vedrai che qualche piccolo risultato e qualche piccola soddisfazione si ottengono sempre. L'importante è non sovrastimare i propri margini di miglioramento, poiché se questo accade qualsiasi azione è destinata al fallimento.
Vecchio 28-04-2008, 00:30   #13
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io da quando ho scoperto di essere fobico 5 mesi fa ero contento perche sapevo di essere diverso ma non sapevo cos era.adesso da una parte so contro chi e cosa devo lottare,dall altra pero giustifico i miei atteggiamenti apatici e le insofferenze col fatto di essere malato e questo mi fa comodo.riguardo latteggiamento di superiorita fino ad 1 anno fa ho sempre voluto essere come gli altri, ma da parecchio tempo sto imparando ad accettarmi ed ora che ho scoperto di essere diverso ho anche laria da superiore, perche io so di poter vivere 2 vite una reale e una nella mia testa e gli altri no.ultima cosa ultimamente mi sono accorto del fatto che sono troppo concentrato in me stesso anche a colpa della fobia,di dare troppo peso a quello che faccio.
ho sempre vissuto come se io fossi al centro del mondo e gli altri fossero un contorno,mentre anche loro come ha detto giova hanno un cuore ed una testa. :!: :!:
Vecchio 28-04-2008, 14:10   #14
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Quote:
Originariamente inviata da no_fun
Guarda Giova, ho appena finito di leggere la risposta: mi hai dato (a me e a chiunque abbia voglia di dire la sua) un sacco di spunti, e adesso non ho il tempo per rispondere, ma lo farò senz'altro appena possibile. Una cosa però è certa: tu sei certo una personalità composita, ed anche assai consapevole (a proposito, fa' tesoro di queste doti, te lo dice uno un bel po' più vecchio di te, usale per fare ciò che vuoi, sonda bene le tue passioni e vivi la tua vita, non lasciarti triturare) ma non sei sociofobico. Alzarsi e dire, da oggi si cambia, è quel che faccio tutti i giorni, ma è fuori dalla mia portata, ed è proprio questo a fare di me quel che sono...A presto.
Ma infatti io non dico di essere sociofobico...però dico che potenzialmente io sono un "timido estremo"...e se non dimostro giorno per giorno è solamente perchè sono stato capace di guardare in me stesso cosa andasse e cosa no e mi sono impegnato affinchè potessi levigare la mia personalità (levigare che è differente da mutare...ho modificato ciò che non andava--> va bene tremare,arrossire,ammutolirsi, ma non se questo porta a non riuscire a relazionarsi con il mondo circostante--> ecco mi sono impegnato perchè ciò non si verificasse e per far rispuntare fuori una parte della mia personalità più forte).
Eppure qualche pseudosociofobico conferma qui sul forum di riuscire a condurre una vita "normale" e di essere "guarito"...voglio dire: magari la condizione psicologica non te la leva nessuno facilmente, perchè appunto è un fattore psicologico che ti determina e fai fatica tu stesso a predeterminare, ma qualcuno conferma di aver voluto sbattere tutta la testa contro a quel muro e di essere riuscito a creare una crepa da cui passare.
Non sarò sociofobico, ma ti assicuro che quella mia timidezza se l'avessi lasciata agire liberamente si sarebbe rivelata estremamente delibitante (e sarebbe stata molto vicina ad una sociofobia vera e propria) e questo te lo posso assicurare perchè mi ricordo bene i processi mentali che eseguivo in pubblico (e che magari tutto sommato continuo a farmi sommergendo con strati e strati di sicurezza,introversione,spirito ed ironia) e da cui ero disposto a distaccarmi anche a costo di staccarmi il cuore perchè lo percepivo come un freno eccessivo.
E' appunto la questione di "rinunciare", farsi sottomettere dal proprio cervello...ho attraversato un breve periodo in cui,senza accorgermente, mi stavo facendo sottomettere dalla mia timidezza,riservatezza,poca "forza" di parlare,imbarazzo nel rischiare di dire una sciocchezza con la persona sbagliata e al momento sbagliato.
Non era sociofobia forse, ma sicuramente era una timidezza assai forte...e se oggi dall'esterno sembro tutto, ma non timido è sicuramente per il fatto di essermi accorto in tempo e di aver trovato la forza per reagire.
L'esempio del fratello che annega che avevo fatto in un altro thread: se ti ritrovi in un'isola deserta anche se non sai nuotare ottimamente non lasci annegare senza tentare tuo fratello/la tua metà. O lo fai?
se l'acqua è alta 3 metri devi trovare il coraggio per arrivare fin dove non tocchi e per lanciargli un tronco o qualcosa per sostenersi.
O no? Oppure ti arrendi? aspetti che affondi per poi rimanere da solo nell'isoletta?
La timidezza estrema/la sociofobia è questo.
Puoi temer ecosì tanto quell'acqua da non voler metterci dentro il piede, ma se in te stesso trovi una buona ragione (tuo fratello/la tua metà --> insomma quando ti rendi conto di non aver nulla da perdere, in quanto la vita da solo in un' isola deserta sarebbe insignificante) per fare un tentativo stai provando a fare un passo nella direazione giusta.

Aspetto con piacere una risposta più amplia
Vecchio 28-04-2008, 18:01   #15
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e quello che penso io ormai non ch o nulla da perdere,male che vada continuero a rimanere da solo ma voglio tentare di avere una vita normale mettendo in gioco me stesso con la mia ansia
Vecchio 28-04-2008, 18:56   #16
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L'avatar di Leofrico2
 

Non saprei... è probabile che processi del genere abbiano avuto luogo ma non generalizzerei. A me ne viene in mente un altro, parzialmente affiancabile. Quello per cui ci si autoclassifica come "sociofobici". Io non sopporto le categorie a prescindere, figuriamoci in questo caso: oltre a raffigurarci come individui monodimensionali, questa particolare dimensione (la sociofobia) è decisamente negativa, o comunque può essere vissuta come tale. E poi come ha già scritto qualcuno, la sociofobia è un concetto talmente vago che si rischia davvero il lavaggio del cervello.
Quella che chiamiamo sociofobia non è che un tratto della nostra personalità credo, uno dei tanti. Particolarmente fastidioso ma uno dei tanti.
Vecchio 28-04-2008, 19:57   #17
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Originariamente inviata da Leofrico2
Non saprei... è probabile che processi del genere abbiano avuto luogo ma non generalizzerei. A me ne viene in mente un altro, parzialmente affiancabile. Quello per cui ci si autoclassifica come "sociofobici". Io non sopporto le categorie a prescindere, figuriamoci in questo caso: oltre a raffigurarci come individui monodimensionali, questa particolare dimensione (la sociofobia) è decisamente negativa, o comunque può essere vissuta come tale. E poi come ha già scritto qualcuno, la sociofobia è un concetto talmente vago che si rischia davvero il lavaggio del cervello.
Quella che chiamiamo sociofobia non è che un tratto della nostra personalità credo, uno dei tanti. Particolarmente fastidioso ma uno dei tanti.
giusto quello che intendevo io...
Vecchio 28-04-2008, 23:33   #18
Principiante
L'avatar di no_fun
 

Mi spiace ma, dopo aver riletto i vostri interventi (tutti pertinenti) continuo a pensare che l'unico ad aver compreso appieno quel che intendevo dire aprendo la discussione sia Elaphe.
Giova dice: credete che un medico sia in grado di dire "tu sei socio fobico, tu no"? Certo che lo è, se è bravo nel suo lavoro. Ribadisco che, stando a quanto hai scritto, tu sei timido, magari marcatamente timido, ma non fobico. Il molto timido può essere il giovane professore universitario che tossicchia e arrossisce alla sua prima lezione, magari suda anche.
Il fobico a quella lezione non ci va proprio, anzi, costruisce la sua vita in modo da EVITARE (un verbo chiave per chi ha il problema) di trovarsi a dover mai affrontare un pubblico, o un pubblico vasto, o altre situazioni che lo paralizzano (occhio, dico paralizzano, non intimidiscono). Il tipo di timore che si scatena non è di quelli che si vincono dicendo a sè stessi "da oggi si cambia", magari fosse così, se lo dici a me m'icazzo pure, perche stai sottovalutando la mia sofferenza. Certo, ci sono farmaci o, alla peggio, alcool, ma diventare alcolizzati o dipendenti da sostanze chimiche non è il massimo, oltre al fatto che, come più volte asserito in questo forum, non è affatto detto che il problema si risolva così (se fosse, io non ci penserei due volte). Dici: io faccio il buffone, sono ironico, faccio battute, parlo un sacco: ma, dico, li hai letti gli interventi di alcuni utenti qui? Qui c'è gente che non riesce ad uscire di casa, ad andare al supermarket, a tenersi un lavoro! E farebbe carte false per "fare il buffone", se ho capito ciò che intendi.
Quel che intendevo io all'inizio è che l'essere consapevoli che questa è, a tutti gli effetti, una malattia, e io sono pienamente convinto che lo sia, ci porti a isolarci ulteriormente, portandoci a praticare un'introspezione esasperata, chiudendoci in noi più di quanto la nostra indole "paurosa" ci porterebbe a fare: "Oggi al compleanno del collega non ho spiccicato una parola. Eh, sì per forza, sono sociofobico". "Ho l'impressione che la gente per strada mi guardi storto. Si vede che ce l'ho scritto in faccia che sono fobico". Questi sono gli eccessi a cui mi riferivo, il vedere quello che non c'è, ricondurre tutto alla fobia sociale autoisolandosi ancora di più, e cullarsi, magari con una malinconia a volte piuttosto piacevole (direi pericolosamente piacevole) in questo isolamento.
Vecchio 29-04-2008, 00:30   #19
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no fun io ti capisco in pieno noi fobici abbiamo un enorme blocco in testa che ci avere una visione distorta della realta ed a volte percepisco delle cose assurde.avevo aperto un paio di topic sul fatto che nonostante il denominatore comune sia la timidezza o lansia ce una piccola differenza tra semplice timido e sociofobico.io per esempio riesco ad uscire di casa ma poi tutto quello che faccio fuori di casa miaunico luogo dove non ho ansia mi crea problemi e comunque torno a casa sempre un po sudato.i miei problemi li ho gia descritti nel topic I NOSTRI DISAGI DA FOBICO ti consiglio di darci un occhiata.
anch io all inizio quando ho saputo di cosa soffrivo stavo meglio ma poi quando ne ho preso consapevolezza e ho visto che neanche la psicologa poteva aiutarmi sono caduto nello sconforto.pero cerco di essere forte di non abbattermi anche se le ricadute sono dietro l angolo.
capisco quando dici che ti senti osservato quando cammini per strada,a me capita in ogni contesto sociale ma sto cercando di non pensarci,pensa quando passo in luoghi affollati che mi creano ansia mi ripeto che sono piu figo di loro.
hai parlato dell universita,io ho frequentato per 6 7 mesi,a lezione ci andavo ma facevo una fatica cane nel senso che la mia facolta era grandissima, grande citta, io vivo in provincia,mi sentivo sempre spaesato osservato come un pesciolino in un oceano.il mio problema era tutta quella gente,avevo problemi ad entrare in un aula anche quando arrivavo in ritardo perche mi saliva l ansia e alcune volte non entravo proprio.sono riuscito a darmi un esame solo perche non cera confusione comunque alla fine non ce lho fatta piu e ho mollato da codardo.
potrei studiare le materie a casa ma questo non risolverebbe i miei problemi,la cosa migliore sarebbe trovarmi un lavoro e dare un minimo di senso alla mia vita tanto penso che staro sempre da solo per cui quei pochi soldi mi basterebbero.
io mi sento sempre diverso dagli altri mi sforzo di vedere gli esseri umani come miei simili ma non ci riesco,sara per via della mia introversione pero o sono io l alieno o loro gli alieni.per carita ogni tanto riesco anche ad apparire simpatico con qualcuno che conosco da piu tempo e con il quale non ho ansia pero questo non cambia.
per capirci meglio io sto a casa da solo :roll: :roll: :roll:
Vecchio 29-04-2008, 09:09   #20
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Quote:
Originariamente inviata da no_fun
Mi spiace ma, dopo aver riletto i vostri interventi (tutti pertinenti) continuo a pensare che l'unico ad aver compreso appieno quel che intendevo dire aprendo la discussione sia Elaphe.
Giova dice: credete che un medico sia in grado di dire "tu sei socio fobico, tu no"? Certo che lo è, se è bravo nel suo lavoro. Ribadisco che, stando a quanto hai scritto, tu sei timido, magari marcatamente timido, ma non fobico. Il molto timido può essere il giovane professore universitario che tossicchia e arrossisce alla sua prima lezione, magari suda anche.
Il fobico a quella lezione non ci va proprio, anzi, costruisce la sua vita in modo da EVITARE (un verbo chiave per chi ha il problema) di trovarsi a dover mai affrontare un pubblico, o un pubblico vasto, o altre situazioni che lo paralizzano (occhio, dico paralizzano, non intimidiscono). Il tipo di timore che si scatena non è di quelli che si vincono dicendo a sè stessi "da oggi si cambia", magari fosse così, se lo dici a me m'icazzo pure, perche stai sottovalutando la mia sofferenza. Certo, ci sono farmaci o, alla peggio, alcool, ma diventare alcolizzati o dipendenti da sostanze chimiche non è il massimo, oltre al fatto che, come più volte asserito in questo forum, non è affatto detto che il problema si risolva così (se fosse, io non ci penserei due volte). Dici: io faccio il buffone, sono ironico, faccio battute, parlo un sacco: ma, dico, li hai letti gli interventi di alcuni utenti qui? Qui c'è gente che non riesce ad uscire di casa, ad andare al supermarket, a tenersi un lavoro! E farebbe carte false per "fare il buffone", se ho capito ciò che intendi.
Quel che intendevo io all'inizio è che l'essere consapevoli che questa è, a tutti gli effetti, una malattia, e io sono pienamente convinto che lo sia, ci porti a isolarci ulteriormente, portandoci a praticare un'introspezione esasperata, chiudendoci in noi più di quanto la nostra indole "paurosa" ci porterebbe a fare: "Oggi al compleanno del collega non ho spiccicato una parola. Eh, sì per forza, sono sociofobico". "Ho l'impressione che la gente per strada mi guardi storto. Si vede che ce l'ho scritto in faccia che sono fobico". Questi sono gli eccessi a cui mi riferivo, il vedere quello che non c'è, ricondurre tutto alla fobia sociale autoisolandosi ancora di più, e cullarsi, magari con una malinconia a volte piuttosto piacevole (direi pericolosamente piacevole) in questo isolamento.
no_fun quando mai ho detto che è facile comportarsi in una certa maniera?
c'è gente che farebbe carte false per uscire di casa? per fare il buffone?
Ripeto io fino ai 14anni ero l'estroversone del gruppo, poi ho avouto un annetto (o nache qualcosa in più) in cui via via senza accorgermene ero diventato quasi il nulla.
Mi sono staccato quasi da ogni sorta di vita sociale...perchè? perchè parlare mi dava pressione, dover dimostrare qualcosa agli altri mi dava pressione, dover interagire con persone (mettiamo anche nuovi compagni di classe che in 3 mesi erano già tutti amiconi, mentre io avevo bisogno dei miei tempi), l'aver paura di sbagliare un'uscita tra ragazzi mi faceva imbarazzare talmente tanto che le parole mi si strozzavano in gola ancora prima di uscire fuori.
Se sei anche solo "timido forte" dire "da oggi si cambia" non basta...come non basta se sei "sociofobico"...quello che serve è la forza di volotnà e la voglia di combattere contro il proprio stesso cervello.
Se sei obeso con 50kg in più dire "da oggi dieta" non basta...devi tirarti su le maniche e non avvicinarti più a quel cavolo di frigo (e basta davvero poco e nemmeno te ne accorgi e quel frigo l'hai già svuotato).
Tremi ad uscire da casa? Io tremavo all'idea di mettermi in discussione con gli altri, aprirmi agli altri.
E allora? Ti svegli la mattina e dici "oggi esco di casa anche tremando, anche se ho la nausea,anche se sbocco per strada...."
Sei sociofobico? Sì. Ma non c'è alcuna barriera fisica che non ti permette di uscire di casa...si tratta solo di sfondar eil tuo cervello (come d'altro canto lo si fa con i farmaci).

Quello che dici tu non è tanto differente dal mio discorso.
Sociofobia una malattia o meno? Fate voi (per me se la mettete così allora lo è anche una timidezza estrema--> per me sono solo condizioni psicologiche invalidanti...)
Il mio concetto di malattia è qualcosa che danneggia fisicamente o psicologicamente un individuo in modo diretto (gli rompe le ossa, gli fa rincitrullire il cervello).
Per me la timidezza estrema e la sociofobia (che comunque non dovrei aver vissuto) sono condizioni psicologiche invalidanti e non malattie. Perchè? perchè le prime sono emozioni,è sensibilità, è paura.
E' come dire che la paura del buio, dell'acqua, dei ragni sono malattie.
Sono malattie? per me no. Sono paure del cervello...ma il cervello in sè non è malato...è sano.
Anche un depresso per me è malato solo dal punto di vista oromonale...a livello psicologico no. Anzi oserei dire che un depresso è la persona più normale di questo mondo. Perchè? Perchè a noi uomini c'è stata data un'arma a doppio taglio: il cervello e il cuore.
Quello che l'attimo prima ti fa toccar ele stelle con un dito e l'attimo dopo ti fa tremare al pensiero che potresti toccare quelle stelle o viceversa non avere più la possibilità.
Un depresso inizia a darsi solo risposte negative, mentre la "normalità" è considerata il darsi risposte solo positive (tanto per istinto di sopravvivenza a costo di prendersi in giro da soli).
Per me è più sano un depresso che tanti (ma dico tanti) ragazzi che trovo in giro il sabato sera che non hanno nemmeno la consapevolezza di vivere: respirano tanto perchè hanno i polmoni che lo fanno per loro e parlano tanto perchè il cervello articola qualcos aper loro.
Un depresso? un depresso invece è "malato" perchè ha raggiunto fin troppa consapevolezza di sè e della vita.
Come hai detto tu per me nella sociofobia vi immergete da soli più di quanto già non è invalidante la condizione psicologica di per seè.
Perchè?Perchè se dici ad un obeso "sei malato", Lui continuerà ad ingozzarsi senza chiedersi se è possibile perdere i chili e magari maledicendo se stesso.
Se gli dici che è una condizione psicologica/fisica, ma che se impara ad abbattere la sua stessa mente è un processo reversibile la situaziona cambia.
Se vai avanti con la convinzione che la tua è una semplice malattia (--> di per sè implica o medicine o te la tieni) allora non vai da nessuna parte: continui a rinchiuderti in casa e stai solo perchè è una malattia.
Se ti svegli al mattino e pensi "malattia o no? anche lo fosse esiste la volontà per andare anche contro il proprio stesso cervello e il proprio stesso cuore a costo di sentire ancora più male" la situazione cambia.
In mezzo alla strada con il senso di nausea? Ottimo...però in mezzo alla strada ci sei...
cosa credi? chi dice qui sul forum di essere guarito dalla sociofobia (ma io metto in mezzo anche la mia timidezza) come credi possa stare meglio?dire di essere "guarito"?
Perchè ha capito semplicemente che quel suo cervello (così nella sua particolarità eccezionale e da conservare come una pietra preziosa) avesse però qualcosa da cambiare volenti o nolenti.
E a piccoli passi e con tanti insuccessi, tanti tremoni,nausee e paure sono andati avanti. E a forza di provarci diventa la normalità. La sociofobia è anche assuefazione/rassegnazione; mentre l'unica arma per uscire è la forza di volontà.
Un sintomo di malattia non significa che devi diventare succube della stessa malattia /condizione psicologica.
Sei obeso? lo stomaco ti dice che sta morendo dalla fame? E allora? finchè non sei tu ad inserire cibo non si sazierà...avrà sempre fame.
Hai la nausea/tremi ad uscire di strada? E allora? Sei tu a voler stare quieto in casa...io prenderei me stesos a 2 mani ed uscirei anche a costo di strisciare per terra e vomitare davanti a tutti, tremando e contorcendomi.
Poi il giorno dopo lo farei ancora e ancora e ancora...
dopo 20 giorni proverei addirittura a rivolger ela parola a qualcuno (per chiedere l'ora ad esempio)...e poi ancora e ancora...e intanto di passi in avanti rispetto a quando si sta a casa si sarebbero fatti (anche con tutti i tremori e la nasuea di sto mondo).

Il mio discorso comunque è quello di Lilly: tu non sei sociofobico o meno a seconda che ti etichetta o meno un medico...lo sei te dentro.
E se ci fai caso la reazione di Lilly è completamente diversa dalla tua (nella sua semplicità).
Lilly nel suo piccolo ha preso se stessa a 2 mani, il suo coraggio,la forza di volontà, la forza di continuare a viver eper qualcosa di valido e qualche piccolo passo l'ha provato a fare...
il mio discorso è questo: io non dico che se ti impegni tempo 2 mesi e sei le'stroversone con il cuore di pieta; dico semplicemente che se ti impegni puoi tentare di imparare a controllar emaggiormente le tue sensazioni creandoti le situazioni (esempio anche un semplice raduno); puoi sentire comunque l'ansia e il blocco, ma intanto un mezzo passettino è già fatto e puoi impegnarti per farne un altro mezzo.
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