Riprendo quello che ho scritto in un altro thread, perché qui è più appropriato:
Sinceramente il mio ragazzo mi fa stare male, perché invece di aiutarmi, si incavola perché non sono serena, non sopporta la mia ansia, e poi è di un mammone spaventoso. I suoi genitori e lui sono simbiotici, ognuno di loro ha i ruoli ben spartiti nella famiglia e non riescono a separarsi neanche 2 ore la domenica. Non sto esagerando, mi è stato detto da sua madre di fronte al padre e al mio ragazzo. Mi dicono che sono persi senza di lui, che aspettano che torni dalle vacanze, quando sta via 2 settimane in estate (con me), ma il tempo in quei momenti non passa mai. "Sono troppo abituati ad averlo lì con loro". Il weekend adesso lo passa lì a casa, non ha voglia di andare a mangiare qualcosa con me (tra l'altro è uno strazio quando chiama casa per avvisare che mangia con me), è tutto molto forzato. Forse devo diminuire le chiamate (lo chiamo in pausa pranzo e la sera prima di cena). Forse non devo cercarlo, perché lui preferisce stare a casa. Al massimo mi dice di andare da lui, e poi passeremmo una serata così: lui al computer in sala, con me, sua madre e suo padre sul divano a guardare la TV. Guardare per modo di dire perché si addormentano. E il mio ragazzo intanto scrive al computer. O al massimo si addormenta anche lui. Il fatto è che anche il mio terapeuta mi ha detto che hanno molti problemi, soprattutto la madre, ma non se ne accorgono neanche. Pensano di essere normali (mi è stato detto anche dalla madre).
Io ho un bisogno di parlare cosmico e quando gli dico così, a momenti sviene.
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Ma non so, se stiamo ad esempio abbracciati tranquilli, io gli parlo, mentre lui vorrebbe il silenzio. Invece io in questo periodo non riesco a stare in silenzio.
Magari parlo del più e del meno, di quello che è successo quella giornata (cose positive e negative, ma anche lievi), lui dice che intanto gli sembra strano che io magari parli come uno sfogo più che come una ricerca di soluzione.
Ho sentito dire altre donne dire così, che hanno bisogno di essere ascoltate, più che uno gli risolva i problemi con consigli standard e asettici.
Forse parlo anche per riordinare i pensieri, scrivo, ecc.
Però non sono molte le persone con cui posso parlare veramente senza parlare solo del più e del meno: una mia amica, il mio terapeuta e (forse ora non più) il mio ragazzo.
Però ne ho le balle piene di passare a casa sua i weekend quelle poche ore che ci vediamo.
Domanda da un milione di dollari: al nostro partner dobbiamo tenere nascoste le nostre paure? Dobbiamo portare una maschera di spensieratezza e leggerezza anche se dentro stiamo male? Perché l'altro si stufa di avere un "musone" al fianco. Per lui sono seghe mentali le mie, anche se per me sono cose allucinanti. Infatti, quando gli spiego le ingerenze della mia famiglia mi dice che sembra fantascienza e sono cose allucinanti, ma è arrabbiato perché non ne parlo in modo costruttivo, cioè cercando una soluzione concreta per poi metterla in pratica all'istante.
Quando dico al mio terapeuta che il mio ragazzo mi parla delle mie pare (dalle mie parti è l'abbreviazione di paranoie, tipo seghe mentali), il mio terapeuta fa finta di non capire e non risponde e mi sembra di capire dal suo atteggiamento che non gradisca quella parola, perché è una sminuizzazione dei miei problemi.
Poi, quelli che per uno sono problemi, per un altro non lo sono. Ad esempio, quando dico le mie perplessità a mio padre, mi sento dire: "non me ne frega un ca**o di queste cose, sono cavolate".
Ma se io ci sto male, sono cavolate?!?!???!?!?!?!?!?!?!