Se avessi dovuto scrivere una simile presentazione cinque o più anni fa, avrei descritto come probabile causa dei miei problemi una sfortunata serie di coincidenze che hanno portato a una cronica mancanza di "esperienza". E gli amici stretti troppo simili a me, e la classe alle medie nel palazzo a parte, e si abitava in una strada senza mezzi pubblici, e avrei dovuto prendere lezioni di calcetto, e se mia sorella non frequentava tutte le ragazzine del condominio, e troppe poche vacanze d'estate, e se non mi insegnavano a scrivere così precocemente e capivo cosa vuol dire imparare a scuola... ecc. ecc. Per buona parte della mia adolescenza pensavo di essere "condannato" per sempre, ma a un certo punto mi convinsi che sarebbe bastato colmare in fretta il divario di esperienze mancate che mi separava dagli altri per sentirmi finalmente soddisfatto.
Non bastò, e fu crisi, e a 23 anni ho iniziato una seria psicoanalisi e ho capito che le vere esperienze importanti non mi mancavano, anzi, c'erano eccome: nella migliore tradizione analitica stavano tutte nella prima infanzia, e ovviamente una più traumatica e dolorosa dell'altra.
Dopo i primi cinque anni di terapia, eccomi qui. All'apparenza si direbbe che le cose siano addirittura peggiorate. Amicizie sempre ristrette ma ora ridotte all'osso, rapporti con le ragazze di una pochezza imbarazzante e ora del tutto assenti, e all'università più passano gli anni senza fare esami più mi vergogno di farmi vedere. Ma la cosa importante è che sto imparando a smettere di fingere che vada tutto bene. Dietro quel perenne sforzo di recitare, di apparire normale davanti agli altri, si nascondeva un'angosciosa paura del prossimo, un senso di debolezza, di autostima a terra. In certi periodi o in certi contesti la finzione mi veniva bene, in altri assai peggio. Adesso non mi viene proprio.
Insoddisfatto allora, insoddisfatto adesso, ma mi conforta la fiducia nei confronti della terapia e la sensazione che la strada imboccata è quella giusta per uscirne. C'è ancora tanto da percorrere, tanta sofferenza da digerire, tanto da crescere ancora. Faccio ancora dei passi avanti e dei passi indietro. Continuare a stare gettato per ore davanti a un computer o un cellulare invece di studiare è ad esempio un evidente passo indietro. Se di quel tempo ne ritaglio una porzione per confrontarmi con qualcuno su questo forum, quello non può essere che un piccolo passo avanti.