Mi sono preso un po' di tempo per sbollire. Poi mi sono riletto i messaggi. Continuo a pensare che abbiate frainteso ciò che volevo dire; ma facciamo invece finta che mi sono spiegato male.
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Originariamente inviata da Da'at
Devi lavorare per capire perché mai ti ha bullato così a lungo, cosa ti ha impedito di reagire.
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Quello che suggerisco è primariamente
un lavoro di introspezione. Non sto dicendo a nessuno di andare a imparare il Krav Maga dalle marmotte che confezionavano la cioccolata.
Che ci crediate o meno, ho la mia bella dose di traumi.
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Originariamente inviata da zoe666
Perchè, e dovresti saperlo meglio di me, in situazioni del genere la prima reazione è la vergogna.
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Meglio di te non saprei, ma di sicuro la sensazione la conosco, e la mia dose di sogni ricorrenti sono lì a dimostrarlo.
Nondimeno, rimane valido il mio punto imho. Bisogna affrontarla questa sensazione.
Va benissimo l'accettazione di sé. Non intendo né sminuirla né minimizzarne limportanza. Ma a un certo punto bisogna anche affrontare la vergogna su un piano pratico. Anche solo per fare il punto di chi siamo ora e di chi eravamo durante l'evento traumatico, e "mettere le mani avanti" nel caso che la paura della ricomparsa del trauma si ripresentasse (tante volte basta che la paura riappaia per causare terribili profezie autoavveranti).
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(non quotate)
Continuavo a sognare i rimproveri silenziosi.
Continuavo a sognare di non essere in grado di svolgere una certa consegna, ed essere guardato da un capo, collega o dirigente. Con quello sguardo sprezzante di chi è rassegnato a non potersi attendere che delusioni da te.
Ho iniziato a star meglio quando ho fatto i conti con questa vergogna. Ho iniziato a star meglio quando l'ho accettata. L'ho accolta.
E' normale: non riesco a svolgere un compito "semplice", e mi vergogno. A causa delle mie problematiche ho dovuto imparare a schermirmi da questa emozione devastante.
Perché mi sono sempre vergognato della mia vergogna, tutta la vita.
In quel periodo, in certe situazioni, probabilmente quella strategia è stata funzionale, o per lo meno necessaria in mancanza di strumenti migliori.
Ma poi ha finito per danneggiarmi. Ero in crisi con una consegna, e mettevo la testa sotto la sabbia. Facevo finta di nascondermi. Come i bambini piccoli, che pensano di potersi nascondere coprendosi gli occhi.
Ho iniziato a sognare la vergogna. E ho smesso di farlo solo quando ho riabbracciato il senso della vergogna nel mondo reale, e sono venuto a patti con essa.
Non significa che non manco più a un impegno, che non deludo più le aspettative mie e altrui, che non costringerò mai più altri a colmare mie mancanze.
Significa che quando sono a rischio di far ciò, la vergogna mi fa da sprono, e deve funzionare così. Nascondersi da essa non serve a niente, che poi torna a trovarmi nei sogni. Invece bisogna riconoscersi nel proprio stato come chi sta facendo il massimo che può fare in quel preciso momento.
Che magari continua a non rimanere abbastanza, e continuo a essere insufficiente.
Ma per lo meno, senza il senso di autodisprezzo che comporta la consapevolezza -verace o meno che sia- di non aver dato il massimo che potevo dare.
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Vi prego quindi di non continuare a dire che sto parlando di essere più assertivi, perché a meno di non parlare a proposito di auto-assertività e onestà nei confronti di sé stessi, non è quello che sto consigliando all'OP, non almeno come priorità.
La priorità è capire come si è arrivati a quella situazione dal punto di vista emotivo. Scavare nelle proprie emozioni, venirci a patti, e siccome sono emozioni spiacevoli, cercare il modo di convincersi che in futuro una tal situazione riusciremo in qualche modo a risparmiarcela.