Be', la depressione patologica si distingue da quella non patologica da svariati elementi, che non dipendono tanto dalla gravità, ma più dalla persistenza. Chi è depresso (patologico o non) tende a chiudersi in se stesso, a piangere molto, si sente più stanco, prova piacere per niente o quasi, i pensieri di suicidio sono frequenti, la persona si convince che niente potrà mai risollevarla, il pessimismo diventa cosmico, sembra che niente possa avere un significato.
A me fu diagnosticata la depressione maggiore (e anche altro, ma non dico cosa, anche se l'avevo già detto in un post mio) e mi sono reso conto, adesso, di quanto fosse dannatamente sbagliata quella diagnosi.
E' facile anche per uno specialista confondere la depressione patologica da una non patologica.
Prima di continuare concludiamo il discorso patologia/non patologia: si parla di patologia quando la depressione diventa qualcosa di ingestibile che persiste nel tempo e non esiste cosa o persona che possa risollevarla (a parte depressioni reattive, dove c'è una causa ben precisa, come la morte di una persona o il tradimento di un fidanzato/a, moglie/marito o svariati altri motivi. Si parla di depressione minore/maggiore quando la sofferenza è nata con il tempo, sfociando in seguito in uno stato depressivo apparentemente senza una ragione effettiva. Si possono trovare varie cause, ma non ce n'è una che provoca tali sensazioni, anche questa è la differenza tra patologia e normalità, ossia, risolvere una o più di quelle situazioni non aiuta la persona, bisogna quindi stimolarla ad agire, a trovare una soluzione nuova, e non esiste miglioramento da una forma depressiva maggiore/minore affinché la persona non cominci a credere di poterne uscire. Poi, ovviamente, i farmaci aiutano, anzi, sono indispensabili per curare una depressione, in particolare maggiore).
Perché la mia psicoterapeuta e il mio psichiatra sbagliarono diagnosi? Be', si lasciarono ingannare da molti aspetti. Ad esempio il fatto che io stessi sempre solo, ero infelice, non perché fossi depresso, ma perché avevo paura del giudizio delle altre persone, al tal punto da isolarmi in modo estremo, quasi fosse una forma di psicosi più che nevrosi.
Infatti, a confermare la mia tesi, fu la mia improvvisa ripresa, senza un apparente motivo. Cosa fu a farmi riprendere? Non il fatto che io credessi di poter migliorare (anche se lo fosse stato, comunque, non sarebbe possibile che uno ne esca all'improvviso), ma proprio perché era una così chiamata "fase depressiva", tipica di chi soffre di disturbo evitante della personalità. Tendenzialmente, gli evitanti, sono persone patologicamente depresse, ma come ho scritto ed evidenzio
tendenzialmente, di conseguenza è molto raro che un evitante sviluppi una fase depressiva vera e propria in età giovanile, in quanto, come ogni disturbo della personalità, la depressione si sviluppa quando la persona ha raggiunto l'estremo del suo disturbo, come ad esempio dieci anni di totale solitudine, o di eccessiva ansia. Cos'è che fa intuire alla persona che qualcosa non va? Be', i suoi stati depressivi. L'evitante, infatti, è cosciente che le sue paure (come nella fobia sociale) sono irrazionali e prive di fondamenta, eppure preferisce evitare, si crea un mondo immaginario dove vivere e dedicare la sua vita senza il contatto altrui. Alcuni evitanti lavorano, ma non fanno carriera, evitano di assumersi responsabilità, affrontare situazioni nuove (e il senso d'ansia e inadeguatezza è generalizzato a tutte le situazioni sociali. Ovviamente, ci sono casi in cui l'ansia non è presente ovunque, ma vi è comunque una tendenza a essere rigidi, insicuri, timorosi, inadeguati in qualsiasi situazione).
Lo stato compensatorio della solitudine porta inevitabilmente a stati depressivi, che possono durare un'ora, un giorno, un mese, un anno o anche di più. Ovviamente, questi stati depressivi, non incidono pesantemente nella vita della persona, che tenderà ad aumentare la dose di attività solitarie, al fine di compensare ulteriormente la sua mancanza (cosa che, di solito, nelle depressioni non accade, anzi, si tende a non fare proprio niente. C'è da dire, però, che l'evitante può attuare il livello massimo di evitamento: dormire moltissime ore al giorno, ma con una differenza: l'evitante dorme perché non vuole vivere la realtà, in quanto "giudicante e deridente", la persona depressa per stanchezza, apatia, nausea, assenza di piacere).
Quindi, personalità evitante e depressione sono due cose separate e che non vanno confuse. Però non posso dare una colpa ai miei psicologi/psichiatri (per quanto gli psichiatri abbiano capito ancora meno degli psicologi), in quanto lo stato che stavo vivendo in quel momento, sembrava riconducibile a un episodio di depressione maggiore.
Ogni tanto ci ricado in questi stati, ma non sono duraturi, e sembra veramente che io sia depresso (ho anche aperto un thread dove dicevo della depressione maggiore, ho capito di NON soffrirne, ma di soffrire di tendenze depressive maggiori).
Quindi, ricordatevi SEMPRE (anche se non c'è bisogno di dirlo poi molto, in questo forum, ma non si sa mai...) che lo psicologo/psichiatra ma anche qualsiasi tipo di medico, NON è Dio in terra e che può sbagliare sotto tantissimi aspetti. Ricordatevi sempre di essere auto analisti di voi stessi, non credete a tutte le cose che vi dicono, con questo non vuol dire negare qualsiasi cosa, ma significa anche metterla in dubbio quando qualcosa non vi ritorna. Considerate la mente umana come un'arte, qualcosa da interpretare, secondo la propria fantasia, soltanto concretamente.
Ricapitolando: la depressione può essere patologica come no, la principale differenza non è tanto la gravità dei sintomi, ma la persistenza (ovviamente, nel disturbo bipolare si oscilla tra uno stato e l'altro, ma, anche in questo caso, non vi è una fine, ma un continuo, senza aggiungere che possono esserci deliri).
Concludo dicendo inoltre: la scienza può dimostrare tantissime cose, ma la mente umana può solo essere interpretata, in quanto non esiste scienza in quello che è talmente vasto e grande, da essere infinito. L'uomo può essere tutto, tranne che infinito, niente è infinito, ma la nostra mente e anima è eterna, e su questo non esiste scienza.
Anche se molti scienziati superbi credono (stupidamente) di poter spiegare tutto. Be', fino a oggi mi sembra non ci siano riusciti. Quanto dovremo aspettare ancora prima che questi "Dei Della Terra" spieghino tutto?